“Questi sono i nomi: Rodolfo Fiesoli, Luigi Goffredi, Rolf Reinecke, “Duca”
(nome barrato nel documento, ndr), Joe Bevilacqua, Francesco Calamandrei,
Francesco Narducci, Giulio Cesare Zucconi”: con la lettura ad alta voce di
questi otto nomi si è aperta la nuova puntata di Pulp Podcast, sul mistero del
Mostro di Firenze. La rubrica, condotta da Fedez insieme a Mr. Marra su Youtube,
aveva già affrontato la terribile saga del serial killer che negli anni ‘60, ‘70
e ‘80 ha seminato il terrore nelle campagne fiorentine. Nella seconda tappa del
racconto intitolato “La suora che detiene i segreti di Pacciani e del Mostro di
Firenze”, é stata analizzata insieme a un perito esperto del CNR (centro
nazionale di ricerca) un documento finora mai divulgato di cui era in possesso
una suora.
IL DOCUMENTO INEDITO
I nomi citati da Pulp Podcast sono riportati su un documento inedito, consegnato
alla redazione da Annamaria Mazzari, nota fino al 2004 come Suor Elisabetta. La
donna è stata assistente spirituale in carcere di Pietro Pacciani, durante i
processi degli anni ’90. La Mazzari ha parlato a Pulp Podcast di “una squadra
della morte, che comprende sette profili con un unico obiettivo”. Per lei, da
sempre sostenitrice dell’innocenza del contadino fiorentino, “Pacciani fu solo
un incidente di percorso, non faceva parte di questa squadra della morte ma ha
conosciuto alcuni del team. Il foglio da lei consegnato a Fedez è sormontato
dalla dicitura “Retau 1974”. Accanto a ciascun nome compaiono sigle e cifre (L5,
L6, L7), compatibili con importi in lire. L’unico nome privo di cifra è quello
barrato: “Duca”. Il documento “non è una prova di colpevolezza, ma rappresenta
un reperto che pone legittime domande investigative”, sottolineano Fedez e Mr.
Marra che aggiungono: “Nessun nome è casuale. Ciò che rende il foglio di
straordinaria rilevanza è un fatto oggettivo e senza precedenti nella storia
delle indagini sul Mostro di Firenze: tutti i soggetti elencati sono stati,
negli anni, direttamente o indirettamente coinvolti nell’orbita delle indagini o
dei processi relativi al Mostro di Firenze”.
I LEGAMI TRA I SETTE NOMI
“Pulp Podcast” evidenzia e suggerisce un legame tra i nomi citati nel foglio che
potrebbero far parte di uno scenario di indagine più complesso di quelli emersi
ad oggi, e che traccerebbe come un filo rosso tra (quasi) tutte le piste e i
soggetti indagati per i delitti del Mostro. Tra i nomi citati fanno rumore
quelli di Francesco Narducci e Francesco Calamandrei. Il primo era il medico
perugino morto in circostanze misteriose nel 1985. Fu al centro dell’inchiesta
bis sul Mostro, quella condotta da Giuliano Mignini che parla di mandanti ed
esecutori dei delitti. Il corpo di Narducci venne ritrovato nell’ottobre del
1985 nel Lago Trasimeno. All’epoca si ipotizzò di un omicidio camuffato da un
suicidio e che il medico potesse essere coinvolto negli omicidi, ma non c’è mai
stata una verità giudiziaria sul suo legame con i delitti. Il magistrato Mignini
ha sempre sospettato di un legame tra la vicenda del Mostro e poteri occulti
legati, ipotizzando anche la presenza di una rete di satanisti. Francesco
Calamandrei, lo ricordiamo, era il farmacista di Firenze indagato e processato
perché accusato di essere uno dei mandanti dei delitti del Mostro. Venne assolto
nel 2008 con rito abbreviato “perché il fatto non sussiste”e la sentenza di
assoluzione è poi diventata definitiva, non lasciando spazio a ombre sulla sua
persona. Nel 2012 è venuto a mancare, stroncato da un infarto.
I DELITTI DEL MOSTRO
Le vittime degli otto duplici delitti, lo ricordiamo, erano sempre e solo coppie
di fidanzati trucidati in auto (solo l’ultimo delitto è avvenuto in una tenda in
località Scopeti) sorpresi dal Mostro mentre erano in momenti di intimità.
Alcuni dei 16 delitti sono rimasti irrisolti, per altri fu arrestato, negli anni
’90, il contadino Pietro Pacciani, insieme ai suoi “compagni di merende” Mario
Vanni e Gianni Lotti che sono stati accusati per quattro degli omicidi del
Mostro. Pacciani, assolto in appello, morì prima del secondo processo d’appello.
Sulla sua colpevolezza i dubbi si addensano da tempo, per l’assenza di prove
schiaccianti. Quella del Mostro, ad oggi, è considerata una storia ancora
irrisolta che ha generato diversi scenari di indagine. Sul primo delitto, quello
del ‘68 di Signa in cui persero la vita Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, si è
percorsa invece la cosiddetta pista sarda che ha visto come indagati i fratelli
Vinci e il marito della Locci, sardo anche lui, Stefano Mele.
I RISULTATI DELLA PERIZIA
Tornando al documento mostrato da Pulp Podcast, al termine della puntata è stato
divulgato l’esito della perizia del professor Giovanni Bottiroli, dirigente del
Cnr. “Non vi sono segni che smentiscano la datazione del documento almeno agli
anni ’80 e l’effetto di “doppia battitura” presente sul foglio potrebbe derivare
dall’uso della carta carbone, tecnica comune all’epoca per produrre copie
multiple dello stesso documento”. Dalla perizia ufficiale si legge che il
supporto cartaceo è derivato da un “modulo originale per uso fiscale
(bollettario per dichiarazione Ige) in vigore dal 1940 al 1972, anno in cui
questa tassa fu sostituita (insieme al modulo) dall’Iva. Inoltre, “Si ritiene di
poter affermare che come mezzo scrivente sia stata impiegata la macchina per
scrivere Olivetti Lettera 32”. “Si è potuto accertare – conclude Bottiroli – che
non sono riscontrabili elementi relativi alla natura materiale del documento che
possano contrastare con la collocazione in tempi assolutamente non recenti. Il
supporto cartaceo, per caratteristiche composizionali oltre per motivi storici,
è da collocare in un periodo attorno agli anni che precedono la metà degli anni
’70: l’applicazione della stampa offset alla carta, utilizzata per le diciture
Ige, risale all’inizio del secolo scorso; la stessa carta, per composizione, è
del tutto compatibile con il periodo in cui si colloca in virtù dell’uso fatto.
La compilazione del documento nel suo complesso è stata realizzata mediante
ricorso a macchina per scrivere (Olivetti Lettera 32) in uso a partire dal 1963
(…) Lo stesso aspetto del tratto dattiloscritto (…) induce a non ritenere
possibile una sua collocazione temporale in tempi recenti, dell’ordine della
decina di anni”.
L'articolo “Pacciani è stato solo un incidente di percorso, ecco i nomi della
squadra della morte”: le nuove rivelazioni della suora che detiene i segreti del
Mostro di Firenze a Fedez proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Io dico tutti i nomi, tanto ho 90 anni: anche se mi vogliono ammazzare son
pronta”: a dirlo è Annamaria Mazzari ai microfoni di Fedez e Mr. Marra, per
l’ultima puntata di Pulp Podcast sul mistero del Mostro di Firenze. La rubrica
trasmessa su Youtube aveva già affrontato la terribile saga del serial killer
che negli anni ’70 e ’80 ha seminato il terrore nelle campagne fiorentine. Dopo
le puntate che avevano svelato la suggestione per cui i duplici delitti del
Mostro e quelli di Zodiac potessero appartenere alla stessa mano, la nuova tappa
del racconto, intitolata “La suora che detiene i segreti di Pacciani e del
Mostro di Firenze”, lascia emergere documenti e testimonianze finora mai
divulgati.
I DELITTI DEL MOSTRO
Le vittime degli otto duplici delitti, lo ricordiamo, erano sempre e solo coppie
di fidanzati trucidati in auto (solo l’ultimo delitto è avvenuto in una tenda in
località Scopeti) mentre erano in intimità. Alcuni dei 16 delitti sono rimasti
irrisolti, per altri fu arrestato, negli anni ’90, il contadino Pietro Pacciani,
insieme ai suoi “compagni di merende”, Mario Vanni e Gianni Lotti che sono stati
accusati per quattro degli omicidi del Mostro. Pacciani, assolto in appello,
morì prima del secondo processo d’appello. Sulla sua colpevolezza i dubbi si
addensano da tempo, per l’assenza di prove schiaccianti. Quella del Mostro, ad
oggi, è considerata una storia ancora irrisolta che ha generato diversi scenari
di indagine.
LE CONFESSIONI DI PACCIANI A SUOR ANNAMARIA
Intervistata da Fedez la Mazzari ha rivelato dettagli importanti sulla terribile
vicenda del Mostro, raccontando episodi e fatti della sua vita precedente:
quella in cui era suor Elisabetta. La donna, che nel 2004 “si è spogliata”,
rinunciando ai voti, non era una suora qualunque. Suor Elisabetta è stata
l’assistente spirituale di Pacciani in carcere. E a Pulp Podcast ha raccontato
la sua idea sui fatti del Mostro e sul coinvolgimento di Pacciani. Prima però di
vuotare il suo sacco, l’ex suora ha recitato una preghiera in diretta “Perché il
Signore faccia sì che io dica tutto nella maniera più giusta e precisa
possibile”. “Ho trascorso 47 anni in quell’istituto (il carcere di Sollicciano,
ndr), non è stato un capriccio ma il ricercare la verità – dice – attraverso la
parola di Dio. Il mio ordine era nato per servire i poveri e io ho cercato
sempre Dio negli ultimi. Tutto è iniziato nel 1985, ero in una parrocchia a
Firenze, facevo catechismo ai bambini quando mi arrivò una lettera di un ragazzo
di nome Michele. Mi chiese si andare a trovarlo, era dentro per spaccio e
rapina. Ne conobbi tanti altri di giovani, tutti così. Iniziai i miei colloqui
con questi ragazzi”. Poi arrivò un altro detenuto da suor Elisabetta e non era
un ragazzo di periferia con un trascorso difficile ma un contadino dal passato
molto controverso, Pietro Pacciani. “L’ho conosciuto quando è entrato per le
figlie (vittime di abusi da parte del padre, ndr), mi ha cercato lui nel 1987
per i colloqui. “Queste figliolacce mi hanno denunciato”, diceva (le figlie lo
denunciarono perché vittime di maltrattamenti e abusi da parte del padre, ndr).
Quando lo conobbi Pacciani on era stato ancora accusato di essere il Mostro di
Firenze. Dopo i fatti del mostro, andavo da lui tutte le settimane. Nessuno lo
andava più a trovare, lui faceva il pane in carcere”.
I CONTI DEL PACCIANI
Annamaria non era solo l’assistente spirituale di Pacciani ma anche una persona
di fiducia a cui l’uomo aveva affidato la gestione delle intere sue finanze, dei
suoi conti. “Avevo tutto io in mano, anche i buoni postali rimasti in un suo
armadio. Pacciani non si fidava dei Carabinieri, la moglie dopo il primo parto
era rimasta menomata intellettivamente e delle figlie nemmeno si fidava. In
tutto erano 160 milioni di lire, Pacciani li aveva affidati a me. Di denaro
liquido erano 60 milioni. Un giorno mi diede tutte le sigle dei buoni e io andai
alle poste di Mercatale per cambiarli ma la direttrice mi disse che finché era
in carcere era tutto bloccato”. Ma è vero che in concomitanza dei delitti del
Mostro Pacciani ricevette dei bonifici sui suoi conti? A questa domanda suor
Annamaria ha risposto così: “Non erano tanti soldi, se consideriamo che come
disse in un’intervista anche il procuratore Pier Luigi Vigna (che ha condotto
l’inchiesta contro Pacciani, ndr), erano cifre normali per un grande
risparmiatore come lui. Erano i risparmi di una persona normale. Lui lavorava
tantissimo e tutto quello che prendeva lo metteva da parte e da quando si era
sposato con l’Angelina, ritirava anche le pensioni dei suoceri per metterle
via”. Nel corso del programma è intervenuto anche il criminologo Andrea Stecco
che ha conosciuto suor Annamaria “Grazie a una persona comune”. Insieme, i due
hanno mostrato in diretta “lettere anonime e documenti che non si trovano”, ha
detto Stecco.
LA PISTA ESOTERICA E IL MEDICO PERUGINO
In base a questi documenti e anche al suo rapporto con Pacciani, Annamaria ha
tratto le sue idee sul Mostro. Parla “una squadra della morte, che comprende
sette profili con un unico obiettivo”. Anche lei dunque sembra credere nella
cosiddetta pista esoterica setta e ha maturato quest’idea, contestualizzando la
storia del Mostro “in base a un mio studio, ripercorrendo sia periodo storico
che a livello geografico. Le mie ricerche coincidono con l’inchiesta bis, quella
che parla di mandanti ed esecutori dei delitti e che vede al centro la morte di
Francesco Narducci”. Narducci era il medico perugino morto in circostanze
misteriose e legato alla vicenda del Mostro. Il suo corpo venne ritrovato
nell’ottobre del 1985 nel Lago Trasimeno. All’epoca si ipotizzò di un omicidio
camuffato da un suicidio e che il medico perugino potesse essere coinvolto negli
omicidi, ma non c’è mai stata una verità giudiziaria sul suo legame con i
delitti.
L’INCHIESTA BIS SUL MOSTRO
L’inchiesta citata è quella del magistrato Giuliano Mignini che, ai microfoni di
Pulp Podcast ha dichiarato: “L’indagine che ho svolto ha portato nell’ottobre
del 2001 all’apertura di un procedimento per l’omicidio di Francesco Narducci a
carico di ignoti. Se voi parlate con i perugini lui era il mostro, dicevano “è
morto, vedrete che non colpirà più”. Io lo conoscevo, andavamo nello stesso
liceo, il “Mariotti”. Lo avevo anche visto negli ultimi giorni, lo incontrai una
mattina tra il settembre e l’ottobre del 1985 (lui è morto l’8 ottobre, ndr).
Stava armeggiando con la sua moto in Piazza Partigiani, dove all’epoca c’era la
questura. Rimasi colpito dal suo aspetto sofferente, aveva un atteggiamento
dimesso, qualcosa mi ha impressionato in lui. Ricordo una ferita, una cicatrice
che partiva dal suo da occhio destro coperta da lenti scurissime occhi. Lo
salutai ma fu evasivo, questo avvenne pochi giorni prima della scomparsa”.
LA STRANA MORTE DI PACCIANI
Il criminologo Stecco dichiara: “Mi ha detto suor Annamaria che Pacciani fu solo
un incidente di percorso, non faceva parte di questa squadra della morte ma ha
conosciuto alcuni di questo team. Da lì a farlo diventare responsabile…elementi
di prova contro di lui non ce ne sono. Ai tempi degli ultimi omicidi del Mostro
aveva già avuto un infarto e varie problematiche fisiche: pensare che nel 1985
(l’anno dell’ultimop delitto) potesse rincorrere un ragazzo atletico…la vedo
difficile”. Fedez ricorda che Pacciani prima di morire aveva assunto farmaci
corticosteroidi, incompatibili con la sua patologia, che lo indussero alla
morte. E che sul luogo della morte venne rinvenuto un grembiule massonico “Come
segnale punitivo, come se lui avesse lambito determinati ambienti”. Non si parla
della massoneria tradizionale ordinaria, “con delle regole e uno statuto,
approvata e registrata dallo Stato ma di un movimento esoterico che non ha nulla
a vedere con la massoneria”. Suor Annamaria torna poi su una questione focale,
quella della pallottola calibro 22 ritrovata nell’orto di Pacciani nel 1994 e
che, nonostante le discrepanze balistiche, divenne un elemento centrale
dell’accusa. “Quella pallottola che hanno trovato era per strada: non è che si
perdono così facilmente i proiettili. Luccicava, qualcuno l’ha messa lì. Un
giorno in carcere un giovane che mi disse: “Quello che ammazza ha un gruppo di
persone che vanno alla Calvana e lì questo signore li addestra al tiro a segno.
Quest’uomo apparteneva a questa setta politica, erano tutti vestiti allo stesso
modo. Costui, il Mostro, era un fanatico e frequentava un bar in Piazza
Mercatale a Prato. Non ho mai chiesto o voluto sapere i nomi delle persone
coinvolte”.
FRANCA E LE FESTE NELLA VILLA
Mazzari, da sempre sostenitrice dell’innocenza di Pacciani, racconta inoltre le
ricerche condotte con una sua amica, indicata solo con il nome di battesimo,
Franca, e descrive serate avvenute negli anni ’80 in una villa potrebbe essere
stata al centro di una rete collegata ai duplici delitti. Franca era una
volontaria carceraria ma a differenza di Annamaria era laica, sposata con figli.
“Frequentava ambienti alto borghesi sia socialmente che culturalmente – racconta
la Mazzarri –. Io non sapevo i nomi di queste persone ma poi ho capito di chi si
stesse parlando. Prendeva parte a cene con situazioni particolari da cui lei si
era tenuta fuori ma di cui aveva saputo dalla moglie di un suo amico conosciuto.
Queste che non erano semplici cene si tenevano a Prato. In questa casa, che
venne anche perquisita dalla Polizia nell’ambito della vicenda del Mostro,
vennero trovati volumi satanici. Franca non è stata mai sentita dagli inquirenti
perché aveva subito minacce nei confronti di suo figlio e da quel momento decise
di non parlare più”. Il proprietario della villa, noto farmacista del posto,
venne sospettato di essere il mandante di quattro delitti del Mostro ma venne
assolto nel 2008 con rito abbreviato “perché il fatto non sussiste”. Si tratta
di Francesco Calamandrei e la sentenza di assoluzione è poi diventata
definitiva, non lasciando spazio a ombre sulla sua persona. Nel 2012 è venuto a
mancare, stroncato da un infarto.
IL DOCUMENTO INEDITO
Insieme al suo racconto, l’ex suora ha mostrato a “Pulp Podcast” un documento
inedito, mai reso pubblico, di cui è entrata in possesso. Sopra questo foglio
ingiallito dal tempo, battuti a macchina, ci sono sette nomi, la lettera “L” e
alcuni numeri accanto a ciascuno e la dicitura “Retau 1974”. I sette nomi che
compaiono sul foglio sono stati collegati tutti a vario titolo nel corso degli
anni alla vicenda del mostro, ma in epoche e scenari investigativi differenti.
Il documento è attualmente oggetto di perizia scientifica; i risultati
preliminari saranno presentati nella seconda parte dell’episodio, in uscita
lunedì. La seconda parte della puntata aggiungerà ulteriori elementi e
aggiornamenti sulla perizia. Intanto, questi sette nomi sono ben leggibili e
sono stati letti nel corso della rubrica da Fedez.
L'articolo “Io dico tutti i nomi della squadra della morte tanto ho 90 anni:
anche se mi vogliono ammazzare son pronta”: un’ex suora mostra a Fedez un
documento inedito sul Mostro di Firenze proviene da Il Fatto Quotidiano.