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“Io dico tutti i nomi della squadra della morte tanto ho 90 anni: anche se mi vogliono ammazzare son pronta”: un’ex suora mostra a Fedez un documento inedito sul Mostro di Firenze
“Io dico tutti i nomi, tanto ho 90 anni: anche se mi vogliono ammazzare son pronta”: a dirlo è Annamaria Mazzari ai microfoni di Fedez e Mr. Marra, per l’ultima puntata di Pulp Podcast sul mistero del Mostro di Firenze. La rubrica trasmessa su Youtube aveva già affrontato la terribile saga del serial killer che negli anni ’70 e ’80 ha seminato il terrore nelle campagne fiorentine. Dopo le puntate che avevano svelato la suggestione per cui i duplici delitti del Mostro e quelli di Zodiac potessero appartenere alla stessa mano, la nuova tappa del racconto, intitolata “La suora che detiene i segreti di Pacciani e del Mostro di Firenze”, lascia emergere documenti e testimonianze finora mai divulgati. I DELITTI DEL MOSTRO Le vittime degli otto duplici delitti, lo ricordiamo, erano sempre e solo coppie di fidanzati trucidati in auto (solo l’ultimo delitto è avvenuto in una tenda in località Scopeti) mentre erano in intimità. Alcuni dei 16 delitti sono rimasti irrisolti, per altri fu arrestato, negli anni ’90, il contadino Pietro Pacciani, insieme ai suoi “compagni di merende”, Mario Vanni e Gianni Lotti che sono stati accusati per quattro degli omicidi del Mostro. Pacciani, assolto in appello, morì prima del secondo processo d’appello. Sulla sua colpevolezza i dubbi si addensano da tempo, per l’assenza di prove schiaccianti. Quella del Mostro, ad oggi, è considerata una storia ancora irrisolta che ha generato diversi scenari di indagine. LE CONFESSIONI DI PACCIANI A SUOR ANNAMARIA Intervistata da Fedez la Mazzari ha rivelato dettagli importanti sulla terribile vicenda del Mostro, raccontando episodi e fatti della sua vita precedente: quella in cui era suor Elisabetta. La donna, che nel 2004 “si è spogliata”, rinunciando ai voti, non era una suora qualunque. Suor Elisabetta è stata l’assistente spirituale di Pacciani in carcere. E a Pulp Podcast ha raccontato la sua idea sui fatti del Mostro e sul coinvolgimento di Pacciani. Prima però di vuotare il suo sacco, l’ex suora ha recitato una preghiera in diretta “Perché il Signore faccia sì che io dica tutto nella maniera più giusta e precisa possibile”. “Ho trascorso 47 anni in quell’istituto (il carcere di Sollicciano, ndr), non è stato un capriccio ma il ricercare la verità – dice – attraverso la parola di Dio. Il mio ordine era nato per servire i poveri e io ho cercato sempre Dio negli ultimi. Tutto è iniziato nel 1985, ero in una parrocchia a Firenze, facevo catechismo ai bambini quando mi arrivò una lettera di un ragazzo di nome Michele. Mi chiese si andare a trovarlo, era dentro per spaccio e rapina. Ne conobbi tanti altri di giovani, tutti così. Iniziai i miei colloqui con questi ragazzi”. Poi arrivò un altro detenuto da suor Elisabetta e non era un ragazzo di periferia con un trascorso difficile ma un contadino dal passato molto controverso, Pietro Pacciani. “L’ho conosciuto quando è entrato per le figlie (vittime di abusi da parte del padre, ndr), mi ha cercato lui nel 1987 per i colloqui. “Queste figliolacce mi hanno denunciato”, diceva (le figlie lo denunciarono perché vittime di maltrattamenti e abusi da parte del padre, ndr). Quando lo conobbi Pacciani on era stato ancora accusato di essere il Mostro di Firenze. Dopo i fatti del mostro, andavo da lui tutte le settimane. Nessuno lo andava più a trovare, lui faceva il pane in carcere”. I CONTI DEL PACCIANI Annamaria non era solo l’assistente spirituale di Pacciani ma anche una persona di fiducia a cui l’uomo aveva affidato la gestione delle intere sue finanze, dei suoi conti. “Avevo tutto io in mano, anche i buoni postali rimasti in un suo armadio. Pacciani non si fidava dei Carabinieri, la moglie dopo il primo parto era rimasta menomata intellettivamente e delle figlie nemmeno si fidava. In tutto erano 160 milioni di lire, Pacciani li aveva affidati a me. Di denaro liquido erano 60 milioni. Un giorno mi diede tutte le sigle dei buoni e io andai alle poste di Mercatale per cambiarli ma la direttrice mi disse che finché era in carcere era tutto bloccato”. Ma è vero che in concomitanza dei delitti del Mostro Pacciani ricevette dei bonifici sui suoi conti? A questa domanda suor Annamaria ha risposto così: “Non erano tanti soldi, se consideriamo che come disse in un’intervista anche il procuratore Pier Luigi Vigna (che ha condotto l’inchiesta contro Pacciani, ndr), erano cifre normali per un grande risparmiatore come lui. Erano i risparmi di una persona normale. Lui lavorava tantissimo e tutto quello che prendeva lo metteva da parte e da quando si era sposato con l’Angelina, ritirava anche le pensioni dei suoceri per metterle via”. Nel corso del programma è intervenuto anche il criminologo Andrea Stecco che ha conosciuto suor Annamaria “Grazie a una persona comune”. Insieme, i due hanno mostrato in diretta “lettere anonime e documenti che non si trovano”, ha detto Stecco. LA PISTA ESOTERICA E IL MEDICO PERUGINO In base a questi documenti e anche al suo rapporto con Pacciani, Annamaria ha tratto le sue idee sul Mostro. Parla “una squadra della morte, che comprende sette profili con un unico obiettivo”. Anche lei dunque sembra credere nella cosiddetta pista esoterica setta e ha maturato quest’idea, contestualizzando la storia del Mostro “in base a un mio studio, ripercorrendo sia periodo storico che a livello geografico. Le mie ricerche coincidono con l’inchiesta bis, quella che parla di mandanti ed esecutori dei delitti e che vede al centro la morte di Francesco Narducci”. Narducci era il medico perugino morto in circostanze misteriose e legato alla vicenda del Mostro. Il suo corpo venne ritrovato nell’ottobre del 1985 nel Lago Trasimeno. All’epoca si ipotizzò di un omicidio camuffato da un suicidio e che il medico perugino potesse essere coinvolto negli omicidi, ma non c’è mai stata una verità giudiziaria sul suo legame con i delitti. L’INCHIESTA BIS SUL MOSTRO L’inchiesta citata è quella del magistrato Giuliano Mignini che, ai microfoni di Pulp Podcast ha dichiarato: “L’indagine che ho svolto ha portato nell’ottobre del 2001 all’apertura di un procedimento per l’omicidio di Francesco Narducci a carico di ignoti. Se voi parlate con i perugini lui era il mostro, dicevano “è morto, vedrete che non colpirà più”. Io lo conoscevo, andavamo nello stesso liceo, il “Mariotti”. Lo avevo anche visto negli ultimi giorni, lo incontrai una mattina tra il settembre e l’ottobre del 1985 (lui è morto l’8 ottobre, ndr). Stava armeggiando con la sua moto in Piazza Partigiani, dove all’epoca c’era la questura. Rimasi colpito dal suo aspetto sofferente, aveva un atteggiamento dimesso, qualcosa mi ha impressionato in lui. Ricordo una ferita, una cicatrice che partiva dal suo da occhio destro coperta da lenti scurissime occhi. Lo salutai ma fu evasivo, questo avvenne pochi giorni prima della scomparsa”. LA STRANA MORTE DI PACCIANI Il criminologo Stecco dichiara: “Mi ha detto suor Annamaria che Pacciani fu solo un incidente di percorso, non faceva parte di questa squadra della morte ma ha conosciuto alcuni di questo team. Da lì a farlo diventare responsabile…elementi di prova contro di lui non ce ne sono. Ai tempi degli ultimi omicidi del Mostro aveva già avuto un infarto e varie problematiche fisiche: pensare che nel 1985 (l’anno dell’ultimop delitto) potesse rincorrere un ragazzo atletico…la vedo difficile”. Fedez ricorda che Pacciani prima di morire aveva assunto farmaci corticosteroidi, incompatibili con la sua patologia, che lo indussero alla morte. E che sul luogo della morte venne rinvenuto un grembiule massonico “Come segnale punitivo, come se lui avesse lambito determinati ambienti”. Non si parla della massoneria tradizionale ordinaria, “con delle regole e uno statuto, approvata e registrata dallo Stato ma di un movimento esoterico che non ha nulla a vedere con la massoneria”. Suor Annamaria torna poi su una questione focale, quella della pallottola calibro 22 ritrovata nell’orto di Pacciani nel 1994 e che, nonostante le discrepanze balistiche, divenne un elemento centrale dell’accusa. “Quella pallottola che hanno trovato era per strada: non è che si perdono così facilmente i proiettili. Luccicava, qualcuno l’ha messa lì. Un giorno in carcere un giovane che mi disse: “Quello che ammazza ha un gruppo di persone che vanno alla Calvana e lì questo signore li addestra al tiro a segno. Quest’uomo apparteneva a questa setta politica, erano tutti vestiti allo stesso modo. Costui, il Mostro, era un fanatico e frequentava un bar in Piazza Mercatale a Prato. Non ho mai chiesto o voluto sapere i nomi delle persone coinvolte”. FRANCA E LE FESTE NELLA VILLA Mazzari, da sempre sostenitrice dell’innocenza di Pacciani, racconta inoltre le ricerche condotte con una sua amica, indicata solo con il nome di battesimo, Franca, e descrive serate avvenute negli anni ’80 in una villa potrebbe essere stata al centro di una rete collegata ai duplici delitti. Franca era una volontaria carceraria ma a differenza di Annamaria era laica, sposata con figli. “Frequentava ambienti alto borghesi sia socialmente che culturalmente – racconta la Mazzarri –. Io non sapevo i nomi di queste persone ma poi ho capito di chi si stesse parlando. Prendeva parte a cene con situazioni particolari da cui lei si era tenuta fuori ma di cui aveva saputo dalla moglie di un suo amico conosciuto. Queste che non erano semplici cene si tenevano a Prato. In questa casa, che venne anche perquisita dalla Polizia nell’ambito della vicenda del Mostro, vennero trovati volumi satanici. Franca non è stata mai sentita dagli inquirenti perché aveva subito minacce nei confronti di suo figlio e da quel momento decise di non parlare più”. Il proprietario della villa, noto farmacista del posto, venne sospettato di essere il mandante di quattro delitti del Mostro ma venne assolto nel 2008 con rito abbreviato “perché il fatto non sussiste”. Si tratta di Francesco Calamandrei e la sentenza di assoluzione è poi diventata definitiva, non lasciando spazio a ombre sulla sua persona. Nel 2012 è venuto a mancare, stroncato da un infarto. IL DOCUMENTO INEDITO Insieme al suo racconto, l’ex suora ha mostrato a “Pulp Podcast” un documento inedito, mai reso pubblico, di cui è entrata in possesso. Sopra questo foglio ingiallito dal tempo, battuti a macchina, ci sono sette nomi, la lettera “L” e alcuni numeri accanto a ciascuno e la dicitura “Retau 1974”. I sette nomi che compaiono sul foglio sono stati collegati tutti a vario titolo nel corso degli anni alla vicenda del mostro, ma in epoche e scenari investigativi differenti. Il documento è attualmente oggetto di perizia scientifica; i risultati preliminari saranno presentati nella seconda parte dell’episodio, in uscita lunedì. La seconda parte della puntata aggiungerà ulteriori elementi e aggiornamenti sulla perizia. Intanto, questi sette nomi sono ben leggibili e sono stati letti nel corso della rubrica da Fedez. L'articolo “Io dico tutti i nomi della squadra della morte tanto ho 90 anni: anche se mi vogliono ammazzare son pronta”: un’ex suora mostra a Fedez un documento inedito sul Mostro di Firenze proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Budget troppo alto”, scoppia la polemica sul concerto di Capodanno di Fedez. Il Comune di Oristano nega: “Non prenderà 200mila euro”
Scoppia la polemica sul concerto di Capodanno di Oristano. L’amministrazione del comune sardo, infatti, avrebbe scelto Fedez come volto della grande festa che si terrà nell’ultimo giorno dell’anno. Le indiscrezioni sul presunto cachet destinato all’artista, però, non sono piaciute ai cittadini, molti dei quali avrebbero ritenuto esagerata la spesa per l’esibizione del cantante. Sarà comunque un capodanno all’insegna della musica per Fedez. Il rapper milanese, che è stato annunciato tra i Big di Sanremo 2026 in coppia con Marco Masini, trascorrerà la notte di San Silvestro in Sardegna per suonare al concerto di fine anno sotto la Torre di Mariano. Un evento pensato per dare a Oristano una visibilità nuova sul piano turistico e culturale. E per il quale sarebbe stato stanziato un budget di 200 mila euro. Questa cifra, però, una volta circolata sui social, avrebbe scatenato numerose polemiche. Secondo quanto riporta il quotidiano La Nuova Sardegna, le contestazioni sul presunto mega ingaggio per il cantante sarebbero cominciate fin dall’annuncio, avvenuto qualche giorno fa. A smorzare i malumori, però, è la commissione comunale permanente a Cultura, turismo e spettacolo: “200mila è il budget complessivo di tutto l’investimento per il Natale, dove sono ricomprese anche le luminarie e addirittura la pista di pattinaggio sul ghiaccio – sottolinea il presidente Antonio Iatalese, gruppo Udc, a La Nuova Sardegna –. 100mila euro arrivano dalla Regione, altri 50mila euro dal Comune e il restante da una serie di compartecipazioni di altri enti”. Anche la vicepresidente della commissione, Francesca Marchi, precisa che, sebbene abbiano attivato tutte le procedure di verifica sul cachet del cantante, “la cifra non è quella”. Non è la prima volta che Oristano ospita a Capodanno un interprete di spicco della musica italiana. Lo scorso anno, infatti, fu Gaia a esibirsi nella cittadina sul Tirso con un riscontro molto positivo da parte dei cittadini. Ed è proprio in memoria di quanto accaduto alla fine del 2024 che commercianti e ristoratori hanno salutato con entusiasmo la presenza di Fedez a Capodanno. Un nome che vanta una notorietà transgenerazionale e che quindi non attira soltanto i giovani e i giovanissimi. “L’anno scorso è andata molto bene anche per Gaia, che non aveva ancora partecipato a Sanremo”, commenta infatti un ristoratore oristanese a La Nuova Sardegna, certo che la presenza del rapper possa essere un’ottima notizia per gli affari. “Sono certo che la scelta di Fedez possa contribuire a una visibilità per la nostra città molto amplificata”, sostiene un altro cittadino. Non è chiaro a quanto ammonti il cachet richiesto dal rapper. Ma è bastato annunciarne la presenza per dividere la comunità oristanese: c’è chi sostiene che la cifra stanziata sia semplicemente troppo alta. E chi invece spera che l’evento possa far fruttare gli affari in un giorno di festa come la notte di Capodanno. L'articolo “Budget troppo alto”, scoppia la polemica sul concerto di Capodanno di Fedez. Il Comune di Oristano nega: “Non prenderà 200mila euro” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Se tu non eri quello interessato al denaro, perché vieni a cagarci il ca**o a noi?”: Fedez furioso con Luis Sal. L’ex socio replica: “Risponde a una denuncia del 2024”
Fedez durante una puntata del suo “Pulp Podcast” è tornato a parlare dell’ex socio Luis Sal e del progetto “Muschio Selvaggio”. Il marchio come è noto è passato alle mani del content creator e il rapper con Mr Marra ha creato da zero il nuovo podcast. “Il buon Luis Sal, insieme al suo entourage, ci ha denunciato, sostenendo che ‘Pulp Podcast’ sia un plagio di Muschio Selvaggio. – ha esordito Fedez -. Dovrebbero ricevere i denari che abbiamo guadagnato facendo questo podcast. Oggettivamente è folle la richiesta da parte di Luis. Voi pensate il livello di questa carta straccia, nella sostanziale ricopiatura/riproduzione non autorizzata dei caratteri distintivi del format”. E ancora: “La politica, per esempio, lui non ha mai voluto farla, le abbiamo fatte noi e lui non ha mai ha consentito a farla. Si legge che persino alcuni ospiti delle puntate di ‘Pulp Podcast’ sarebbero i medesimi di altre puntate di Muschio. E quali? Si legge, ad esempio, Patrizia Aldovrandi. Ma si chiama Patrizia Aldrovrandi, c***o! Quella puntata non l’avete fatta voi, non l’avreste mai fatta, ma almeno mettete i nomi giusti. Quante volte è venuta Patrizia a Pulp Podcast? Non è mai venuta Patrizia… Ma se tu non eri quello interessato al denaro, perché adesso devi cagare il cazzo a casa nostra e chiederci soldi di cose che stiamo facendo noi e di cui tu non hai il minimo merito. Anzi hai solo il merito di averci fatto iniziare da zero da una salita dieci volte più ripida di quella che doveva essere, di questo io ti ringrazio perché caratterialmente mi ha forgiato questa cosa“. Poi l’affondo: “Credo Luis che tu debba fare pace con il rapporto che hai col denaro, sei solito a fare queste cause per cercare di racimolare dei denari, non l’hai fatto solo con me. L’hai fatto anche con persone che incredibilmente, senza senso di vergogna e dignità, poi fingono pure di essere tuoi amici in pubblico, non funziona così con noi. Dovresti saperlo”. Poi Fedez ha spiegato un altro punto legale: “Quando è successa la rottura tra me e lui io sono stato fatto passare come l’uomo di potere attaccato al denaro, quando il mio unico e solo intento era quello di voler portare avanti un podcast non più con una persona che non voleva più farlo. Voleva obbligarmi a chiudere un podcast e io la reputavo in giustizia grandissima perché dicevo ‘se tu non vuoi più fare Muschio e io voglio continuare a farlo tu non mi puoi obbligare a chiudere Muschio’. Noi per un anno abbiamo lavorato dando i soldi a Luis e Luis per un anno abbondante non ha pagato i nostri collaboratori, tra cui Leo il nostro filmaker-regista, che vive di questo“. LE REPLICA DI MUSCHIO SELVAGGIO: “NON TUTTI SONO IDIOTI, ALCUNI NON SANNO LA VERITÀ” Immediata la replica di Luis Sal e di “Muschio Selvaggio” nella story del profilo ufficiale su Instagram si legge: “Rispondiamo a tutte le domande sensate nei commenti dei reel, TikTok e Shorts di Pulp che ci riguardano perché riteniamo che non tutti siano idioti semplicemente alcuni non sanno la verità“. In effetti sotto alcuni video di “Pulp Podcast” il profilo di “Muschio Selvaggio” fa alcune precisazioni: “A dire il vero è stato Fedez a denunciarci a fine 2024, pretendendo parte dei guadagni di Dibattitini e delle sponsorizzazioni. NOI (non quel patatino Luis Sal innocente) ci siamo difesi facendo notare che, dopo aver venduto le quote, Fedez ne ha aperto uno identico con Mr Marra, denigrando ‘Muschio pubblicamente'”. La replica di Fedez: “Nope. Le percentuali da destinare a Fedez erano incluse nella vendita del podcast, la denuncia è per la RISCOSSIONE di quelle percentuali che dovevate mandare senza alcun sollecito :) Avete semplicemente risposto che avendo creato “Dibattitini” non sussistesse più quell’accordo su quei video? Aggiungendo che in realtà Pulp sarebbe un PLAGIO di Muschio, senza neppure riuscire a citare correttamente il nome e cognome degli ospiti ricorrenti. Kings assoluti”. Poi Muschio Selvaggio in merito ai pagamenti dei dipendenti del podcast ha precisato: “I dipendenti, comprese le fatture di Leonardo Russo che Fedez cita, erano intestate a Muschio Selvaggio ed è la società che paga i direttamente i collaboratori. Quindi che c’entra nuovamente Luis Sal con questa accusa infondata, peraltro la stessa di mesi fa?“. L'articolo “Se tu non eri quello interessato al denaro, perché vieni a cagarci il ca**o a noi?”: Fedez furioso con Luis Sal. L’ex socio replica: “Risponde a una denuncia del 2024” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Due finti poliziotti sono venuti a cercarci. Volevano intimidirci e non è il metodo giusto per farci fermare”: Fedez e Mr Marra presentano la denuncia in Procura
Fedez e Mr Marra hanno condotto un’edizione straordinaria di “Pulp Podcast“, intitolata “Ci è accaduto un fatto allarmante”. Durante la trasmissione, i due hanno narrato un episodio inquietante verificatosi il 5 novembre scorso presso la sede della società Doom, di cui l’artista è proprietario. Secondo quanto riferito da Fedez, due uomini si sono diretti verso la sua società affermando di essere poliziotti in borghese. “Hanno iniziato a fare delle domande in merito a “Pulp Podcast”, chiedendo se registrassimo in quella sede, gli orari in cui giravamo le puntate e hanno pure chiesto espressamente quando io sarei stato presente alla registrazione”, ha raccontato il rapper. Dopo l’episodio Fedez e Mr Marra hanno presentato un esposto in Procura ed è stato allertato il questore di Milano Bruno Megale che ha detto di non essere a conoscenza di nessuna attività in questo senso: “Noi andiamo avanti, non ci facciamo intimidire”, hanno poi aggiunto. “Le preoccupazioni ci sono ma non si può vivere nella paura, quindi non muterà assolutamente il nostro contenuto. Non è il metodo giusto per farci fermare“, ha aggiunto Mr. Marra. “Dovevamo mettervi al corrente di una situazione abbastanza strana”, ha esordito Mr Marra. Poi Fedez ha spiegato: “In data 5 novembre due individui arrivavano al portineria dell’ufficio della mia società Doom. Si sono presentati come poliziotti in borghese e iniziano a fare delle domande al portinaio in merito a “Pulp Podcast” chiedendo se registrassimo in quella sede il podcast e in quali orari, poi hanno chiesto di quando io sarei stato presente alla registrazione di queste puntate chiedendo appunto quando sarei arrivato per girare le prossime puntate, chiedendo altro sulla programmazione…”. Una serie di domande che hanno fatto venire il sospetto a Fedez: “Vertevano su quando giravamo le puntate e a dove le giravamo. Sono stati esortati ad andare all’interno della sede, ma in realtà non sono entrati, si sono dileguati senza entrare negli uffici e fare domande. Noi abbiamo presentato un esposto immediatamente. Ho chiamato il dottor Bruno Megale, che è il questore di Milano. Mi ha detto non era assolutamente a conoscenza di nessun tipo di attività in questo senso. Cioè la polizia non era stata mandata lì”. L'articolo “Due finti poliziotti sono venuti a cercarci. Volevano intimidirci e non è il metodo giusto per farci fermare”: Fedez e Mr Marra presentano la denuncia in Procura proviene da Il Fatto Quotidiano.
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