Tony Blair rappresentava un ostacolo insormontabile nel tentativo degli Stati
Uniti di riallacciare i rapporti con i giganti arabi e portare avanti
l’espansione degli Accordi di Abramo. Così, secondo un’inchiesta esclusiva del
Financial Times, l’ex primo ministro britannico, tra i principali fautori
dell’invasione Nato dell’Iraq nel 2003, è stato escluso dalla lista dei
candidati a far parte del Consiglio di pace ideato da Donald Trump per Gaza.
Il presidente americano, che presiederà il board se e quando questo verrà
creato, aveva sponsorizzato la presenza di Blair, un “bravissimo uomo” che,
oltre all’oscuro precedente della guerra che ha devastato il Paese del Golfo
gettando le basi per la nascita dello Stato Islamico, presentava anche un altro
pesante conflitto d’interesse, dato che nella sua attività di consulente ha
costruito stretti rapporti, tra gli altri, anche con British Petroleum.
Interpellato sul suo possibile futuro ruolo, quando la discussione si
concentrava su chi avrebbe messo le mani sulla ricostruzione della Striscia di
Gaza, Blair descrisse il piano di Trump come “audace e intelligente” e dichiarò
che sarebbe stato felice di far parte del Consiglio.
Soluzione che, per tutto ciò che rappresenta e ha rappresentato per la storia
moderna dell’intero Medio Oriente, era stata subito respinta non solo da Hamas,
che l’aveva indicato come un elemento di ostacolo a un possibile accordo di
pace, ma anche dai Paesi arabi e musulmani, compresa l’Arabia Saudita, primo
obiettivo di Trump nel progetto di allargamento degli Accordi di Abramo.
Blair si è rifiutato di commentare le indiscrezioni raccolte dal Ft, ma soggetti
a lui vicini sostengono che non ci sia stata alcuna esclusione. L’ex premier
britannico, dicono, non aveva semplicemente i requisiti per far parte del board,
quindi la sua candidatura non sarebbe mai stata sul tavolo: il Consiglio “sarà
composto da leader mondiali in carica e ci sarà un consiglio esecutivo più
ristretto al suo interno”, ha affermato la fonte aggiungendo poi che Blair
siederà nel comitato esecutivo insieme al genero del tycoon, Jared Kushner, e al
consigliere Steve Witkoff insieme ad alti funzionari dei Paesi arabi e
occidentali.
Già a ottobre, Trump aveva compiuto un passo indietro rispetto alla possibile
candidatura dell’ex leader laburista, specialmente dopo le rimostranze
manifestate dai leader della regione: “Ho sempre apprezzato Tony, ma voglio
scoprire se è una scelta accettabile per tutti”, aveva dichiarato. Questo
nonostante l’ex primo ministro avesse lavorato per mesi alla stesura di un piano
per la ricostruzione dell’exclave palestinese, devastata da oltre due anni di
bombardamenti israeliani, attraverso il suo Tony Blair Institute.
Anche un’altra fonte sentita dal quotidiano finanziario non ha comunque escluso
che l’ex politico possa avere un ruolo rilevante in una delle future strutture
di governance di Gaza. “Potrebbe ancora avere un ruolo in una veste diversa e
questo sembra probabile. Piace agli americani e piace agli israeliani“.
Secondo due persone a conoscenza dei preparativi, verrà creato un comitato
esecutivo che sarà presieduto dall’ex inviato delle Nazioni Unite e ministro
della Difesa bulgaro, Nickolay Mladenov, col compito di coordinare il Consiglio
per la pace e un comitato tecnico palestinese incaricato della gestione
quotidiana della Striscia. Il ruolo di Mladenov sembra simile alle funzioni
inizialmente ipotizzate per Blair, che prevedevano di agire come un “esecutivo
supremo” gestendo un organismo che avrebbe dovuto supervisionare la transizione
postbellica a Gaza. Ma, a parte le indiscrezioni, del piano di amministrazione
post-bellica di Gaza promesso da Trump non è emerso ancora niente di concreto.
L'articolo “Tony Blair fuori dal Consiglio di pace per Gaza voluto da Trump”:
determinante l’opposizione dei Paesi arabi proviene da Il Fatto Quotidiano.