Atreju, confronto mancato tra Schlein e Meloni: il livello dei nostri politici mi ricorda un’assemblea liceale

Il Fatto Quotidiano - Monday, December 1, 2025

Il mancato confronto tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein ad Atreju ci dice, al di là delle troppe chiacchiere dedicate all’”evento”, che il livello dei nostri politici somiglia sempre più a quello di un’assemblea liceale. Quella popolata da personaggi fintamente estremisti, scioccamente drastici e tetragoni a ogni forma di confronto e di messa in discussione delle proprie ferree convinzioni. Insomma, non propriamente i personaggi pittoreschi ma teneri dei libri di Domenico Starnone, quanto piuttosto l’umanità degradata del nostro tempo: ignorante, proiettata su un virtuale tanto autoreferenziale quanto sterile, omologata dalla consuetudine a farsi i selfie ritoccando le imperfezioni, nell’illusione nietzscheana che non esistano più i fatti ma soltanto le sovrane interpretazioni di ciascuno.

Una classe politica di tal fatta, oltretutto infantile, sguaiata, priva di lungimiranza nonché di senso del ridicolo, è stata scientemente prodotta da chi vuole che gli elementi validi e preparati gravitino su altre dimensioni: a partire dalla finanza per arrivare al marketing. In tal modo, a fingere di occuparsi dell’amministrazione pubblica – perché l’agenda gliela dettano banche e fondi di investimento – restano i soggetti improbabili che colorano il teatrino politico di gaffe, volgarità e ignoranza a profusione. Gli stessi che non si distinguono più dalla massa popolare nel non aver colto uno dei dati essenziali della contemporaneità: cioè il fatto che la rivoluzione copernicana delle nuove tecnologie – che oramai illudono tutti di essere edotti su tutto, ma fanno anche conoscere situazioni ed episodi un tempo riservate a pochi eletti – ha svelato un dato oggettivo.

Questo dato concerne il fatto che nessuno è senza macchia. Non la Russia di Putin ma neppure l’Ucraina e tanto meno la Nato (figlia di un Occidente che ha costruito il proprio benessere su secoli di colonialismo e imperialismo). Non certo gli Usa, esecutori di un imperialismo spregiudicato e brutale iniziato con la dottrina Monroe del 1823 (quindi neanche mezzo secolo dopo la nascita degli Stati uniti d’America), né Israele ma neppure Hamas, i cui capi hanno mandato a morire decine di migliaia di civili mentre loro risiedevano negli alberghi stellati del Qatar. Beati monoculi in terra caecorum, avrebbero detto gli antichi (beati quelli con un occhio solo nella terra dove sono tutti ciechi), ma il punto è un altro.

E cioè che un’umanità cognitivamente degradata, nell’opinione pubblica come nella classe politica, non ha gli strumenti per formarsi un giudizio critico quando l’opulenza informativa li mette di fronte a un panorama desolato in cui tutti presentano gravissimi scheletri negli armadi. Senza pensiero critico si può solo scegliere alla maniera di un tifoso, fideisticamente, a simpatia, oppure per dogmatica adesione a una bandiera invece che a un’altra. Si genera in questo modo la malattia politica chiamata estremismo, quella in cui ognuno vomita la propria indiscutibile verità e si sente in diritto di denigrare e offendere gli stupidi e corrotti (considerati tali) che la pensano diversamente.

È in questo contesto che i nostri politici sono ormai incapaci di qualunque dialogo che vada oltre la tattica di basso profilo e brevissima prospettiva, oltre l’offesa, la mortificazione, la denigrazione dell’avversario. Così come è sempre in questo contesto che la relatrice speciale delle Nazioni unite sui territori palestinesi, Francesca Albanese, se ne può uscire con la bestialità di affermare che il vile assalto alla redazione di un quotidiano nazionale dovrebbe essere di “monito” per tutti gli altri affinché scrivano la verità. Come se questa verità fosse soltanto una e tutti coloro che non la sposano integralisticamente sono dei “sionisti” o perfino dei “liberali” a cui impedire anche solo di parlare (si veda il caso di Calenda alla Sapienza).

Si tratta di una dialettica e di modalità proprie delle assemblee liceali, appunto, ma che se infestano i livelli alti della politica ci segnalano una degradazione preoccupante per la democrazia. Ancor più se a votare ci vanno ormai quattro gatti, costretti a scegliere tra i pochi “cani” di una classe dirigente miserevole. Composta da pupazzi (o meglio: burattini del potere finanziario) incapaci di uscire dal gioco ottuso dell’estremismo poiché non hanno neppure idea di chi fosse Tucidide, lo storico antico che narrò la terribile politica imperialistica di Atene contro i Meli, riportando però queste parole che avrebbero dovuto far riflettere fino alla notte dei tempi: “La saggezza di non mettervi contro il più forte dovrebbe consigliare di arrendervi. Noi infatti crediamo che per legge di natura chi è più forte comandi. Che questo lo faccia la divinità, lo crediamo per convinzione. Che lo facciano gli uomini lo crediamo perché evidente. E ci serviamo di questa legge senza averla istituita noi per primi, ma perché l’abbiamo ricevuta già esistente e la lasceremo valida per tutta l’eternità, certi che voi e altri vi sareste comportati nello stesso modo se vi foste trovati padroni della nostra stessa potenza”.

Ma è bene sapere che nel contesto culturale infimo e miseramente banalizzato in cui ci troviamo, una politica comunque navigata come Meloni, una rappresentante scolastica come Schlein (più intenta ad apparire che a rappresentare i disagi della popolazione) se la beve a colazione. Senza neppure bisogno del confronto. Che infatti non ci sarà.

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