“A breve sentiremo un’altra dose di propaganda da parte della presidente
Meloni”, ma “nonostante la propaganda i dati stessi del governo dicono che la
pressione fiscale è al 42,7%, mai stata così alta. A Meloni si è rotta la
calcolatrice? Da quanto tempo non le capita di andare a fare la spesa? Esca da
palazzo Chigi e vada in qualsiasi alimentari”, vedrà “davanti agli scaffali
famiglie costrette a scegliere tra cose” non superflue ma “necessarie. Il frigo
degli italiani è sempre più vuoto“. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly
Schlein all’assemblea del Pd.
L'articolo Schlein attacca Meloni: “Lei festeggia ma intanto il frigo degli
italiani è vuoto” – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“L’alternativa” al governo di Giorgia Meloni c’è ed “è nei fatti che germoglia
l’elaborazione di un programma comune, senza rinunciare alle proprie identità“.
Dall’assemblea del Pd la segretaria Elly Schlein lancia la sfida alla destra. La
leader dem parla quasi in contemporanea all’intervento conclusivo di Meloni dal
palco di Atreju: dalla festa di Fdi la premier non rinuncia a stoccate contro
Schlein puntando il dito sul rifiuto della segretaria Pd a prendere parte alla
kermesse, unica tra i leader del campo progressista ad avere preso questa
scelta.
“La partita delle politiche è apertissima, ci sono le condizioni per mandare a
casa questa destra”, rilancia Elly Schlein ricordando che da quando è segretaria
“solo due regioni si sono spostate, la Sardegna e l’Umbria e le abbiamo vinte
noi”. Per quanto riguarda il Pd “è cresciuto ovunque, dove abbiamo vinto ma
anche dove abbiamo perso”, aggiunge. Gli emendamenti presentati unitariamente
dalle opposizioni alla manovra sono “un’alternativa potente“, sottolinea la
leader dem. “Uniti nella diversità abbiamo indicato al paese una strada
possibile. Confrontiamoci anche aspramente” ma perseguiamo l’obiettivo di
“costruire l’alternativa. È tempo che l’Italia ricominci a sognare e a sperare”,
continua Schlein ricordando che “la somma delle coalizioni è pari“.
La segretaria del Pd punta dritto alle Politiche. “Che sia possibile mandare a
casa questa destra, lo hanno detto loro quando un’ora dopo le regionali hanno
detto che vogliono cambiare la legge elettorale. Non si cambia la legge
elettorale a un anno dal voto per paura di perdere”, replica. Cita la sorella
della premier, Arianna Meloni, che “ieri ci svela le priorità del governo per il
2026: premierato e riforma della legge elettorale. Scusate pensavamo lo fossero
le bollette più care d’Europa, pensavamo lo fossero le persone che prendono 5
euro all’ora, chi con la pensione non arriva alla fine del mese, i 10.000
lavoratori dell’ex Ilva che sono a rischio, i 6 milioni di italiani che non
riescono più a curarsi per le liste d’attesa troppo lunghe. Ma no le priorità
per le sorelle Meloni sono una riforma elettorale e una riforma che indebolisce
i poteri del presidente della Repubblica: giù le mani dalle prerogative del
presidente della Repubblica. Il governo deve risolvere i problemi degli italiani
non i propri attraverso le riforme”, insiste Schlein.
Si rivolge poi direttamente alla premier: “Devo farle una domanda molto
semplice, banale: da quanto tempo non le capita di andare a fare la spesa? Si
immagini per un secondo di prendere un carrello come in un giorno fanno milioni
di madri e di padri in questo Paese e provi a fare i conti scaffale dopo
scaffale di ciò che va rimesso al suo posto perché questa settimana non te lo
puoi più permettere. Esca da Palazzo Chigi – continua Schlein – e faccia un giro
in qualsiasi alimentari di quartiere perché mentre voi ripetete che va tutto
bene, anzi non è mai andato meglio, davanti a questi scaffali le famiglie sono
costrette a scegliere e non più tra le cose superflue ma tra le cose
necessarie”.
Per Schlein nel centrodestra ci sono “divisioni enormi, continuano a litigare
tra di loro tra ricatti e veti incrociati. Davanti a questa destra ossessionata
dal potere che ha aumentato l’austerità e le disuguaglianze”, “l’unità ce la
chiede la gente, non il medico”. Per quanto riguarda il suo stesso partito
“c’era chi scommetteva sulle divisioni nel nostro campo” e invece “non solo ci
siamo ma siamo competitivi e siamo la prima forza di opposizione”, continua la
Segretaria. Parla di un Pd “più unito e compatto che mai” e rivolge un
ringraziamento anche al “presidente Bonaccini perché l’unità non si fa da soli”,
conclude Schlein.
L'articolo Schlein dall’assemblea Pd: “L’alternativa cresce nei fatti”. E sfida
Meloni: “La partita delle politiche è apertissima” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Salta di nuovo sul palco Giorgia Meloni, questa volta non al coro di “chi non
salta comunista è“, ma sfruttando la spinta del popolo di Atreju che esalta la
sua leader prima del discorso conclusivo della kermesse di Fratelli d’Italia. E
dopo averla esaltata come luogo di confronto “aperto a tutti”, elencando i nomi
dei leader delle opposizioni che hanno deciso di partecipare a uno degli
incontri, da Giuseppe Conte a Matteo Renzi, fino a Carlo Calenda e Angelo
Bonelli, ha sfruttato l’occasione per alimentare di nuovo la polemica che ha
preceduto la nove giorni di castel Sant’Angelo: il rifiuto di Elly Schlein a
prenderne parte.
“Questo è il luogo in cui tutte le idee hanno diritto di cittadinanza”, ha
esordito la presidente del Consiglio, qui in veste di leader di partito che
arringa la sua folla. “Questo è il luogo in cui Nietzsche e Marx si danno la
mano – dice citando Antonello Venditti – In cui il valore delle persone si
misura sui contenuti. E chi scappa dimostra di non avere contenuti”. E chi
scappa? La leader del Partito Democratico, sottolinea Meloni: “Voglio
ringraziare anche Elly Schlein che con il suo nannimorettiano ‘mi si nota di più
se vengo e sto in disparte o se non vengo per niente’ ha comunque fatto parlare
di noi. La cosa divertente è che il presunto campo largo l’abbiamo riunito noi e
quella che dovrebbe federarli è l’unica che non si è presentata”. E rincara la
dose: “Ho proposto un confronto a tre (con Schlein e Conte, ndr). Mi hanno detto
di no, ma non perché loro non volessero confrontarsi con me. Ma perché loro non
si volevano confrontare fra di loro e questi vogliono governare la nazione. Come
la governano? Con le lettere degli avvocati?”.
Un attacco che si conclude rivendicando l’unità della destra che, a suo dire, si
è vista proprio in occasione dell’evento annuale di FdI: “Parlano male di Atreju
ed è l’edizione migliore di sempre, parlano male del governo e il governo sale
nei sondaggi – continua – Hanno tentato di boicottare una casa editrice ed è
diventata famosissima. Si portano sfiga da soli, che manco quando ti capita la
carta della pagoda al Mercante in fiera. E allora grazie a tutti quelli che
hanno fatto le macumbe rendendo questa edizione di Atreju la più intensa e
partecipata di sempre”. E rilancia sottolineando che questa destra “non è un
incidente della storia”: “Sono orgogliosa dei miei alleati e di quello che
stiamo facendo insieme. Sono convinta che continueremo a farlo con la stessa
unità, con la stessa determinazione e con la stessa forza per molto tempo
ancora”.
Dopo gli attacchi politici è poi passata a rivendicare le iniziative adottate in
tre anni di esecutivo e i piani per il futuro, come un piano casa per i giovani:
“Abbiamo detto basta a sprechi e plurimiliardarie mance elettorali con cui
qualcuno pensava di compare il consenso” e al posto del “loro superbonus per
ristrutturare ville e castelli con soldi della povera gente noi faremo un piano
casa per alloggi a prezzi calmierati per le giovani coppie. Perché vogliamo
costruire anche una nazione giusta che non regala soldi a chi già ce li ha”.
Meloni prende poi spunto dai recenti scioperi dei giornalisti del gruppo Gedi,
dopo la notizia della vendita del gruppo da parte di John Elkann, per attaccare
gli avversari politici colpevoli, a suo dire, di non essersi spesi con la stessa
forza e lo stesso interesse quando a rischio erano i posti di lavoro degli
operai Stellantis: “Oggi il Pd si indigna perché vogliono vendere il gruppo Gedi
e non ci sarebbero garanzie per i lavoratori. Però quando chiudevano gli
stabilimenti ed erano gli operai a perdere i posti di lavoro, tutti muti. Anche
Landini fischiettava, nelle interviste. Non accettiamo lezioni da chi fa il
comunista con il ceto medio e il turbocapitalista con i centri di potere”.
C’è spazio anche per riferimenti alla politica estera, uno dei campi più
delicati per il governo, impegnato in equilibrismi tra posizioni che non si
distacchino totalmente dall’Unione europea, dove i legami col Partito Popolare
Europeo si stanno sempre più stringendo, e quelle che, invece, le vengono più
naturali e che guardano all’amministrazione Trump: “Ci sono state valutazioni
molto allarmate perché Trump ha detto in maniera più decisa che gli Usa
intendono disimpegnarsi e gli europei devono organizzarsi per difendersi da soli
– ha ricordato – Buongiorno Europa! Per ottant’anni abbiamo appaltato” la nostra
sicurezza “pensando che questo giorno non sarebbe venuto e che fosse gratis”, ma
aveva il prezzo del “condizionamento. Lo dico sempre la libertà ha un prezzo e
noi che al contrario di altri non abbiamo mai amato le ingerenze straniere da
qualsiasi parte arrivino abbiamo sempre preferito una costosa libertà a una
costosissima e apparentemente comoda servitù”.
E proprio in Europa una delle battaglie ingaggiate da Fratelli d’Italia è quella
sui Cpr in Albania. Battaglia sulla quale il governo sta iniziando a ottenere
risultati facilitata dalla volontà bipartisan di esternalizzare la gestione
dell’immigrazione: “L’Ue sta lavorando a un regolamento sui Paesi terzi sicuri
per mettere al riparo le nostre decisioni da sentenze della magistratura
politicizzata. Mi diverte immaginare cosa diranno i giudici visto che l’Ue sta
approvando una lista dove ci sono esattamente i Paesi da dove provengono i
migranti che le loro sentenze ideologiche hanno bloccato. Sta andando
esattamente come vi ho sempre detto, i centri in Albania funzioneranno grazie ai
giudici con un anno e mezzo di ritardo”.
Articolo in aggiornamento
L'articolo Meloni attacca Schlein dal palco di Atreju: “Sono venuti tutti i
leader, solo lei è rimasta a casa. Il loro campo largo lo abbiamo fatto qui”
proviene da Il Fatto Quotidiano.
“L’assenza di Elly Schlein ad Atreju? C’è anche una sedia vuota importante qui”,
quella di “Giorgia Meloni, la padrona di casa. Mi aveva invitato a venire, aveva
esteso l’invito anche a me, e io ho detto di sì, poteva esserci lei da buona
padrona di casa. Però verrà il giorno, io sono sicuro che verrà un giorno in cui
faremo questo confronto”. Lo ha detto il leader del M5s, Giuseppe Conte,
parlando dal palco di Atreju, la kermesse di FdI in corso a Roma.
L'articolo Conte alla festa di FdI: “L’assenza di Schlein? La sedia vuota qui è
quella di Meloni” – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.
“È stato un incontro molto positivo per ribadire tutto il supporto del Pd al
popolo palestinese e alla sofferenza che ha ingiustamente subito. La prima
questione è l’autodeterminazione del popolo palestinese senza cui non ci può
essere la pace. Tutte le parti devono rispettare quell’accordo ma non si potrà
parlare di pace finché non ci sarà un pieno riconoscimento dello stato
palestinese”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein dopo l’incontro con Abu
Mazen. “Altra questione affrontata è la situazione umanitaria: non ancora
arrivano tutti gli aiuti umanitari indispensabili alla popolazione palestinese.
Serve anche porre fine alle occupazioni illegali in Cisgiordania. Sono passi
necessari per cui tutta la comunità internazionale e il governo italiano devono
fare la loro parte”, ha aggiunto Schlein.
L'articolo Schlein incontra Abu Mazen: “Serve pieno riconoscimento della
Palestina, Meloni faccia la propria parte” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“La tua elezione è inquinata dalla camorra, questo consiglio comunale è
compromesso da un punto di vista politico e morale”. L’europarlamentare Pd
Sandro Ruotolo, consigliere comunale di Castellammare di Stabia (Napoli), vuole
staccare la spina al suo sindaco, l’ex direttore de L’Espresso Luigi Vicinanza.
E lo motiva con una chilometrica lettera aperta che parte dai tempi dei loro
comuni trascorsi giornalistici nei quotidiani di sinistra degli anni ’70, e
finisce sui nervi scoperti delle recenti indagini della Dda di Napoli. A
novembre gli atti del pm Giuseppe Cimmarotta sugli arresti dei vertici del clan
d’Alessandro hanno documentato due circostanze politicamente imbarazzanti. La
prima è una telefonata cordiale del maggio 2024, in campagna elettorale, tra il
consigliere comunale Gennaro Oscurato e il cassiere del clan Michele Abbruzzese.
“Zio Michele, dobbiamo vederci, dobbiamo fare cose importanti insieme”. La
seconda riguarda il figlio e il nipote del consigliere comunale Nino Di Maio,
indagati per associazione camorristica: l’informativa di Polizia li tratteggia
come amici e autisti del boss Pasquale D’Alessandro, uno di loro metteva a
disposizione un negozio per gli incontri riservati con gli uomini della cosca.
I due consiglieri non sono indagati ma Vicinanza li ha cacciati dalla
maggioranza (“non devono esserci zone d’ombra”) e li ha invitati a dimettersi.
Un recalcitrante Di Maio lo ha fatto una settimana dopo un consiglio comunale in
cui annunciava il contrario. Oscurato ha disertato quel consiglio ma è rimasto
in carica. Il Pd è entrato in fibrillazione, ed ovviamente si è diviso. Per il
segretario campano Piero De Luca, l’esperienza Vicinanza “deve andare avanti, il
sindaco è una garanzia di legalità”. Per il presidente napoletano Francesco
Dinacci “serve una svolta”. Il componente della direzione nazionale Nicola
Corrado, figlio di un consigliere comunale stabiese ucciso dalla camorra nel
1992, scrive cose durissime: “Ci siamo assuefatti, sapevamo che decine di
candidati erano parenti e cumparielli della camorra? Penso di sì ma ci siamo
abituati a votarli come punto di equilibrio e di assuefazione all’esistente”.
Fino alla lettera aperta di Ruotolo, che non è soltanto uno dei quattro
consiglieri comunali Pd. E’ il giornalista anticamorra e componente della
segreteria nazionale dem che Elly Schlein ha spedito a Castellammare di Stabia
come sentinella di legalità su una città che tornava alle urne scottata dallo
scioglimento per camorra di una giunta di centrodestra. Città che ora si ritrova
ad affrontare le stesse inquietudini, stavolta sul versante centrosinistra-campo
largo.
Ruotolo è uscito allo scoperto il giorno prima di una riunione tra il gruppo dem
e Vicinanza, poi rinviata a data da destinarsi. Il sindaco per ora non replica
ufficialmente, lascia trapelare la volontà di andare avanti “accettando
critiche, proposte e sollecitazioni”, ma senza rallentare quello che è il suo
attuale obiettivo: far approvare il bilancio di previsione entro la fine
dell’anno, prima di Natale se possibile. Senza sforare all’anno successivo, come
è prassi nella maggioranza delle amministrazioni locali.
L'articolo Castellammare di Stabia, Ruotolo vuole staccare la spina al sindaco
del campo largo Vicinanza: “Elezione inquinata dalla camorra” proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Si era parlato di violenza politica, un’aggressione squadrista
dall’inconfondibile matrice fascista. C’era stata la condanna da parte della
politica regionale e persino di Elly Shlein. Ora una lettera anonima rischia di
ribaltare la possibile ricostruzione dei danneggiamento al circolo locale di
Chiavari del Partito Democratico: la politica – dice la lettera – non c’entra.
Almeno è quanto si legge nel testo senza firma lasciato nell’androne della sede
de Il Secolo XIX da un ragazzo dal volto coperto. La firma: “Ragazzi del
misfatto“. La lettera è autentica? Gli autori sono davvero coloro che hanno
danneggiato il circolo dem a suon di cori che inneggiavano al Duce? E’ una
burla, l’opera di un mitomane, una giustificazione per nascondere l’impeto di un
momento e gli spiriti nostalgici veri o presunti? La lettera è stata requisita
dalla polizia per gli accertamenti del caso.
Si legge: “Scriviamo per scusarci del pasticcio che abbiamo combinato. Non ci
aspettavamo questo riscontro a livello nazionale e ci dispiace molto anche
perché non ha senso prendere di mira un luogo pacifico come il Pd di Chiavari.
Siamo ragazzi giovani, senza alcun interesse per la politica e speriamo che la
questione si possa risolvere in modo sereno, sperando di non aver lasciato danni
permanenti né al Pd Chiavari né sul suolo pubblico”.
Il movente, semplicemente, non c’è, spiegano gli anonimi: “Avevamo bevuto troppo
e abbiamo causato questi danni, non siamo in alcun modo coinvolti in
organizzazioni filofasciste e non la pensiamo in quel modo, non ci interessa la
politica, il nostro è stato solo un gesto insensato e privo di ragionamento,
dettato da un consumo eccessivo di alcolici”. Il segretario del circolo, Antonio
Bertani, aveva dichiarato di aver udito frasi come “Siamo noi i camerati” e
“Duce, duce!“. La matrice dei cori sarebbe la stessa degli atti vandalici: “I
cori che si possono essere sentiti sono risultato di un eccessivo consumo
alcolico. Però, comunque, non possono essere giustificati e ci scusiamo”. I
“Ragazzi del misfatto” definiscono l’aggressione uno stupido errore e, oltre a
scusarsi, si rendono disponibili a risarcire i danni.
L'articolo Sede del Pd a Chiavari vandalizzata, la lettera anonima dei presunti
autori: “Avevamo bevuto troppo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Anche Elly Schlein il 1º giugno 2017 votò sì quando il Parlamento Europeo
approvò a larga maggioranza una risoluzione sulla “lotta contro l’antisemitismo”
con la quale, al punto 2, si invitavano gli Stati membri ad adottare e ad
applicare la definizione di antisemitismo proposta dall’Ihra (Alleanza
Internazionale per la Memoria dell’Olocausto). La delegazione dem votò a favore,
con il gruppo S&D (contrari Cozzolino e Paolucci, astenuto Panzeri). Si tratta
della stessa definizione che è alla base del ddl di Graziano Delrio, che la
maggioranza del partito – ovvero la stessa segretaria e il capogruppo dem in
Senato, Francesco Boccia – ha chiesto al senatore di ritirare. E a pubblicare le
foto del verbale di quella seduta dell’Eurocamera è stato Stefano Ceccanti,
costituzionalista, tra gli anti-Schlein più convinti. Tanto per chiarire quanto
la questione stia diventando esplosiva nel partito. La definizione di Ihra parla
di “una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli
ebrei. Le manifestazioni retoriche e fisiche dell’antisemitismo sono dirette
verso persone ebree o non ebree e/o alle loro proprietà, verso le istituzioni
comunitarie ebraiche e i luoghi di culto”. Estendendo il concetto, sono
praticamente proibite tutte le critiche a Israele. La definizione è stata
adottata anche dal governo Conte 2, ma non è mai diventata legge. Da notare,
però, che né nel 2017, né nel 2020 era in corso il genocidio a Gaza per mano di
Netanhyau.
Nel frattempo tocca al senatore Andrea Giorgis, torinese, già professore di
diritto costituzionale all’università di Torino, essere il prossimo frontman
della vicenda, anche se non è certo il tipo da battaglie politiche frontali. Ma
adesso, si trova al centro – suo malgrado – dell’ultimo pastrocchio, in ordine
di tempo, in casa Pd. Se riavvolgiamo il nastro, vengono alla luce le ambiguità
– tutte politiche – di questa vicenda. A settembre, la Commissione Affari
costituzionali del Senato esamina i disegni di legge di contrasto
all’antisemitismo presentati dalla Lega e da Italia viva, con tanto di audizione
di Simone Oggionni, membro del Laboratorio Yitzhak Rabin, di Emanuele Fiano, di
Anna Foa. Poi è arrivato Delrio a chiedere le firme sul suo testo. In molti lo
hanno sottoscritto, alcuni credendo che si trattasse di un’iniziativa del
gruppo. E gli stessi poi hanno tolto la firma (Valeria Valente, Andrea Martella,
persino Nicita che per Delrio aveva strutturato tutta la parte relativa alle
questioni online). E allora lo stesso Boccia ha informato i parlamentari che ci
sarebbe un ddl alternativo, a cui starebbe lavorando Giorgis. Un testo più
ampio, sull’odio in generale. Contorni vaghissimi, come in realtà vaghissima è
la situazione. Perché poi lo stesso Giorgis ha spiegato ai colleghi senatori che
un testo ancora non c’è, che lui ci sta lavorando. E che alla fine lo
presenterà, non prima di una riunione del gruppo dem a Palazzo Madama, in cui si
condividano contenuti e perplessità. Senza fretta, però. Se ne parla dopo la
Befana, perché prima non ci sono riunioni in Commissione Affari costituzionali
sul tema. E poi, è meglio lasciar passare un po’ di tempo.
L'articolo Ddl antisemitismo, caos in casa Pd: la proposta fantasma del senatore
Giorgis per far dimenticare il testo Delrio proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Atreju? Io ho dato la ia disponibilità, Schlein no. Abbiamo perso un’occasione,
perché perché insieme avremmo avuto la possibilità di sostituirci anche a quelle
conferenze stampa che Giorgia Meloni non vuole fare e l’avremmo potuta incalzare
per rispondere ai dati reali a cui lei non risponde”. Sono le parole pronunciate
a Dimartedì (La7) dal presidente del M5s Giuseppe Conte, a proposito del rifiuto
da parte della segretaria del Pd Elly Schlein ad Atreju, la tradizionale
kermesse organizzata da Fratelli d’Italia.
Conte parteciperà il 13 dicembre e non avrà un faccia a faccia con la presidente
del Consiglio, ma verrà intervistato dal giornalista Paolo Del Debbio. Elly
Schlein, invece, pur invitata, non andrà perché ha posto come condizione un
confronto diretto solo con Meloni. La premier ha accettato, ma ha proposto di
includere anche Conte (per rappresentare l’intera opposizione). Schlein ha
declinato, accusando Meloni di “scappare dal confronto” dopo le recenti vittorie
del centrosinistra alle regionali.
Alla domanda del conduttore Giovanni Floris su cosa invidia di Giorgia Meloni,
Conte risponde fermamente: “Le invidio un buon 80% dei media a suo favore.
Quando ero a Chigi eravamo continuamente sotto attacco. Adesso invece abbiamo un
presidente del Consiglio che addirittura si vanta con Trump di potersi sottrarre
al confronto con i giornalisti, con le conferenze stampa. E di avere tantissimi
trombettieri che vanno dappertutto a raccontare la favola che va tutto bene,
quella che arriva da Chigi”.
L'articolo Conte a La7: “Il no di Schlein ad Atreju? Occasione persa, insieme
avremmo potuto incalzare Meloni sui dati reali che evita di affrontare” proviene
da Il Fatto Quotidiano.
Il mancato confronto tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein ad Atreju ci dice, al di
là delle troppe chiacchiere dedicate all’”evento”, che il livello dei nostri
politici somiglia sempre più a quello di un’assemblea liceale. Quella popolata
da personaggi fintamente estremisti, scioccamente drastici e tetragoni a ogni
forma di confronto e di messa in discussione delle proprie ferree convinzioni.
Insomma, non propriamente i personaggi pittoreschi ma teneri dei libri di
Domenico Starnone, quanto piuttosto l’umanità degradata del nostro tempo:
ignorante, proiettata su un virtuale tanto autoreferenziale quanto sterile,
omologata dalla consuetudine a farsi i selfie ritoccando le imperfezioni,
nell’illusione nietzscheana che non esistano più i fatti ma soltanto le sovrane
interpretazioni di ciascuno.
Una classe politica di tal fatta, oltretutto infantile, sguaiata, priva di
lungimiranza nonché di senso del ridicolo, è stata scientemente prodotta da chi
vuole che gli elementi validi e preparati gravitino su altre dimensioni: a
partire dalla finanza per arrivare al marketing. In tal modo, a fingere di
occuparsi dell’amministrazione pubblica – perché l’agenda gliela dettano banche
e fondi di investimento – restano i soggetti improbabili che colorano il
teatrino politico di gaffe, volgarità e ignoranza a profusione. Gli stessi che
non si distinguono più dalla massa popolare nel non aver colto uno dei dati
essenziali della contemporaneità: cioè il fatto che la rivoluzione copernicana
delle nuove tecnologie – che oramai illudono tutti di essere edotti su tutto, ma
fanno anche conoscere situazioni ed episodi un tempo riservate a pochi eletti –
ha svelato un dato oggettivo.
Questo dato concerne il fatto che nessuno è senza macchia. Non la Russia di
Putin ma neppure l’Ucraina e tanto meno la Nato (figlia di un Occidente che ha
costruito il proprio benessere su secoli di colonialismo e imperialismo). Non
certo gli Usa, esecutori di un imperialismo spregiudicato e brutale iniziato con
la dottrina Monroe del 1823 (quindi neanche mezzo secolo dopo la nascita degli
Stati uniti d’America), né Israele ma neppure Hamas, i cui capi hanno mandato a
morire decine di migliaia di civili mentre loro risiedevano negli alberghi
stellati del Qatar. Beati monoculi in terra caecorum, avrebbero detto gli
antichi (beati quelli con un occhio solo nella terra dove sono tutti ciechi), ma
il punto è un altro.
E cioè che un’umanità cognitivamente degradata, nell’opinione pubblica come
nella classe politica, non ha gli strumenti per formarsi un giudizio critico
quando l’opulenza informativa li mette di fronte a un panorama desolato in cui
tutti presentano gravissimi scheletri negli armadi. Senza pensiero critico si
può solo scegliere alla maniera di un tifoso, fideisticamente, a simpatia,
oppure per dogmatica adesione a una bandiera invece che a un’altra. Si genera in
questo modo la malattia politica chiamata estremismo, quella in cui ognuno
vomita la propria indiscutibile verità e si sente in diritto di denigrare e
offendere gli stupidi e corrotti (considerati tali) che la pensano diversamente.
È in questo contesto che i nostri politici sono ormai incapaci di qualunque
dialogo che vada oltre la tattica di basso profilo e brevissima prospettiva,
oltre l’offesa, la mortificazione, la denigrazione dell’avversario. Così come è
sempre in questo contesto che la relatrice speciale delle Nazioni unite sui
territori palestinesi, Francesca Albanese, se ne può uscire con la bestialità di
affermare che il vile assalto alla redazione di un quotidiano nazionale dovrebbe
essere di “monito” per tutti gli altri affinché scrivano la verità. Come se
questa verità fosse soltanto una e tutti coloro che non la sposano
integralisticamente sono dei “sionisti” o perfino dei “liberali” a cui impedire
anche solo di parlare (si veda il caso di Calenda alla Sapienza).
Si tratta di una dialettica e di modalità proprie delle assemblee liceali,
appunto, ma che se infestano i livelli alti della politica ci segnalano una
degradazione preoccupante per la democrazia. Ancor più se a votare ci vanno
ormai quattro gatti, costretti a scegliere tra i pochi “cani” di una classe
dirigente miserevole. Composta da pupazzi (o meglio: burattini del potere
finanziario) incapaci di uscire dal gioco ottuso dell’estremismo poiché non
hanno neppure idea di chi fosse Tucidide, lo storico antico che narrò la
terribile politica imperialistica di Atene contro i Meli, riportando però queste
parole che avrebbero dovuto far riflettere fino alla notte dei tempi: “La
saggezza di non mettervi contro il più forte dovrebbe consigliare di arrendervi.
Noi infatti crediamo che per legge di natura chi è più forte comandi. Che questo
lo faccia la divinità, lo crediamo per convinzione. Che lo facciano gli uomini
lo crediamo perché evidente. E ci serviamo di questa legge senza averla
istituita noi per primi, ma perché l’abbiamo ricevuta già esistente e la
lasceremo valida per tutta l’eternità, certi che voi e altri vi sareste
comportati nello stesso modo se vi foste trovati padroni della nostra stessa
potenza”.
Ma è bene sapere che nel contesto culturale infimo e miseramente banalizzato in
cui ci troviamo, una politica comunque navigata come Meloni, una rappresentante
scolastica come Schlein (più intenta ad apparire che a rappresentare i disagi
della popolazione) se la beve a colazione. Senza neppure bisogno del confronto.
Che infatti non ci sarà.
L'articolo Atreju, confronto mancato tra Schlein e Meloni: il livello dei nostri
politici mi ricorda un’assemblea liceale proviene da Il Fatto Quotidiano.