
Manovra, Alleanza contro la povertà sul taglio all’Assegno di inclusione: “Per fare cassa colpite 400mila famiglie”
Il Fatto Quotidiano - Monday, December 15, 2025L’Alleanza contro la povertà ha espresso forte preoccupazione l’emendamento del governo alla legge di Bilancio che dimezza l’importo della prima mensilità dell’Assegno di inclusione (Adi) al momento del rinnovo. Una delle iniziative introdotte dall’esecutivo nel pacchetto di riformulazioni in vista del voto definitivo sulla manovra, atteso tra Natale e Capodanno. La modifica interviene sull’articolo della legge di bilancio che aveva precedentemente eliminato la mensilità di sospensione tra il primo periodo di fruizione dell’Adi e la proroga. Ma “l’importo della prima mensilità di rinnovo è riconosciuto in misura pari al cinquanta per cento dell’importo mensile del beneficio economico rinnovato ai sensi del primo periodo”, è scritto nell’emendamento, che punta a un risparmio per le casse statali di circa 100 milioni di euro. “L’ennesimo accanimento del governo contro i poveri” denuncia l’Alleanza contro la povertà, criticando sia il metodo che il merito della decisione. Nel merito, perché si introduce un taglio secco e immediato del reddito proprio nel momento di maggiore fragilità dei nuclei familiari, trasformando lo strumento di inclusione in una misura incerta e punitiva. “Si stima che circa 350-400 mila famiglie, a partire dal 2026, si troveranno a subire questa riduzione”, spiega l’Alleanza in un comunicato.
Secondo l’Alleanza, il dimezzamento significherebbe una perdita media stimabile tra i 250 e i 300 euro per questi nuclei, rischiando di compromettere il pagamento di spese essenziali come affitto, utenze e cure. Quanto al risparmio di 100 milioni: “Una cifra modesta se rapportata alla spesa complessiva della manovra, ma che viene ottenuta scaricando il costo su famiglie che già vivono sotto o a ridosso della soglia di povertà assoluta”. “Proprio recentemente siamo stati auditi dal governo in merito alla legge di Bilancio: abbiamo presentato le nostre proposte e le nostre analisi, frutto del lavoro dei nostri esperti – ricorda il portavoce Antonio Russo – Abbiamo anche pubblicato e presentato un documento sulla povertà, in cui emerge chiaramente quanto le misure di contrasto siano già gravemente insufficienti per rispondere al bisogno e alle gravi fragilità. Ora, non possiamo credere che si intenda davvero procedere con l’ennesimo taglio, colpendo proprio chi si trova in maggiore difficoltà. Chiediamo quindi l’immediato ritiro dell’emendamento. Il contrasto alla povertà non può essere affidato a interventi opachi e regressivi, né può diventare un capitolo su cui fare cassa in silenzio”, conclude Russo.
A denunciare il contesto in cui si inserisce l’intervento governativo era stata già nei giorni scorsi la Comunità di Sant’Egidio, che ha ripreso i dati Istat, secondo cui 5,7 milioni di italiani, pari al 9,8% della popolazione, vivono sotto la soglia della povertà assoluta, inclusi 1,283 milioni di minori, ovvero il 13,8% del totale. La crisi è aggravata dall’incremento del costo della vita: dal 2021 ad oggi i prezzi dei generi alimentari sono aumentati del 25%. Parallelamente, alla fine di settembre 2025, gli stipendi lordi reali risultavano ancora inferiori di oltre l’8% rispetto a gennaio 2021, con l’Italia tra i pochi paesi europei dove i redditi diminuiscono. L’emergenza abitativa è critica, con i canoni di affitto che superano in media il 40% del reddito familiare medio, mentre la lista d’attesa per gli alloggi popolari coinvolge circa 650 mila nuclei. Inoltre, ben il 9,9% delle persone, corrispondente a 5,8 milioni di individui, ha dichiarato di aver rinunciato a curarsi a causa di liste d’attesa, difficoltà economiche o scomodità delle strutture sanitarie, dai 4,5 milioni dell’anno precedente. Per questo Sant’Egidio ha proposto anche di allargare la platea dei beneficiari dell’Adi e di facilitare l’integrazione del sussidio con redditi da lavoro bassi.
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