L’Alleanza contro la povertà ha espresso forte preoccupazione l’emendamento del
governo alla legge di Bilancio che dimezza l’importo della prima mensilità
dell’Assegno di inclusione (Adi) al momento del rinnovo. Una delle iniziative
introdotte dall’esecutivo nel pacchetto di riformulazioni in vista del voto
definitivo sulla manovra, atteso tra Natale e Capodanno. La modifica interviene
sull’articolo della legge di bilancio che aveva precedentemente eliminato la
mensilità di sospensione tra il primo periodo di fruizione dell’Adi e la
proroga. Ma “l’importo della prima mensilità di rinnovo è riconosciuto in misura
pari al cinquanta per cento dell’importo mensile del beneficio economico
rinnovato ai sensi del primo periodo”, è scritto nell’emendamento, che punta a
un risparmio per le casse statali di circa 100 milioni di euro. “L’ennesimo
accanimento del governo contro i poveri” denuncia l’Alleanza contro la povertà,
criticando sia il metodo che il merito della decisione. Nel merito, perché si
introduce un taglio secco e immediato del reddito proprio nel momento di
maggiore fragilità dei nuclei familiari, trasformando lo strumento di inclusione
in una misura incerta e punitiva. “Si stima che circa 350-400 mila famiglie, a
partire dal 2026, si troveranno a subire questa riduzione”, spiega l’Alleanza in
un comunicato.
Secondo l’Alleanza, il dimezzamento significherebbe una perdita media stimabile
tra i 250 e i 300 euro per questi nuclei, rischiando di compromettere il
pagamento di spese essenziali come affitto, utenze e cure. Quanto al risparmio
di 100 milioni: “Una cifra modesta se rapportata alla spesa complessiva della
manovra, ma che viene ottenuta scaricando il costo su famiglie che già vivono
sotto o a ridosso della soglia di povertà assoluta”. “Proprio recentemente siamo
stati auditi dal governo in merito alla legge di Bilancio: abbiamo presentato le
nostre proposte e le nostre analisi, frutto del lavoro dei nostri esperti –
ricorda il portavoce Antonio Russo – Abbiamo anche pubblicato e presentato un
documento sulla povertà, in cui emerge chiaramente quanto le misure di contrasto
siano già gravemente insufficienti per rispondere al bisogno e alle gravi
fragilità. Ora, non possiamo credere che si intenda davvero procedere con
l’ennesimo taglio, colpendo proprio chi si trova in maggiore difficoltà.
Chiediamo quindi l’immediato ritiro dell’emendamento. Il contrasto alla povertà
non può essere affidato a interventi opachi e regressivi, né può diventare un
capitolo su cui fare cassa in silenzio”, conclude Russo.
A denunciare il contesto in cui si inserisce l’intervento governativo era stata
già nei giorni scorsi la Comunità di Sant’Egidio, che ha ripreso i dati Istat,
secondo cui 5,7 milioni di italiani, pari al 9,8% della popolazione, vivono
sotto la soglia della povertà assoluta, inclusi 1,283 milioni di minori, ovvero
il 13,8% del totale. La crisi è aggravata dall’incremento del costo della vita:
dal 2021 ad oggi i prezzi dei generi alimentari sono aumentati del 25%.
Parallelamente, alla fine di settembre 2025, gli stipendi lordi reali
risultavano ancora inferiori di oltre l’8% rispetto a gennaio 2021, con l’Italia
tra i pochi paesi europei dove i redditi diminuiscono. L’emergenza abitativa è
critica, con i canoni di affitto che superano in media il 40% del reddito
familiare medio, mentre la lista d’attesa per gli alloggi popolari coinvolge
circa 650 mila nuclei. Inoltre, ben il 9,9% delle persone, corrispondente a 5,8
milioni di individui, ha dichiarato di aver rinunciato a curarsi a causa di
liste d’attesa, difficoltà economiche o scomodità delle strutture sanitarie, dai
4,5 milioni dell’anno precedente. Per questo Sant’Egidio ha proposto anche di
allargare la platea dei beneficiari dell’Adi e di facilitare l’integrazione del
sussidio con redditi da lavoro bassi.
L'articolo Manovra, Alleanza contro la povertà sul taglio all’Assegno di
inclusione: “Per fare cassa colpite 400mila famiglie” proviene da Il Fatto
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