L’Alleanza contro la povertà ha espresso forte preoccupazione l’emendamento del
governo alla legge di Bilancio che dimezza l’importo della prima mensilità
dell’Assegno di inclusione (Adi) al momento del rinnovo. Una delle iniziative
introdotte dall’esecutivo nel pacchetto di riformulazioni in vista del voto
definitivo sulla manovra, atteso tra Natale e Capodanno. La modifica interviene
sull’articolo della legge di bilancio che aveva precedentemente eliminato la
mensilità di sospensione tra il primo periodo di fruizione dell’Adi e la
proroga. Ma “l’importo della prima mensilità di rinnovo è riconosciuto in misura
pari al cinquanta per cento dell’importo mensile del beneficio economico
rinnovato ai sensi del primo periodo”, è scritto nell’emendamento, che punta a
un risparmio per le casse statali di circa 100 milioni di euro. “L’ennesimo
accanimento del governo contro i poveri” denuncia l’Alleanza contro la povertà,
criticando sia il metodo che il merito della decisione. Nel merito, perché si
introduce un taglio secco e immediato del reddito proprio nel momento di
maggiore fragilità dei nuclei familiari, trasformando lo strumento di inclusione
in una misura incerta e punitiva. “Si stima che circa 350-400 mila famiglie, a
partire dal 2026, si troveranno a subire questa riduzione”, spiega l’Alleanza in
un comunicato.
Secondo l’Alleanza, il dimezzamento significherebbe una perdita media stimabile
tra i 250 e i 300 euro per questi nuclei, rischiando di compromettere il
pagamento di spese essenziali come affitto, utenze e cure. Quanto al risparmio
di 100 milioni: “Una cifra modesta se rapportata alla spesa complessiva della
manovra, ma che viene ottenuta scaricando il costo su famiglie che già vivono
sotto o a ridosso della soglia di povertà assoluta”. “Proprio recentemente siamo
stati auditi dal governo in merito alla legge di Bilancio: abbiamo presentato le
nostre proposte e le nostre analisi, frutto del lavoro dei nostri esperti –
ricorda il portavoce Antonio Russo – Abbiamo anche pubblicato e presentato un
documento sulla povertà, in cui emerge chiaramente quanto le misure di contrasto
siano già gravemente insufficienti per rispondere al bisogno e alle gravi
fragilità. Ora, non possiamo credere che si intenda davvero procedere con
l’ennesimo taglio, colpendo proprio chi si trova in maggiore difficoltà.
Chiediamo quindi l’immediato ritiro dell’emendamento. Il contrasto alla povertà
non può essere affidato a interventi opachi e regressivi, né può diventare un
capitolo su cui fare cassa in silenzio”, conclude Russo.
A denunciare il contesto in cui si inserisce l’intervento governativo era stata
già nei giorni scorsi la Comunità di Sant’Egidio, che ha ripreso i dati Istat,
secondo cui 5,7 milioni di italiani, pari al 9,8% della popolazione, vivono
sotto la soglia della povertà assoluta, inclusi 1,283 milioni di minori, ovvero
il 13,8% del totale. La crisi è aggravata dall’incremento del costo della vita:
dal 2021 ad oggi i prezzi dei generi alimentari sono aumentati del 25%.
Parallelamente, alla fine di settembre 2025, gli stipendi lordi reali
risultavano ancora inferiori di oltre l’8% rispetto a gennaio 2021, con l’Italia
tra i pochi paesi europei dove i redditi diminuiscono. L’emergenza abitativa è
critica, con i canoni di affitto che superano in media il 40% del reddito
familiare medio, mentre la lista d’attesa per gli alloggi popolari coinvolge
circa 650 mila nuclei. Inoltre, ben il 9,9% delle persone, corrispondente a 5,8
milioni di individui, ha dichiarato di aver rinunciato a curarsi a causa di
liste d’attesa, difficoltà economiche o scomodità delle strutture sanitarie, dai
4,5 milioni dell’anno precedente. Per questo Sant’Egidio ha proposto anche di
allargare la platea dei beneficiari dell’Adi e di facilitare l’integrazione del
sussidio con redditi da lavoro bassi.
L'articolo Manovra, Alleanza contro la povertà sul taglio all’Assegno di
inclusione: “Per fare cassa colpite 400mila famiglie” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Tag - Governo Meloni
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha esteso le
ispezioni ministeriali precedentemente richieste in Toscana ad altri due
istituti scolastici situati in Emilia Romagna. L’intervento fa seguito alle
polemiche suscitate dagli incontri tenuti dalla relatrice speciale dell’Onu per
i territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, che aveva partecipato a
sessioni in videoconferenza con gli studenti mobilitando Fratelli d’Italia che
aveva presentato un’interrogazione al ministro.
Dopo una nuova circolare agli istituti per ribadire la necessità che ospiti e
relatori garantiscano il contraddittorio quando si tratta di tematiche di
rilevanza politica e sociale, e la richiesta di avviare ispezioni al Liceo
Montale di Pontedera (Pisa) e all’Istituto Comprensivo “Massa 6”, il ministro
conferma che la richiesta è stata fatta l’Emilia Romagna: “Credo che le
ispezioni siano partite anche in questi casi”, ha detto a Milano, a margine
della visita in una scuola. L’obiettivo delle verifiche è lo stesso: accertare
se, come dichiarato da alcuni dirigenti scolastici ai giornali, l’iniziativa sia
stata realizzata senza informali e senza coinvolgere i genitori. Le ispezioni,
aveva già spiegato il ministro, dovrebbero anche chiarire se Albanese abbia,
come riportato dal Giornale e dal Tempo, accusato l’attuale governo di essere
“fascista” o “complice di un genocidio”, o se sia vero che gli studenti siano
stati invitati a occupare le scuole. Accertamento che avverrà “con grande
serenità, ma anche con grande determinazione e fermezza”, ha assicurato il
ministro. Le eventuali conseguenze delle ispezioni saranno di competenza degli
uffici scolastici regionali, che potranno avviare procedimenti in base alla
relazione degli ispettori.
Valditara ha rilanciato sulla scuola “democratica e costituzionale” che deve
prevedere il pluralismo e non l’indottrinamento. Ha ribadito che a scuola si va
per imparare e crescere, acquisendo lo spirito critico e la capacità di leggere
i fatti “senza condizionamenti, senza indottrinamento e senza propaganda”. A chi
gli ha chiesto un commento sulle critiche mosse dal sindacato Cobas Scuola di
Bologna, che aveva parlato di “caccia alle streghe”, ha risposto che
“francamente dei Cobas non mi interessa assolutamente nulla”. Aggiungendo che
coloro che utilizzano l’espressione “caccia alle streghe” dimostrano di non aver
“ancora acquisito una maturità democratica e una consapevolezza dei valori della
nostra Costituzione”. Concludendo, il ministro ha ribadito la sua visione della
scuola: “Io amo la nostra Costituzione, credo nei valori di una scuola libera
che faccia crescere tutti i giovani. Chi non è d’accordo, libero di pensarla
diversamente, ma non mi interessa il suo pensiero”.
L'articolo Albanese, Valditara chiede ispezioni anche in Emilia Romagna. “Serve
contraddittorio. Chi non è d’accordo? Non m’interessa” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
di Giovanni Muraca
A Castel Sant’Angelo si è conclusa la kermesse del partito di maggioranza del
governo, Atreju. Manifestazione che ha visto Fratelli d’Italia mettere in
pratica il famoso piano che posiziona Giorgia Meloni e tutta la compagine di
partito in una posizione più “pop”. Una strategia che descriveva bene Giacomo
Salvini prima dell’estate. Un rilancio che cancella gli “estremismi di partito”
che ha l’intento di far entrare un partito – ormai a stelle e fiamma tricolore –
digeribile anche a quella parte moderata di elettorato.
Spente le luci del palco romano, si ritorna alla normalità di un paese ormai al
baratro. I conti sono in ordine, ma dietro a politiche di austerità che lasciano
– ancora una volta – le persone a sopravvivere se non a morire di fame. Priorità
di un governo che non sa dove girarsi. Tolto l’emendamento proposto sempre da
Fd’I sull’innalzamento del contante a 10.000 euro con flat tax annessa e dietro
a obbligo di fatturazione cartacea (dove sappiamo che anche le fatture possono
essere tranquillamente fittizie), arriva un ddl contro chi “esalta” la mafia.
Ddl a firma Maria Carolina Varchi depositato a ottobre.
Leggendo il disegno è palese quanto sia dedicato “ai soliti nemici” e non al
vero e proprio atto. Il testo riporta: chi ripropone personaggi mafiosi con
intento “apologetico”, chi “esalta fatti, metodi, princìpi” mafiosi , “serie
televisive che mitizzano personaggi reali o immaginari delle varie associazioni
criminali di stampo mafioso”. Se tanto mi dà tanto, allora questo si potrebbe
tradurre e imputare ai libri di Saviano, dei Procuratori Gratteri e Di Matteo e
alle serie TV come Gomorra e Mare Fuori.
L’ennesimo ddl che profuma di proibizionismo. Proposta che sembra più un
ulteriore colpo alla “cancel culture” attivata da quando governi ultra
conservatori sono saliti al potere. E fa specie quando a questo si allineano
documenti che raccontano di piani eversivi che arrivano da oltre oceano per
distruggere l’Europa – già debole grazie all’attuale Commissione – dall’interno,
utilizzando paesi “amici” come Italia e Polonia per attuarli.
La sovranità tanto cara alla maggioranza attualmente si misura in
un’infrastruttura di Telecom ormai di KKR – fondo americano, Stellantis che
ormai è entità straniera, ITA Airways che per il 41% è di Lufthansa – compagnia
di bandiera tedesca. Mancava solo che un gruppo editoriale come Gedi venisse
venduto. Ma a chi? A un magnate con la foto di Donald Trump sulla scrivania. Una
sorta di assist che mette a tacere un media di “opposizione”. Abbiamo passato
una settimana a parlare della famiglia nel bosco, nel 2023 di Peppa Pig, di
Frecciarossa che fanno fermate speciali per i ministri e di acqua che fa
ammalare.
Mentre l’opposizione è occupata a parlare di leadership di questo campo largo
anziché prendere l’attuale maggioranza in contropiede su temi come questi e
facilitare una possibile vincita alle politiche del 2027, qual è realmente
l’agenda di governo nei prossimi mesi? Cosa stiamo realmente facendo per la
lotta alle mafie? Se non fosse per i procuratori – anch’essi isolati e presi di
mira dal governo per il Referendum primaverile per la divisione delle carriere –
del tema, non è che se ne sente molto parlare.
Gli unici in auge al momento sono sempre la difesa, il Rearm Europe (o Readiness
– per indorarci la pillola), circondati da emendamenti come questo che trovano
contraddizioni con l’immobilismo di questo esecutivo. Negli incontri che
Salvatore Borsellino – fratello di Paolo, magistrato tanto menzionato e caro
alla Premier – fa nelle scuole, una delle frasi di apertura degli stessi è
sempre: “La Mafia non è solo quella che conosciamo, ma Mafia è anche fare i
propri interessi a discapito degli altri”.
Se questa frase fosse una legge, saremmo un paese in salute in vari ambiti. Ma
perché migliorarsi quando si potrebbe far ancora di più? Magari un altro decreto
che cancelli determinate parole dal dizionario. Come si dice, tolta la parola,
risolto il problema.
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L'articolo Arriva la legge contro chi “esalta” la mafia: è palese che sia
dedicata ai soliti nemici proviene da Il Fatto Quotidiano.
Botta e risposta a Omnibus (La7) tra Walter Rizzetto, deputato di Fratelli
d’Italia e presidente della Commissione Lavoro della Camera, e Stefano Fassina,
economista ed ex viceministro dell’Economia, oggi leader dell’associazione
politica Patria e Costituzione. Al centro del confronto lo sciopero generale
proclamato dalla Cgil contro la manovra del governo Meloni, con il segretario
Maurizio Landini nel mirino dell’esponente della maggioranza e difeso, invece,
da Fassina, che ribalta il piano del dibattito.
Rizzetto apre l’affondo mettendo in discussione l’esito stesso della
mobilitazione: “Mi sembra che lo sciopero non sia andato bene. Almeno quest’anno
di oltre 1.000-1.200 scioperi proclamati ne sono stati celebrati oltre 600,
quindi si sciopera molto. Abbiamo visto un Landini in splendida solitudine“.
Secondo il presidente della Commissione Lavoro, la responsabilità è tutta del
leader Cgil: “Landini di fatto è il principale promotore della rottura del
fronte sindacale“.
L’ex esponente del M5s sostiene che il primo errore di Landini sia quello di
aver “demolito l’unità sindacale”, ricordando come la Uil di Pierpaolo
Bombardieri, pur inizialmente critica verso il governo, abbia deciso di non
scioperare dopo aver letto la legge di bilancio.
E aggiunge: “Landini, drammaticamente per lui, è stato sorpassato a sinistra da
un altro sindacato che si chiama Usb”.
Infine, il giudizio sul metodo: “Oramai tutti questi scioperi proclamati il
venerdì, come scrive Franco Bechis questa mattina in modo intelligente, sono
diventati un rito stanco”.
Fassina replica con toni fermi, definendo l’impostazione del dibattito
“abbastanza surreale”. L’ex viceministro contesta innanzitutto la narrazione
dell’isolamento sindacale: “Oggi la Cisl è in piazza per lo stesso motivo per
cui si è scioperato ieri, l’ha fatto la Uil con altre modalità. Attenzione, la
protesta non è solo contro la legge di bilancio. Al centro ci sono le questioni
salariali e la questione della guerra, che è molto molto rilevante per le
condizioni del lavoro e delle piccole imprese”.
Sul tema dello sciopero del venerdì, Fassina sottolinea: “Trovo davvero surreale
questa polemica sullo sciopero del venerdì: per un lavoratore scioperare lunedì,
martedì o venerdì costa sempre una giornata di stipendio. Bisognerebbe avere più
rispetto delle persone che vanno in piazza o che comunque scioperano. Le
lavoratrici e i lavoratori vanno rispettati“.
L’economista poi accusa il governo di non affrontare la questione salariale: “È
un fatto che c’è una questione salariale che il governo non solo non affronta ma
utilizza come una leva di politica economica per continuare a competere sul
costo del lavoro. Non è un caso che non vogliono fare il salario minimo. Il
salario minimo non si fa perché questo governo, come tanti altri precedenti,
continua a puntare sulla competizione di costo”.
Fassina punta il dito contro il ministro delle Imprese: “Non c’è uno straccio di
politica industriale. Sono tre anni che stanno al governo. Urso è una figura
imbarazzante, sa solo presiedere i tavoli di crisi. Non c’è una misura che
riguarda la politica industriale”.
Poi il passaggio sui conti pubblici: “Quei 18 miliardi della legge di bilancio
di maggiori spese o minori entrate per un terzo vengono coperti da tagli agli
investimenti pubblici. In una fase in cui l’Italia è a zero virgola negli ultimi
tre anni e i documenti di finanza pubblica del governo indicano zero virgola di
crescita anche nei prossimi tre anni, la manovra si copre con 6 miliardi di
tagli agli investimenti pubblici. Ci intratteniamo su quello che fa Landini, ma
Landini è una conseguenza, non la causa”.
Le cause per Fassina hanno nomi precisi: stagnazione economica e impoverimento
del lavoro. “I lavoratori hanno perso nove punti di salario reale negli ultimi
tre anni e sono un sacco di soldi. Su uno stipendio di 1.200 euro sono 110-120
euro al mese. Queste sono le questioni. Se non affronti questi nodi, di che cosa
parliamo?”.
L'articolo Sciopero Cgil, Rizzetto attacca Landini. Fassina: “Polemica surreale,
abbia rispetto dei lavoratori”. Su La7 proviene da Il Fatto Quotidiano.
Gentilissima Presidente del Consiglio Giorgia Meloni,
da blogger e attivista che si occupa di tematiche socio-politiche con
particolare attenzione alle disabilità, rimango senza parole e provo un senso di
schifo nel vedere che il suo governo – che, secondo lei, doveva fare la storia –
sta costringendo i disabili e le loro famiglie a pagare in parte o totalmente
gli ausili di cui hanno bisogno e lasciando totalmente nella solitudine i
familiari che assistono le persone disabili, però riesce comunque a trovare 4,3
miliardi per il riarmo.
La pregherei di spiegare in modo chiaro qual è la sua idea e il suo governo nei
confronti delle persone che hanno delle difficoltà, perché se continuate di
questo passo state mettendo in atto uno “sterminio moderno” e abbiamo già visto
in passato a che risultati ha portato questo tipo di impostazione politica.
Si stanno avvicinando le festività natalizie e le persone in difficoltà (non mi
riferisco solo alle persone disabili) hanno bisogno di aiuti reali, di
interventi concreti duraturi nel tempo e non di pietà. Se lei e il suo governo
volete lasciare realmente un segno nella storia, dovete cambiare rotta
immediatamente, garantendo a tutti gli strumenti affinché ogni persona possa
sviluppare le proprie potenzialità interiori e vivere la propria vita in modo
dignitoso, così facendo il paese raggiungerà una maggiore crescita perché ogni
individuo sarà protagonista e si sentirà integrato e accolto nel nostro paese.
Come sempre, rimango a sua disposizione a titolo gratuito. Sperando di ricevere
una risposta scritta, le comunico che verrà pubblicata su questo blog.
Dott. Luca Faccio
Per segnalarmi le vostre storie scrivete a: raccontalatuastoria@lucafaccio.it e
redazioneweb@ilfattoquotidiano.it
L'articolo Mancano i soldi per gli ausili, non per le armi. Presidente Meloni,
qual è la sua idea per i disabili? proviene da Il Fatto Quotidiano.
Bagarre a Tagadà (La7) tra Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino per
Repubblica, e l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, sulla
situazione della guerra in Ucraina e sugli aiuti europei. Mastrobuoni si
sofferma sulla decisione della Ue di rendere indefinito il congelamento dei 210
miliardi di euro di asset russi: se prima le sanzioni dovevano essere rinnovate
ogni 6 mesi all’unanimità (col rischio di veto da parte di paesi come Ungheria e
Slovacchia, più vicini a Mosca), ora restano congelati finché la Russia non
termina la guerra e paga i danni all’Ucraina.
La giornalista aggiunge: “Quando ci sarà il voto il 18 dicembre, ovviamente si
litigherà, ma c’è sempre un piano B che ha formulato Ursula von der Leyen la
settimana scorsa. Purtroppo nessuno ne parla e anche l’Italia e il governo sono
troppo stupidi per parlarne, perché per il governo italiano sarebbe l’ideale,
cioè 90 miliardi in due anni finanziati con eurobond e garantiti dal bilancio
europeo”.
Quando prende la parola, Fidanza commenta le parole di Mastrobuoni: “Al di là
degli epiteti abbastanza incommentabili della Mastrobuoni, il governo è
assolutamente presente al tavolo europeo con una bussola che è sempre la stessa:
quella di rendere compatibili gli impegni per l’Ucraina con il nostro interesse
nazionale, perché tra le varie proposte che sono sul tavolo a Bruxelles in
queste ore, ce ne sono alcune che non sarebbero del tutto poco gravose
potenzialmente per l’Italia”.
Mastrobuoni lo interrompe più volte: “Ma non ho detto che non siete al tavolo
europeo. Lei non ha capito niente, mi mette in bocca parole che non ho mai
detto”.
“Allora forse è un problema di ritorno dell’audio – replica Fidanza mentre la
giornalista si dimena – Ho sentito la parola ‘stupido’, forse ho sentito male.
Però vorrei terminare, poi lei chiarisce. Se ho sentito male, mi fa piacere se
lo smentisce, ma la prego di non interrompermi”.
La polemica esplode quando Mastrobuoni ha la parola: “Non ha capito una sola
parola di quello che ha detto. Le mie parole, che lei definisce
‘incommentabili’, non le ha proprio capite”.
Fidanza insorge: “Si sente molto male. Non è che non capiamo, il suo
collegamento fa schifo. Forse è lei che dovrebbe capirlo”.
“Sì, sono comunista – ribatte la giornalista – quindi il collegamento fa
schifo”.
“Lei deve dare sempre lezioni, come tutti quelli di Repubblica – rilancia
l’europarlamentare – Ci date lezioni anche quando non funziona il collegamento,
date sempre lezioni di vita. Siamo stufi delle vostre lezioncine“.
“Ha finito? – controbatte Mastrobuoni – Stia calmo e si prenda la pillolina
rossa. Lei non ha capito nulla di quello che ho detto”.
E Fidanza protesta nuovamente: “Certo, perché sono stupido, mentre voi di
Repubblica siete degli illuminati”.
“Sì, esattamente – risponde Mastrobuoni – È stupido lei ed è stupido il
governo“.
“Noi di destra abbiamo l’anello al naso – replica il politico – non capiamo
niente e aspettiamo Repubblica che ci spieghi la vita”.
“Sì, lei ha l’anello al naso ed è anche molto maleducato“, replica la cronista.
“No, è lei una cafona – risponde Fidanza – Si vergogni, lei non può dare lezioni
a nessuno”.
“Maleducato, si vergogni lei”, replica Mastrobuoni.
“Esca dal suo salotto”, rilancia Fidanza.
“Ma la smetta – insorge la giornalista – Nel salotto ci sta lei che guadagna
15mila euro al mese, ma stia zitto e taccia. Lei non ha capito nulla”.
“Non faccia la demagoga e si vergogni – urla Fidanza – Io sono stato votato da
decine di migliaia di persone. A lei chi l’ha mai votata?”.
L'articolo Lite Fidanza-Mastrobuoni su La7: “Si vergogni, cafona. Esca dal
salotto”. “Taccia maleducato, lei prende 15mila euro al mese” proviene da Il
Fatto Quotidiano.
La guerra del governo Meloni alla cannabis light si inasprisce. In soli 4
giorni, da martedì 9 dicembre, le associazioni degli imprenditori hanno ricevuto
una valanga di segnalazioni, contando circa 60 sequestri. Ogni volta che le
forze dell’ordine portano via la canapa ai proprietari, in procura giunge
l’esposto con l’ipotesi di reato: detenzione di stupefacenti. Gli imprenditori
rischiano fino a 20 anni di galera. “Agli agenti, i nostri associati hanno
specificato di essere imprenditori, non spacciatori, e di vendere prodotti
legali, mica stupefacenti”, dice a ilfattoquotidiano.it Raffaele Desiante, di
Imprenditori canapa Italia (Ici). Cosa hanno risposto le forze dell’ordine? “Si
dicono d’accordo con noi e ammettono di obbedire alle direttive – racconta
Desiante – l’ordine è di sequestrare e denunciare per spaccio”.
I DUBBI DI COSTITUZIONALITÀ
Eppure la cannabis light, con il thc sotto la soglia dello 0,5 per cento, è
priva di effetti droganti. Lo certifica la tossicologia forense e perfino una
circolare ministeriale firmata da Matteo Salvini, il 31 luglio 2018, quando
regnava al Viminale. Ma anche i provvedimenti della magistratura: negli ultimi
mesi sono numerosi i dissequestri ordinati dalle toghe, dopo i blitz degli
agenti contro i coltivatori e i negozi di cannabis light. Ma il governo Meloni
tira dritto. Eppure si attende il giudizio della Corte Costituzionale e della
Corte di Giustizia europea, sull’articolo 18 del decreto sicurezza. E’ la norma
che equipara il fiore della canapa legale al fiore della marijuana, senza alcun
fondamento scientifico. I due verdetti possono spazzare via il divieto delle
infiorescenze, ma ci vorrà tempo. Un paio d’anni per la sentenza nel Vecchio
continente, mesi per la pronuncia della Consulta. Del resto, già il massimario
della Cassazione aveva espresso forti di dubbi sulla legittimità costituzionale.
Dunque i giudizi in arrivo – in Italia e in Europa – consiglierebbero prudenza.
Invece proprio ora il governo rafforza la repressione. Ieri è arrivato anche
l’allarme del segretario di Radicali italiani Filippo Blengino: “In queste ore,
le forze dell’ordine stanno conducendo vere e proprie retate contro negozi e
produttori di cannabis light: sequestri, perquisizioni, denunce per spaccio di
una sostanza priva di qualunque effetto psicoattivo”.
IL CASO DI CRONACA: SUICIDIO DOPO AVER FUMATO CANNABIS LIGHT
Secondo gli addetti ai lavori, la ragione può risiedere nel recente, drammatico,
caso di cronaca: il 5 dicembre a Milano un ragazzo di 23 anni è morto dopo
essersi lanciato dalla finestra di un bed and breakfast, davanti al fratello.
Aveva appena fumato cannabis light acquistata a Firenze: il sospetto è che fosse
adulterata. Sul caso indagano le procure di Milano e Firenze. Ma gli
imprenditori onesti sono le prime vittime dei truffatori che mescolano sostanze
chimiche con il fiore della canapa. Perciò chiedono verifiche alle forze
dell’ordine, senza essere considerati spacciatori. “Il punto non è ‘il
controllo’ in sé, legittimo e ben accetto”, scrive in una nota l’associazione
Canapa sativa Italia – ma come questo controllo viene tradotto, troppo spesso,
in sequestro e denuncia penale automatica anche quando manca l’elemento
decisivo: la concreta idoneità stupefacente del prodotto”. Ovvero: per
scongiurare la cannabis light adulterata, un pericolo per la sicurezza pubblica,
basta prelevare un campione e analizzarlo. La denuncia penale invece serve a far
chiudere un’impresa. Per giunta, alcuni sequestri sono giunti senza neppure
misurare il tasso di thc, ovvero l’effetto drogante.
LA DESTRA DIVISA SULLA CANAPA
Anche in Fratelli d’Italia si è aperta la fronda per difendere gli imprenditori:
il senatore meloniano Matteo Gelmetti aveva presentato un emendamento alla
Manovra per cancellare l’articolo 18, ma il partito ha subito ingranato la
retromarcia. In Europa è Forza Italia con Flavio Tosi, a perorare la causa della
canapa senza risparmiare critiche al governo sull’articolo 18 che bandisce il
fiore. In Veneto è la Lega a difendere gli imprenditori della canapa. Perfino
Coldiretti, l’associazione degli agricoltori amica di palazzo Chigi, ha bocciato
la guerra alla canapa legale. Ma il governo Meloni tira dritto.
L'articolo Cannabis light, gli imprenditori: “60 sequestri e denunce per droga
in 4 giorni. Il governo rafforza la repressione” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
“Il decreto armi ci sarà e se bisogna parlare anche, giustamente, di lavorare
per la Pace, si farà perché è sempre l’intenzione del governo”. Il
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, dopo
aver partecipato ad un dibattito ad Atreju risponde ad alcune domande de
ilfattoquotidiano.it Il braccio destro di Giorgia Meloni, di fatto, conferma
quanto anticipato da Il Fatto Quotidiano in edicola oggi. La Lega non si opporrà
al decreto che proroga la possibilità di inviare armi all’Ucraina per tutto il
2026. Il compromesso consisterà nell’inserire al testo che darà avvio a nuovi
aiuti militari il riferimento ai negoziati firmati Donald Trump.
Fazzolari poi glissa sul vicepresidente del Consiglio e Ministro del governo
Meloni, Matteo Salvini, che parla di ‘guerra persa’ da parte dell’Ucraina. “La
cosa importante è che il governo è sempre molto coeso sia a livello interno sia
a livello internazionale. Non c’è mai stata distinzione di posizione – continua
il sottosegretario – e questa è l’unica cosa importante. Dopodiché io sono
convinto che l’Ucraina abbia già vinto questa guerra a prescindere da come
finirà perché qualunque osservatore internazionale era certo che l’Ucraina
sarebbe stata interamente invasa nel giro di poche settimane. La storia
racconterà di questa incredibile vittoria ucraina”. Quindi Salvini sbaglia? “No
ma Salvini stava parlando di un contesto generale – risponde Fazzolari – per me
in Ucraina si arriverà ad una soluzione di pace e l’Ucraina vivrà in una
situazione di piena sovranità ed indipendenza e sarà stata una vittoria storica,
incredibile e della quale si parlerà a lungo”. Con delle concessioni di
territori da parte di Kiev? “Questo possono deciderlo solo gli ucraini e si
vedrà come si arriverà. Credo – conclude – che primo o poi si arriverà ad un
congelamento della linea del fronte, ma questo non perché qualcuno lo ha deciso
ma purtroppo sarà l’esito della guerra”.
L'articolo Fazzolari: “Decreto Armi ci sarà e se bisogna parlare dei negoziati
(come vuole la Lega) si farà” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha chiesto agli
organi competenti di avviare una immediata ispezione per verificare quanto
accaduto in alcune scuole in Toscana dove Francesca Albanese, relatrice speciale
dell’Onu per i territori palestinesi occupati, ha tenuto incontri durante
l’orario scolastico. Ne è seguita un’interrogazione di Fratelli d’Italia che ha
chiesto l’intervento del ministro, che ha dichiarato “di aver letto su organi di
stampa che la relatrice avrebbe rilasciato dichiarazioni che, se comprovate,
potrebbero costituire ipotesi di reato. Le ispezioni mirano a verificare la
realtà dei fatti e la eventuale responsabilità degli organi scolastici
coinvolti”. Le accuse sono quelle riassunte da un comunicato della Lega in
Toscana, riferendosi a quanto scritto sulle pagine dei quotidiani il Giornale e
il Tempo: “Come riportato da alcuni organi di stampa, sembrerebbe addirittura
che la relatrice speciale dell’Onu abbia accusato l’attuale governo di essere
‘fascista’, ‘complice di un genocidio’ e detto ai ragazzi di occupare le
scuole”. Mentre per il M5s le ispezioni richieste “puzzano di propaganda”.
L’iniziativa del ministro riguarda in particolare due istituti scolastici già al
centro dell’interrogazione parlamentare presentata dal deputato di FdI
Alessandro Amorese: “Alcune classi del Liceo Montale di Pontedera (Pisa), ed una
classe della seconda media dell’Istituto Comprensivo “Massa 6” avrebbero
partecipato ad un incontro proposto dalla rete di insegnanti “Docenti per Gaza”,
con la partecipazione di Francesca Albanese, incentrato sulle tematiche del suo
libro ‘Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite dalla Palestina’”,
evidenziava l’interrogazione. “Iniziative scolastiche di questo tipo, se svolte
in assenza di un adeguato contraddittorio, rischiano di assumere il carattere di
un indottrinamento ideologico, lontano dai principi di pluralismo, equilibrio
formativo e imparzialità che devono guidare l’attività educativa nelle scuole
italiane”. Da qui la richiesta a Valditara di “accertare che, pur nel rispetto
dell’autonomia scolastica, le modalità con cui è stato organizzato l’incontro
siano state svolte nel rispetto della salvaguardia dell’equilibrio formativo e
dell’imparzialità”. Il responsabile nazionale Cultura e innovazione di FdI,
Federico Mollicone, rincara: “Il numero di studenti italiani che hanno
partecipato a questi incontri sarebbe superiore a 11mila. Inaccettabile che sia
stato dato spazio ad una persona che ha, più volte, giustificato le azioni di
Hamas, ha partecipato a una conferenza con i volti più noti dell’organizzazione
terroristica e ha definito un ‘monito’ per i giornalisti le gravi azioni
vandaliche e intimidatorie contro la sede del quotidiano La Stampa”.
“Ci risiamo! Dopo Pisa e Massa, ora è il turno di Pontedera. Anche qui, infatti,
Albanese ha potuto fare la sua consueta propaganda in un liceo. Gli italiani
conoscono già il tristemente noto incontro virtuale – parte di una serie fornita
a oltre 150 scuole medie e superiori italiane, dalla chiara connotazione
politica – e siamo certi che la stragrande maggioranza di loro non voglia i
figli in una scuola ideologizzata”, dichiarano il commissario della Lega in
Toscana, Andrea Crippa, assieme ai deputati toscani del Carroccio Andrea
Barabotti, Elisa Montemagni, Tiziana Nisini ed Edoardo Ziello., che plaudono
alle ispezioni. “È inaccettabile che nelle scuole si svolgano lezioni
chiaramente orientate contro il Governo e prive di contraddittorio (come
previsto esplicitamente da una circolare ministeriale)”.
A dire invece che le ispezioni richieste “puzzano di propaganda” è il Movimento
5 stelle. “Non abbiamo certezze su cosa abbia detto Albanese, vedremo cosa
emergerà e se ci sono delle responsabilità. Però questa improvvisa operazione di
Valditara puzza parecchio, ancora una volta, di propaganda mascherata da zelo
istituzionale”, dichiarano gli esponenti M5S in commissione Cultura. “Forse
sarebbe più urgente farla in tutte quelle scuole utilizzate in questi anni come
passerella politica per campagne elettorali in stile Valditara. Oppure in quelle
in cui i lavori del Pnrr, arrivati grazie a Giuseppe Conte, sono ancora fermi a
causa della cattiva gestione di questo governo. Sarebbe interessante ispezionare
anche le scuole che si ritrovano a fare i conti con quasi 900 milioni di tagli
messi in manovra da questo governo. E, perché no, quelle in cui docenti e
dirigenti avrebbero attivato volentieri percorsi seri di educazione affettiva e
sessuale, se solo non fossero stati costretti a sottostare alla linea ideologica
della galassia Pro Vita di cui Valditara sembra essere ormai l’instancabile
alfiere”.
L'articolo Il ministro Valditara chiede ispezioni in due scuole che hanno
ospitato incontri con Francesca Albanese proviene da Il Fatto Quotidiano.
Come previsto, esce dai radar anche il casus belli che ha portato alla conquista
di Mediobanca da parte del Monte dei Paschi di Siena. L’alleanza da 1.900
miliardi di euro fra Generali e Natixis nel risparmio gestito è stata
definitivamente archiviata. Il gruppo di Trieste e i francesi di Bpce cui fa
capo Natixis, hanno deciso di interrompere le trattative iniziate poco meno di
un anno fa che avevano messo in allarme il governo. Dandogli argomenti per
spalleggiare la scalata al primo socio del Leone, Mediobanca appunto.
Tutto era rimasto bloccato in attesa di capire l’esito dell’offerta che ha poi
fatto finire piazzetta Cuccia sotto il controllo di Mps in un’operazione che è
tutt’ora al vaglio della Procura di Milano. L’obiettivo nel prendere più tempo,
dopo aver eliminato le penali da 50 milioni che pendevano su chi avesse fatto un
passo indietro, era di trovare condizioni più digeribili ai soci di riferimento
del Leone, Caltagirone e Delfin. Entrambi fin dall’inizio hanno infatti
osteggiato l’alleanza, così come hanno fatto diversi esponenti del governo.
Evidentemente alla fine non si è trovata la quadra sul progetto che, nelle
intenzioni iniziali, avrebbe dovuto far nascere un campione europeo mettendo
assieme le rispettive attività nell’asset management. A comunicarlo sono stati i
diretti interessati, Generali e Bpce, che in una nota hanno spiegato di aver
“condotto approfondite interlocuzioni e le consultazioni previste con gli
stakeholder interessati” in linea con quanto prevedono i rispettivi processi e
modelli di governance. “Sebbene negli ultimi mesi il lavoro svolto insieme abbia
confermato il merito e il valore industriale di una partnership” entrambi “hanno
stabilito congiuntamente di interrompere le consultazioni, in linea con i
termini comunicati il 15 settembre scorso, concludendo che non sussistono le
condizioni per raggiungere un accordo definitivo”.
Che il matrimonio nella gestione del risparmio non fosse da fare si era capito
da tempo, con la fine del supporto all’alleanza coi francesi da parte Mediobanca
non più guidata da Alberto Nagel. Nel comunicato congiunto con il quale hanno
ufficializzato il fallimento, Bpce e Generali hanno comunque assicurato di voler
mantenere il loro “impegno per lo sviluppo di un’industria finanziaria dinamica,
guidata da campioni europei competitivi a livello globale che contribuiscano al
successo economico della regione”. Ma la partita più importante per il Leone di
Trieste ora è un’altra.
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francesi di Natixis proviene da Il Fatto Quotidiano.