Ospite di In altre parole, su La7, Fausto Bertinotti interviene su due episodi
che hanno segnato la campagna del centrodestra per le elezioni regionali e il
dibattito pubblico sul fascismo. Il primo riferimento è al comizio di chiusura
del centrodestra al Palapartenope di Fuorigrotta, dove Giorgia Meloni, Antonio
Tajani e Maurizio Lupi si sono uniti ai militanti che hanno scandito il coretto
“Chi non salta comunista è!”, saltellando sul palco.
Il fondatore di Rifondazione Comunista definisce la scena poco consona al ruolo
istituzionale dei protagonisti: “Di fronte a questa scena, proprio anche
esteticamente si fa brutta figura. Ma v’immaginate De Gasperi, Togliatti,
Saragat che saltano in quel modo? In realtà, la formula costituzionale secondo
cui la carica va portata con decoro era una cosa iscritta nella vita quotidiana
di questi dirigenti, persino nell’abbigliamento.”
Richiama quindi l’esempio di Palmiro Togliatti, segretario del Pci e padre del
comunismo italiano: “Lui veniva dall’est, comunista e rivoluzionario. Eppure lui
ha indicato ai parlamentari del suo partito all’ingresso per la prima volta alla
Camera di indossare un abito blu. Cioè il massimo esponente dell’opposizione al
sistema, e non solo al sistema, chiedeva ai parlamentari che lo rappresentavano
nelle istituzioni di indossare l’abito delle istituzioni, perché lì dentro per
un democratico sei come in chiesa per un credente, hai un aspetto religioso da
portare con te per il decoro di una grande istituzione“.
Poi l’affondo a Meloni e a Tajani: “Se non è così, vuol dire che non hai capito
dove vivi e non sei in grado di muovere un processo educativo nei confronti del
tuo popolo, cioè sarebbe meglio che tu ti dimettessi“.
Il secondo tema riguarda il post Facebook dell’europarlamentare leghista Roberto
Vannacci, che propone una sua ricostruzione del Ventennio, presentata come
“RIPETIZIONI PER CHI LA STORIA L’HA STUDIATA NEI MANUALI DEL PD”. Nel testo il
generale definisce la marcia su Roma “poco più di una manifestazione di piazza”
e sostiene che Mussolini abbia governato “nei limiti dello Statuto Albertino”,
presentando le leggi liberticide come atti pienamente regolari.
Per Bertinotti, questa operazione produce un effetto paradossale: “Noi siamo
stati abituati a criticare il fascismo per le sue nefandezze. E a volte abbiamo
riso dei suoi elementi caricaturali. Ma non avremmo mai potuto immaginare che il
massimo della caricatura del fascista siano oggi coloro che in qualche misura
rivalutino il fascismo, come Vannacci.”
E conclude sarcasticamente: “Se quelli sono i sostenitori del fascismo, ma per
forza, allora la competizione è troppo facile, perché quello (Vannacci, ndr) è
autolesionista. Cioè uno che dice le cose che ha detto sulla marcia su Roma è
impresentabile.”
L'articolo Bertinotti a La7: “I saltelli di Meloni e Tajani? Che brutta figura,
meglio dimettersi”. Su Vannacci: “Caricatura del fascista” proviene da Il Fatto
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