Al di là del rito, delle forme, dei rispettivi ruoli, davanti al corpo
diplomatico italiano, riunito nell’annuale Conferenza delle ambasciatrici e
degli ambasciatori – in programma oggi e domani tra Roma e Milano – a sentire i
discorsi del ministro degli Esteri e del presidente della Repubblica si colgono
due linee di politica internazionale espressa dai vertici istituzionali. C’è una
“dottrina Mattarella” e una posizione, espressa da Antonio Tajani che sembra più
barcamenarsi che esporre una visione politica.
Il ministro degli Esteri mette l’accento, come da direttive della presidente del
Consiglio, sui rapporti atlantici e sul valore “occidentale” delle alleanze per
cercare di tenere unite le due sponde dell’Atlantico che, invece, su spinta di
Donald Trump, tendono a divaricarsi sempre più. E, però, da questo punto di
vista si pone in forma molto dialettica con il processo di pace in corso,
disponendosi ad accettare compromessi e mediazioni. Dall’altra, la “dottrina
Mattarella”, ribadisce saldamente l’approccio “multilaterale”, si dice
insofferente per quella “disordinata e ingiustificata aggressione nei confronti
dell’Unione Europea” rigettando l’idea che la Ue possa essere, come nella
narrazione Maga in voga a Washington, “una organizzazione oppressiva, se non
addirittura nemica della libertà”. Ma su questa impostazione, tutto sommato
limpida, chiude qualsiasi strada al rapporto con la Russia la cui aggressione ai
danni dell’Ucraina, “con vittime e immani distruzioni, e con l’aberrante
intendimento, malgrado gli sforzi negoziali in atto, di infrangere il principio
del rifiuto di ridefinire con la forza gli equilibri e i confini in Europa” non
è accettabile in nessun modo. Per respingerla, anzi, Mattarella chiama in causa
la Conferenza di Helsinki sulla Cooperazione e la Sicurezza nel continente,
evento che, invece, è stato chiamato in causa da rinomati giuristi e
costituzionalisti come sponda proprio per impostare invece un possibile dialogo.
Si potrebbe discutere ovviamente di quanto una diversa politica estera sia
prerogativa del Quirinale che abilmente e con un tono sempre cordiale e molto
sereno la spiattella davanti al governo – nella Conferenza in corso alla
Farnesina, sono diversi gli ambasciatori che commentano la capacità di
Mattarella di dire cose “contundenti” con la soavità che lo caratterizza. La
divergenza è tanto più rilevante proprio perché esibita davanti al fulcro
dell’attività diplomatica italiana, quelle 130 feluche che devono rappresentare
una posizione chiara davanti ai governi di tutto il mondo. Si tratta,
ovviamente, di sfumature e sottigliezze che, però, nella diplomazia
internazionale costituiscono la sostanza. Mentre Tajani, con un discorso in
realtà molto amministrativo e di basso profilo, invia il messaggio di
derivazione berlusconiana che più gli sta a cuore – la diplomazia a sostegno
delle imprese italiane, “voglio darmi l’obiettivo di raggiungere 700 miliardi di
export entro il 2027” – e esalta la riforma della Farnesina con la nuova
vice-segreteria generale incaricata di supervisionare proprio l’economia, è
Mattarella a esporre una visione politica. Il presidente passa in rassegna,
oltre l’Ucraina, “la tragedia di Gaza”, il dramma nel “Sahel e nel Corno
d’Africa”, le “tensioni” che “si vanno accentuando anche in America Latina e nei
Caraibi, da ultimo con il riaffacciarsi di una sorta di riedizione della
cosiddetta “dottrina” di James Monroe, la cui presidenza si è conclusa
esattamente due secoli fa”.
Il quadro di Mattarella serve a dare risalto al centro della sua visione, il
rilievo che compete “alle istituzioni del multilateralismo e all’Unione Europea”
contro la “tentazione della frammentazione” che si insinua nelle relazioni
internazionali – e persino nel mondo occidentale – “con la ripresa di un metodo
di ostilità che misura i rapporti internazionali su uno schema a somma zero: se
qualcuno ci guadagna significa che qualcun altro ci perde”.
Mattarella ha il merito di mettere in risalto il tema della cooperazione
internazionale, della difesa del diritto, importante il suo attacco alla
“pretesa di imporre punizioni contro giudici delle Corti internazionali per le
loro funzioni di istruire denunce contro crimini di guerra”. Le Nazioni Unite,
quindi, la legalità e un approccio che vuole la “‘ricerca della pace nella
sicurezza’- come ammoniva un illustre inquilino di questo palazzo, Aldo Moro”.
Proprio questo tipo di citazioni fa capire che la sua “dottrina” si colloca su
un pacchetto di storia e cultura politica che innerva una politica
internazionale ben precisa e che affonda nelle direttive costituzionali “del
valore del dialogo internazionale come via privilegiata per affermare il suo
ruolo nel mondo” e nella “Costituzione materiale che ha guidato, senza
discontinuità, il nostro Paese nello scenario internazionale, basandosi su pace,
dialogo, multilateralismo, europeismo, legame atlantico”.
“Quegli orientamenti continuano a rappresentare, ancora oggi, un patrimonio
prezioso che ci può guidare nelle nuove forme con cui si presentano i conflitti”
è la linea offerta dal presidente della Repubblica direttamente agli
ambasciatori. In ossequio alle “poli-crisi” internazionali, Mattarella propone
loro una “poli-diplomazia”. Ma, come sottolineato, proprio questa presentazione
al corpo diplomatico rende plastica la differenza tra Quirinale e governo
mettendo in evidenza una dualità di posizioni istituzionali che, nelle strettoie
della attualità, pongono approcci diversi alla questione ucraina. A riprova che
non si tratta solo di linee politico-culturali, ma di scelte cogenti. In cui a
soffrire di più è il governo. La sua posizione filo-trumpiana rende complesso il
reiterato appoggio all’Ucraina senza accedere alle possibilità di mediazione e
compromesso che si stanno presentando. La “dottrina Mattarella” è più limpida e
anche più secca: quelle mediazioni non vanno accettate.
L'articolo L’uscita su Trump e l’approccio multilaterale: il governo Meloni
davanti alla “dottrina Mattarella” sulla politica estera proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Tag - Antonio Tajani
Sta facendo il giro dei social il video in cui Antonio Tajani, ministro degli
Esteri, esulta per il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio
dell’Unesco al grido di battaglia dell’Aeronautica militare in India
(“Gheregheghez”, nato nel 1924). Il filmato mostra Tajani al ricevimento
intitolato “Una serata italiana” all’ambasciata di Nuova Delhi: dietro di lui,
ufficiali e sottufficiali dell’arma.
L'articolo “Gheregheghez”, il grido di battaglia di Tajani insieme ai militari
in India – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.
Le parole di Pier Silvio Berlusconi sono “sollecitazioni positive“. Mentre si
trova a Mumbai per il Forum imprenditoriale Italia-India, Antonio Tajani cerca
di spegnere le agitazioni interne a Forza Italia dopo i concetti pronunciati dal
secondogenito di Silvio Berlusconi in occasione degli auguri di Natale negli
studi di Mediaset. “Tutti i consigli sono preziosi, utili e li ascolto, sono in
perfetta sintonia sulla necessità del rinnovamento e di guardare al futuro”,
afferma il ministro degli Esteri e leader degli azzurri. Secondo Adnkronos,
agenzia di stampa notoriamente vicina al mondo del centrodestra, il partito è in
fibrillazione: per molti, infatti, le parole dell’ad di Mfe, che avrebbe
informato della sua uscita la sorella Marina Berlusconi, risuonano come
l’ennesimo monito-avviso al segretario nazionale.
Pier Silvio Berlusconi infatti ha sì confermato tutta la sua stima per Antonio
Tajani: “Ho gratitudine vera per Tajani e per tutta la squadra di Fi, hanno
tenuto in piedi il partito dopo la scomparsa di mio padre, cosa tutt’altro che
facile“. Ma ha ribadito la necessità di rinnovamento dentro Forza Italia:
“Ritengo che siano inevitabilmente necessarie facce nuove, idee nuove e un
programma rinnovato…”. Un “pressing” che va avanti da tempo: la famiglia
Berlusconi chiede un cambio di rotta con qualche innesto esterno e un ricambio
generazionale. E all’interno di Forza Italia ci sarebbero interpretazioni
differenti, tra chi lo vede come un attacco all’attuale leader e chi invece lo
vede solo come uno stimolo a proseguire con il rinnovamento. Raffaele Nevi,
portavoce nazionale di Fi, dice sempre all’Adnkronos: “Basta strumentalizzare le
parole di Pier Silvio, che fa riflessioni serie e condivisibili”.
Anche Tajani, rispondendo appunto da Mumbai, vuole mostrarsi sereno e fiducioso,
ma rivendica anche il suo operato: “Io sono assolutamente a favore del
rinnovamento costante di Forza Italia. Quello che stiamo facendo è far emergere
anche i giovani, penso al Segretario Nazionale dei Giovani, penso ai nuovi
eletti alle ultime regionali, abbiamo eletto ragazzi di 24, 25 anni. Penso ai
nostri vice segretari che stanno lavorando, i congressi che abbiamo fatto e che
faremo, quindi questo è un modo di allargare”. Poi il segretario nazionale di
Forza Italia aggiunge: “Troveremo, senza mai offendere nessuno, una nuova classe
dirigente che rappresenti il futuro, sempre di più”. E ancora: “Faremo sempre
più emergere volti nuovi, un partito aperto, allargato e con una classe
dirigente eletta. I congressi provinciali, comunali, ed i prossimi che faremo
regionali, sono serviti ad allargare il numero delle persone che partecipano.
Quindi siamo un partito con le porte aperte”, vuole ribadire Tajani.
Sullo sfondo, c’è l’appuntamento a palazzo Grazioli del prossimo 17 dicembre:
Roberto Occhiuto sarà l’ospite principale del convegno dal titolo ‘In libertà‘.
L’iniziativa potrebbe lanciare definitivamente il governatore della Calabria,
che viene indicato sempre da Adnkronos come una delle possibili “facce nuove”
evocate da Pier Silvio Berlusconi, insieme al presidente della Regione Piemonte,
Alberto Cirio.
L'articolo Forza Italia, Tajani replica a Pier Silvio Berlusconi: “Il
rinnovamento è in corso, siamo un partito con le porte aperte” proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Pier Silvio Berlusconi ieri sera, 10 dicembre, ha incontrato la stampa durante
una conferenza stampa pre natalizia nello studio 10 di Cologno Monzese. Tra i
temi “caldi” televisivi, politici e privati, l’amministratore delegato Mediaset
ha anche tracciato un quadro sul partito fondato dal padre, Silvio Berlusconi,
Forza Italia.
Il tema del rinnovamento di Forza Italia resta centrale: “Premesso che io non mi
occupo di politica, il mio pensiero non cambia. Che io e Marina ci si appassioni
al destino di Forza Italia, siamo onesti, è naturale. Tra i lasciti di mio padre
tra i più grandi, se non il più grande, c’è Forza Italia. Siamo due persone che
lavorano, appassionate e impegnate nel proprio lavoro ma chi fa l’imprenditore
non può essere distante dalla politica”.
Ringrazia il ministro degli Esteri ma guarda al futuro: “Io ho gratitudine vera
per Tajani e tutta la squadra che ha mantenuto in piedi il partito dopo la
scomparsa di mio padre, cosa per nulla facile. Ritengo – continua Berlusconi –
che guardando al futuro siano inevitabilmente necessarie facce e idee nuove. Con
un programma rinnovato senza mettere in discussione i valori fondanti di Forza
Italia e dell’agire politico di Silvio Berlusconi ma con valori che devono
essere portati a ciò che oggi è la realtà e all’anno 2025. Sulle facce nuove
quello che vale per Forza Italia, vale per la politica in generale e per
moltissimi settori”.
L'articolo “Gratitudine per Tajani. A Forza Italia serviranno volti nuovi, idee
nuove e un programma rinnovato”: Pier Silvio Berlusconi sul futuro del partito
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Un faccia a faccia, durato a lungo. Per provare a chiarirsi, ma senza riuscire a
fugare i sospetti reciproci. Venerdì mattina, al termine della segreteria di
Forza Italia, Antonio Tajani e Roberto Occhiuto si sono incontrati per provare a
mettere un freno alle voci che vedrebbero il governatore della Calabria come
nuovo leader della minoranza interna pronto a fondare una corrente il prossimo
17 dicembre, con un convegno dal titolo “In Libertà” a Palazzo Grazioli con la
benedizione della famiglia Berlusconi.
L’incontro è avvenuto a margine della segreteria di Forza Italia convocata per
discutere della legge di Bilancio, della campagna referendaria e dell’analisi
delle elezioni regionali. La maggior parte del dibattito si è concentrato
soprattutto sulla campagna sulla riforma della separazione delle carriere con
Forza Italia che vuole mettere il cappello sulla riforma: punterà su 3 comitati
per ogni comune, un grande evento in 110 province e un weekend di manifestazioni
a fine gennaio, a 32 anni dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi. Il
portavoce del comitato del “Sì” dei partiti di maggioranza dovrebbe essere l’ex
direttore del Giornale Alessandro Sallusti, ha detto Tajani durante la riunione.
Le relazioni sono state svolte dai responsabili dei comitati azzurri Enrico
Costa, Pierantonio Zanettin e Giorgio Mulè.
Occhiuto ha preso la parola durante il dibattito per dare suggerimenti sulla
campagna referendaria spiegando che la comunicazione del partito dovrà puntare
sui casi di “malagiustizia”, sulle storie personali di chi ha avuto problemi nei
Tribunali e sulle vicende di ingiusta detenzione. Ma il governatore della
Calabria ha anche ampliato il suo ragionamento facendo insospettire diversi
dirigenti azzurri che hanno visto nel suo discorso una sorta di “candidatura”
interna: Occhiuto, infatti, ha aggiunto che il referendum sarà inevitabilmente
“politicizzato” e, anzi, a differenza del governo ha auspicato che “sia così”.
Inoltre il governatore, che a inizio novembre aveva incontrato a Milano Marina
Berlusconi, ha spiegato che Forza Italia deve avere “più bandiere economiche” da
portare avanti da qui ai prossimi mesi.
Alla fine della riunione, poi, Occhiuto e Tajani si sono fermati per un
confronto riservato. Seppur con toni sereni, il governatore avrebbe spiegato al
segretario che non vuole formare una corrente autonoma con il suo evento il 17
dicembre e che avere un maggiore ruolo nazionale non significa essere contro il
segretario ma solo di voler portare il suo contributo nel partito. Insomma, per
il momento nessuna volontà di correre per sostituirlo.
L'articolo Forza Italia, faccia a faccia Occhiuto-Tajani (tra i sospetti). Il
governatore: “Non voglio fare una corrente” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Nella nuova puntata di Fratelli di Crozza, in onda il venerdì sera sul Nove e in
streaming su Discovery+, Maurizio Crozza torna a vestire i panni di Antonio
Tajani nel rivendicare una visione della sicurezza “molto ampia”, immaginando
estremi scenari.
“Live streaming ed episodi completi su discovery+ (www.discoveryplus.it)”
L'articolo “Il Ponte sullo Stretto ci serve per difenderci dai cinesi per
salvarci dall’odore di fritto”: Crozza-Tajani e la visione della sicurezza
“molto ampia” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Non bastano i 500 mila ingressi in tre anni, ora il governo vuole favorire il
rientro dei discendenti di cittadini italiani in America e Sudamerica. Così ieri
è stato pubblicato in gazzetta ufficiale il decreto del ministero degli Esteri
che, d’accordo con Interno e Lavoro, allarga ancora di più le maglie del decreto
Flussi inserendo la possibilità di far entrare legalmente i discendenti dei
cittadini italiani che vivono all’estero. Il decreto inserisce una deroga per i
discendenti provenienti da sette Paesi: Argentina, Brasile, Stati Uniti,
Australia, Canada, Venezuela e Uruguay.
La decisione di consentire la deroga è legata al fatto che in questi Stati, al
31 dicembre 2024, risiedono più di 100 mila cittadini italiani iscritti
all’anagrafe dei cittadini italiani residenti all’estero (Aire) frutto di un
fenomeno di emigrazione di lunga data: Argentina (989 mila), Brasile (682),
Stati Uniti (241), Australia (166), Canada (148), Venezuela (116) e Uruguay
(115). Restano escluse, invece, Sudafrica, Messico, Perù e Cile.
L’obiettivo, si legge nel decreto, è “favorire l’immigrazione di ritorno dei
discendenti di cittadini italiani” e per questo la Farnesina dà la possibilità
di entrare e soggiornare in Italia per lavoro subordinato a questi cittadini al
di fuori delle quote annuali e triennali previste dal decreto flussi approvato
in estate dal governo.
L’allargamento delle maglie del decreto flussi era stato richiesto dalle
comunità dei cittadini italiani all’estero di cui si era fatto portavoce il
gruppo parlamentare Maie (Movimento Associativo Italiani all’Estero). Ma il
rapporto tra i cosiddetti “oriundi” e il governo Meloni non è stato facile negli
ultimi mesi: a maggio è stato provato un decreto legge che rende più difficile
ottenere la cittadinanza per i discendenti di terzo o quarto grado di cittadini
italiani. La decisione aveva provocato uno scontro in maggioranza con la Lega
che si era detta contraria, per poi votare il decreto lo stesso in Consiglio dei
ministri.
L'articolo Migranti, il governo allarga (ancora) le maglie del decreto Flussi:
gli oriundi potranno tornare e lavorare in Italia proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Nella nuova puntata di Fratelli di Crozza, in onda il venerdì sera in prima
serata sul Nove e in streaming su Discovery+, Maurizio Crozza veste i panni di
Giorgia Meloni che, alternando citazioni più colte a riferimenti più popolari,
commenta la politica italiana e racconta la sua visita al Quirinale, mentre deve
gestire le ripetute irruzioni di Antonio Tajani.
“Live streaming ed episodi completi su discovery+ (www.discoveryplus.it)”
L'articolo Crozza-Meloni rimprovera Tajani: “Ricordati che sei il ministro degli
Esteri, non il Gabibbo” – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.
I fondi europei per la sicurezza per realizzare il Ponte sullo Stretto? Certo
che ha senso utilizzarli. Parola del ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Io
ho una visione della sicurezza molto ampia perché se noi abbiamo una visione
ristretta della sicurezza commetteremo un errore”, il preambolo del capo della
Farnesina. E di pensiero estensivo in pensiero estensivo, effettivamente, alla
fine si può arrivare a pensare che l’infrastruttura che dovrebbe collegare
Calabria e Sicilia possa servire un po’ a tutto. “Le infrastrutture sono
fondamentali per garantire la sicurezza, come peraltro anche la sanità, ad
esempio un ospedale specializzato nelle cure agli attacchi batteriologico e
chimico – dice – Io credo che il Ponte rappresenti, quando ci sarà, punto
importante nel trasporto”. Finita? Macché. A questo Tajani infila anche un’altra
potenziale utilità del Ponte: “Quindi anche per l’evacuazione, per garantire la
sicurezza in caso di un attacco da sud. Perché esiste anche il fianco sud della
Nato”.
L'articolo Tajani: “Il Ponte sullo Stretto utile per l’evacuazione in caso di
attacchi da sud” – VIDEO proviene da Il Fatto Quotidiano.
Chi ha deciso che tra le città beneficiarie dei fondi europei distribuiti dal
ministero degli Esteri ci sarebbero state Brindisi, Ginosa e Santa Cesarea
Terme? C’è un grande interrogativo ancora da sciogliere nel pasticcio, svelato
dal Fatto Quotidiano, dei finanziamenti per il “Turismo delle Radici”. Perché la
Farnesina ha sempre negato un qualsiasi nesso tra la scelta e le scadenze
elettorali. Eppure la decisione di assegnare 70 dei 200 milioni di euro dei
Fondi di Sviluppo e Coesione a tre città pugliesi, a ridosso delle Regionali,
per realizzare o ristrutturare impianti sportivi continua a non avere una
“padre”. Anzi, Sport e Salute, cioè chi più di ogni altro dovrebbe avere bene in
mente la genesi dei progetti – perché, secondo la Farnesina, li ha proposti –
sembra brancolare nel buio e, soprattutto, fonti interne negano quanto spiegato
dal ministero, sostenendo che a idearli non è stata la struttura guidata da
Marco Mezzaroma.
I SOLDI NELLE AREE DEGLI AMICI DI TAJANI
Andiamo con ordine. Otto giorni fa, Il Fatto ha raccontato come la Farnesina
guidata da Antonio Tajani abbia deciso di foraggiare una serie di interventi
all’interno del progetto “Turismo delle radici”, rifinanziato grazie all’accordo
con la Presidenza del Consiglio con 200 milioni e la cui finalità sarebbe la
rivitalizzazione dei borghi per spingere gli italo-discendenti a visitare i loro
luoghi d’origine. Tutti i soldi, eccezion fatta per 20 milioni, finiranno in
“aree elettorali” care a uomini di Forza Italia. Venti andranno al Parco
regionale dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi, ente il cui presidente è
Giuseppe Incocciati, segretario di Forza Italia a Fiuggi e consulente di Tajani.
Altrettanti milioni aiuteranno il Comune di Fiumicino, guidato dall’ex ministro
berlusconiano Mario Baccini, a migliorare il proprio lungomare e ulteriori 20
serviranno a cofinanziare la ristrutturazione del Centrale del Foro Italico da
parte di Sport e Salute. I restanti 140 sono andati tutti in Campania e Puglia.
IL MAXI-PROGETTO A CASA DEL SUO CONSULENTE
Nel primo caso sono destinati a 5 progetti in Irpinia, soggetto attuatore la
Provincia di Avellino guidata dal dem Rizieri Buonopane. Si tratta di un
territorio molto caro a Carmine De Angelis, sindaco di Chiusano di San Domenico,
che è anche uno dei maggiorenti regionali di Forza Italia e consulente di
Tajani. Sabato scorso lui, il ministro reduce dal “chi non salta comunista è” a
Napoli e l’altro consulente-beneficiario Incocciati sedevano l’uno accanto
all’altro in prefettura ad Avellino per presentare gli interventi previsti con i
69,5 milioni di euro destinati alla provincia. Una grossa fetta (27,5) servirà
per valorizzare il Cammino di Guglielmo, itinerario storico-religioso che passa
proprio dal paese di De Angelis, al quale andranno anche 2 milioni per
efficientare il centro storico.
70 MILIONI NEI TERRITORI DI TRE DEPUTATI DI FI
In ogni caso, va detto, al di là delle tempistiche della presentazione, il
progetto irpino è quello più aderente alla finalità originaria del “Turismo
delle Radici”. Il mistero più grande resta la Puglia, dove pioveranno 70 milioni
nelle città di origine o molto care ai deputati azzurri Mauro D’Attis, Andrea
Caroppo e Vito De Palma. La quota maggiore arriverà a Brindisi, dove è nato
D’Attis che è anche segretario regionale di FI: 37 milioni per rimettere a nuovo
una piscina e costruire uno stadio da 10-12mila posti, nonostante sia in
ristrutturazione quello esistente e la squadra cittadina militi attualmente in
Eccellenza. Altri 18 milioni serviranno per sistemare il polo termale-turistico
di Santa Cesarea Terme, il paese accanto a quello natale di Caroppo, e gli
ultimi 15 sono stati destinati a Ginosa, comune d’origine di De Palma che ne è
anche stato sindaco, per realizzare interventi di ristrutturazione dello stadio,
costruire un nuovo palasport, un campo da padel, una piscina e un campo di
calcio a 5.
COME SONO STATE SCELTE LE CITTÀ PUGLIESI?
Il ministero, al quale ha chiesto spiegazioni ufficiali anche il Pd, ha negato
qualsiasi legame spiegando la scorsa settimana al Fatto che “gli interventi
relativi ai tre comuni pugliesi sono stati proposti da Sport e Salute”. Eppure
fonti di Sport e Salute spiegano al Fatto di non aver proposto loro i progetti,
eccezion fatta per la ristrutturazione del Centrale del tennis al Foro Italico.
Di più: sostengono che sarebbe stato proprio il ministero degli Esteri a fornire
l’elenco già stilato delle opere durante una riunione tenutasi una quindicina di
giorni fa al ministero e con Tajani presente. Inoltre, non esistono ancora studi
di fattibilità – solo delle vaghe schede di progetto, a quanto pare nemmeno
render – e quindi non si capisce come siano state stabilite le somme da
stanziare a ogni singolo progetto. Vale la pena ricordare che, a supporto di
questa ricostruzione, c’è il racconto del sindaco M5s di Ginosa, Vito Parisi,
che ha spiegato di aver appreso dai social del deputato De Palma dei 15 milioni
che avrebbe dovuto gestire: “Non so neanche su quali terreni realizzarli”, aveva
detto.
E TAJANI FA LO SHOW ALLA VIGILIA DEL VOTO
L’area destinata alla realizzazione, invece, è l’unica cosa che ha in mano il
Comune di Brindisi: gli interventi si faranno in contrada Masseriola, visto che
il piano di governo del territorio aveva già immaginato una destinazione
dedicata a servizi sportivi in quell’area. Dopo le spiegazioni arrivate da fonti
di Sport e Salute, Il Fatto Quotidiano è tornato dal ministero guidato da Tajani
chiedendo ulteriori chiarimenti, senza ottenere alcuna risposta. Intanto oggi il
ministro presenta i progetti con tutti i soggetti attuatori e alla presenza dei
sindaci beneficiari in un evento a favor di telecamere a Villa Madama. Non ci
saranno nemmeno delle firme per il trasferimento dei fondi e mancano anche le
convenzioni tra Comuni e Sport e Salute. Insomma, zero concretezza. Ma intanto
si va avanti con la presentazione, proprio nell’ultimo giorno di campagna
elettorale.
L'articolo La riunione alla Farnesina, i progetti in alto mare: il “mistero” dei
fondi Ue che Tajani ha dato alle città di 3 deputati FI proviene da Il Fatto
Quotidiano.