Non c’è fine alle trovate di Roberto Vannacci. L’eurodeputato leghista ha
pubblicato sul suo profilo Instagram un video mentre “sponsorizza” una nuova
invenzione natalizia: il presepe nello zaino. “Ci sono posti dove il presepe lo
vogliono togliere – afferma il politico nella clip – o lo vogliono nascondere.
Noi invece, ce lo portiamo dietro ovunque”.
La natività non è proprio tascabile. Anzi, è inserita in un grande zaino
militare, visibile grazie a un’apertura trasparente.
L’invenzione, se così si può chiamare, nasce dopo le ultime polemiche
riguardanti il presepe. Come per esempio quelle nate dopo la decisione della
sindaca di Genova, Silvia Salis, che ha deciso di non mettere il tradizionale
presepe nell’atrio comunale.
L'articolo La soluzione di Vannacci contro chi non fa il presepe: la natività
“portatile” inglobata in uno zaino militare – Video proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Tag - Roberto Vannacci
Dopo la vittoria della Lega in Veneto, sulle ali di Luca Zaia e delle sue
203mila preferenze, nel Carroccio il trono di Matteo Salvini appare meno solido.
Ora un sondaggio nazionale firmato Youtrend suona il campanello d’allarme per il
segretario e la tenuta della sua leadership. Tra gli italiani infatti c’è più
fiducia in Luca Zaia che in Matteo Salvini e Roberto Vannacci: il 31% del
campione ha espresso “molta o abbastanza fiducia” verso l’ex governatore; solo
il 21 per cento (12 punti indietro) ha indicato la preferenza per il
vicepremier. Rispetto ai due leader, resta indietro il generale e vicesegretario
del Carroccio: il 16 per cento degli intervistati ha “molta o abbastanza
fiducia” in lui. I tre volti della Lega esprimono anime diverse: pragmatica nel
caso di Zaia, populista e orientata a destra per Salvini e Vannacci. Di
quest’ultimo, sono noti gli ammiccamenti al fascismo. Il 9 novembre, a ridosso
delle elezioni in Veneto il generale ha scritto su Facebook che la marcia su
Roma “non fu un colpo di Stato”, sollevando le ire della Lega in Veneto.
IL SONDAGGIO: PIÙ FIDUCIA IN ZAIA CHE SALVINI. L’EX GOVERNATORE PIACE ANCHE
ALL’OPPOSIZIONE
Il sondaggio è stato realizzato tra il 18 e il 22 novembre 2025 su un campione
di 804 persone intervistate, rappresentative dell’elettorato italiano. Se Zaia
diventasse il leader nazionale della Lega, per il 23% degli elettori italiani la
probabilità di votare per il Carroccio aumenterebbe e per l’8% diminuirebbe
rispetto ad oggi; per la metà del campione (il 51%) non cambierebbe nulla mentre
il 18% è incerto. Con Vannacci leader, al contrario, per il 10% questa
probabilità aumenterebbe e per il 27% diminuirebbe. Tuttavia Matteo Salvini
rimane il nome più noto tra gli elettori. Il 95% degli intervistati dice di
sapere chi sia, Zaia è conosciuto dal 77% del campione. Poco sotto Roberto
Vannacci, al 71%.
Il leader veneto, a differenza di Salvini, non è mal visto neppure a sinistra.
Solo il 5 per cento degli elettori del campo largo ha fiducia nel segretario
leghista. Per Zaia invece la quota sale ben al 33 per cento: a sinistra, quasi
uno su tre non disdegna l’uomo del nordest. I risultati cambiano tra gli
elettori di destra: la fiducia in Salvini sale al 57 per cento, quella per Zaia
si attesta al 49 per cento; Vannacci ottiene il 37%.
ZAIA VS VANNACCI IN VENETO
Dopo due mandati da governatore, il Veneto è il feudo di Zaia. Youtrend ha
confrontato i risultati nelle circoscrizioni venete ottenuti dall’ex presidente
(nelle ultime elezioni regionali) rispetto ai voti incassati da Vannacci (nella
tornata delle Europee): il primo ha ricevuto più preferenze nel 95% dei comuni
(532 su 560). In tutti i sette capoluoghi del Veneto Zaia ha ottenuto tra 2 e 3
volte le preferenze del generale, mentre quest’ultimo ne ha prese di più in
appena 26 comuni, principalmente nel Cadore e sull’Altopiano di Asiago. I due
soli (piccoli) comuni dove Zaia e Vannacci sono pari come numero di preferenze
sono Piacenza d’Adige (Padova) e San Nicolò di Comelico (Belluno).
L'articolo Sondaggi, chi ispira più fiducia tra Salvini e Zaia? A destra piace
più il ministro, ma l’ex governatore attirerebbe nuovi elettori proviene da Il
Fatto Quotidiano.
“A un certo punto qualche ucraino prenderà Zelensky e gli dirà: ‘Non mi
rappresenti più. Ci mettiamo qualcun altro che finalmente arriva a una
soluzione”. A ipotizzare, per la prima volta, un cambio di regime in Ucraina è
il generale Roberto Vannacci, vicesegretario della Lega, partito che nei giorni
scorsi ha detto “no” all’invio di nuove armi all’Ucraina per non alimentare la
“corruzione” nel governo di Kiev. Il regime change, ripreso dalle telecamere del
Fattoquotidiano.it, viene ipotizzato da Vannacci durante un evento elettorale a
Musile di Piave (Venezia) durante la campagna elettorale delle regionali in
sostegno della candidata Silvia Susanna. Dopo il comizio, il vicesegretario si
ferma a firmare autografi del suo libro e a mangiare qualche tartina e di fronte
a un giovane cittadino che gli chiede quale sarebbe la sua soluzione per la
guerra in Ucraina, Vannacci parla di cambio di regime e continua: “Anche perché
Zelensky non potrà continuare una guerra ad oltranza sapendo che non ne ha le
risorse, perché fino ad oggi ha avuto tutto quello che voleva: gli diamo i
sommergibili nucleari, gli diamo qualsiasi cosa… – continua provocatoriamente il
generale – ha chiesto qualsiasi cosa e ottenuto qualsiasi cosa”. Di fronte al
giovane che cerca di interpretare le sue parole, il vicesegretario della Lega
aggiunge: “Anche perché continuiamo a combattere fino all’ultimo ucraino, ci
sono 160mila giovani che solo nel 2025 sono scappati dall’Ucraina”. Gli viene
ribattuto che è come dire “a un ucraino: non combattere più”: “Non sarei così
sicuro – conclude Vannacci – l’ultimo sondaggio Gallup diceva che il popolo
ucraino non ne vuole più sapere della guerra”.
L'articolo Vannacci all’elettore della Lega: “In Ucraina nessuno ha più voglia
di combattere, qualcuno prenderà il posto di Zelensky” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Ospite di In altre parole, su La7, Fausto Bertinotti interviene su due episodi
che hanno segnato la campagna del centrodestra per le elezioni regionali e il
dibattito pubblico sul fascismo. Il primo riferimento è al comizio di chiusura
del centrodestra al Palapartenope di Fuorigrotta, dove Giorgia Meloni, Antonio
Tajani e Maurizio Lupi si sono uniti ai militanti che hanno scandito il coretto
“Chi non salta comunista è!”, saltellando sul palco.
Il fondatore di Rifondazione Comunista definisce la scena poco consona al ruolo
istituzionale dei protagonisti: “Di fronte a questa scena, proprio anche
esteticamente si fa brutta figura. Ma v’immaginate De Gasperi, Togliatti,
Saragat che saltano in quel modo? In realtà, la formula costituzionale secondo
cui la carica va portata con decoro era una cosa iscritta nella vita quotidiana
di questi dirigenti, persino nell’abbigliamento.”
Richiama quindi l’esempio di Palmiro Togliatti, segretario del Pci e padre del
comunismo italiano: “Lui veniva dall’est, comunista e rivoluzionario. Eppure lui
ha indicato ai parlamentari del suo partito all’ingresso per la prima volta alla
Camera di indossare un abito blu. Cioè il massimo esponente dell’opposizione al
sistema, e non solo al sistema, chiedeva ai parlamentari che lo rappresentavano
nelle istituzioni di indossare l’abito delle istituzioni, perché lì dentro per
un democratico sei come in chiesa per un credente, hai un aspetto religioso da
portare con te per il decoro di una grande istituzione“.
Poi l’affondo a Meloni e a Tajani: “Se non è così, vuol dire che non hai capito
dove vivi e non sei in grado di muovere un processo educativo nei confronti del
tuo popolo, cioè sarebbe meglio che tu ti dimettessi“.
Il secondo tema riguarda il post Facebook dell’europarlamentare leghista Roberto
Vannacci, che propone una sua ricostruzione del Ventennio, presentata come
“RIPETIZIONI PER CHI LA STORIA L’HA STUDIATA NEI MANUALI DEL PD”. Nel testo il
generale definisce la marcia su Roma “poco più di una manifestazione di piazza”
e sostiene che Mussolini abbia governato “nei limiti dello Statuto Albertino”,
presentando le leggi liberticide come atti pienamente regolari.
Per Bertinotti, questa operazione produce un effetto paradossale: “Noi siamo
stati abituati a criticare il fascismo per le sue nefandezze. E a volte abbiamo
riso dei suoi elementi caricaturali. Ma non avremmo mai potuto immaginare che il
massimo della caricatura del fascista siano oggi coloro che in qualche misura
rivalutino il fascismo, come Vannacci.”
E conclude sarcasticamente: “Se quelli sono i sostenitori del fascismo, ma per
forza, allora la competizione è troppo facile, perché quello (Vannacci, ndr) è
autolesionista. Cioè uno che dice le cose che ha detto sulla marcia su Roma è
impresentabile.”
L'articolo Bertinotti a La7: “I saltelli di Meloni e Tajani? Che brutta figura,
meglio dimettersi”. Su Vannacci: “Caricatura del fascista” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
All’ex generale e vicesegretario della Lega, Roberto Vannacci, non è andata giù
la decisione dei vertici del partito veneto di tenerlo lontano dalla campagna
elettorale in sostegno del candidato Presidente di Regione, Alberto Stefani. La
notizia, riportata martedì dal Fatto, è circolata per ore nella Lega soprattutto
dopo le ultime uscite di Vannacci in cui veniva riscritta la storia del
Ventennio fascista provocando irritazione tra molti dirigenti. Così, il
vicesegretario ha subito reagito organizzando un mini-tour in Veneto in vista
delle elezioni del 23-24 novembre: martedì farà tre eventi tra Verona e Vicenza
per sostenere alcuni candidati leghisti, tra cui l’indipendente Stefano
Valdegamberi.
Si tratta però di un contro-tour nei confronti dei vertici della Lega veneta
visto che proprio martedì pomeriggio a Padova, alle ore 18 al Gran Teatro Geox,
i leader del centrodestra tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i
vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani concluderanno la campagna elettorale
per Stefani. Ci sarà anche il governatore uscente Luca Zaia che salirà sul
palco, ma non Vannacci: a quell’ora è previsto un comizio dell’ex generale con
la candidata leghista Milena Cecchetto a Montecchio Maggiore, comune di 25 mila
abitanti in provincia di Vicenza.
La mattina alle 12.30, invece, il vicesegretario sarà a Musile di Piave (Verona)
per sostenere Silvia Susanna e la sera a Isola della Scala per Valdegamberi.
Eventi che sono stati annunciati mercoledì scorso, 24 ore dopo la notizia del
“ban” nei suoi confronti, con tanto di locandine dedicate e presentazione contro
i giornalisti: “Veneto, ci vediamo la settimana prossima. Vi aspetto numerosi,
Portate anche qualche giornalista del Fatto Quotidiano e di repubblica”. Non ci
saranno i vertici della Lega veneta, né Stefani né Zaia.
Un contro-tour organizzato per non dare soddisfazione ai vertici locali del
Carroccio che lo avevano tenuto fuori dalla campagna, soprattutto per le sue
uscite sopra le righe come quelle sul Ventennio degli ultimi giorni (“tutte le
leggi del fascismo furono approvate dal Parlamento e promulgate dal re”) o
quella in cui ha attaccato la nuova vicepresidente della Toscana Mia Diop a cui,
secondo l’ex generale, sarebbero bastate “la tessera del Pd e la pelle nera” per
essere stata scelta in quel ruolo. Parole che non sono piaciute al governatore
uscente Zaia secondo cui le leggi razziali sono state “schifosissime” e su cui
non c’è “alcuna rivisitazione da fare”. “Zaia non ha capito”, ha risposto a tono
Vannacci.
La scelta di tenere fuori l’ex generale dalla campagna veneta è stata
soprattutto del candidato Stefani, di Zaia e del presidente della Camera Lorenzo
Fontana, i tre dirigenti più importanti del Carroccio in regione. Il candidato
leghista ha impostato tutta la campagna elettorale sui temi e lontana dalle
polemiche con gli alleati e dai toni urlati tipici del generale.
L'articolo Lega, Vannacci organizza il contro-tour in Veneto: diserta il comizio
dei leader per il candidato Alberto Stefani proviene da Il Fatto Quotidiano.