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Lo ammetto: sono andato al supermercato e ho boicottato lo yogurt Muller!
Devo confessare che mi è dispiaciuto e un po’ mi ha letteralmente disgustato apprendere dai giornali la notizia delle simpatie di Theo Muller, patron dell’impero alimentare tedesco, per i neonazisti dell’Afd, l’Alternative fur Deutschland che sta dilagando in Germania. Pare che qualche tempo prima delle elezioni in Sassonia del 2024, Muller – domiciliato in Svizzera per ragioni fiscali – abbia consigliato a esponenti della Cdu di dare un occhio ai neonazisti guidati dalla signora Alice Weidel allo scopo di spostare a destra l’asse del paese. E i capi dell’Afd, il partito di cui si stanno occupando anche i servizi segreti tedeschi — hanno accolto con favore questo consiglio. È un po’ la stessa reazione che ebbi quando anni fa venni a sapere che Ingvar Kamprad, il fondatore di Ikea non solo era iscritto al partito nazionalsocialista svedese con la tessera numero 4.014, ma faceva parte del gruppo d’azione Ss che aveva il compito di arruolare nuovi camerati, fra il 1941 e il 1945. E che anche dopo la guerra quelle simpatie si trasferirono verso l’estrema destra svedese. Sono casi diversi e mi pare che alla fine Ingvar Kamprad sia riuscito a far dimenticare agli italiani il suo passato vista la crescita impressionante della moda Ikea, dovuta anche alla competitività nei prezzi. Detto questo la seconda confessione che devo fare è che quando giorni fa sono andato al supermercato per fare la spesa mi sono fermato davanti alle vetrine degli yogurt Muller, di cui sono stato un assiduo consumatore, e ho deciso di cambiare marca. Scelta inutile? Che non cambierà di una virgola l’enorme successo dello yogurt Muller nel mondo? E’ ovvio che sia così. Però io penso che una forma di boicottaggio civile verso un produttore che esprime simpatie per i neonazisti toglierebbe un po’ di polvere alla memoria corta di una parte consistente del popolo tedesco che pare aver dimenticato troppo presto la tragedia europea iniziata nel 1933 con Adolf Hitler. Si dirà che se dovessimo applicare questa logica ad altre produzioni dovremmo ad esempio boicottare i produttori di carne che attraverso le produzioni intensive infliggono morti atroci agli animali. Mi è capitato di vedere un video e devo dire che sono rimasto atterrito. Tutte perplessità legittime. Comunque quello slogan pubblicitario “Fate l’amore con il sapore”, trasformato in “Fate l’amore con il terrore”, non farà male alla “smemoratezza” di una parte dei tedeschi che andranno alle urne. L'articolo Lo ammetto: sono andato al supermercato e ho boicottato lo yogurt Muller! proviene da Il Fatto Quotidiano.
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I piccoli imprenditori tedeschi aprono a Afd. Critiche di Deutsche Bank e Spd
L’Associazione delle imprese familiari (Die Familienunternehmer Verband) che raccoglie aziende che generano almeno un milione di euro di fatturato annuo e hanno almeno dieci dipendenti, è la prima ad aver rotto gli indugi: ha dichiarato a Handelsblatt l’abbandono della “strategia firewall” anti AfD, seppure col fine di voler ridurre l’appeal del partito populista. L’Associazione raccoglie circa 6.500 aziende familiari e si considera rappresentante degli interessi di circa 180mila imprenditori. La presidentessa Marie-Christine Ostermann ha confermato al quotidiano economico tedesco che ad ottobre a Berlino, durante la sua serata davanti ai membri del parlamento, sono stati invitati anche delegati AfD, revocando a livello nazionale un divieto di contatto che nelle rappresentanze regionali non era già mai stato strettamente rispettato. Il fine dichiarato è che con AfD ci si possa confrontare, il che non significa in automatico cooperare. Qualche giorno fa anche il direttore generale dell’Associazione, Albrecht von der Hagen, ha motivato a The Pioneer che il “muro” non ha ottenuto alcun risultato e “stiamo ora avviando uno scambio professionale con loro per dimostrare che con la politica economica che hanno attualmente in programma, saremmo tutti vittime di un naufragio fenomenale”. Leif-Erik Holm, portavoce del gruppo parlamentare AfD per la politica economica ed anche candidato di punta alle regionali del 20 settembre 2026 in Meclemburgo-Pomerania (dove AfD in base all’ultimo sondaggio Infratest dimap del 25 settembre potrebbe raggiungere la maggioranza relativa: 38% a 19% della SPD), ha comunque accolto con favore le aperture indicando ad Handelsblatt: “i problemi strutturali del nostro Paese sono semplicemente troppo grandi per perdere tempo con muri di protezione insensati”. La decisione secondo il quotidiano economico avrebbe peraltro già sollevato reazioni negative. Deutsche Bank dopo l’invito di rappresentanti AfD all’evento di ottobre ha annullato l’affitto dei locali della sua sede di Berlino l’anno prossimo. Dure critiche anche dalla SPD: un partito classificato come “estremista di destra dichiarato” non può essere un interlocutore normale, ha detto a Handelsblatt Sebastian Roloff, portavoce per la politica economica del gruppo parlamentare socialdemocratico: “il fatto che molte persone votino attualmente perAfD, in parte per frustrazione nei confronti di altri partiti, non è un motivo valido per una normalizzazione”. Stessi toni da Konstantin von Notz e Andreas Audretsch, presidenti del gruppo parlamentare dei Verdi al Redaktionsnetzwerk Deutschland. E Dennis Radtke, deputato europeo e capo dell’ala sociale della CDU, ha dichiarato a Focus che allineandosi all’AfD, l’associazione imprenditoriale “colpisce alla radice il nostro modello economico” e “AfD è sinonimo di isolazionismo, protezionismo e un programma antieuropeo: questo è veleno per la nostra economia orientata all’export e per ogni media impresa che dipende da lavoratori qualificati”. Omettendo peraltro che in sede europea il PPE ha usato anche i voti AfD per approvare l’alleggerimento della legge sulle catene di rifornimento. Anche per Gitta Connemann (CDU), presidente federale dell’Unione economica delle PMI (Mittelstands- und Wirtschaftsunion), l’AfD è un partner inadatto, sostiene una politica economica nazionalista che affosserebbe le esportazioni e distruggerebbe posti di lavoro. E Marcel Fratzscher, presidente dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung DIW) è esplicito: trattare il partito come se fosse normale potrebbe danneggiare significativamente l’economia. D’altronde l’Associazione tedesca per le piccole e medie imprese (Bundesverband Mittelständische Wirtschaft BVMW) sottolinea il rilievo degli ottimi risultati elettorali di AfD: nel rilevamento domenicale ARD-Deutschlandtrend del 6 novembre era data al 26%, quasi in parità con CDU/CSU al 27%. Perciò il direttore generale nazionale BVMW Christoph Ahlhaus ha riferito a Handelsblatt che è in corso un dibattito vivace tra gli iscritti, preannunciando lo sviluppo di “una linea” nazionale, e che a livello regionale rappresentanti AfD hanno già “occasionalmente partecipato agli eventi BVMW”. La Fondazione per le imprese familiari (Stiftung Familienunternehmen) mantiene invece un netto rifiuto; Rainer Kirchdörfer, del Consiglio della Fondazione, ha indicato al foglio economico tedesco che rappresentanti AfD o della Linke non vengono invitati ai loro eventi, “perché il loro sistema di valori in gran parte non coincide con quello delle imprese familiari”. Della stessa opinione resta d’altronde la potente Confindustria tedesca (Bundesverband der Deutschen Industrie BDI); per il presidente Peter Leibinger l’ultima cosa di cui la Germania ha bisogno è un partito divisivo. Prima delle ultime elezioni nazionali aveva liquidato la piattaforma elettorale AfD come “catastrofica per l’economia tedesca”. Il successo dell’industria si basa “su condizioni quadro sociali e politiche stabili”, ha sottolineato ancora un portavoce BDI alla AFP e AfD sta cercando di “scuotere queste condizioni con le sue posizioni populiste”. Il politico finanziario AfD Kay Gottschalk, intervenendo al Bundestag il 13 novembre, ha peraltro delineato il suo partito come vittima di pregiudizi: iscritti avrebbero subito l’arbitraria rescissione dei contratti di conto corrente da parte di vari istituti di credito. Tra essi la Berliner Volksbank – che in effetti un anno e mezzo fa aveva chiuso un conto per le donazioni al partito in risposta a una petizione del movimento Omas gegen Rechts (traducibile come “Nonne contro la destra”) – avrebbe posto fine ancora a nove rapporti; la Volksbank Düsseldorf-Neuss a quattro; Commerzbank a due, rispettivamente in Bassa Sassonia e Sassonia-Anhalt. Gottschalk ha incassato due rimproveri dalla presidente della sessione Andrea Lindholz (CSU) per aver affermato che i nazisti non avrebbero potuto fare di meglio rispetto al “comportamento opportunistico” di certe banche e ha chiesto che l’Autorità di controllo BaFin debba chiarire nelle linee guida che i servizi di pagamento e finanziari non possono essere rifiutati o limitati sulla base di opinioni o affiliazioni politiche. Anche se AfD non è bandita, è ritenuta “apertamente di estrema destra” dai servizi di controllo della Costituzione (Verfassungsschutz), le banche si possono dunque legittimamente richiamare ai principi dell’ordine democratico contro l’incitamento a discriminazioni. L'articolo I piccoli imprenditori tedeschi aprono a Afd. Critiche di Deutsche Bank e Spd proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Germania, scontro interno all’AfD tra viaggi in Russia e veleni incrociati. In crisi la strategia estera del partito
Se non tempesta, quantomeno vento forte agita la AfD. Il principale partito di opposizione tedesco si divide sulla contiguità con la Russia. Rainer Rothfuß, deputato AfD della Baviera, circoscrizione elettorale dell’Oberallgäu (Alta Algovia), ha suscitato l’ira della dirigenza del gruppo parlamentare. Ha presentato una richiesta di viaggio al gruppo di lavoro per gli affari esteri che è stata approvata. Tuttavia, non ha menzionato la sua intenzione di incontrarvi l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev; già l’anno scorso, peraltro, era andato con una delegazione a Sochi e vi si era fatto fotografare insieme a lui. Alice Weidel vuole adesso evitare che circolino di nuovo immagini che danneggerebbero il partito. Tanto più dopo che l’esperta di politica estera Susanne Fürst, del partito austriaco confratello FPÖ, invitata a una riunione del gruppo parlamentare blu, ha chiarito che dall’inizio della guerra di aggressione contro l’Ucraina neppure un parlamentare FPÖ è andato in Russia. Weidel ha quindi criticato il gruppo di lavoro per gli affari esteri del suo partito in modo insolitamente aspro: la richiesta avrebbe dovuto essere esaminata più approfonditamente, in anticipo e “per dirla senza mezzi termini, non riesco a capirne il senso. Io non l’avrei fatto in quel modo”. E infine ha deciso: “Il signor Rothfuß rimarrà qui”. Raramente qualcuno è stato rimproverato così pubblicamente dalla dirigenza del partito negli ultimi tempi. Tanto più che il destinatario è Markus Frohnmaier, portavoce per la politica estera, uno dei più stretti confidenti di Weidel, il cui crescente desiderio di riconoscimento aveva peraltro già provocato la sua insofferenza. Successivamente, Weidel ha cercato però di limitare i danni di immagine e ha dichiarato che “Markus Frohnmaier guida il gruppo di lavoro affari esteri in modo assolutamente impeccabile”. La AfD affronta una crescente opposizione da parte di CDU/CSU, soprattutto per i contatti con la Russia. I partiti di Governo hanno persino voluto un dibattito parlamentare dal titolo: “Impatto delle relazioni dell’AfD con la Russia sugli interessi di sicurezza della Germania – Non patriottismo, ma una potenziale minaccia alla nostra sicurezza”. L’accusa va oltre il viaggio: è che l’AfD funge da cavallo di Troia per gli interessi del Cremlino e, attraverso numerose interrogazioni su consegne di armi all’Ucraina, renderebbe facilmente reperibili al FSB russo informazioni militari. In seno alla AfD è in pieno svolgimento una discussione sull’orientamento della politica estera. Weidel cerca un riavvicinamento con gli USA di Trump, per recuperare il sostegno avuto con Elon Musk, poi finito in ombra. In questo senso va letta la sua critica aperta alla Russia di fine settembre dopo gli incidenti nello spazio aereo della NATO, in cui sostiene che la pazienza di Trump non va messa alla prova. Il gruppo di lavoro per gli affari esteri sembra invece vederla diversamente e ha approvato all’unanimità il viaggio programmato da Rothfuß. In questa scia anche il co-presidente del partito Tino Chrupalla, che difende i contatti con la Russia. Chrupalla d’altronde proviene dalla ex Germania Est, dove sono ancora diffusi sentimenti filorussi. Ha ribadito che Mosca non rappresenta una minaccia per la Germania, sottolineando che il viaggio a Sochi sarebbe un incontro dei paesi BRICS, a cui parteciperanno anche rappresentanti di India e Cina. Riferendosi specificamente a Vladimir Putin, ha detto “non mi ha fatto nulla” e ha spiegato che “il mio obiettivo è chiaramente quello di attuare una politica di distensione, di cui abbiamo finalmente bisogno”. Alla domanda di un anchorman della ZDF, sull’ipotesi di una guerra ibrida all’orizzonte e sulla situazione in Ucraina, con milioni di persone in fuga, ha risposto che qualsiasi paese potrebbe diventare un pericolo per la Germania: “Anche la Polonia potrebbe rappresentare una minaccia per noi”, ha detto ricordando che la Germania non sta estradando un sospettato dell’attentato al gasdotto Nord Stream. Di altro avviso il portavoce per la politica di difesa del gruppo parlamentare AfD, Rüdiger Lucassen, un ex colonnello. “Vediamo sistemi d’arma russi ogni settimana in aree in cui non dovrebbero essere presenti. Vediamo uno Stato che non mostra alcuna volontà di procedere verso la pace”, ha dichiarato alla Bild dicendo che parlare della Polonia come di una minaccia non ha nulla a che fare con la politica. Sullo sfondo della lotta intestina al partito ci sono le elezioni regionali del prossimo anno: l’8 marzo in Baden-Württemberg e il 22 marzo in Renania-Palatinato, all’ovest; il 6 settembre in Sassonia-Anhalt e il 20 settembre in Meclemburgo-Pomerania e per l’Abgeordnetenhaus di Berlino, all’est (oltre a comunali in Baviera, Assia e Bassa Sassonia). L’ultimo sondaggio ARD registra che AfD raccoglie la delusione per le politiche degli altri partiti, ma il potenziale di acquisire nuovi elettori parrebbe in gran parte esaurito. AfD è già classificata come “decisamente estremista di destra” in quattro Stati federali e sono in corso ulteriori procedimenti. Dopo lo scandalo per i sospetti di corruzione legati all’eurodeputato Maximilan Krah, un suo consigliere comunale di Ilmenau, in Turingia, è adesso al centro di indagini per i piani di rapimento dell’ex ministro Lauterbach (caso che ha già visto cinque condanne a marzo). Peraltro, l’atteggiamento verso AfD non è affatto monolitico come viene dichiarato. Il deputato della SPD Sebastian Fiedler, in vista delle future elezioni in Sassonia-Anhalt, ha chiesto la cancellazione mirata di dati governativi in caso di vittoria della AfD; ancorché la legge faccia esplicito riferimento al “trattamento caso per caso” e quindi una campagna di cancellazione su larga scala — volta ad esempio a rimuovere dai file informazioni particolarmente sensibili sull’AfD o sul suo ambiente — sarebbe illegale. Per contro, per votare l’ammorbidimento della legge europea sulle catene di fornitura, i conservatori della EVP non hanno esitato ad accettare anche il voto dell’estrema destra riunita nel gruppo EKR, tra cui — insieme agli italiani FdI, ai francesi RN e agli ungheresi PfE — c’è anche AfD. Per Socialdemocratici, Verdi e Liberali nell’Europarlamento si è trattato della rottura di un tabù e l’euro-rappresentante di AfD Mary Khan ha esultato parlando della “caduta del muro antincendio”. Al capogruppo EVP Manfred Weber non è rimasto che ribadire che AfD è isolata ed i suoi voti non erano necessari; incassandone conferma dalla socialdemocratica René Repasi, che però ha stigmatizzato il ricorso a quelli degli schieramenti di Le Pen e Orban. In Germania il cancelliere Friedrich Merz, a gennaio, aveva accettato i voti di AfD per l’approvazione della continuazione dei respingimenti alle frontiere; subissato di critiche, ha corretto il tiro e ora ammette che i blu, che finora tallonano nei sondaggi la CDU, sono i suoi principali avversari. Tra i simpatizzanti dell’Unione CDU/CSU, peraltro, se il più recente sondaggio ARD dice che il 41% esclude sempre qualsiasi collaborazione con AfD, ben il 46% auspica che si scelga caso per caso e il 10% che si dovrebbe ricercare un sostegno. L’istituto Infratest-dimap (dati 6 novembre) dà CDU/CSU al 27% e AfD al 26%; i sondaggi del concorrente Forsa, invece (dati dell’11 novembre) danno CDU/CSU al 24% e AfD al 26%. La direzione del gruppo parlamentare prevede ora di organizzare diversamente il processo di approvazione: i viaggi dei membri del gruppo parlamentare o del personale in “Stati politicamente esposti” o per riunioni con “persone particolarmente esposte” dovranno essere approvati preventivamente dal comitato esecutivo del gruppo parlamentare. Le richieste di viaggio dovranno essere presentate almeno dieci giorni lavorativi prima della partenza, specificando motivo e scopo del viaggio, i contatti previsti e le modalità di finanziamento. Il viaggio a Sochi si terrà però comunque senza Rainer Rothfuß. Nei prossimi giorni — riporta ARD — si recherà in Russia il deputato Steffen Kotré. La direzione del gruppo parlamentare gli ha dato alcune linee guida: niente attività sui social media, niente foto con politici russi e niente interviste con emittenti televisive russe. L'articolo Germania, scontro interno all’AfD tra viaggi in Russia e veleni incrociati. In crisi la strategia estera del partito proviene da Il Fatto Quotidiano.
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