Quale miglior modo per festeggiare il 75esimo compleanno tra ”l’abbraccio
caloroso delle persone”, indossando per un giorno la fascia da sindaco della sua
città, Roma? Carlo Verdone, emozionato e al settimo cielo, ha trascorso una
giornata intera da sindaco.
Verdone, attorniato dall’affetto dei figli Paolo, Giulia, dal fratello Luca,
dalla sorella Silvia con Christian De Sica, ha firmato il Libro d’oro del
Campidoglio su cui ha scritto: ”Grazie per avermi fatto incontrare nelle
periferie tanta umanità e tanta poesia. È stato un giorno indimenticabile,
grazie”. Lo stesso libro che fu firmato da Alberto Sordi nel 2000 quando anche
lui fu primo cittadino.
È stata “una giornata impegnativa, ma bella. Sono andato nelle periferie ed ho
trovato umanità, generosità e genuinità”. Spesso “sono abbinate alla parola
‘degrad0’, ma io mi sentirei offeso”. Ma ha trovato anche “tanti giovani, che si
stanno dando da fare riuscendo a intercettare le fragilità delle loro zone: da
una libreria che stava chiudendo hanno improvvisamente creato una struttura con
25mila iscritti, da un garage una libreria. Un esempio di come la cultura crei
aggregazione e condivisione: dobbiamo avere rispetto per loro senza la spocchia
del centro”, racconta Verdone.
Un nome, un’istituzione per Roma: “Ho amato e amo tanto questa città e l’ho
dimostrato già con il mio primo piccolo film nato grazie alla fiducia che mi ha
dato Sergio Leone”. La nostalgia poi prende il sopravvento: “Un’atmosfera che
non esiste più, una Roma in cui si parlava da finestra a finestra e ora non c’è
più”. Ma “non bisogna pensare al passato con tristezza, dobbiamo pensare al
futuro e a come svilupparlo nel migliore dei modi”, riflette Verdone, che
ricorda un momento di commozione vissuto oggi: “Mi sono scese le lacrime quando
sono arrivato a Villa Gordiani, ad attendermi c’erano 60-70 bambini che
intonavano ‘buon compleannò. Li ho abbracciati tutti, mentre cercavo un volto
romano e, invece, mi sono trovato indiani, cinesi e pakistani che parlavano
romano, nati e cresciuti qui”.
Se in tutti questi anni “ho cercato di fare bene il mio lavoro è anche merito
delle persone che ho incontrato oggi e della benzina che mi hanno dato”. Verdone
si dice “pedinatore di romani” grazie anche ”alla sensibilità trasmessa dai miei
genitori nel capire Roma”. Mamma e papà “mi hanno fatto capire l’importanza
dall’apparato umano del mio quartiere, che era Ponte Sisto. Mi spingevano ad
andare dal calzolaio o dal rigattiere. Quelle umanità mi hanno arricchito e le
ho trasmesse nei film”.
L'articolo “Nelle periferie ho trovato generosità, dobbiamo avere rispetto per
loro senza la spocchia del centro”: Carlo Verdone sindaco d Roma per il 75esimo
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