La giornalista e reporter di guerra Francesca Mannocchi con il musicista Rodrigo
D’Erasmo gira l’Italia con lo spettacolo “Crescere, la guerra”, basato
sull’analisi del dolore di chi ha vissuto i conflitti. La Mannocchi ha scoperto
di avere la sclerosi multipla e oggi, 18 novembre, ha raccontato a Il Corriere
della Sera quei momenti in cui, in qualche modo, la sua vita è cambiata: “Di
quel giorno mi è rimasto soprattutto il colore del linoleum della clinica
privata e la glacialità del neurologo, che dopo essersi fatto pagare
profumatamente una risonanza magnetica d’urgenza mi freddò senza neanche
prepararmi un minimo alla diagnosi”.
“Una mattina mi ero svegliata che non sentivo metà del mio corpo. – ha affermato
– Decisi di fare una risonanza d’urgenza perché io e Alessio (il fotoreporter
Romenzi, all’epoca suo compagno e padre del figlio Pietro, ndr) saremmo dovuti
ripartire per l’Iraq perché seguivamo la guerra a Mosul. A esame fatto, visto
che per ritirare i referti ci sarebbe voluta qualche settimana, chiesi al medico
com’era la mia situazione, convinta che dietro quella sorta di indolenzimento
diffuso non ci fosse niente di grave; e gli domandai se potevo partire
tranquilla. Mi gelò con una domanda: Ma lei dove vuole andare nel suo stato?“.
Un cambiamento improvviso: “La mia malattia e la guerra sono simili. Negli
ultimi anni, da quando ho fatto pace con la presenza della malattia nella mia
vita, questa è diventata un nuovo strumento per guardare e raccontare le cose
del mondo con linguaggi diversi: se ieri mi sarebbe bastato il solo reportage
televisivo, oggi sento il bisogno per esempio del teatro per arrivare a un
pubblico diverso. La condizione di un malato e quella di una persona che vive
dentro una guerra amplificano al massimo il bene e il male: quando stai bene,
sei felicissimo; quando stai male, tristissimo”.
IL RACCONTO DI “CRESCERE, LA GUERRA”
È uno spettacolo che intreccia voci e testimonianze vere, raccolte da diverse
guerre del passato e del presente, per mettere in luce il punto cieco della
nostra umanità: l’indifferenza. Un viaggio teatrale, che ci costringe ad
ascoltare ciò che spesso scegliamo di non vedere: il dolore degli altri.
Attraverso le parole di chi ha vissuto la guerra, lo spettacolo mostra come i
semi dei conflitti futuri si annidino nell’inconsapevolezza del presente, nella
distrazione di chi racconta senza cura, nella sordità dichi ascolta senza
empatia. Una riflessione profonda sul tempo, la memoria e la responsabilità
collettiva.
Perché ogni guerra nasce anche da ciò che non siamo stati capaci di proteggere.
E ogni pace si costruisce a partire da ciò che decidiamo di vedere.
L'articolo “Il neurologo, dopo la diagnosi della sclerosi multipla, mi ha detto
‘ma lei dove vuole andare in quello stato?’. La mia malattia e la guerra sono
simili”: così Francesca Mannocchi proviene da Il Fatto Quotidiano.