Il percorso perfetto lo ha sfiorato, ma proprio di un soffio. Nel 2014, alla sua
prima corsa da sindaco, gli mancò un misero 1 per cento per vincere al primo
turno. Quindici giorni dopo, al ballottaggio, travolse Mimmo Di Paola con il
65,4%. Undici anni e tre candidature dopo, Antonio Decaro si prende tutta la
Puglia e, ancora una volta, l’eco di un suo trionfo si riverbera fino a Roma,
dove un pezzo del Partito Democratico continua a immaginarlo come la carta da
giocarsi in chiave nazionale per la segreteria, scadenza programmata nel 2027.
Sarebbe la naturale evoluzione di un uomo che a ogni confronto nelle urne sforna
un successo cristallino. Una leadership naturale, non costruita, quella di
questo ingegnere civile di 55 anni che è arrivato alla politica da assessore
esterno nella giunta dell’allora sindaco di Bari Michele Emiliano.
Una leadership che fa sempre rima con vittoria. Non ci riuscì solo nel 2006,
quando Bobo Craxi lo mise in lista alla Camera, ma si giocava di gruppo e I
Socialisti – suo padre lo era, fu anche consigliere comunale – presero
percentuali scarsissime. Elezioni regionali 2010: 14.190 preferenze, eletto
consigliere. Dicembre 2012: finisce alla Camera dopo aver ricevuto 3.424 voti
alle Parlamentarie dem, secondo più votato a Bari. Passano due anni e il
deputato Decaro torna nella sua città e ne diventa sindaco dopo aver lasciato il
segno come assessore. È l’inizio di una parabola che finora è sempre e solo
stata in crescendo. Il secondo mandato è un’incoronazione: vince con il 66,27%
al termine di una campagna elettorale segnata nell’immaginario collettivo locale
da una canzone rap che trasformò in tormentone la consuetudine di descriverlo
come il colpevole di tutto. “Lo psicologo costa caro, è molto più comodo ed
economico, dire è colpa di Decaro”, cantava di sé stesso.
Durante il Covid consolida la sua fama di amministratore capace e molti scoprono
che è anche un bravo comunicatore. Lotta ai tavoli da presidente dell’Anci,
guidata dal 2016 al 2024, e nella città deserta alterna lacrime di comprensione
per le difficoltà dei commercianti a momenti da “sceriffo”. Alle primarie del Pd
appoggia Stefano Bonaccini, che perde. Elly Schlein lo candida insieme a tutti
gli altri sindaci più in vista per un seggio a Bruxelles. Un’inchiesta antimafia
viene usata come una clava nei suoi confronti, ma non lo scalfisce. Forse né
Schlein nel candidarlo né il centrodestra nell’attaccarlo hanno calcolato che le
urne rischiano di essere un termometro scottante. Decaro raccoglie 495.774
preferenze nella circoscrizione Sud: un voto su tre del Pd nel Mezzogiorno è
suo. In Puglia la proporzione è addirittura di tre su quattro. Un trionfo. È il
candidato dem più votato in Italia e prende il doppio delle preferenze di
Schlein stessa.
Se tutti immaginano che il suo viaggio in Europa sia solo una parentesi in
attesa delle Regionali, molti meno pensano che quei numeri iniziano a far
balenare un’idea in testa all’ala riformista dei democratici: Decaro è il volto
giusto, rassicurante, capace di parlare al centro senza rinunciare alla sponda
sinistra. Insomma, può diventare un’antagonista di Schlein. Così quando arriva
il momento delle Regionali, l’ex sindaco di Bari detta le regole. “Se ci sono
io, non devono esserci Emiliano e Vendola”, avvisa in un impeto rottamatore (a
proposito, il rottamatore per eccellenza, Matteo Renzi, lo apprezza molto). Non
vuole, insomma, gli uomini che hanno spianato la strada ai suoi successi. Cede
ma il risultato che va emergendo dalle urne è un’altra affermazione personale.
Percentuali nuovamente bulgare, Pd primo partito e le sue tre liste civiche che
– come i dem – viaggiano attorno al 25%. Insomma M5s e Avs rischiano di essere
marginali in maggioranza. A exit poll squadernati, i leader nazionali del campo
largo sono subito corsi in Campania per festeggiare il successo di Roberto Fico.
In Puglia ha vinto il Pd, leggasi – anche – Partito di Decaro.
L'articolo Il nuovo trionfo di Decaro, l’ingegnere che vince solo con
percentuali bulgare. E la sua leadership ora intriga il Pd proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Tag - Antonio Decaro
Una specie di rap casalingo per elencare le qualità del candidato e gli
obiettivi già portati a termine. La corsa per le regionali è più agguerrita che
mai. A sparare sui social la singolare trovata per la campagna elettorale è
stato Fabiano Amati, consigliere uscente e già assessore al bilancio della
Regione Puglia, che ha voluto condividere la canzone interpretata dai suoi
seguaci.
Una mossa già pensata anche dal candidato presidente, Antonio Decaro, sostenuto
dallo stesso Amati, che però ha optato per una versione più professionale.
“Un gran regalo… mi hanno preso e mi hanno cantato in rap. E mi raccomando, non
perdetevi il finale”, scrive Amati nella didascalia del video.
Il rap però, secondo alcuni utenti che hanno lasciato commenti sotto alla
performance, rischia di essere un boomer(ang). “É fatto male. A tutti i livelli.
Non parla ai giovani o meglio parla ai giovani ma solo perché dà il la a
prendervi in giro pesantemente”, osserva un utente. “Cringe”, commenta qualcun
altro.
Il rap è stato ripreso anche da alcune pagine di satira, come Crazy Italian pol,
che raccoglie i momenti più esilaranti della politica italiana.
L'articolo Il “rap” casalingo per autoelogiarsi: la trovata dell’assessore
pugliese Amati per la campagna elettorale – Video proviene da Il Fatto
Quotidiano.