“Annuncia le date del 2026”, “Mi dispiace ma non faremo niente nel 2026“. Poche
parole che spezzano il sogno dei tantissimi che sono rimasti a bocca asciutta,
ovvero senza biglietti. Di cosa parliamo? Degli Oasis. E in particolar modo di
Liam Gallagher che su X conferma di non avere in programma un proseguimento
immediato delle date del tour della reunion. Sarà davvero così? Chissà, con il
minore dei fratelli coltelli non si può sapere.
Già nei giorni scorsi, il frontman degli Oasis aveva parlato del fatto che –
fosse per lui – sarebbe ancora in tour ma non è il solo giocatore in campo.
Tradotto: c’è da vedersela con Noel. E a proposito del tour, è diventato virale
un post su Substack del tastierista Christian Madden: “(…) Il tour più grande al
mondo del 2025 si è appena concluso e io ne sono stato una piccola parte. Se
qualcuno deve rifletterci sopra, credo di doverlo fare io”.
> announce the 2026 dates mate
>
> — SirRifty | Dylan Benn (@SirRifty) December 6, 2025
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Il Fatto Quotidiano.
Tag - Oasis
Il fratello maggiore lo conosce bene, perché dal 2016 al 2019 è stato il
tastierista live di Noel Gallagher’s High Flying Birds. Ora conosce – per quanto
possibile – anche il fratello minore, Liam Gallagher.
Christian Madden (turnista del Lancashire, ex membro di una band dal piglio
psichedelico) è stato il tastierista del tour della reunion degli Oasis e ha
deciso di raccontare la sua esperienza su Substack, la piattaforma online che
permette a scrittori, giornalisti, creator e professionisti di pubblicare
newsletter, articoli e contenuti a pagamento (oppure no). Per dirla breve,
Substack è un altro meteorite che colpisce il giornalismo per come lo conosciamo
ma questa è un’altra storia e forse è pure un bene, che arrivi il meteorite
intendo.
Madden, torniamo a lui, inizia il suo post dicendo che probabilmente non
racconterà per un po’ le “lievemente trionfali” avventure della sua band, gli
Earlies. E va avanti: “Mi chiedete perché? Perché il tour più grande al mondo
del 2025 si è appena concluso e io ne sono stato una piccola parte. Se qualcuno
deve rifletterci sopra, credo di doverlo fare io”. Ora, va detto che lui parla
solo del 2025 ma potrebbe spingersi ben oltre, come grandezza del tour della
reunion dei fratelli coltelli amatissimi. Madden invita chi legge ad andare a
vedersi degli spezzoni sui social e dice che “tutto sembra speciale perché è
stato speciale”.
Cosa possiamo trovare nel lungo post ce lo dice l’autore stesso: “La mia umile
prospettiva come persona meno famosa della band più famosa del mondo, un nessuno
nel mezzo di un uragano mediatico (…). A volte vedevi un mare di luci di
telefoni che ondeggiavano con inquietante bellezza nel buio. A volte mi toglievo
l’in-ear e ascoltavo la meravigliosa cacofonia di 80.000 persone all’unisono. La
folla rendeva tutto diverso. Ovviamente”.
Poi la faccenda si fa interessante perché la vita da turnista degli Oasis non è
uguale alla vita da turnista e basta: “Non riuscivo ad accettare che qualcuno si
occupasse della mia lavanderia, e l’idea che qualcuno mi guidasse da Londra a
Clitheroe da solo mi sembrava talmente assurda da pensarci su ogni volta che mi
veniva proposta. Ho però accettato con gratitudine l’incredibile carrellata di
attività extra. Una visita alle piramidi di Teotihuacan o al palazzo
Gyeongbokgung. Un’escursione a bagnarsi nelle sorgenti calde delle Ande.
Concerti di Neil Young, Jon Cleary, Black Keys e Crowded House. Un concerto
sinfonico e una performance dal vivo del Messiah di Handel. Immersioni culturali
in un blues bar di Chicago, in un locale di tango argentino e in una serata
samba a San Paolo. Uno dei pasti migliori che abbia mai mangiato a Sydney.
Portare la mia famiglia nell’incredibile e bizzarro universo parallelo del
Giappone. È stato un anno pieno zeppo di esperienze indimenticabili”.
E siccome la vita è un apostrofo rosa tra faccio finta che di non sapere che le
persone vogliono il pettegolezzo e ammetto che lo so e festa finita, anche
Madden va sul retroscena manco fosse Dagospia: “Mi faranno domande, alcune a cui
risponderò. ‘Vanno davvero d’accordo?’ Sì, ci vanno. Non è smanceria eccessiva,
si sono perdonati e stanno cercando di andare avanti, con cautela. Quello che
avete visto era reale. Mi chiederanno se ci saranno altri concerti nel 2026 o
oltre. Me lo chiederanno spesso. Ma davvero pensate che io lo sappia? Alla fine
dei conti sono una formica operaia”.
Non manca il punto dove Madden s’incazza con quel tale che scrive sul giornale,
mi pare si chiami Simon Price, che ha definito gli Oasis ‘la forza pop-culturale
più dannosa della storia britannica recente’. Quel tale parla anche del fatto
che non sono gli unici rappresentanti della working class e cita Pulp o i Manic
Street Preachers. Madden scrive: “È una buona osservazione, sono grandi band. Ma
è proprio confrontando gli Oasis con i loro coetanei che capisci dove sta il
loro fascino particolare. I Pulp erano istruiti, spiritosi e cool. I testi di
Jarvis (Cocker, ndr) erano spesso autobiografici ed era tutto molto levigato,
una versione raffinata della musica outsider. I Manic Street Preachers
sembravano studenti di sociologia al liceo che volevano che il mondo sapesse
tutto ciò che avevano imparato sulle sue ingiustizie. In Damon Albarn e nei Blur
questo era ancora più smaccato: volevano che capissi quanto erano intelligenti,
quanto avevano letto, quanto ascoltavano, quanto erano interdisciplinari. Ed era
tutto vero: Albarn è brillante e lo ammiro tantissimo. Sono persino un po’
geloso. E se Simon Price sta smanettando furioso cercando di capire come gli
Oasis abbiano riunito il mondo con il loro “plod” senza funk e senza sex appeal,
sarò lieto di illuminarlo. Sono inclusivi. Prendono, con gioia, le cose più
ovvie, quelle che tutti amiamo già. Usano progressioni di accordi che i bambini
imparano alle prime lezioni di chitarra. Dove 35 anni fa avrebbero imparato
House of the Rising Sun o Bad Bad Leroy Brown, oggi imparano Wonderwall o Live
Forever. I testi che lui liquida come banalità sono abbastanza aperti da
permettere a persone di tutto il mondo di rivestirli dei propri significati. Le
melodie hanno estensioni che chiunque può cantare, uomini e donne, giovani e
vecchi. Sono semplici, memorabili, e te le porti dietro per sempre anche se non
compri il disco. La musica è inclusiva, e poi c’è la band. Chi vuole criticarli
potrebbe vedere solo uomini bianchi sul palco ed è un’osservazione legittima. Ma
quello che ho sempre trovato affascinante era che fossero un gruppo di uomini
dall’aspetto normale, vestiti come lavoratori usciti per una serata, con abilità
musicali medie più che virtuosistiche, che suonavano insieme. Niente sembrava
misterioso o irraggiungibile. Tutti guardavano gli Oasis e pensavano ‘non sono
migliori di me, potrei farlo anch’io!’. Tantissime persone hanno formato band
dopo averli visti all’epoca. Molti non avrebbero dovuto farlo, per carità, ma è
proprio questo che rende gli Oasis così inclusivi e accoglienti. Fanno sembrare
tutto più facile e realizzabile di quanto sia. Li guardi e pensi: ‘sono come me,
potrei essere in quella band’. E per sei mesi quest’anno, io lo sono stato“.
Parole di Christian Madden, musicista, turnista e parte della reunion più bella
di sempre. Parole sulla solita vecchia diatriba tra ascoltatori del brit pop. E
Madden centra il punto, gli Oasis sono esattamente come me, come te, come lui,
ma con accanto Liam e, fidatevi, non è un dettaglio.
L'articolo “Se gli Oasis hanno fatto veramente pace? Vi racconto quello che ho
visto, io che ero la persona meno famosa della band più famosa al mondo”: parla
il tastierista Christian Madden proviene da Il Fatto Quotidiano.