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Thauvin in attacco, Sangaré metronomo, Sage in panchina: come fa il Lens ad essere primo in Ligue 1 davanti al Psg
Ventun anni. Tanto è servito al Lens per rivedere il proprio nome in cima alla classifica della Ligue 1. Un tempo sufficiente a cambiare presidenze, cicli tecnici, generazioni di tifosi e persino identità calcistiche. Eppure, tra le mura del Bollaert-Delelis, c’era sempre stata una silenziosa convinzione: che il Sang et Or, prima o poi, sarebbe tornato. Non una sorpresa assoluta, quindi, ma il coronamento di un percorso che oggi il calcio francese osserva con un misto di stupore e rispetto. La vittoria ad Angers, firmata dall’ex capitano dell’Udinese Florian Thauvin, ha proiettato il Lens al primo posto dopo più di due decenni. Ma per capire come una squadra con il decimo budget del campionato, reduce da anni di difficoltà economiche e da un mercato estivo definito “di sopravvivenza”, sia arrivata a sfidare PSG e Marsiglia nella lotta al titolo, bisogna comprenderne il contesto. Trasferimenti mirati, rinascita di singoli giocatori, l’assenza di impegni europei e un uomo in panchina che un anno e mezzo fa non aveva nemmeno il patentino. Pierre Sage, oggi al centro della rivoluzione giallorossa, è una figura quasi romanzesca. Partito come direttore tecnico del settore giovanile del Lione, promosso per necessità quando Grosso lasciò nel 2023 un club nel caos, confermato grazie a una miracolosa risalita culminata in un posto in Europa League. Eppure, appena un anno dopo, il Lione lo licenziò. Ma Sage non si è abbattuto. Ha aspettato. E il Lens gli ha dato la possibilità che sognava: un ambiente in cerca di guida, una squadra da plasmare e una tifoseria tra le più passionali di Francia. Il Lens ha vinto otto delle ultime dieci partite, con un pareggio e una sola sconfitta. Numeri che non si spiegano solo con l’entusiasmo o con il momento magico. Ci sono basi solide, c’è una personalità che la squadra non mostrava dal 1998, anno dell’unico titolo nazionale. Solo 12 gol subiti in 14 giornate, miglior difesa del campionato insieme al PSG. Al centro di tutto, come un metronomo, c’è Mamadou Sangaré. Non è una star internazionale, non è stato pagato cifre astronomiche (8 milioni di euro al Rapid Vienna), eppure è il filtro che dà ordine all’intera squadra. I suoi 7,2 duelli vinti a partita, quarto miglior dato della Ligue 1, sono superiori a quelli di qualsiasi giocatore di PSG o Marsiglia. È il simbolo di un’idea chiara: si può costruire in grande anche senza nomi altisonanti. Davanti, invece, c’è un’armonia che sta deliziando persino gli analisti più scettici. Il duo Thauvin–Thomasson ha prodotto la metà dei gol stagionali: 12 su 24 tra reti e assist. “Se non lo faccio io, data la mia carriera e la mia età, chi lo farà? Essere un punto di riferimento è bello, naturale e logico. Fa bene a me e alla squadra”. Parole da trascinatore quelle rilasciate dal campione del mondo 2018 al termine del successo sull’Angers. Il suo socio, capitan Thomasson, è il secondo miglior assistman della Ligue 1 dietro solo a un certo Vitinha. E se loro due costruiscono, Saïd e il nuovo acquisto Édouard finalizzano: entrambi a quota cinque gol, entrambi protagonisti di una stagione fin qui entusiasmante. In quattro hanno partecipato a 22 dei 24 gol: una cooperativa che funziona perché nessuno cerca la gloria personale, ma tutti vogliono essere parte del meccanismo. Il Lens è sì una squadra dalle radici francesi, ma con una vena italiana che forse non tutti conoscono. Il proprietario Joseph Oughourlian, lo stesso che ha riportato il Padova in Serie B ed è coinvolto in colossi come Parmalat e Mediaset, è il garante economico di un club che solo nel 2016 ha rischiato il fallimento. E in Italia, la scorsa estate, sono arrivati anche alcuni degli attori chiave degli ultimi anni, come Diouf ed El Aynaoui, ceduti rispettivamente a Inter e Roma. Giocatori che erano importanti, ma la cui assenza è stata colmata al meglio. E i risultato si vedono. Tolte le sconfitte con Lione e Psg tra agosto e settembre, il Lens ha avuto la meglio in tre scontri diretti contro Lille, Marsiglia e Monaco. La mancanza di competizioni europee ha anche permesso a Sage di preparare ogni partita come fosse una finale, ma l’esperienza maturata due anni fa, quando il Lens sfiorò gli ottavi di Champions e batté al Bollaert Siviglia e Arsenal, ha lasciato il segno. I giallorossi oggi non sono più un intruso. Sono una candidata credibile al titolo. Il terzo incomodo che sta riscrivendo le dinamiche del calcio francese. L'articolo Thauvin in attacco, Sangaré metronomo, Sage in panchina: come fa il Lens ad essere primo in Ligue 1 davanti al Psg proviene da Il Fatto Quotidiano.
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