È stata la Bbc, per prima, a dedicarle un servizio: la nuova campagna di
Valentino per la borsa Garavani DeVain, realizzata con l’intelligenza
artificiale, sta scatenando un’ondata di reazioni indignate. Nel giro di poche
ore la notizia ha fatto il giro del web, finendo sulle pagine del Daily Mail e
di molti altri giornali britannici, che hanno raccolto decine di commenti —
spesso spietati — degli utenti sui social. Il motivo? Un video surreale e
dichiaratamente generato con AI, pubblicato sul profilo Instagram della maison e
subito diventato virale, non tanto per l’impatto artistico quanto per le accuse
di essere uno spot “inquietante” e “disturbante“.
IL VIDEO NEL MIRINO DELLE CRITICHE
Il video criticato è il secondo capitolo del progetto “Digital Creative Project”
di Valentino, che ha coinvolto nove artisti, cinque dei quali hanno utilizzato
strumenti di AI generativa. Lo spot è firmato in particolare dall’artista
digitale Total Emotional Awareness, che secondo la maison ha trasformato la
borsa in “un viaggio attraverso geometrie caleidoscopiche e pura immaginazione”.
Il contenuto è un collage “surreale” e visionario: modelle che emergono da
un’opulenta borsa d’oro, braccia che si fondono per formare il logo Valentino e
corpi che si trasformano in una massa vorticosa. Il brand, correttamente, aveva
etichettato il post come contenuto generato dall’AI ma il punto non è neanche
tanto l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, quanto il risultato che ne è
scaturito. I commenti si sono moltiplicati, definendo il visual come “surreale”,
“inquietante”, “scadente” e chiedendo: “È deludente da una casa di moda
couture”. Molti si sono chiesti se l’azienda fosse stata “hackerata” mentre
altri tuonavano: “Ma cosa ca** stiamo vedendo?”.
IL COMMENTO DEGLI ESPERTI
Il fallimento del progetto Valentino risiede nel valore percepito della
tecnologia. Per gli esperti, l’uso dell’AI da parte di un marchio che vende
borse da oltre 2.000 dollari invia un messaggio devastante: “I clienti tengono i
brand di lusso a uno standard più elevato”, ha spiegato Dr. Rebecca Swift di
Getty Images. L’esperta ha sottolineato che la piena trasparenza non è
sufficiente a mascherare il timore che il marchio stia privilegiando il costo
rispetto all’arte. Anne-Liese Prem, di Loop Agency, ha identificato il vero
problema: “Quando l’AI entra nell’identità visiva di un brand, le persone temono
che il marchio stia scegliendo l’efficienza a scapito dell’arte. Il pubblico
legge l’operazione come cost-saving mascherato da innovazione”.
Il caso Valentino, che segue di pochi mesi quello di Guess (criticata per aver
usato modelle AI in Vogue), dimostra che il rischio è elevatissimo: “Senza una
forte idea emotiva dietro, l’AI generativa può rendere il lusso meno umano in un
momento in cui le persone vogliono la presenza umana più che mai”, ha
sintetizzato la Prem. L’errore della maison italiana è stato quello di
sottovalutare il bisogno di autenticità e manualità da parte di un pubblico che,
spendendo cifre esorbitanti, esige che l’oggetto sia frutto del genio umano, e
non di un algoritmo.
L'articolo “Inquietante”, “Surreale”, “Ma cosa ca** stiamo vedendo?”: la nuova
pubblicità di Valentino creata con l’Intelligenza Artificiale fa discutere. La
Bbc accende il caso, il web insorge proviene da Il Fatto Quotidiano.