Montanari a La7: “A Gaza c’è ancora un genocidio a bassa intensità”. E sulla destra che rivendica Pasolini: “Ignoranti e violenti”

Il Fatto Quotidiano - Saturday, November 29, 2025

“A Gaza è un genocidio a bassa intensità che segue quello ad alta intensità, ma in realtà non si è mai fermato.” Sono le parole di Tomaso Montanari, storico dell’arte e rettore dell’Università per Stranieri di Siena, che a Piazzapulita, su La7, ha presentato il suo nuovo libro Per Gaza (Feltrinelli), illustrato da Marco Sauro. Un libro concepito, racconta, per non permettere che l’attenzione pubblica scivoli altrove mentre l’Onu descrive la Striscia come “un abisso senza alcuna tregua in vista, minato ogni pilastro della sopravvivenza, cancellati 69 anni di sviluppo umano”.
Montanari spiega che l’opera nasce dall’urgenza di custodire una memoria e un discorso che la cronaca tende a rimuovere. Tutti i diritti d’autore, insieme a una somma equivalente donata dall’editore, saranno devoluti alla CFTA, The Culture and Free Thought Association di Gaza, un’associazione laica guidata da donne che mantiene aperti ambulatori, consultori e spazi culturali in una delle aree più martoriate del pianeta.

Nel corso della trasmissione, Montanari ripercorre la genesi del libro e la necessità di raccontare ciò che sta accadendo nella Striscia al di là delle dichiarazioni ufficiali: “Marco Sauro ha disegnato e io ho scritto questo libro anche perché sapevamo che ci sarebbe stato bisogno di tenere vivo il discorso su Gaza. Il cessate il fuoco non è un cessato il genocidio. A Gaza si continua a morire: trecento persone sono state uccise dopo il cessate il fuoco. La situazione è drammatica: Israele ha fatto saltare le fognature, non ci sono più case, le persone si ammalano e muoiono.”
La denuncia dello storico si allarga poi al modo in cui la tragedia di Gaza viene rappresentata, o in molti casi occultata, dai mezzi d’informazione. Secondo Montanari, la cosiddetta pace trumpiana ha avuto una precisa funzione narrativa: “È servita a far sì che i media mainstream parlassero di Gaza molte righe sotto il delitto di Garlasco, per venire all’Italia. È calato un vero e proprio oscuramento.”

Dalla crisi mediorientale il discorso scivola poi verso il panorama culturale italiano, sollecitato dalle recenti dichiarazioni di Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Cultura, secondo cui “la sinistra “strumentalizza Pasolini” e lo scrittore sarebbe stato “fascista”. Montanari reagisce con durezza: “Sono veramente imbarazzanti, in malafede, ignoranti e violenti. Dire questo di Pasolini è profondamente violento.”
Lo storico ricostruisce il contesto biografico e intellettuale dell’autore friulano, respingendo l’idea di una sua adesione al fascismo: “Pasolini ha detto di se stesso che, da ragazzo, non vedeva il fascismo perché ci era cresciuto dentro, come i pesci non vedono l’acqua. Ma da adulto lo ha combattuto in tutti i modi: con i suoi film, le poesie, gli articoli, l’opera intera. Per lui il fascismo era la nevrosi della borghesia, la nevrosi del capitalismo.”
Montanari ricorda come, all’inizio degli anni Settanta, Pasolini avesse individuato nel consumismo una forma di oppressione persino più radicale del fascismo storico: “Diceva che il consumismo avrebbe fatto ciò che il fascismo non era riuscito a fare: cambiare gli italiani dentro, trasformarne l’ethos. Chiamare ‘fascismo’ il consumismo capitalista era per lui la condanna più alta possibile.
E si sofferma anche su un fenomeno che considera sintomatico: l’appropriazione simbolica di Pasolini da parte dell’estrema destra. “CasaPound ha 88 eroi, tra cui Gramsci e Pasolini. Perché 88? Perché l’otto è la lettera H, l’ottava dell’alfabeto: 8-8 significa ‘Heil Hitler’. Bisogna ricordarsi i giochi di questi signori.”

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