La pubblicazione di nuovi documenti secretati sullo scandalo pedofilia che ha al
centro la figura del defunto finanziere pedofilo Jeffrey Epstein ha fatto cadere
un’altra testa. E si tratta di un nome di primo livello. Larry Summers, ex
segretario al Tesoro durante la presidenza di Bill Clinton, presidente emerito e
professore dell’Università di Harvard, ha annunciato che “si ritirerà dagli
impegni pubblici” a causa del suo coinvolgimento diretto nelle vicende.
“Mi vergogno profondamente delle mie azioni e riconosco il dolore che hanno
causato – ha detto Summers in una dichiarazione condivisa con diversi media – Mi
assumo la piena responsabilità della mia decisione mal guidata di continuare a
comunicare con Epstein. Pur continuando ad adempiere ai miei obblighi
accademici, mi farò da parte dagli impegni pubblici come parte del mio più ampio
sforzo per ricostruire la fiducia e riparare i rapporti con le persone a me più
vicine”.
La sua posizione era ormai compromessa da giorni, con rappresentanti sia dei
Democratici che dei Repubblicani che avevano chiesto a varie organizzazioni di
interrompere i rapporti con Summers dopo i file diffusi dalla commissione
vigilanza della Camera dai quali emergevano scambi di mail con Epstein, inclusa
una in cui il defunto finanziere si definiva il “wing man” (la spalla, nel senso
di uno che aiuta a rimorchiare, ndr) di Summers.
Il coinvolgimento di Summers, uomo vicino all’ex presidente Clinton, ha dato
forza al tentativo di Trump di allontanare i sospetti dall’ambiente
repubblicano, tanto da spingerlo a chiedere ai rappresentanti alla Camera del
Grand Old Party di votare affinché tutti i documenti relativi al caso vengano
resi pubblici.
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dopo il coinvolgimento nello scandalo Epstein proviene da Il Fatto Quotidiano.
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L’offensiva del presidente americano Donald Trump sulla vicenda dei suoi
rapporti con il miliardario Jeffrey Epstein e il suo giro di minorenni – in base
ai documenti prima resi noti dai democratici, poi anche dai repubblicani ma a
scopo protettivo verso il tycoon – inizia con un intervento sul suo social
Truth: “La bufala di Jeffrey Epstein”, scritto tutto in maiuscolo (THE JEFFREY
EPSTEIN HOAX) a cui viene allegato un servizio di Fox News.
Nel video dell’emittente che sostiene le idee di Trump, si afferma che i
democratici hanno tirato fuori le email di Epstein per distrarre dallo shutdown
che ha sospeso il funzionamento della macchina federale, con disagi notevoli e
sospensione di stipendi, e che, in ogni caso, nei messaggi di posta elettronica
che il finanziere condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di
minorenni e morto in carcere il 10 agosto 2019 – suicida secondo l’inchiesta
ufficiale – scambiava con la sua sodale Ghislaine Maxwell e lo scrittore Michael
Wolff, non c’è nulla che possa nuocere al presidente dal punto di vista penale.
Ma Trump non si accontenta e rilancia: “Epstein era un democratico ed è un
problema dei democratici, non dei repubblicani! Chiedete a Bill Clinton, Reid
Hoffman e Larry Summers di Epstein, loro sanno tutto di lui, non perdete tempo
con Trump. Ho un Paese da governare!”. Per il capo della Casa Bianca “i
democratici stanno facendo tutto il possibile per promuovere nuovamente la
bufala Epstein, nonostante il Dipartimento di Giustizia abbia pubblicato 50.000
pagine di documenti, al fine di distogliere l’attenzione dalle loro politiche
inadeguate e dalle loro perdite, in particolare dall’imbarazzante shutdown, che
ha causato un disordine totale all’interno del loro partito, che non ha idea di
cosa fare. E alcuni repubblicani deboli sono caduti nelle loro grinfie perché
sono ingenui e poco risoluti”.
Il riferimento del tycoon riguarda i rapporti che c’erano stati tra il
finanziere e l’ex presidente Bill Clinton. C’è da ricordare che proprio nelle
mail pubblicate in questi giorni emerge uno scambio di comunicazioni, nel 2015,
tra Epstein e Landon Thomas Jr., ex reporter del New York Times: Epstein fa
riferimento alle affermazioni che indicavano la presenza di Clinton nella sua
tenuta alle Isole Vergini: “Clinton NON è MAI stato lì, MAI”. In un’altra mail
inviata a Wolff nel gennaio 2015, Epstein affermò di avere un’ex fidanzata che
avrebbe potuto confermare che Clinton non era mai stato sull’isola. Questa
versione è stata corroborata da Ghislaine Maxwell, condannata a 20 anni come
complice di Epstein. In agosto, Maxwell ascoltata dal vice procuratore generale
Todd Blanche ha dichiarato che Bill Clinton non aveva mai visitato la casa di
Jeffrey Epstein nelle Isole Vergini: “Il presidente Clinton era mio amico, non
amico di Epstein; mi voleva bene e andavamo molto d’accordo. Ma non ho mai visto
lo stesso calore umano con il signor Epstein”.
Ma la guerra su questo terreno è ormai palese tra dem e repubblicani: così, un
mese fa il presidente della Commissione di vigilanza della Camera, James Comey,
ha affermato che “i resoconti pubblici, le testimonianze dei sopravvissuti e i
documenti ufficiali dimostrano che “Bill Clinton aveva legami molto più stretti
con Epstein”. Una affermazione che non entra nel merito dei rapporti con le
ragazze che frequentavano l’isola ed erano messe a disposizione dalla coppia
Epstein-Maxwell.
Sui rapporti di Epstein con l’entourage di Donald Trump c’è anche uno spaccato
che è stato messo in evidenza dal media britannico Guardian. Jeffrey Epstein
avrebbe avuto un ruolo da ‘consigliere dietro le quinte’ di Steve Bannon, ex
stratega di Trump e della “visione Maga” (Make America great again), durante la
campagna dell’agosto 2018, per difendere il tycoon e il suo programma.
I messaggi pubblicati mercoledì dalla Commissione di vigilanza della Camera
descrivono uno scambio di comunicazioni dal 17 al 23 agosto con Epstein che
fornisce consigli a Bannon su apparizioni televisive e sulla comunicazione
politica. Una parte della conversazione è inviata da un account iMessage
associato a un indirizzo email di Epstein e, sebbene il nome dell’interlocutore
di Epstein sia censurato nei documenti pubblicati, numerose indicazioni –
inclusi riferimenti alle apparizioni su Fox News, al suo licenziamento dalla
Casa Bianca nell’agosto 2017 e al suo lavoro sul documentario Trump @War –
indicano che all’altro polo della conversazione ci sia Bannon.
Insomma, Trump reagisce ma ogni giorno esce un particolare in più sui suoi
rapporti con il finanziere suicida: il tycoon aveva assicurato di aver troncato
i rapporti con Epstein nel 2004; ma nell’ennesimo scambio di messaggi di posta
elettronica divulgato dai dem, lo stesso Epstein racconta a Faith Kates, nome di
punta nella gestione delle modelle di Manhattan, di aver trascorso con Trump il
Giorno del Ringraziamento del 2017. I registri della Casa Bianca riportano una
cosa diversa: secondo la versione ufficiale Trump ha trascorso il Giorno del
Ringraziamento del 2017, il suo primo da presidente, nel suo resort Mar-a-Lago a
Palm Beach.
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democratico, chiedete a Clinton, non a me” proviene da Il Fatto Quotidiano.