La decisione del ministero dell’Istruzione e del Merito di rendere, da questa
settimana, accessibile la piattaforma “Carta del docente” agli insegnanti che
dispongano di eventuali residui dell’anno scolastico 2024/2025 e ai beneficiari
di sentenze a cui è stata data esecuzione, ha sollevato una bufera che rischia
di travolgere proprio il ministro Giuseppe Valditara che sarebbe – secondo i
sindacati e Elisabetta Piccolotti, di Alleanza Verdi Sinistra– travolto da
ricorsi da parte di coloro che hanno il contratto fino al 30 giugno e da parte
di coloro che pur avendo già avuto il riconoscimento del tribunale non hanno
ancora ottenuto un centesimo al punto da doversi rivolgere di nuovo ad un legale
per la mancata ottemperanza di viale Trastevere.
Non è semplice ricostruire quanti sarebbero con esattezza i ricorsi ma secondo i
sindacati si parla di 200 mila precari che hanno compilato le carte bollate.
Tant’è che Piccolotti, con un’interrogazione parlamentare, ha segnalato che il
ministero viene quasi sempre condannato anche a risarcire spese legali per circa
due mila euro. Una montagna di costi che paiono essere già arrivati in tre anni
“ad un miliardo di euro e che lieviteranno ancora, pare almeno fino ad un
miliardo e mezzo” a detta di Avs. Numeri che le organizzazioni sindacali non
smentiscono. Solo la Uil Scuola ha presentato oltre quindici mila ricorsi per la
corretta attribuzione della Carta Docente; l’Anief 17.130 e la Gilda cinque
mila.
Altra questione: ad oggi non è ancora chiaro a quanto ammonterà la cifra
effettivamente spendibile dai docenti. La sottosegretaria all’Istruzione Paola
Frassinetti ha detto che bisognerà aspettare gennaio per far ripartire la
macchina in attesa di conoscere i numeri dei contratti a termine al 30 giugno ma
nessuno si è sbilanciato a confermare il bonus. Anzi. Le avvisaglie non sono
delle migliori. Nella Maggioranza qualcuno non ha negato che la “coperta è
sempre più corta” e Valditara già a settembre è stato prudente. Giuseppe
D’Aprile, numero uno della Uil Scuola è determinato: “È necessario un intervento
più chiaro e concreto, che permetta di rendere pienamente operativo questo
strumento e di tutelare il diritto alla formazione dell’intero personale della
scuola senza costringerlo, ancora una volta, a ricorrere ai tribunali per
vedersi riconosciuto ciò che gli spetta”.
Nei giorni scorsi, intanto, l’Anief ha lanciato una petizione che ha già
raccolta tre mila firme per ottenere un finanziamento di cento milioni di euro
per non far diminuire il bonus dal prossimo anno. La mancata volontà del Governo
di Destra di riconoscere a tutto il personale della scuola la “Carta docente”
nata fin dall’inizio, all’epoca del premier Matteo Renzi, solo per i docenti a
tempo indeterminato ha portato ad un pasticcio infinito. La sentenza C‑268/24
della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha deciso che escludere
automaticamente i docenti con supplenze brevi dall’accesso alla Carta del
Docente viola il diritto comunitario. La normativa italiana, che riservava il
beneficio ai soli docenti di ruolo o ai supplenti annuali, è stata giudicata
discriminatoria.
Secondo i giudici, tale limitazione contrasta con la clausola quattro
dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, allegato alla direttiva
1999/70/CE. Per la Corte, quindi, poiché anche i supplenti a termine svolgono
funzioni identiche a quelle dei colleghi di ruolo e partecipano alle stesse
attività didattiche e formative, non può esistere una giustificazione oggettiva
per l’esclusione dall’accesso alla Carta del docente facendo quindi decadere il
trattamento differenziato. Oggi, quindi, in base alla legge di bilancio 2025,
tutti i docenti assunti con contratto al 31 agosto 2025 hanno diritto automatico
alla Carta del Docente, senza necessità di ricorsi mentre chi ha un contratto al
30 giugno deve presentare ricorso al tribunale per ottenere il riconoscimento.
Inoltre, a detta dell’Anief, anche i docenti con supplenze brevi (anche per
pochi mesi) possono rivolgersi al tribunale del lavoro del luogo in cui hanno
prestato servizio per richiedere la Carta del Docente. Il diritto può essere
rivendicato anche per i contratti stipulati negli ultimi cinque anni, in base
alla prescrizione quinquennale. Nonostante ciò a viale Trastevere continuano a
fare spallucce e spesso chi ha anche ottenuto il riconoscimento dei togati deve
procedere con l’iter dell’ottemperanza che può punire anche il funzionario
inadempiente. In questo caso un commissario ad acta è incaricato di eseguire la
sentenza entro trenta o sessanta giorni.
Secondo l’Anief il ministero non eseguirebbe subito il pagamento per questione
economiche: “Lo Stato italiano preferisce sostenere il costo dei ricorsi
individuali piuttosto che estendere automaticamente il beneficio a tutti i
precari, poiché non tutti hanno tempo, risorse o volontà di agire legalmente.
Tuttavia, questa strategia espone l’Italia a nuove procedure di infrazione a
livello europeo per mancato rispetto dei principi comunitari, come quello di non
discriminazione”.
Solo in casa Anief dei 17.130 ricorsi depositati ci sono state 12.600 sentenze
favorevoli ai docenti ma due terzi non sono state ottemperate. “C’è un
ammonimento – spiega il presidente di Anief, Marcello Pacifico – della procura
di Roma (su commissariamento) ai dirigenti del Mim per la possibile
responsabilità erariale e penale sulla mancata esecuzione delle sentenze”. Anche
la Gilda è ricorsa alla Procura per i mancati pagamenti.
Tanti i casi segnalati. A Reggio, 581 docenti precari, rivolgendosi alla Fl Cgil
hanno vinto i ricorsi individuali ma più di un terzo degli aventi diritto –
comprese persone che sono nel frattempo uscite dal mondo della scuola – non ha
infatti ottenuto quanto gli spettava. Lo ha denunciato su “Il Resto del Carlino”
Tatiana Giuffreda, segretaria della categoria dei “lavoratori della conoscenza”
della Camera del lavoro, che evidenzia: “In più la piattaforma della carta
docenti è ora bloccata, probabilmente per la riorganizzazione in corso. E molti
docenti che vorrebbero iscriversi a corsi di formazione non possono farlo”. Da
un test de “Il Fatto Quotidiano.it” – eseguito più volte in una giornata – i
tempi di attesa vanno da un minuto e mezzo a tre.
“Il ministro del governo Meloni – ha spiegato la deputata di Avs – si è ostinato
su questa strada per tre anni nonostante la pioggia di ricorsi per la carta
docente, per le ferie non godute che non vengono pagate e per l’equiparazione
economica e giuridica al personale stabile. Quel che è peggio é che il recente
intervento normativo proprio su questo punto non sana il pregresso e lascia
esclusi i supplenti con almeno 150 giorni di servizio, in contrasto con la
giurisprudenza di Cassazione. Queste risorse pubbliche potrebbero essere meglio
impiegate per stabilizzare gli stessi precari o per finanziare gli aumenti
contrattuali, quegli aumenti che scandalosamente non sono stati adeguati
all’inflazione crescente. Per questo – ha concluso Piccolotti – abbiamo
presentato un’interrogazione parlamentare al ministro per sapere se i dati in
nostro possesso sono giusti e affinché ci spieghi quali iniziative urgenti
intenda assumere per ridurre i contenziosi, tutelare i lavoratori precari e
mettere fine a uno spreco enorme di denaro pubblico”. Il totale di questi
contenziosi, stimato da Avs, dall’ottobre 2022 all’ottobre 2025, sarebbe di
circa 1,53 miliardi di euro.
L'articolo Carta del docente, caos senza fine: pronti oltre 200mila ricorsi di
insegnanti precari proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Vincitori di concorsi e ciononostante, da anni, precari nel mondo della scuola.
Una rappresentanza dell’esercito di 300mila lavoratori del personale docente e
non docente della scuola italiana, giunto nella Capitale da varie parti
d’Italia, ha manifestato davanti la sede del ministero dell’Istruzione. Hanno
fatto suonare sveglie a martello e chiesto risposte al ministro Giuseppe
Valditara e al governo Meloni. Finora invano. “Nella prossima legge di Bilancio
non ci sono risposte” afferma la segretaria generale della Flc Cgil, Gianna
Fracassi. Precarietà che si riflette sulla qualità delle attività con gli
studenti, che vedono cambiare spesso i propri insegnanti. Abbiamo parlato con
loro e ascoltato le loro storie. Docenti e mamme. In alcuni casi penalizzate
dalla maternità, “nonostante questo governo dica a parole di voler incentivare
le donne madri, giovani lavoratrici”. “Mi aspettavo da una presidente donna un
aiuto maggiore, una sensibilità maggiore vero il sistema educativo del Paese”
dicono alcune docenti. Ma, pur nelle difficoltà, nessuno dei tanti con cui
abbiamo parlato ha dubbi o rimpianti sul percorso professionale intrapreso
perché “se fatto con amore questo è il lavoro più bello del mondo”.
L'articolo “Ho vinto due concorsi, ma ogni estate non so se e dove mi
chiameranno”. “Costretta a casa dopo la maternità”: storie degli eterni precari
della scuola proviene da Il Fatto Quotidiano.