Il sessantesimo anniversario del Ford Transit non è soltanto la celebrazione di
un modello iconico, ma il racconto di un passaggio di testimone che parla di
continuità, di responsabilità e soprattutto di persone. A sottolinearlo è
Fabrizio Faltoni, che dopo otto anni alla guida della filiale italiana della
Casa dell’Ovale Blu lascia l’incarico per assumere un ruolo di primaria
importanza in Ford Europa, come director sales & brand management per le
divisioni vetture Blue e Model-e.
Faltoni passa il timone al nuovo amministratore delegato Marco Buraglio, una
“staffetta in transito” che coincide con un momento cruciale per il settore:
nuovi player, nuove tecnologie, una transizione ecologica e digitale che
ridefinisce il concetto stesso di mobilità del lavoro. Faltoni, che ha sempre
creduto nel valore del Transit e nel suo ruolo nell’economia reale, si congeda
con la certezza di lasciare l’azienda in mani solide: “Marco guiderà Ford Italia
in anni complessi, e lo farà in modo egregio”. E Buraglio raccoglie il
testimone: “Per me è un grande orgoglio e una grande responsabilità. Arrivo dai
veicoli commerciali, dove ho imparato la concretezza, a stare vicino alle
aziende e a capire cosa serve davvero. È un patrimonio che porterò con me”.
Un’eredità preziosa in un momento in cui i furgoni non sono più semplici mezzi
da lavoro, ma nodi fondamentali dell’economia.
La fotografia più chiara del ruolo dei veicoli commerciali in Italia la offre lo
studio realizzato da SDA Bocconi e presentato per celebrare i 60 anni del
Transit. Un’analisi che rivela un dato sorprendente: l’economia “van-intensive”
genera 108 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 4,9% del PIL italiano, e
sostiene 1,53 milioni di posti di lavoro. Se fossero uno Stato europeo, le
imprese che vivono grazie ai furgoni costituirebbero la sesta potenza economica
dell’UE, subito dopo Germania, Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi. Carlo
Alberto Carnevale Maffè, professore di Strategia della SDA Bocconi, sintetizza
così: “Il Transit non è un veicolo, è una parte dell’organismo produttivo del
Paese. È un nodo del ciclo aziendale, un vero sismografo dei cambiamenti
economici e sociali”. Un mezzo che da “animale da tiro” è diventato “un tappeto
volante”, capace di trasportare non solo merci, ma processi organizzativi,
tecnologie, connessioni.
Il valore del Transit, spiegano dalla Bocconi, si capisce davvero solo
ascoltando le storie. Quelle “storie straordinarie” che emergono “quando si
strofina la lampada di Aladino” e che raccontano il rapporto fra le aziende
italiane e il loro veicolo da lavoro. Come l’Antico Forno Roscioli di Roma, che
ogni giorno affronta 30–45 consegne nel cuore della capitale. La scelta del
Transit Custom elettrico nasce da un calcolo logistico ed economico, ma anche
valoriale che si estende all’installazione in sede anche di pannelli
fotovoltaici. Grazie all’E-Transit l’azienda ha ottenuto risparmi fino a 12.000
euro in tre anni, mantenendo la piena qualità del servizio e accedendo alle ZTL
senza limitazioni.
Oppure ParkingGo, che con quasi 50 Transit in servizio h24 ha trasformato i
propri veicoli in un dialogo costante fra flotta e azienda. La telematica Ford
Pro ha ridotto i fermi macchina del 60%, permettendo di anticipare i guasti e
ottimizzare i flussi. “La telematica ha cambiato radicalmente il nostro modo di
lavorare”, racconta Andrea Luini: “Ogni giorno guadagniamo efficienza, sicurezza
e qualità del servizio”.
Sono storie diverse, ma con un filo comune: l’ascolto, una sorta di Tromba di
Eustachio. “Ford Italia – sottolinea Buraglio – ha sempre messo le esigenze
delle aziende al centro, trasformando il Transit in una piattaforma viva, che
ogni giorno si adatta alle loro missioni”. Una piattaforma che oggi conta più di
1.300 varianti, oltre 200 allestitori europei e una capacità di trasformarsi in
qualsiasi cosa: ambulanza, officina mobile, furgone frigo, camper. La Bocconi
definisce il Transit “una piattaforma trasformista”, una “Mistery Machine”
capace di cambiare volto a seconda della missione. La sua architettura si
compone di tre layer:
• meccanico: robustezza, modularità, trazioni differenziate, fino alle versioni
da 5 tonnellate;
• logico: software, ADAS, funzioni intelligenti come il Delivery Assist che
automatizza le operazioni durante le consegne;
• organizzativo: la rete di allestitori, i servizi telematici, la manutenzione
predittiva.
È questo mix che ha permesso al Transit di mantenere la leadership europea per
11 anni consecutivi e di diventare un compagno di lavoro più che un semplice
mezzo. “Ogni giorno che un veicolo rimane fermo significa 300–400 euro di
fatturato perso”, ricorda Buraglio. “Per questo, già dal 2019, Ford installa
modem di serie: i dati sono un fattore di efficienza e riduzione dei costi. Oggi
parlare con le aziende significa parlare di dati”.
La transizione elettrica resta un pilastro. Oltre al risparmio economico,
l’E-Transit consente nuove modalità operative: consegne notturne grazie alla
silenziosità, accesso ai centri urbani, pianificazione delle ricariche insieme
ai flussi di lavoro. Non più un veicolo, ma una parte del sistema informativo
aziendale. E poi c’è la servitization: il veicolo che diventa servizio, una
relazione continua che lega Ford e le imprese attraverso dati, software,
manutenzione predittiva.
Una strada che richiederà sempre più competenze, soprattutto ai fleet manager,
che da gestori di mezzi diventano analisti di dati. E Buraglio guarda avanti: “I
prossimi 60 anni saranno più complessi, con tecnologie sempre più sofisticate.
Ma per noi è un’opportunità. Ci invita ad ascoltare ancora di più, a essere
partner delle aziende per creare valore. Il libro del Transit ha 60 anni di
storia, ma è ancora all’inizio”.
L'articolo Ford Transit, sessant’anni e una storia che ridefinisce la mobilità
del lavoro proviene da Il Fatto Quotidiano.