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Auto elettrica in Italia, ecco cosa frena le vendite di EV nel nostro Paese
È stata presentata a Villa Blanc la ricerca “L’Italia e l’auto elettrica: tra percezioni e consapevolezza”, realizzata dall’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School. Lo studio analizza il divario tra l’interesse potenziale verso l’auto elettrica e la sua effettiva adozione, evidenziando come le resistenze non siano legate esclusivamente a fattori tecnici o economici, ma anche al rapporto tra percezione e livello di conoscenza del prodotto. La ricerca si basa su un approccio metodologico misto che combina un’indagine quantitativa con un’analisi qualitativa supportata da modelli avanzati di Intelligenza Artificiale. L’utilizzo dell’AI ha consentito di analizzare in modo sistematico le risposte aperte degli intervistati, individuando pattern linguistici, cluster tematici e sfumature interpretative con un elevato grado di neutralità analitica. Tra i non possessori di veicoli elettrici a batteria (BEV) emergono timori e barriere legati in larga parte a percezioni esterne. Il 67% degli intervistati esprime preoccupazioni sulla durata della batteria, mentre oltre il 58% considera insufficiente la rete di ricarica autostradale. Il prezzo di acquisto è ritenuto troppo elevato dal 72% del campione. Quasi la metà segnala inoltre difficoltà nel reperire informazioni chiare su costi reali, incentivi, autonomia e tempi di ricarica, indicando una conoscenza frammentata e spesso non aggiornata. Lo studio individua quattro leve principali per favorire la transizione. La priorità assoluta è la riduzione del prezzo di acquisto, indicata dal 55,4% degli intervistati. Seguono la stabilità degli incentivi, considerata rilevante soprattutto in termini di prevedibilità nel tempo, e la disponibilità di una rete di ricarica pubblica capillare e funzionante, indicata come priorità massima dal 12,7%. La garanzia di lunga durata sulla batteria risponde alle principali paure tecnologiche e raccoglie oltre il 50% delle preferenze complessive nelle prime tre posizioni. Altri fattori, come wallbox gratuite, servizi digitali o abbonamenti energetici, risultano marginali. I possessori di BEV descrivono invece un’esperienza d’uso generalmente positiva: il 56,4% rileva una maggiore economicità rispetto ai veicoli termici e oltre il 70% considera adeguata la gestione quotidiana dell’autonomia. Le criticità percepite dall’esterno risultano quindi ridimensionate. Tuttavia, entrambi i gruppi concordano su un punto: l’infrastruttura di ricarica pubblica e autostradale non è ancora sufficientemente omogenea e affidabile. Nel confronto finale, la ricerca evidenzia come il principale ostacolo alla diffusione dell’auto elettrica sia il gap tra percezione e consapevolezza. Dove manca un’esperienza diretta o un’informazione chiara, le resistenze restano elevate. Al contrario, l’uso concreto contribuisce a ridurre molte barriere. Secondo lo studio, una transizione efficace richiede un sistema più solido, basato su prezzi competitivi, infrastrutture affidabili e azioni in grado di trasformare la curiosità in fiducia. L'articolo Auto elettrica in Italia, ecco cosa frena le vendite di EV nel nostro Paese proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Otto ore in sella per la patente. La proposta che divide automobilisti e ciclisti
Insulti, commenti aggressivi e una diffusa ostilità verso chi si muove in bicicletta o in monopattino sono ormai parte della quotidianità urbana. Tra social network e strade cittadine, chi sceglie le due ruote deve spesso fare i conti con automobilisti distratti, manovre azzardate e una conoscenza approssimativa del codice della strada. Anche se, ad onor del vero, a volte anche i ciclisti dimostrano di essere indisciplinati. È comunque da questo contesto di insofferenza reciproca che nasce una proposta destinata a far discutere: rendere obbligatorie otto ore di pratica in bicicletta nei corsi delle scuole guida. L’iniziativa arriva dal collettivo spontaneo torinese Belparcheggio, una rete di centinaia di persone che si spostano quotidianamente in bici, monopattino o cargo-bike. L’idea è semplice quanto radicale: far vivere in prima persona ai futuri automobilisti cosa significa muoversi su due ruote in città. “L’educazione può arrivare dove la repressione non riesce”, spiega Sirio Romagnoli, cicloattivista e promotore della proposta. La petizione ha già raccolto quasi 14 mila adesioni, con un dato che va oltre la dimensione locale: solo il 10% dei firmatari vive a Torino, mentre la grande maggioranza arriva dal resto d’Italia e anche dall’estero. Un segnale, secondo i promotori, di un’esigenza condivisa che supera i confini regionali. Il modello di riferimento sono i Paesi del Nord Europa, dove la cultura della mobilità ciclabile è sostenuta non solo da infrastrutture adeguate, ma anche da percorsi educativi strutturati. Nei Paesi Bassi, ad esempio, gli studenti devono ottenere un patentino simbolico che certifica la conoscenza delle regole di sicurezza stradale in bicicletta. L’obiettivo finale è arrivare a numeri ancora più consistenti e consegnare le firme a un referente politico, affinché la proposta diventi oggetto di un confronto istituzionale. Senza illusioni, ammettono gli attivisti, ma con la convinzione che solo un cambio culturale profondo possa migliorare la sicurezza e la convivenza sulle strade italiane. L'articolo Otto ore in sella per la patente. La proposta che divide automobilisti e ciclisti proviene da Il Fatto Quotidiano.
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In un Paese di manager uomini, Geely Italia decide di andare controcorrente
Geely Italia entra nel mercato italiano con una scelta in controtendenza per il nostro Paese: l’80% del top management del brand è composto da donne. Su sei ruoli chiave strategici di prima linea, uno solo è ricoperto da un uomo mentre gli altri cinque sono guidati da manager in rosa: la conferma di un approccio basato sulle competenze e sui percorsi professionali, più che sul genere. Un dato che assume ancora più rilevanza se confrontato con il panorama italiano, dove la presenza femminile nei ruoli apicali resta limitata. Le donne rappresentano infatti circa il 22% dei dirigenti in Italia, un segnale di come la parità nelle posizioni di vertice sia ancora lontana dall’essere raggiunta. Il progetto italiano di Geely nasce in un momento di profonda trasformazione dell’automotive, tra elettrificazione, digitalizzazione dei servizi e nuovi modelli di mobilità. In questo contesto, l’azienda interpreta il cambiamento anche sul piano organizzativo e culturale, adottando un modello di lavoro flessibile e orientato alle persone. A supportare lo sviluppo del brand in Italia c’è Jameel Motors, partner distributivo internazionale che porta un sistema di valori fondato su meritocrazia, rispetto e crescita continua. Questi principi si traducono in scelte concrete: smart working esteso, sedi operative a Roma e Milano pensate come hub di collaborazione e politiche di welfare che favoriscono equilibrio tra vita professionale e personale. Un messaggio chiaro: il cambiamento del settore auto, come pure di altri comparti industriali verrebbe da dire, passa anche dalle persone e dai modelli con cui si sceglie di affrontarlo. Se poi è un cambiamento che passa per il gentil sesso, ben venga. L'articolo In un Paese di manager uomini, Geely Italia decide di andare controcorrente proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Volkswagen ID Polo, la compatta elettrica che sfiderà le low cost cinesi
Volkswagen ha alzato il velo sulla futura ID Polo, il modello elettrico compatto con cui la Casa di Wolfsburg punta a rafforzare la propria offensiva contro l’avanzata dei costruttori cinesi nel segmento delle elettriche accessibili. L’obiettivo è chiaro: portare sul mercato un’auto elettrica credibile, spaziosa ed efficiente a un prezzo di partenza intorno ai 25.000 euro, soglia considerata decisiva per la diffusione di massa degli EV in Europa. Con la ID Polo, VW rompe con lo schema tecnico della prima generazione di modelli ID. La nuova piattaforma adotta un’architettura più leggera e razionale, progettata per ridurre drasticamente costi e complessità senza penalizzare lo spazio interno. Anzi, grazie al nuovo layout della trasmissione e alla maggiore integrazione dei componenti, l’abitabilità e il bagagliaio risultano paragonabili a quelli di auto di categoria superiore. Al centro del progetto c’è il nuovo motore elettrico anteriore APP290, abbinato a un inverter sviluppato internamente. Non si tratta di un adattamento dei sistemi già visti su ID.3 e ID.4, ma di una soluzione completamente nuova, con meno parti, peso ridotto e costi di produzione inferiori. Sotto il pianale trova posto la batteria PowerCo a celle unificate “cell-to-pack”, più densa dal punto di vista energetico e più economica da assemblare. Nella versione da 52 kWh promette fino a 450 km di autonomia e ricariche rapide dal 10 all’80% in circa 23 minuti. Un altro elemento chiave è il ritorno ai nomi storici. Volkswagen ha deciso di unificare la nomenclatura dei modelli elettrici e termici, puntando su appellativi già noti al grande pubblico. “Polo è un nome iconico, sinonimo di affidabilità e successo da oltre 50 anni”, ha spiegato Martin Sander, responsabile vendite del brand. Una scelta pensata per semplificare la comunicazione e rafforzare il legame emotivo con i clienti. Attesa sul mercato a metà 2026, la ID Polo farà parte della nuova famiglia “Electric Urban Car” del Gruppo VW e dovrà vedersela con rivali agguerrite come Renault 5 e BYD Dolphin Surf. Se manterrà le promesse su prezzo, autonomia e qualità, potrebbe diventare il modello chiave per riportare Volkswagen al centro del segmento delle compatte popolari, anche nell’era elettrica. L'articolo Volkswagen ID Polo, la compatta elettrica che sfiderà le low cost cinesi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Honda accelera verso l’impatto ambientale zero, tra innovazione industriale e responsabilità sociale
Honda ha presentato il Rapporto Europeo sulla Sostenibilità 2025, che offre una panoramica delle performance ambientali e di sostenibilità dell’azienda. Nel documento si legge che Honda Italia Industriale (HII), ha sviluppato un impianto di trattamento delle acque reflue in grado di gestire 4.000 tonnellate d’acqua all’anno e di riutilizzarne circa il 75%. Inoltre, il riutilizzo degli imballaggi e l’implementazione di attività di riciclo ha consentito un risparmio stimato di 2.044 tonnellate di CO₂ nello stabilimento produttivo. “La sostenibilità è al centro delle attività di Honda e il nostro impegno verso la neutralità carbonica in tutte le aree del business entro il 2050 procede senza sosta, come dimostrano le iniziative intraprese nell’ultimo anno finanziario”, spiega in una nota ufficiale Victoria Friend, Head of Data and ESG di Honda Motor Europe: “Con l’ampliamento del perimetro di analisi di questo rapporto e il completamento del nostro primo Double Materiality Assessment in linea con gli ESRS, disponiamo ora di una comprensione ancora più chiara dei nostri impatti, rischi e opportunità lungo la catena del valore in Europa, nonché dei nostri progressi verso la realizzazione di una società circolare a impatto ambientale zero”. Honda porta avanti lo sviluppo delle proprie tecnologie sui veicoli – a due e quattro ruote – elettrici ed ibridi, che oggi consentono all’intera gamma del brand giapponese di essere completamente elettrificata. Da sottolineare pure l’ulteriore sviluppo del “Train Project” presso HII, che ha trasferito il trasporto dei componenti dalla strada alla ferrovia, con un risparmio di quasi 800 tonnellate di CO₂. Un impegno ambientale che, talvolta, diventa anche sociale: l’azienda, infatti, ha previsto pacchetti di sostegno all’Ucraina, inclusi beni medici e indumenti, donati dalla sede di Honda Motor Europe Logistics presso Aalst, Belgio. Interessante pure la collaborazione tra il personale di Honda Germany, Honda Bank-Germany e Honda R&D con le autorità locali di Francoforte per raccogliere oltre 100 kg di rifiuti. Da segnalare pure il “Mum’s Project”, un programma di HII volto a supportare le dipendenti nel percorso verso la maternità e nel rientro sul posto di lavoro. L'articolo Honda accelera verso l’impatto ambientale zero, tra innovazione industriale e responsabilità sociale proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Euro NCAP 2025, i risultati degli ultimi crash test. Decisivi i pacchetti di sicurezza opzionali
L’ACI, in qualità di membro di Euro NCAP (il programma europeo indipendente di valutazione della sicurezza delle auto nuove), ha diffuso i risultati dell’ultima serie di crash test del 2025, che ha coinvolto diciannove nuovi modelli. I test confermano come la presenza di sistemi avanzati di assistenza alla guida, anche opzionali, possa incidere in modo significativo sulla valutazione finale. Hanno ottenuto il massimo punteggio di cinque stelle i seguenti modelli: Deepal S05, EXLANTIX ET, GEELY STARRAY EM-i, Hyundai NEXO, Kia EV4 equipaggiata con Safety Pack opzionale, MAZDA CX-5, Mercedes-Benz CLA, MG MG4 EV Urban, Mitsubishi Eclipse Cross, Porsche Cayenne e Volkswagen T-Roc. La valutazione di quattro stelle è stata invece assegnata ad Alpine A390, CHERY TIGGO 4, EBRO s400, Jeep Compass, Kia EV4 con dotazioni di sicurezza standard, Kia PV5 Passeggero, Renault Clio, Toyota Aygo X e Toyota Yaris. Tra i modelli a cinque stelle, la nuova Mercedes-Benz CLA (nella foto) si distingue per risultati elevati in tutte le quattro categorie che concorrono al punteggio complessivo. La protezione degli occupanti adulti ha raggiunto il 94%, grazie a una struttura e a sistemi efficaci in diversi scenari di collisione. Buoni anche i risultati per la protezione dei bambini (89%) e per la tutela degli utenti vulnerabili della strada, inclusi pedoni e ciclisti, oltre alle funzioni che prevengono l’apertura delle portiere in presenza di traffico in avvicinamento. File) Prestazioni particolarmente positive si registrano anche per Deepal S05, MAZDA CX-5, Porsche Cayenne e Volkswagen T-Roc. Il SUV elettrico Deepal S05 ha ottenuto il 94% nella protezione degli occupanti adulti, mentre Cayenne e T-Roc si attestano al 91%. La MAZDA CX-5 si è distinta inoltre nella protezione di pedoni e ciclisti, raggiungendo il 93% nella categoria degli utenti vulnerabili della strada. La Hyundai NEXO, terzo veicolo a idrogeno testato da Euro NCAP, ha dimostrato livelli di sicurezza comparabili a quelli dei SUV con alimentazioni convenzionali, conquistando cinque stelle. Il risultato evidenzia come le nuove tecnologie di propulsione possano affiancarsi a standard di sicurezza elevati. Particolarmente significativo il caso della Kia EV4: con la dotazione standard la vettura si ferma a quattro stelle, mentre l’adozione del pacchetto opzionale “DriveWise ADAS Safety” consente di raggiungere le cinque stelle, grazie a radar aggiuntivi e a sistemi più evoluti di prevenzione delle collisioni. Un esempio concreto dell’impatto degli optional sulla sicurezza complessiva. L'articolo Euro NCAP 2025, i risultati degli ultimi crash test. Decisivi i pacchetti di sicurezza opzionali proviene da Il Fatto Quotidiano.
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I Bambini delle Fate con BMW Motorrad Italia: in viaggio per l’inclusione
Quella dei motociclisti è una comunità. Storcerà il naso chi non ha mai compreso la particolare “legge morale” (piccola, dai, Kant perdonaci…) che sta dietro il saluto reciproco di chi guida una due ruote: aiutare chi è in panne, tutelare il meno esperto, segnalare i rischi sulla strada. E’ tutto in questa relazione tra il piacere della guida e lo stare insieme la connessione che da anni unisce Bmw Motorrad Italia – attraverso il suo programma di responsabilità sociale #SpecialMente – e “I Bambini delle Fate“, l’impresa sociale fondata da Franco Antonello che dal 2005 assicura sostegno economico a progetti di inclusione sociale gestiti da partner e associazioni locali a beneficio di famiglie con autismo e altre disabilità. La storia di Franco e di suo figlio Andrea – oggi 31enne – è famosa, grazie a un libro diventato un caso letterario e grazie al successo maturato sui social: la diagnosi di disturbo dello spettro autistico, la ricerca di soluzioni e aiuto, l’idea del viaggio in moto da un lato come apertura verso il mondo per Andrea, dall’altro come richiamo di attenzione verso l’attività dell’impresa che oggi, dopo 20 anni, ha sostenuto più di 100 progetti, oltre 4000 famiglie in giro per l’Italia con un modello che rifiuta di fatto le donazioni e al contrario chiede continuità, trasparenza e sostegno garantiti alle aziende. I viaggi nel frattempo sono diventati 13 e l’incontro di giovedì pomeriggio nella nuova House of Bmw Italia è stato l’occasione per ricapitolare l’ultimo – Franco, Andrea, una Bmw R1300Gs e l’Indonesia, percorsa tra le code chilometriche di Giacarta, Bali e le isole minori – grazie al cortometraggio realizzato dalla Scuola Holden. L’incontro – oltre a Franco e Andrea, presenti i vertici di Motorrad Italia – è stato anche l’occasione per parlare delle culture incrociati agli angoli più diversi del mondo e anticipare qualcosa dei prossimi viaggi (inverno 2026, destinazione ancora segreta). E soprattutto per ampliare il perimetro delle iniziative e dei linguaggi. Dalle due ruote alla pittura, grazie al progetto Forse un drago nascerà – ideato e realizzato e realizzato da L’abilità onlus insieme ai Servizi educativi della Pinacoteca di Brera e sostenuto da i Bambini delle Fate. E dalla pittura alla scrittura: è stato ufficializzata ieri proprio da Franco Antonello la collaborazione con La Nave di Teseo che porterà i testi scritti da 35 giovani ragazzi affetti da disturbo dello spettro autistico al prossimo Salone del Libro di Torino. L'articolo I Bambini delle Fate con BMW Motorrad Italia: in viaggio per l’inclusione proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Giappone, stretta su chi va in bicicletta ubriaco. Quasi 900 patenti sospese in nove mesi
In Giappone cresce l’attenzione delle autorità nei confronti della sicurezza stradale e, in particolare, di un comportamento spesso sottovalutato: andare in bicicletta dopo aver bevuto alcolici. Tra gennaio e settembre 2025 quasi 900 persone hanno subito la sospensione della patente di guida dopo essere state fermate mentre pedalavano in stato di ebbrezza. Un dato significativo, che riflette l’impatto delle nuove norme entrate in vigore alla fine del 2024. La revisione del codice della strada ha infatti introdotto sanzioni più severe anche per chi utilizza la bicicletta. Superare la soglia consentita di alcol nel sangue non comporta più soltanto una multa, ma come detto può portare direttamente alla sospensione della patente, anche se l’infrazione avviene su un mezzo considerato leggero. L’obiettivo delle autorità è chiaro: prevenire comportamenti pericolosi e ridurre il rischio che chi dimostra scarsa responsabilità in bici possa poi mettersi alla guida di un’auto. Secondo la polizia giapponese, il ciclismo in stato di ebbrezza rappresenta un pericolo reale, soprattutto nelle aree urbane densamente popolate, dove biciclette, pedoni e automobili condividono spazi spesso limitati. Gli incidenti causati dall’alcol, anche sulle due ruote, possono avere conseguenze gravi e coinvolgere altri utenti della strada. Le sanzioni previste sono particolarmente dure. Oltre alla sospensione della patente, i trasgressori rischiano multe elevate e, nei casi più seri, anche pene detentive che possono arrivare fino a tre anni di carcere. Una linea dura che vuole scoraggiare in modo deciso ogni forma di guida in stato alterato. Le nuove regole rientrano in un piano più ampio di rafforzamento della sicurezza stradale. Dal 2026 saranno infatti puniti anche altri comportamenti ritenuti pericolosi, come l’uso dello smartphone mentre si pedala, il mancato rispetto dei semafori, l’assenza di luci di notte o l’abitudine di andare in bicicletta con l’ombrello aperto. L'articolo Giappone, stretta su chi va in bicicletta ubriaco. Quasi 900 patenti sospese in nove mesi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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The I.C.E. St. Moritz 2026, il ritorno sul ghiaccio nel cuore dell’inverno
Ogni inverno, in Engadina, torna una musica particolare: il rumore del ghiaccio, dei passi sulla neve e dei motori che si scaldano sul lago di St. Moritz. È il suono di The I.C.E., l’evento che trasforma il lago in una pista dove le auto storiche non vengono semplicemente esposte, ma tornano a muoversi. Nel 2026, l’appuntamento arriverà prima del solito: 30 e 31 gennaio, nel cuore dell’inverno, quando il ghiaccio è più solido e il lago diventa un palcoscenico naturale perfetto. Qui le auto non sfilano: disegnano traiettorie che spariscono alla prima nevicata. Una Bugatti degli Anni Trenta può affiancare una Ferrari da corsa o una Pagani moderna, in un mix continuo di epoche e modi di intendere l’automobile. Nel 2025 il premio Best in Show è stato conquistato da una Bugatti Type 59. Il premio, consegnato da Norman Foster a Marc Newson, è una scultura in argento che richiama la luce e il gelo dell’Engadina, realizzata in collaborazione con un artigiano locale. Dal 2019, sul ghiaccio sono passati modelli come Alfa Romeo 8C, Ferrari 250, Jaguar D-Type, Mercedes 300 SL, Lancia Stratos, Lamborghini Miura e prototipi come la Stratos Zero. Non una semplice collezione, ma un modo per far respirare di nuovo auto spesso chiuse in caveau o musei e per avvicinare il pubblico più giovane al motorismo storico. L’atmosfera resta infatti unica: niente clamore, solo passione, curiosità e rispetto per mezzi che hanno scritto la storia. Nel 2026 The I.C.E. punta a una presenza ancora più ricca di vetture da competizione e a un dialogo più stretto con il design contemporaneo. Perché qui l’automobile non è nostalgia: è memoria viva che si muove sul ghiaccio, e lascia tracce che durano un attimo ma restano nella mente molto più a lungo. L'articolo The I.C.E. St. Moritz 2026, il ritorno sul ghiaccio nel cuore dell’inverno proviene da Il Fatto Quotidiano.
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UE valuta una proroga di cinque anni per le auto ibride prima dello stop ai motori termici nel 2035
L’Unione Europea sta riflettendo sulla possibilità di concedere altri cinque anni di vita ai motori a combustione all’interno delle auto ibride, posticipando così alcuni effetti del divieto previsto per il 2035. L’eventuale scelta arriverebbe dopo settimane di pressioni da parte di Paesi come Italia e Polonia e di diversi costruttori, che temono un’accelerazione eccessiva nella corsa all’elettrico, con possibili ricadute sull’intero comparto automobilistico. La Commissione europea presenterà una proposta che consentirebbe a plug-in hybrid ed extended-range electric vehicles (EREV) di restare sul mercato fino al 2040, a condizione che utilizzino biocarburanti avanzati ed e-fuel, combustibili sintetici prodotti con CO₂ riciclata e energia rinnovabile. L’idea è di mantenere l’obiettivo delle emissioni zero per le nuove auto entro il 2035, introducendo però una fase di transizione più morbida per i costruttori e per i Paesi più legati alla produzione tradizionale. Molti aspetti restano, tuttavia, da definire. Bisogna stabilire quante ibride potranno essere vendute dopo il 2035 e fissare parametri chiari sulla qualità dei carburanti alternativi. Gli e-fuel promettono neutralità climatica, ma sono ancora costosi e di difficile diffusione; i biocarburanti, invece, suscitano dubbi riguardo alla reale sostenibilità e all’impatto sulle coltivazioni alimentari. Nel pacchetto atteso nei prossimi giorni (forse il 16 dicembre, ma potrebbe essere ulteriormente posticipato) dovrebbe rientrare anche il rinvio della revisione del sistema che misura le emissioni reali delle ibride plug-in, oggi basato su dati di laboratorio poco rappresentativi dell’uso quotidiano. La possibile proroga offrirebbe respiro all’industria europea, impegnata nella trasformazione verso l’elettrico. Ma per le associazioni ambientaliste rischia di diventare una porta aperta a nuove deroghe, rallentando la decarbonizzazione del settore e mettendo l’Europa in una posizione meno competitiva rispetto alla Cina, ormai leader nel mercato delle batterie. L'articolo UE valuta una proroga di cinque anni per le auto ibride prima dello stop ai motori termici nel 2035 proviene da Il Fatto Quotidiano.
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