“La Guardia Costiera degli Stati Uniti non classificherà più la svastica come
simbolo d’odio ma come segno ‘potenzialmente divisivo'”. A rivelarlo nella
giornata di giovedì 20 novembre è stato il Washington Post, sottolineando che la
nuova politica sarebbe entrata in vigore il 15 dicembre.
Ma dopo qualche ora è arrivata una smentita della stessa Guardia Costiera
americana, nel quale si sosteneva che avrebbe declassato la svastica (ma anche
il cappio del Ku Klux Klan – simbolo di odio contro gli afro-americani – o la
bandiera confederata) da simbolo d’odio a “divisivo”. “È categoricamente falso.
Questi simboli sono stati e rimangono proibiti nella Guardia Costiera”, ha
dichiarato in una nota l’ammiraglio Kevin Lunday, comandante ad interim.
In precedenza un funzionario della Guardia costiera, citato dal quotidiano
statunitense, ha definito questi cambiamenti “terrificanti” e ha aggiunto che
“non possiamo meritare la fiducia del Paese se non siamo trasparenti riguardo al
carattere divisivo delle svastiche”.
Ma l’indomani il Washington Post è tornato sulla vicenda, rimarcando che si è
trattato di una fulminea retromarcia e il cambiamento sarebbe, effettivamente,
entrato in vigore il 15 dicembre. Resta quindi la domanda su chi abbia approvato
la riclassificazione di quei simboli d’odio. Anche se la Guardia Costiera non fa
parte del Dipartimento della Difesa, il servizio sta rielaborando le proprie
politiche per allinearle alle nuove linee dell’amministrazione Trump.
L'articolo La Guardia costiera Usa: “La svastica non è più un simbolo d’odio”,
poi smentisce. Il Washington Post: “Retromarcia dopo il nostro articolo”
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