“A causa del Covid, ho deciso di restituire alla comunità il mio contributo.
Tutti i bitcoin inviati al conto indicato saranno restituiti, con una cifra
raddoppiata. Arriverò a un massimo di 50 milioni di dollari”. Con questo
messaggio, apparso apparentemente sul profilo ufficiale di Jeff Bezos, era
scattata una delle più grandi truffe informatiche della storia recente. Ma
dietro la tastiera non c’era il fondatore di Amazon, bensì Joseph O’Connor, un
26enne di Liverpool che per giorni ha tenuto in scacco la sicurezza mondiale del
web. La sua corsa criminale è giunta al capolinea con una sentenza esemplare:
cinque anni di carcere e l’obbligo di risarcire le vittime per una somma che
sfiora i 5 milioni di dollari.
La vicenda, ricostruita nei dettagli dal Daily Mail, ha svelato l’incredibile
portata dell’attacco informatico orchestrato da O’Connor e dal suo team a
partire dal 2020. Penetrando nelle reti interne di Twitter (oggi X), il gruppo è
riuscito a prendere il controllo di oltre 130 profili di alto livello,
trasformando le bacheche dei potenti della terra in vetrine per raggiri
finanziari. La lista delle vittime hackerate è impressionante: da Joe Biden a
Barack Obama, passando per magnati come Warren Buffett e Elon Musk, fino a star
della musica come Kanye West e leader politici come Benjamin Netanyahu. Il
meccanismo era semplice quanto efficace: sfruttando la credibilità di questi
account, che raggiungevano complessivamente una platea di 350 milioni di utenti,
gli hacker promettevano guadagni facili in cambio di un “piccolo” investimento
iniziale di mille dollari in Bitcoin.
L’attività criminale di O’Connor, però, non si limitava alla frode finanziaria.
Le indagini hanno portato alla luce un lato ancora più oscuro: il cyber-stalking
e l’estorsione. Il giovane hacker aveva preso di mira l’attrice Bella Thorne,
riuscendo ad accedere ai suoi archivi privati e minacciandola di diffondere
online immagini compromettenti se non avesse pagato. Parallelamente, il gruppo
aveva violato i sistemi di un importante provider di criptovalute a Manhattan,
arrivando a manomettere gli smartphone dei dirigenti per ottenere accessi
privilegiati. La latitanza del “super hacker” è finita nel 2021 in Spagna, dove
è stato arrestato prima di essere estradato negli Stati Uniti. Nonostante si
fosse inizialmente dichiarato innocente, le prove schiaccianti hanno portato
alla condanna definitiva. “O’Connor ha preso di mira individui molto conosciuti
per ingannare gente ignara e privarla del loro denaro“, ha dichiarato Adrian
Foster, rappresentante dell’accusa, sottolineando il successo delle autorità nel
recupero dei fondi. “Abbiamo bloccato le sue criptovalute. Resta da stabilire in
quale nazione egli abbia nascosto il denaro, ma una volta scoperto questo ultimo
dettaglio, le vittime otterranno giustizia tramite i canali diplomatici”.
Dietro il genio del male informatico, c’è però una storia di isolamento digitale
iniziata molto presto. A rivelarlo è stata Sandra O’Connor, la madre del
ragazzo, che ha cercato di spiegare l’origine della deriva criminale del figlio:
“L’ossessione per il gaming ha spinto mio figlio a unirsi a una community di
hackers: da lì è cominciato tutto”. Oggi, quel “tutto” si conclude dietro le
sbarre, con il sequestro di tutti i beni accumulati illecitamente, tra Bitcoin e
asset digitali, che torneranno nelle tasche di chi aveva creduto di leggere un
tweet di Elon Musk o Barack Obama.
L'articolo “Vi darò il doppio dei bitcoin che inviate a questo conto”: così il
finto Jeff Bezos truffava milioni di utenti. Condannato il “super hacker” 26enne
che si spacciava per Obama e Musk proviene da Il Fatto Quotidiano.