Cosa fanno insieme un designer hollywoodiano, un contadino tedesco e Grindr? No,
non è l’inizio di una barzelletta politicamente scorretta. Arriva dal New York
Times, per mano di Vanessa Friedman, la notizia di moda più bizzarra di questa
fine dell’anno: a New York ha sfilato la prima collezione creata interamente con
lana di pecore gay. La linea, ribattezzata “I Wool Survive” (un gioco di parole
su I Will Survive), è realizzata con lana ricavata dagli arieti omosessuali che,
non accoppiandosi con le femmine, vengono solitamente scartati e inviati al
macello. 37 look di pura lana, interamente lavorati a mano, presentati in quella
che Schmidt definisce “non una sfilata, ma un progetto di diritti umani e
animali”, per dimostrare, con la forza della natura, che l’omosessualità “non è
una scelta”.
Tutto parte da Michael Stücke, un allevatore cresciuto in una famiglia
conservatrice della Germania occidentale. Dichiararsi gay, per lui, significò
lasciare la fattoria dei genitori e costruirsi un futuro altrove. Oggi vive con
500 pecore, tra cui 35 montoni “non procreatori” salvati dal macello. Con
l’amica Nadia Leytes si è posto una domanda semplice: cosa accade agli animali
gay negli allevamenti? La risposta è il macello, appunto. Così nasce Rainbow
Wool, il progetto che recupera questi animali e utilizza la loro lana — più
abbondante rispetto alle femmine, che smettono di produrla durante la gravidanza
— per finanziare attività agricole e cause LGBTQ+.
La svolta arriva quando Leytes scrive a Grindr. Tristan Pineiro, responsabile
marketing del social, si innamora della storia: “I montoni gay sono un metafora
perfetta: scartati, dimenticati, considerati inutili“, ha spiegatoal NYT. Grindr
coinvolge Michael Schmidt, più noto per cristalli, metallo e 3D-printing che per
i ferri da maglia. Ma quando arriva in Germania, incontra una storia che gli
“spacca il cuore”, come ha ammesso. La soluzione? Fare ciò che sa fare meglio:
spettacolo — e provocazione. Schmidt riceve 30 scatole di filati Rainbow Wool e
sceglie di “spingere al massimo l’immaginario gay”. Da qui nasce una passerella
fatta di motociclisti in maglia, pool boys in tutina lavorata ai ferri, rocker
in cable knit, e persino gladiatori con spade… crochettate. “La gente nota ciò
che è sexy“, ha sottolineato Schmidt. “Il sexy attira lo sguardo. E lo sguardo
porta alla storia“.
I modelli — robusti, muscolari, volutamente “macho-man” — sfilano avvolti in
salopette, braghe, short e robe da spogliatoio… tutte realizzate a maglia. Pezzi
che sembrano usciti da una nonna molto camp e molto queer. Il risultato è buffo,
teatrale, dichiaratamente tongue-in-cheek. Ma se si toglie il contorno
narrativo, restano capi veri: maglie preppy, polo, shorts e cardigan di ottima
lana, con una texture che Schmidt definisce “lussuosa e piacevole sulla pelle”.
Grindr porterà i pezzi in tour nel 2026, mentre Schmidt valuta la vendita di
alcune creazioni tramite Maxfield a Los Angeles e sul suo sito, destinando parte
dei ricavi all’azienda di Stücke. “È un triplo vantaggio: per la comunità, per
gli animali e per il progetto agricolo“, spiega Leytes. L’ambizione è chiara:
spingere altri allevatori nel mondo a salvare i propri montoni “non
procreatori”, invece di mandarli al macello.
Per Schmidt, la moda qui è solo un mezzo: “Questa non è una collezione di moda.
È un’idea. È la prova che l’omosessualità non è una scelta umana ma un fatto
naturale. Innegabile, persino tra gli animali”. E Pineiro lo riassume con un
colpo di genio: “Non puoi dire che le pecore sono state corrotte dalla cultura
woke“. Da qui il gioco di parole perfetto che dà il titolo allo show: “I Wool
Survive”. E sì, dopo aver visto biker in tutine lavorate ai ferri, è difficile
sostenere il contrario.
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L'articolo A New York sfila in passerella la prima collezione fatta solo con
lana di pecore gay: “Anche i montoni sono omosessuali e vengono uccisi per
questo” proviene da Il Fatto Quotidiano.