Tag - Abusi

Il “dottor Male” e le sevizie sui prigionieri di guerra nella Colonia penale russa n°10: l’Ucraina lo incrimina in contumacia
Pavlo Afisov è un marine ucraino. Preso prigioniero, ha trascorso 614 giorni nella Colonia penale n.10, che si trova nella Repubblica della Mordovia, in Russia. In questa struttura era in servizio un paramedico che i detenuti chiamavano “dottor Male”. Afisov lo ha identificato in Ilya Sorokin, affermando: “I continui abusi morali e fisici di Sorokin su ogni prigioniero di guerra non dovrebbero dargli il diritto di godersi la vita liberamente e in sicurezza”. Oleksandr Savov era un altro ex prigioniero di guerra “ospitato” nella Colonia 10: una volta liberato ha patito per la tubercolosi e le cicatrici da scosse elettriche che, a suo dire, gli erano state inflitte da Sorokin. Savov è morto il 16 novembre scorso. Le testimonianze di ex prigionieri ucraini rinchiusi dai russi in Mordovia sono state raccolte dal collettivo di giornalismo investigativo Occrp (Organised crime and corruption) che ha sede ad Amsterdam, in Olanda. La loro inchiesta per smascherare il Dottor Male, in collaborazione con Schemes (RFE/RL), ha avuto il riconoscimento agli Eppy Awards 2025. Ieri il servizio di sicurezza ucraino Sbu e la Procura generale hanno incriminato Sorokin per “trattamento crudele dei prigionieri di guerra”. Le autorità hanno affermato di aver avviato la procedura in contumacia perché Sorokin si sta nascondendo e si rifiuta di partecipare al processo. Come riporta il sito del gruppo di giornalismo investigativo, Andriy Yakovlev, avvocato del Centro Regionale per i Diritti Umani, ha affermato che un’indagine in contumacia consente alle autorità di documentare prove e circostanze anche quando un sospettato non può essere arrestato ed è un meccanismo che permette di effettuare indagini senza attendere la fine del conflitto. Le autorità di Kiev hanno ricostruito le attività del paramedico in servizio nell’unità 10 della Colonia penale 10 della Mordavia. Secondo questi accertamenti, Sorokin ricorreva a violenze fisiche e psicologiche nei confronti dei soldati di Kiev “per il loro contributo alla prevenzione dell’aggressione armata contro l’Ucraina”. Diverse le testimonianze di ex prigionieri che hanno raccontato le azioni del Dottor Male, che li picchiava e si rifiutava di prestare loro le cure necessarie. Alla fine di ottobre, l’Unione europea ha sanzionato Sorokin all’interno dello stesso pacchetto che ha vietato l’import di gas naturale liquefatto russo. Anche l’Unione ha citato il “trattamento disumano e degradante” dei prigionieri di guerra da parte del paramedico, in violazione della Convenzione di Ginevra. Tra le varie contestazioni mosse dall’Ue in base al dossier dell’Occrp, Sorokin costringeva i detenuti ad abbaiare come cani. Alla fine del 2024, Sorokin ha lasciato la Colonia penale 10 per essere arruolato nell’esercito russo. Dal 2 dicembre il profilo Telegram di Sorokin non appare più operativo. Su quella piattaforma lo scorso ottobre i reporter di Occrp avevano comunicato con lui, chiedendogli una reazione al fatto che l’Unione lo aveva sanzionato: i messaggi sono stati letti, ma le risposte non sono mai arrivate. L'articolo Il “dottor Male” e le sevizie sui prigionieri di guerra nella Colonia penale russa n°10: l’Ucraina lo incrimina in contumacia proviene da Il Fatto Quotidiano.
Mondo
Unione Europea
Guerra Russia Ucraina
Abusi
Francia, somministrava potenti diuretici alle donne durante i colloqui di lavoro: a processo un funzionario del ministero della Cultura
Provava piacere a veder soffrire le donne che si presentavano per un colloquio di lavoro, somministrava nelle bevande che offriva loro un potente diuretico illegale e poi le convinceva a proseguire la conversazione fuori dall’ufficio, all’aperto, lontano dai servizi igienici, così da poter vedere crescere in loro il disagio e la sofferenza per l’urgenza di urinare. Christian Nègre, funzionario del Ministero della Cultura francese, come riporta il Guardian, è stato sottoposto a un’indagine formale dal 2019 con diverse accuse che vanno dalla somministrazione di sostanze stupefacenti alla violenza sessuale. Ma in attesa di processo, ha continuato a lavorare nel settore privato. Il processo non è stato ancora celebrato. Ma i racconti delle vittime, quasi 250 in totale, hanno riaperto il dibattito sugli abusi nei confronti delle donne con l’uso di sostanze stupefacenti. Sylvie Delezenne, esperta di marketing di Lille, racconta ad esempio che era alla ricerca di un lavoro nel 2015, quando è arrivato il contatto su Linkedin da parte di un responsabile delle risorse umane del ministero. Quando però si è recata a Parigi per il colloquio, è diventata una delle vittime di Nègre: “Non sapevo nemmeno che potesse esistere questo tipo di violenza”, ha raccontato. L’uomo offriva alle aspiranti dipendenti tè o caffè all’inizio della conversazione e poi le convinceva a proseguire il colloquio lontano dai servizi igienici. Molte di loro che non riuscivano più a trattenersi hanno raccontato di aver urinato in pubblico o di non aver raggiunto il bagno in tempo, bagnandosi i vestiti. La conseguenza è stata un senso di vergogna e fallimento che ha avuto un impatto sulla loro vita. I primi casi sono emersi nel 2018 a seguito di un’altra inchiesta. Sullo stesso Nègre pendeva una denuncia, fatta da un collega, per aver tentato di fotografare le gambe di un alto funzionario. La polizia aprì un’inchiesta e gli agenti trovarono un foglio sul quale l’uomo annotava gli orari delle somministrazioni di droghe e le reazioni delle donne. Il titolo del documento era Esperimenti. A quel punto, è stato sollevato dall’incarico, ma ha continuato a lavorare nel settore privato. “Sentivo un bisogno crescente di urinare – ha raccontato una delle vittime – Mi tremavano le mani, avevo il cuore che batteva forte, gocce di sudore mi scendevano sulla fronte e stavo diventando rossa. Ho detto ‘Ho bisogno di una pausa tecnica’. Ma lui ha continuato a camminare”. Un’altra ha raccontato che lui le ha proposto di fare una passeggiata, poi lei ha iniziato ad avere bisogno di andare in bagno e ha chiesto di tornare indietro. Lui però si è diretto nel senso opposto. “Mi ha guardato negli occhi e mi ha chiesto ‘Hai bisogno di fare pipì?’. Era come un adulto che parlava a una bambina. L’ho trovato bizzarro. Avevo una spia rossa nella mia testa che mi diceva che c’era qualcosa che non andava. Alla fine sono arrivata nel bagno di un bar. Ma troppo tardi”. Molte di loro hanno ricevuto un risarcimento dallo Stato, altre sono ancora in attesa di giustizia. L'articolo Francia, somministrava potenti diuretici alle donne durante i colloqui di lavoro: a processo un funzionario del ministero della Cultura proviene da Il Fatto Quotidiano.
Mondo
Francia
Abusi Sessuali
Abusi