Per la prima volta, un Papa entra ufficialmente nella classifica dei personaggi
meglio vestiti dell’anno. Papa Leone XIV figura infatti nella tradizionale lista
dei 50 best dressed 2025 stilata da Vogue America, accanto a star del cinema,
della musica e della cultura globale. Un ingresso che sorprende solo in
apparenza e che segna, ancora una volta, l’incontro sempre più esplicito tra
moda, simboli del potere e rappresentazione pubblica. Il Pontefice compare nella
galleria dei personaggi più eleganti del 2025, insieme ad attori come Jacob
Elordi e Chloë Sevigny, artisti come Tyler, The Creator, ma anche figure
istituzionali e iconiche come Michelle Obama. La sua presenza non è trattata
come un’eccezione folkloristica: la scheda dedicata a Papa Leone XIV segue
esattamente lo stesso formato riservato agli altri protagonisti della lista.
Secondo Vogue, il Pontefice è “noto per aver rotto con i gusti volutamente umili
del suo predecessore, Papa Francesco, pur mantenendone il sarto e proseguendo
l’eredità papale dei paramenti liturgici di pregio”. Una scelta che la rivista
legge come un ritorno consapevole alla solennità visiva della tradizione, senza
rinunciare a un dialogo con il presente. Vogue sottolinea anche la sua apertura
verso il mondo della cultura e del cinema, citando l’invito in Vaticano a Monica
Bellucci e Cate Blanchett, interpretato come parte di un più ampio tentativo di
modernizzare l’immagine della Chiesa, “assecondando anche una dichiarata
cinefilia”.
Il miglior look del 2025, secondo la redazione americana, coincide con un
momento altamente simbolico: la prima apparizione pubblica di Papa Leone XIV
dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro. In quell’occasione, il
Pontefice ha indossato una mantella di mozzetta in raso rosso, accompagnata da
una stola rosso vinaccia ricamata in oro e da un pendente a croce con cordone di
seta dorata. Un insieme che Vogue descrive come perfetto equilibrio tra
autorità, continuità storica e forza iconografica. Alla base della selezione,
spiegano le redazioni di Vogue, c’è un criterio semplice ma rigoroso: aver
sfoggiato almeno un look davvero indimenticabile nel corso dell’anno. Non conta
la quantità, né la frequenza delle apparizioni, ma l’impatto visivo e simbolico.
Un principio che vale tanto per i red carpet quanto per contesti istituzionali e
che ha permesso l’ingresso del Pontefice in una lista tradizionalmente riservata
allo star system.
Le classifiche dei personaggi meglio vestiti del 2025 saranno condivise da tutte
le edizioni internazionali di Vogue e raccontano un anno attraversato da grandi
eventi: dagli Awards Season dei primi mesi dell’anno ai red carpet di Cannes e
Venezia, passando per il MET Gala e le sfilate di Parigi, Londra, New York e
Milano. Un panorama che intreccia moda, spettacolo, sport e potere simbolico.
Accanto a Papa Leone XIV compaiono nomi che raccontano la pluralità
dell’eleganza contemporanea: Vittoria Ceretti, Damiano David, Valeria Golino,
Anok Yai, Jannik Sinner, Laura Mattarella, Rihanna e A$AP Rocky, Bianca Balti,
Miuccia Prada, Pedro Pascal, Dua Lipa, Donatella Versace, Rosalía, Emma Stone,
Michelle Obama, Julia Roberts e molti altri.
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Vogue: ecco qual è stato il suo “look” vincente proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Inizia l‘importante viaggio di Leone XIV. Il Papa è stato accolto in Turchia dal
capo della Diyanet, la presidenza degli affari religiosi, Safi Arpagus. Il
Pontefice è entrato scalzo, in segno di rispetto, nella moschea Sultan Ahmed
della capitale Istanbul. Il luogo di culto è conosciuto come Moschea Blu per il
colore turchese delle 21.043 piastrelle che la decorano.
Il muezzin della moschea, Asgin Tunca, ha riferito ai giornalisti del colloquio
avuto col Pontefice: “Gli ho detto che questa era la casa di Allah e gli ho
chiesto se voleva pregare, e lui ha risposto «no, osserverò in giro»”. Una
scelta diversa da quella dei suoi predecessori. Nelle ultime due visite, quella
di Papa Francesco nel 2014 e di Papa Benedetto XVI nel 2006, la preghiera
silenziosa compiuta dai pontefici richiese una puntualizzazione del Vaticano che
la definì non una preghiera comune quanto “un’adorazione”.
Dopo la visita di Leone XIV, la Santa Sede ha fatto sapere che “il Papa ha
vissuto la visita alla Moschea in silenzio, in spirito di raccoglimento e in
ascolto, con profondo rispetto del luogo e della fede di quanti si raccolgono lì
in preghiera”. Una scelta, questa del nuovo pontefice, che va letta nel contesto
del suo primo viaggio internazionale, che toccherà anche drammatici teatri di
guerra nel medio-oriente. Domenica è atteso a Beirut, in Libano.
Chiare le sue parole a proposito del tormentato contesto medio-orientale: “L’uso
della religione per giustificare la guerra e la violenza, come ogni forma di
fondamentalismo e di fanatismo, va respinto con forza, mentre le vie da seguire
sono quelle dell’incontro fraterno, del dialogo e della collaborazione”. Spazio
anche all’importanza della “fratellanza e sorellanza universale
indipendentemente dall’etnia, dalla nazionalità, dalla religione o
dall’opinione”. Per il Santo Padre, infatti, “non sarebbe possibile invocare Dio
come Padre se rifiutassimo di riconoscere come fratelli e sorelle gli altri
uomini e donne, anch’essi creati a immagine di Dio”.
Il viaggio ha interessato venerdì anche Iznick, nell’Anatolia settentrionale, la
cittadine storicamente nota come Nicea. Qui il Papa si è raccolto in preghiera
in riva al lago, accompagnato da rappresentanti della chiesa ortodossa e del
patriarca Bartolomeo. A Nicea, dal 20 maggio al 19 giugno dell’anno 325,
l’imperatore Costantino convocò tutti i vescovi dell’oikouméne, tutta la terra
abitata conosciuta. Fu appunto quello il primo consiglio ecumenico e passò alla
storia per la condanna all’arianesimo e per la decisione sulla data in cui si
sarebbe celebrata la Pasqua.
Da tempo nella Chiesa si denuncia quello che Prevost ha definito “arianesimo di
ritorno, presente nella cultura odierna e a volte tra gli stessi credenti”. Il
termine era stato utilizzato anche da Joseph Ratzinger negli anni Novanta.
L’arianesimo è una dottrina considerata eretica elaborata dal Vescovo Ario nel
IV secolo. Al centro è la negazione la qualità consubstanziale di Cristo, cioè
l’idea che il Figlio sia “della stessa sostanza” del Padre, ovvero che Cristo
sia allo stesso livello di Dio e non subordinato a lui come invece riteneva
Ario. Il Concilio di Nicea, invece, definì Cristo homooúsios, cioè “della stessa
sostanza” del Padre.
“Se Dio non si è fatto uomo, come possono i mortali partecipare alla sua vita
immortale? Questo era in gioco a Nicea ed è in gioco oggi”, ha dichiarato Papa
Leone. Per il nuovo pontefice la figura di Gesù Cristo è centrale e la sua
difesa in quanto divinità e non semplice intermediario è anche un monito ai
fedeli. Prevost ammette che “il 1700° anniversario del Primo Concilio di Nicea è
un’occasione preziosa per chiederci chi è Gesù Cristo nella vita delle donne e
degli uomini di oggi, chi è per ciascuno di noi. Questa domanda interpella in
modo particolare i cristiani, che rischiano di ridurre Gesù Cristo a una sorta
di leader carismatico o di superuomo, un travisamento che alla fine porta alla
tristezza e alla confusione”.
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viaggio rivela la linea spirituale di Leone XIV proviene da Il Fatto Quotidiano.