L’indicizzazione delle pensioni per il 2026 sarà dell’1,4%. Il decreto del
ministero dell’Economia pubblicato in Gazzetta ufficiale venerdì scorso mette
nero su bianco la percentuale provvisoria, che potrà essere ritoccata nel 2027
ma è sufficiente per capire l’ordine di grandezza degli aumenti. Per centinaia
di migliaia di pensionati il ritocco sarà praticamente invisibile.
Le pensioni minime, oggi a 616,67 euro, saliranno a 619,79 euro. Tre euro e
dodici centesimi in più al mese. A cui si aggiunge il mini ritocco dell’1,3%
previsto dalla manovra dello scorso anno (quella per il 2026 non prevede nuovi
interventi). L’anno scorso l’aumento era stato persino inferiore: 1,8 euro. In
due anni, con gli adeguamenti all’inflazione le minime guadagnano meno di cinque
euro complessivi.
Il resto del meccanismo non cambia: piena rivalutazione solo fino a 2.447,39
euro lordi. Oltre, scattano le penalizzazioni introdotte negli anni scorsi:
1,26% tra 2.447 e 3.059 euro, 1,05% per gli assegni più alti. Tutto al lordo,
perché al netto pesano Irpef e addizionali regionali e comunali.
Così, un assegno da 1.000 euro salirà a 1.014, uno da 1.500 a 1.521, uno da
2.000 a 2.028, uno da 2.500 a 2.534,88. Oltre le quattro volte il minimo la
rivalutazione è ridotta, per cui 2.800 euro diventano 2.838,7, 3.000 arrivano a
3.041,18 e una pensione da 3.500 euro toccherà circa 3.546 euro.
L'articolo Pensioni minime, da gennaio con l’adeguamento all’inflazione aumenti
di 3,1 euro al mese proviene da Il Fatto Quotidiano.