“Ho avuto un incidente con un cinghiale“. Così ha raccontato al suo titolare il
dipendente di una ditta del Torinese che sabato sera ha speronato col furgone
aziendale, sull’autostrada A5, la 500x di Costanza Fiore, madre della piccola
Lucia Tonino, la bimba di due mesi scaraventata fuori dall’abitacolo e morta
travolta da un’auto. La sua posizione però traballa, perché due testimoni hanno
raccontato di averlo visto accostare all’altezza di Volpiano, scendere dal
furgone per esaminare i danni al veicolo e ripartire come se nulla fosse.
L’autista, inoltre, ha fornito una versione non del tutto corrispondente alla
polizia giudiziaria: “Non ricordo, forse ho avuto un urto lieve con la macchina
e poi ho preso il cinghiale”, ha riferito. Il racconto dell’uomo non ha convinto
la Procura, che lo indaga per omicidio stradale, omissione di soccorso e fuga.
Giovedì è in programma l’autopsia sul corpo della piccola vittima. Negli ultimi
giorni gli inquirenti hanno analizzato lunghissime ore di immagini e filmati
dalle telecamere di sorveglianza dell’autostrada: si cerca la targa della
vettura sopraggiunta successivamente, quella che ha accidentalmente investito la
bimba, il cui guidatore potrebbe non essersi accorto di nulla. Sull’asfalto,
infatti, non sono presenti segni di frenata. Le indagini sono rese ancora più
complesse dalla mancanza di sistemi di videosorveglianza nella zona
dell’incidente: gli investigatori si stanno appoggiando alle telecamere dei
caselli autostradali, che – insieme alle testimonianze – hanno permesso di
risalire all’autista del furgone.
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cinghiale” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Un articolato sistema di fatture false per operazioni inesistenti, destinato a
generare una montagna di denaro da riciclare all’interno del Casinò di
Saint-Vincent. È l’ipotesi di lavoro della Guardia di Finanza di Aosta impegnata
nell’indagine coordinata dalla Procura. L’operazione, che coinvolge 33 indagati
a vario titolo, ha portato a sequestri per circa 5 milioni di euro e a
perquisizioni in undici regioni italiane, dal Piemonte alla Sicilia. Il
meccanismo illecito, definito dagli inquirenti “complesso e strutturato”,
ruotava attorno a tre società piemontesi attive nel commercio di materiale
ferroso: Rigenera Italia srl, Italfibre srl e Metalfer srl. Secondo gli
accertamenti, solo tra il 2023 e il 2024 sarebbero state emesse fatture false
per oltre 3 milioni di euro, consentendo indebite detrazioni IVA e generando
liquidità “nera” da far rientrare nei circuiti ufficiali.
Una volta incassati gli importi delle fatture fasulle, secondo l’ipotesi
dell’accusa, il denaro veniva trasferito sui conti personali di Massimo Martini,
49 anni, di Alba, che aveva il compito di recarsi al Casinò di Saint-Vincent per
riciclarlo. Qui entravano in gioco i due funzionari infedeli della casa da
gioco: Cristiano Sblendorio, direttore dell’ufficio marketing, e Augusto
Chasseur Vaser, direttore dell’ufficio cambi e fidi. I due avrebbero più volte
convertito in fiches grandi quantità di contante, violando le norme
antiriciclaggio e accettando, come contropartita, buste di denaro. Attraverso la
simulazione di vincite al gioco, il Casinò bonificava poi gli importi a Martini,
attribuendo al denaro una falsa origine lecita, che rientrava successivamente
nelle società tramite nuove fatturazioni.
Gli inquirenti contestano inoltre a Sblendorio una serie di condotte
ulteriormente gravi: avrebbe garantito a Martini benefit da cliente “Vip 5”,
consentendogli di pernottare gratuitamente al Grand Hotel Billia e di accedere
liberamente ai tavoli da gioco, facilitando così la monetizzazione delle fiches.
In un’altra occasione, avrebbe tentato – senza successo – di convincere
l’amministratore delegato del Casinò a non vietare l’accesso a Martini,
arrivando persino a minacciare le dimissioni. L’indagine, coordinata dal
procuratore capo Luca Ceccanti e dal pm Francesco Pizzato, ha messo in luce
anche un secondo filone: un gruppo di imprenditori che utilizzava il medesimo
sistema per abbattere ricavi, eludere imposte e ottenere denaro contante, sempre
appoggiandosi agli stessi due funzionari infedeli del Casinò.
Tra gli indagati figurano, come riporta La Stampa, inoltre nomi rilevanti, come
l’ex presidente del Genoa Calcio Aldo Spinelli e alcuni rappresentanti legali
delle società coinvolte, tra cui Mariano Rossi (Rigenera Italia), Eligio Boscaro
(Italfibre) e Riccardo Castagna (Metalfer). Oltre 150 finanzieri sono impegnati
in perquisizioni e sequestri di denaro contante, conti correnti, disponibilità
finanziarie e immobili in tutta Italia. Le accuse, a vario titolo, includono
associazione per delinquere, dichiarazione fraudolenta, riciclaggio, emissione e
utilizzo di fatture false, ricettazione e corruzione di incaricato di pubblico
servizio. L’inchiesta, spiegano fonti investigative, ha permesso di ricostruire
una vera e propria “lavatrice finanziaria” in cui il Casinò di Saint-Vincent,
tramite i suoi funzionari, diventava il punto di passaggio decisivo per ripulire
ingenti somme di denaro di origine illecita. Le indagini proseguono per definire
la posizione dei singoli indagati e quantificare con precisione il danno
erariale.
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milioni sequestrati e 33 indagati proviene da Il Fatto Quotidiano.