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“Mi diceva ‘Sento che hai il ciclo, quando cammini ti si piega l’assorbente’. Ci raccontava le sue storie”: le violenze subite da Emmanuelle Girard
Violenze verbali, psicologiche, umiliazioni. Emmanuelle Girard – tennista francese che nell’ultimo anno non ha giocato dopo esser diventata mamma – ha dovuto sopportare di tutto nel corso della sua carriera. Soprattutto nella prima fase, quando a 14 anni arrivò al Creps (Centro di risorse, di competenza e di performance sportiva). Da lì è iniziato un incubo con l’allora suo allenatore. Incubo cominciato quando Girard rimase da sola e lì “ho iniziato a vedere il suo vero volto”, ha raccontato a L’Équipe durante un’intervista cruda e ricca di aneddoti sconvolgenti. “In allenamento piangevo in campo. Appena sbagliavo qualcosa, quello mi distruggeva: ‘Sei solo una merda, come puoi fare una cosa del genere?’. Non avevamo il diritto di sbagliare in allenamento, non avevamo il diritto di piangere, non avevamo il diritto di mostrare le nostre emozioni'”. Ma non solo in campo. Anche fuori dal campo la situazione non era delle migliori, anzi: “La sera dovevamo spegnere i telefoni alle 21:30. Lo aveva imposto lui. A volte chiamava la sera per controllare. Se il telefono squillava, il giorno dopo venivi sgridata in riunione davanti a tutte e ti toglieva il telefono per una settimana. Per collegarci al wifi avevamo un identificativo e dovevamo inserire il numero della stanza. Controllava ogni giorno chi si collegava e a che ora”. E il suo comportamento umiliante toccava anche ambiti della vita privata che mettevano in imbarazzo le giovani tenniste, soprattutto a 14/15 anni: “Era iper invadente. Un giorno mi ha detto: ‘Sento che hai il ciclo. Quando cammini sento l’assorbente che si piega’. Io avevo 15 anni, lui 42 o 43. Ci raccontava anche le sue storie sessuali… A un’altra ragazza ha detto: ‘Dovresti depilarti le gambe e le ascelle’. Aveva 14 anni”. E in caso di sconfitta – anche dopo un bel torneo e delle prestazioni convincenti – era un’umiliazione: “Persi ai quarti e dopo il match mi distrusse: ‘È inaccettabile, sei davvero solo una merda! Dovrai riflettere sulle conseguenze delle tue azioni’”. Girard sbottò e si rivolse alla psicologa del Creps, che le consigliò subito di andarsene. Ma il controllo psicologico del coach era tale che la giovanissima tennista non ha avuto il coraggio di andarsene. Trovò un nuovo allenatore e ritrovò il sorriso, ma quando il “mostro” lo scoprì, minacciò Girard e la famiglia: “È andato su tutte le furie. Ha convocato una riunione a casa sua con i miei genitori. Ci disse: ‘Tutto questo è grazie a me. Se mi lasci, non avrai più nulla. Senza di me, la tua carriera è finita. Invece, se decidi di restare, devi dire subito a quell’allenatore di smettere di parlarti. Non avrete più alcun contatto’”. E così fu. Poi però la situazione degenerò, con la quasi 18enne tennista francese che iniziò ad avere attacchi di panico e un rifiuto totale del tennis. Confronto durissimo, urla, insulti e l’addio: “Ho iniziato ad avere disturbi del comportamento alimentare. Sono stata anoressica per quasi tre anni. Ho perso 10 kg in due mesi, non mangiavo più, dormivo continuamente”. Da lì ha ritrovato il sorriso e soprattutto la voglia di uscire e tornare a giocare a tennis: “Essere duri non è un problema. Servono rigore ed esigenza nello sport di alto livello. Ma è completamente diverso dalla cattiveria e dall’umiliazione. Questi comportamenti devono cessare”. L'articolo “Mi diceva ‘Sento che hai il ciclo, quando cammini ti si piega l’assorbente’. Ci raccontava le sue storie”: le violenze subite da Emmanuelle Girard proviene da Il Fatto Quotidiano.
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In Spagna sono allibiti: “Sinner disprezzato nel suo paese, l’atleta dell’anno è Musetti. Ma perché?”
La scelta de La Gazzetta dello Sport di assegnare il “premio sportivo dell’anno 2025” a Lorenzo Musetti è un caso. Più che in Italia, in Spagna. E il motivo è semplice: in tanti si chiedono perché sia stato votato Musetti e non Jannik Sinner, che quest’anno ha rivinto le Atp Finals e ha ottenuto il primo storico successo sull’erba di Wimbledon. Sia il quotidiano As che la versione spagnola di Eurosport hanno infatti commentato la decisione con grande stupore. “Sinner, disprezzato in patria: Musetti nominato sportivo italiano dell’anno”, titola As in un suo recente articolo. “L’Italia dimentica Jannik Sinner: Lorenzo Musetti nominato miglior sportivo dell’anno da La Gazzetta dello Sport“, scrive invece Eurosport. Una scelta che stona se si considerano le vittorie di uno e dell’altro nel 2025. Musetti – che è stato autore di una stagione straordinaria, senza dubbio – quest’anno non è riuscito a vincere alcun titolo e i suoi punti più alti sono stati tre finali perse: Atene, Chengdu e Monte Carlo, oltre alla qualificazione in extremis per le Atp Finals, dove non è però riuscito a superare la fase a gironi. Al contrario, Sinner ha lottato per il numero uno nel ranking Atp fino alla fine (dopo esserlo stato per larghi tratti) e ha vinto sei tornei – tra cui l’Australian Open, Wimbledon e le già citate Atp Finals – nonostante i tre mesi di sospensione per il caso Clostebol. L’altoatesino ha anche raggiunto la finale agli Australian Open e agli US Open, dove è stato sconfitto da Carlos Alcaraz. Una differenza notevole, che però non è bastata a Sinner per replicare la vittoria del trofeo “sportivo dell’anno” per La Gazzetta dello Sport, già vinto l’anno scorso. E in Spagna provano a darsi delle spiegazioni: tra le possibili cause – secondo Eurosport – ci sarebbe la rinuncia alla Coppa Davis da parte di Sinner. Rinuncia che il quotidiano italiano aveva già rimarcato più volte sia quest’anno che nel 2023, con un emblematico: “Non si fa così”. Ma la tesi non regge: in primis perché è una scelta legittima, soprattutto dopo le due vittorie – grazie anche e soprattutto all’altoatesino – del 2023 e del 2024. In secondo luogo perché anche Musetti ha comprensibilmente rinunciato dopo esser arrivato stanco alla fine dell’anno (e visto il figlio in arrivo in quel periodo). Sempre secondo i quotidiani spagnoli, un’altra motivazione potrebbe essere la sospensione di tre mesi per il caso Clostebol, dove Sinner però – ed è già stato accertato – non ha responsabilità. Il quotidiano italiano ha motivato così la decisione: “Lorenzo Musetti, entrato quest’anno nella top ten mondiale, è l’ultimo poeta ancora con una racchetta in mano. È la prova vivente di ciò che si può ottenere con una combinazione di classe e perseveranza. È stato definito un talento incompiuto, come se entrare nella top 20 della classifica – cosa che ha ottenuto nel 2023, a meno di 21 anni – fosse un gioco da ragazzi”. E se in Italia il dibattito è arrivato timidamente sui social (in particolare su X), in Spagna non riescono ancora a darsi una spiegazione. Intanto Sinner è stato eletto dall’Atp come “atleta più amato dell’anno dai tifosi“. Riconoscimento che il tennista ha condiviso sui social, scrivendo “Grazie“, con un cuore. L'articolo In Spagna sono allibiti: “Sinner disprezzato nel suo paese, l’atleta dell’anno è Musetti. Ma perché?” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Il numero 1000 Atp meglio di una top 10 Wta”: Muguruza sulla “battaglia dei sessi”
Il dicembre del tennis è da sempre un mese di bilanci dell’anno appena concluso e di attesa per l’anno successivo. E ormai da qualche stagione – per ingannare l’attesa – è anche il mese in cui si giocano diverse esibizioni, mentre i tennisti preparano la nuova annata. Il 28 dicembre a Dubai andrà in scena infatti la “battaglia dei sessi” tra Nick Kyrgios e Aryna Sabalenka. Una partita che ha fatto tanto discutere di sé nelle ultime settimane e sulla quale si è espressa anche Garbine Muguruza, tennista ritiratasi nel 2024 e oggi co-dirigente del Masters 1000 di Madrid e dirigente delle Wta Finals: “Quando ero numero 1 al mondo, non avrei battuto neanche un junior – ha dichiarato l’ex tennista spagnola -. Un ragazzo che è mille al mondo, o anche non classificato, può essere molto più bravo di una top 10 Wta“. La campionessa Wimbledon nel 2017 ha poi spiegato quali secondo lei sono i motivi di questa disparità tra uomini e donne: “La superiorità maschile non si basa solo sulla potenza, ma anche sulla resistenza fisica e sulla massa muscolare. Mi allenavo con sparring partner maschi e non sono mai riuscito a stappargli un set”. In passato c’è già stata dimostrazione, tra esibizioni varie, come quando Serena e Venus Williams persero all’Australian Open 1998 contro l’allora n.203 al mondo Karsten Brasch. Per questo motivo Muguruza non ha dubbi: Aryna Sabalenka – numero uno al mondo e regina indiscussa del tennis femminile – partirà sfavorita contro Nick Kyrgios, che ha giocato l’ultimo match ufficiale il 21 marzo e che tra 2024 e 2025 ha disputato solo sei partite. L'articolo “Il numero 1000 Atp meglio di una top 10 Wta”: Muguruza sulla “battaglia dei sessi” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Jordan Lee, ha 15 anni il futuro rivale di Sinner e Alcaraz? Il talento precoce e l’incredibile somiglianza con Lamine Yamal
Di tanto in tanto, nello sport emerge un talento così precoce da sembrare un refuso anagrafico. È successo nel calcio con Lamine Yamal, oggi star del Barcellona, sta accadendo nel tennis con il quindicenne Jordan Lee. È il primo giocatore classe 2010 ad aver conquistato un punto nel ranking Atp, al pari del connazionale Michael Antonius. Un risultato simbolico, ma sufficiente per rendere il suo nome familiare anche a chi raramente segue i tornei giovanili. Un profilo che gli osservatori di tutto il mondo hanno già appuntato come possibile sorpresa del 2026. E, per molti di loro, potrebbe rivelarsi il futuro terzo incomodo nel duopolio Sinner-Alcaraz. La storia di Lee non inizia però su un palcoscenico internazionale, ma nei campi di allenamento americani dove, sin da bambino, veniva descritto dai coach come “nato con la racchetta in mano”. A 15 anni vanta già imprese degne di nota. Lo scorso novembre ha contribuito, da protagonista, al successo del team Usa nella Coppa Davis Junior in Cile, dopo essere stato uno degli elementi decisivi anche nel Mondiale Under 16. In entrambe le occasioni ha affrontato avversari più grandi, spesso più esperti, mostrando una maturità tecnica e mentale insolita per la sua età. Ma il giorno in cui il suo nome ha iniziato ad attirare l’attenzione globale è stato quello del suo primo punto Atp, guadagnato all’M15 di Orlando. Una vittoria netta, 6-4, 6-1 contro Matthew Thompson, seguita da una sconfitta agli ottavi del torneo. Poco importa: quel singolo punto significa già un posto, e un primato, nella storia. A sinistra Jordan Lee, a destra Lamine Yamal Eppure, per quanto il suo tennis sia eccelso, non è questa la ragione principale che lo ha trasformato in un fenomeno virale. Il motivo? Jordan Lee assomiglia incredibilmente proprio a Lamine Yamal. Stessi lineamenti, stessi riccioli sulla fronte, stesso sorriso incorniciato da un apparecchio ai denti. Sui social i meme abbondano: “Due gocce d’acqua, sono gemelli separati alla nascita”, “Il fratello che Yamal non ha mai conosciuto”, “Ora abbiamo dubbi sul papà di Lamine”. Ironia, ma anche un modo per dire che questo ragazzo, proprio come lo spagnolo, ha intrapreso la strada dei predestinati. E se il calcio ha già eletto il suo enfant prodige, il tennis potrebbe aver trovato il suo equivalente. La conferma è arrivata la scorsa domenica con la vittoria del Bradenton J300, uno dei tornei ITF più prestigiosi della categoria, conquistato da Lee partendo da wild card. Non solo ha vinto: ha dominato. Ha ceduto un set nei quarti al francese Daniel Jade e uno in semifinale contro l’olandese Thijs Boogaard, ma il resto del percorso è stato una dimostrazione di autorità. In finale ha piegato il bulgaro Dimitar Kisimov, due anni più grande, con il punteggio di 6-3, 7-6(3). Un risultato che conferma quanto già si mormora intorno a lui: Jordan Lee è un nome da cerchiare in rosso per il 2026. Mentre molti coetanei sognano il primo ingresso nelle qualificazioni di un torneo importante, per Lee le prospettive sembrano altre: Challenger nel 2026, forse già qualche assaggio prima. La traiettoria ricorda quella di Cruz Hewitt, figlio dell’ex campione Lleyton, che a 16 anni ha già disputato due Challenger in Australia e potrebbe addirittura volare alle qualificazioni degli Australian Open. Ma, al momento, è Jordan Lee l’adolescente più popolare nel mondo del tennis. In un panorama dominato dal duopolio Sinner-Alcaraz, si cerca da tempo un terzo contendente, qualcuno che possa rompere l’equilibrio e inaugurare una diversa narrativa. João Fonseca sembra quello più vicino a riuscirci nei prossimi anni, ma gli scout più lungimiranti guardano oltre, verso il 2010. E là, in quel territorio ancora inesplorato, spicca il nome di Jordan Lee. Per ora rimane il ragazzo che somiglia a Yamal, ma lo statunitense ha già fatto capire di volersi sedere al tavolo dei grandi in un futuro non troppo lontano. Ovviamente l’ultima parola spetterà al campo, ma le premesse sono intriganti. La notorietà potrà oscillare, i risultati invece potrebbero rimanere. E raccontare, un giorno, l’inizio della carriera di un nuovo campione. L'articolo Jordan Lee, ha 15 anni il futuro rivale di Sinner e Alcaraz? Il talento precoce e l’incredibile somiglianza con Lamine Yamal proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Scandalo nel tennis, il francese Folliot squalificato per 20 anni: “Figura centrale in un’organizzazione criminale di combine”
Quentin Folliot, tennista francese, è stato squalificato per 20 anni dall’Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis (Itia). Secondo un comunicato pubblicato giovedì, Folliot è stato inoltre multato di 70mila dollari e dovrà restituire oltre 44mila dollari ricevuti in pagamenti illeciti, a seguito di 27 violazioni del programma anticorruzione del tennis (Tacp). Il tennista è considerato una figura centrale in una rete di giocatori che operavano per conto di un’organizzazione che truccava le partite. Folliot è il sesto giocatore francese sanzionato in questa inchiesta, dopo Jaimee Floy Angele, Paul Valsecchi, Luc Fomba, Lucas Bouquet ed Enzo Rimoli. Il tennista transalpino era stato sospeso già il 17 maggio 2024 e ha negato le 30 accuse mosse contro di lui, che riguardano 11 partite disputate tra il 2022 e il 2024, di cui otto giocate proprio da lui. Le infrazioni contestate includono tra l’altro: aver manipolato il risultato di alcuni incontri, aver ricevuto denaro per non impegnarsi al massimo e permettere di vincere scommesse, aver offerto soldi ad altri giocatori affinché combinassero partite, aver fornito informazioni riservate, aver organizzato dei piani per corrompere altri e non aver collaborato con con le autorità giudiziaria, oltre ad aver occultato delle prove. Il 20 e il 21 ottobre 2025 si è tenuta un’udienza davanti all’Agente Indipendente Anticorruzione (AHO) Amani Khalifa, che ha accolto 27 dei 30 capi d’accusa relativi a 10 delle 11 partite, mentre tre accuse sono state respinte. Nella sentenza scritta dell’1 dicembre 2025, l’AHO Khalifa ha descritto Folliot come un “una pedina di un’organizzazione criminale più ampia, che recluta altri giocatori e cerca di radicare ulteriormente la corruzione nei circuiti professionistici”. In questo periodo Folliot non potrà giocare, allenare o assistere a qualsiasi evento tennistico autorizzato o sanzionato dai membri dell’Itia (Atp, Itf, Wta, Tennis Australia, Federtennis francese, Wimbledon e Usta) o da qualsiasi associazione nazionale. L'articolo Scandalo nel tennis, il francese Folliot squalificato per 20 anni: “Figura centrale in un’organizzazione criminale di combine” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Paula Badosa a Dubai insieme a Jacopo Vasamì, 17enne talento del tennis italiano: le foto virali
Non è stato un allenamento come tutti gli altri quello di ieri, 9 dicembre, per Jacopo Vasamì, talento 17enne del tennis italiano che nel 2025 si è affacciato tra i grandi giocando le qualificazioni agli Internazionali di Roma perse contro Cameron Norrie in due set. Vasamì si è infatti allenato a Dubai con Paula Badosa, famosa tennista 28enne che nel 2022 è arrivata fino alla posizione numero 2 del ranking Wta. A testimoniarlo è stata proprio Badosa, che ha diffuso video e foto sui social insieme al tennista italiano scrivendo: “Il piccolo Jacopo Vasamì”, taggandolo su Instagram. I due sono “legati” da una terza persona: Vasamì è infatti il fidanzato di Jana Badosa, sorella di Paula. Un allenamento particolare per il talento italiano, che nel 2026 vorrà provare l’exploit definitivo e provare a regalare un altro profilo importante a un movimento tennistico – quello italiano – che sta senza dubbio vivendo la sua miglior epoca di sempre. CHI È JACOPO VASAMÌ Vasamì ha raggiunto la posizione numero 387 ad agosto 2025 come best ranking, ma punta a scalare posizioni più in fretta possibile già nei prossimi mesi. Nato ad Avezzano, mancino, ha grande tecnica ma deve ancora migliorare sia al servizio che da un punto di vista della tenuta fisica. Ha frequentato la Rafa Nadal Academy ed è stato in questa stagione sparring di tanti tennisti di alto livello, come Jannik Sinner a Wimbledon. In questo 2025 ha vinto due tornei junior livello ITF, al Cairo e a Casablanca. E a livello Challenger ha raggiunto la semifinale a Milano e i quarti a Monza. Sempre in questa stagione, ha vinto il prestigioso Trofeo Bonfiglio. L'articolo Paula Badosa a Dubai insieme a Jacopo Vasamì, 17enne talento del tennis italiano: le foto virali proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Océan Dodin sbarca su OnlyFans: è la prima tennista in attività a farlo
La tennista francese Océane Dodin, 29 anni, è la prima giocatrice attiva della Wta a produrre contenuti per la piattaforma OnlyFans. Dodin – che nel 2025 ha giocato solo sei tornei a causa di alcuni problemi fisici – ha annunciato di voler offrire ai fan un “esclusivo dietro le quinte” e contenuti personali, creando un “universo in cui il tennis incontra la sensualità”. In cambio della produzione dei contenuti, OnlyFans supporterà la francese anche come sponsor, nonostante i dettagli dell’accordo non siano stati resi noti, come riportano i media francesi e tedeschi. Sportivamente, Dodin – che al momento è numero 819 del ranking Wta dopo una serie di infortuni e pause – ha vissuto il suo periodo migliore nel 2017, quando raggiunse il 47esimo posto nel ranking mondiale. In passato, già l’ex giocatrice statunitense Ashley Harkleroad aveva aperto un profilo sulla piattaforma, ma lo aveva fatto dopo il ritiro dal tennis professionistico. Negli ultimi anni, Dodin era già finita sulle cronache per motivi extra-sportivi. Durante una pausa per infortunio si era infatti sottoposta a un intervento di aumento del seno. “È qualcosa che volevo fare da molto tempo. È vero che ho approfittato di questa pausa perché bisogna fermarsi circa due mesi dopo l’operazione, e quando si è in stagione, non è possibile. Così mi sono detta: ‘Se ho intenzione di fermarmi per sei mesi, tanto vale fare quello che voglio’ – aveva dichiarato Dodin a RMC Sports dopo l’intervento al seno – E poi preferisco farlo ora che a 40 anni, quando avrò finito la mia carriera. Sono molto felice di averlo fatto, non me ne pento affatto e non mi dà fastidio”. L'articolo Océan Dodin sbarca su OnlyFans: è la prima tennista in attività a farlo proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“A Sesto ho visto Sinner spalare letame sui prati con un amico. Ha la riservatezza tipica dei pusteresi, criticandoli li spingete sempre più nel loro angolo”
Probabilmente ha sempre sognato di essere famoso quanto Jannik Sinner. Altrettanto probabilmente non aveva mai immaginato che sarebbe stato un tennista a rendere ancora più celebre il suo amato Südtirol. Luis Durnwalder, l’ex potentissimo presidente della Provincia autonoma di Bolzano, è stato per anni uno dei politici più ricchi d’Europa: guadagnava più di Angela Merkel. Grande stratega della Südtiroler Volkspartei e dell’autonomia altoatesina, nel 2021 è stato condannato in via definitiva a due anni e sei mesi di reclusione per peculato. Oggi ha 84 anni, non frequenta più la politica e in una lunga intervista al Corriere della Sera ha parlato anche di colui che oggi è appunto il suo corregionale più famoso, ovviamente Sinner. Il primo tema sono ovviamente le polemiche per la sua rinuncia alla Coppa Davis: “L’italianità non c’entra nulla. Lui fa quello che gli dicono, chi fa sport ai suoi livelli pensa solo a vincere, non all’Italia”. Peraltro Sinner è stato criticato anche dagli Schützen, l’associazione patriottica che rievoca le milizie popolari asburgiche: “Povero ragazzo, quando c’è di mezzo la questione dell’Italia non può dire e fare nulla senza che qualcuno abbia qualcosa da ridire. Gli Schützen hanno esagerato e lui ha cercato solo di spegnere un incendio“. Durnwalder poi aggiunge: “E finiamola anche con la storia che vince perché è tedesco. Vince perché è forte, vince perché è un ragazzo che ha un grande talento ed è abituato a fare grandi sacrifici. Vince perché se nasci fra queste montagne e parli tedesco devi rimboccarti le maniche più degli altri ed essere agile e veloce come le trote se vuoi farcela”. “Io sono nato e ho vissuto in un maso di Falzes, in val Pusteria, la sua valle”, sottolinea Durnwalder, “Jannik è rimasto legato alla sua terra e alla sua famiglia. A Sesto l’ho visto spalare letame sui prati con un amico e devo dire che la cosa mi è piaciuta”. L’ex governatore ha quindi rivelato alcuni dettagli sul carattere di Sinner: “Anche le critiche ai genitori che parlerebbero troppo poco e solo in tedesco non hanno senso. A parte che non è vero, bisogna anche capire che la maggior parte delle persone di queste valli non si sente a proprio agio con l’italiano. Temono di non capire bene e di venire fraintesi. E poi loro hanno la riservatezza tipica dei pusteresi e un loro dialetto. Criticandoli li spingete sempre più nel loro angolo“. L'articolo “A Sesto ho visto Sinner spalare letame sui prati con un amico. Ha la riservatezza tipica dei pusteresi, criticandoli li spingete sempre più nel loro angolo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Sinner e Musetti giocheranno dei match d’esibizione prima degli Australian Open: ci sono anche Kyrgios e Alcaraz
Jannik Sinner e Carlos Alcaraz saranno i protagonisti più attesi della Opening Week in vista degli Australian Open, una settimana di incontri esibizione tra alcuni dei principali protagonisti del circuito, in contemporanea alla settimana di qualificazioni. Niente di simile al Six Kings Slam, ma una serie di “amichevoli” propedeutiche a riprendere il feeling con il gioco dopo la pausa invernale e a testare il campo australiano. A comunicare il programma sono stati gli organizzatori degli Australian Open sui canali social. Sinner sfiderà il canadese Felix Auger-Aliassime, mentre lo spagnolo Alcaraz se la vedrà con l’idolo di casa Alex de Minaur. In campo anche l’altro azzurro Lorenzo Musetti contro il tedesco Alexander Zverev. Il match tra Jannik Sinner e Felix Auger-Aliassime si giocherà venerdì 16 gennaio alle 7:30 italiane, mentre 24 ore prima si sfideranno Carlos Alcaraz e Alex De Minaur. Il primo dei tre match di esibizione è quello di martedì 13 tra Alexander Zverev e Lorenzo Musetti, previsto per le 7 in Italia. In più per venerdì 16 gennaio è previsto uno show musicale con diverse star del tennis e “ospiti a sorpresa”, si vede sui social del primo slam annuale. LO SLAM PER NON PROFESSIONISTI DA 1 MILIONE DI DOLLARI In mezzo alla varie esibizioni anche il torneo con tennisti non professionisti in cui si può vincere un milione, battendo l’avversario con un solo punto. Sempre Alcaraz, insieme a Nick Kyrgios, sarà infatti protagonista dell’attesa esibizione 1 Point Slam, in cui sfideranno dei giocatori non professionisti che vincendo un solo punto supererebbero il turno e avrebbero la possibilità di vincere fino a 1 milione di dollari. A comunicare il programma della settimana che precede il primo slam dell’anno è stata proprio l’organizzazione degli Australian Open sui propri canali social. Intanto i tennisti dopo alcune settimane di vacanza stanno ricominciando gradualmente la preparazione invernale. Sinner si trova a Dubai, dove inizierà ad allenarsi. Carlos Alcaraz si allenerà invece con Flavio Cobolli in Spagna, nell’accademia di Juan Carlos Ferrero. IL PROGRAMMA DELLE ESIBIZIONI AGLI AUSTRALIAN OPEN Martedì 13 gennaio (orari italiani) Ore 07.00 Alexander Zverev vs Lorenzo Musetti alla Rod Laver di Melbourne (Australia) Mercoledì 14 gennaio (orari italiani) – AO 1 Point Slam Ore 09.30 Carlos Alcaraz / Nick Kyrgios alla Rod Laver di Melbourne (Australia) Giovedì 15 gennaio (orari italiani) Ore 07.00 Carlos Alcaraz vs Alex de Minaur alla Rod Laver di Melbourne (Australia) Venerdì 16 gennaio (orari italiani) Ore 07.30 Jannik Sinner vd Felix Auger-Aliassime alla Rod Laver di Melbourne (Australia) L'articolo Sinner e Musetti giocheranno dei match d’esibizione prima degli Australian Open: ci sono anche Kyrgios e Alcaraz proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Prima di Sinner il migliore fu l’ispido Nic: perché Pietrangeli poteva vincere molto di più
La scomparsa di Nicola Pietrangeli ha scatenato nel vostro blogger ottuagenario un’ondata di antichi ricordi; riportandolo ai tempi lontani del tennis presunto “romantico”, prima dell’avvento del professionismo. Anche se sulla purezza disinteressata dei nostri eroi di allora è meglio stendere un velo pietoso (voci ricorrenti dell’epoca raccontavano sottovoce come la Federazione Italiana Tennis FIT erogasse paghette per il campione defunto nei giorni scorsi per consentirgli di resistere alle sirene della Troupe Kramer, il team di campioni che aveva aggirato per primo il divieto di giocare a scopo di lucro). Resta il fatto che prima dell’avvento dei Sinner boys Pietrangeli è stato di gran lunga il migliore tennista italiano. Non certo per atletismo, semmai un giocatore dal braccio d’oro e con un rovescio che incantava. Inguaribilmente “terraiolo” – come i suoi colleghi dell’epoca Beppe Merlo e Fausto Gardini – riuscì perfino nell’impresa – in coppia con Orlando Sirola – di battere gli “erbivori” statunitensi in un’epica semifinale giocata sul green australiano nel 1960. Per poi soccombere in finale contro l’Australia. Ma a quell’epoca i “canguri” erano i veri marziani della racchetta, con una nidiata di talenti inarrivabili: Ken Rosewall, Neale Frazer, Roy Emerson e, schiena permettendo, l’apollineo Lew Hoad; con il plus del più grande talento tennistico mondiale prima di Roger Federer. Rod Laver, il mancino rosso di capelli (come un certo Jannik) che batté nella finale di quella Davis il nostro Pietrangeli. Ho ancora negli occhi il ricordo del singolare copricapo in tela a forma di campanula con cui si difendeva dal sole cocente della stagione australe quell’immenso campione (unico vincitore di due grandi Slam, uno nel 1962 prima di passare al professionismo, l’altro sette anni dopo quando i tornei divennero open). Va comunque detto che l’arrogante Nic italo-tunisino era un giocatore completo, che se non si fosse impigrito nel ponentino romano avrebbe potuto vincere molto di più in campo internazionale di due Roland Garros. La vittoria che ha trasformato in icona anche il suo successore sul trono di signore degli Internazionali d’Italia al Foro Italico. Ma il simpatico Adriano Panatta (riciclato in piacevolissimo telecronista sportivo) aveva un repertorio di colpi più limitato del predecessore. Ad esempio il passante, che andava in crisi quando l’avversario conquistava la rete prima di lui. Ricordo le sue sofferenze giocando contro il John Alexander non eccelso ma abile nel serve-and-volley, che lo batteva regolarmente. Un australiano che già allora superava la taglia – oggi sul normale – del metro e novanta, coprendo con l’estensione del braccio gran parte del campo di gioco. Dunque, una narrazione dei tempi eroici che il ripristino della memoria porta a ridimensionare. Come – francamente – andrebbe demistificata perfino l’epica impresa della prima vittoria nella coppa Davis 1976 in Cile. A tale proposito si tende a silenziare il fatto che l’evento di Santiago, tre anni dopo il golpe cileno con mattanza del generale fellone Pinochet e la morte del presidente Allende, era stato ostracizzato dalla pubblica opinione mondiale. Tanto che la semifinale venne disertata per protesta dalla squadra dell’Urss; per cui la nostra si trovò il sentiero d’accesso facilitato alla finale. Un’occasione irripetibile per una squadra che non aveva mai vinto una Davis e che ora poteva conquistarla contro la modestissima formazione dei padroni di casa. Allora fu il capitano non giocatore – proprio Nicola Pietrangeli, notoriamente destrorso e simpatizzante per Pinochet – a imporre la controversa partecipazione. Da qui la vittoria di cui la grancassa nazionalistica ha cancellato le ombre. Semmai immacolate sono le vittorie degli ultimi tre anni, seppure in una Davis che è l’ombra della manifestazione clou di un tempo. E due di queste portano la firma di Jannik Sinner, il capofila dell’attuale stagione d’oro del nostro tennis. Alla faccia degli improvvisati nazionalisti della racchetta che ne hanno stigmatizzato l’assenza all’ultima edizione. A riprova che il metro di giudizio di costoro non gli consente di capire lo specifico del tennis. Specie in questa orgia di propaganda nazionalistica sul bellico, culminata negli spot TV delle Olimpiadi della neve in cui si proclama l’essenza ferrea dello spirito nazionale di un popolo mollaccione quale il nostro. Semmai Sinner è anti-italiano per la determinazione assoluta nell’applicazione e nel miglioramento con cui ha conquistato il podio sportivo mondiale. Quel duopolio tennistico dello scugnizzo iberico e del principino italico, l’uno di fuoco e l’altro di ghiaccio, che sta scrivendo un’epopea che non consente demistificazioni. Una volta tanto italiana al 50%. E che meriterebbe nuovi cantori alla Gianni Clerici e Rino Tommasi; non sciovinisti fuori registro alla Bruno Vespa o il feticista del capello Ivan Zazzaroni, inconsapevoli che la Val Pusteria è – nonostante loro – ancora territorio nazionale. L'articolo Prima di Sinner il migliore fu l’ispido Nic: perché Pietrangeli poteva vincere molto di più proviene da Il Fatto Quotidiano.
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