I pericoli e i rischi di rivolgersi per qualsiasi tipo di intervento estetico
dovrebbero essere sempre eseguiti dai professionisti. Arriva da Arezzo la storia
della donna finita in coma dopo il trapianto di capelli. La segnalazione da
parte dei familiari della donna, 40 anni, che si è poi ripresa, ha portato
all’apertura di un’indagine: due persone sono state denunciate.
A indagare la Squadra mobile di Arezzo, che, coordinata dalla procura, ha
scoperto un’attività sanitaria abusiva all’interno di uno studio medico del
centro di Arezzo dove venivano eseguiti trapianti di capelli senza
autorizzazioni, senza requisiti igienico-sanitari adeguati e con personale privo
dell’abilitazione professionale.
Gli accertamenti sono partiti dopo la segnalazione dei familiari della
quarantenne, trovata in stato di incoscienza poche ore dopo aver subito
l’intervento, pubblicizzato come un semplice trattamento estetico. La donna è
stata trasportata d’urgenza all’ospedale San Donato di Arezzo dove è stata
sottoposta a ripetute manovre di rianimazione e ricoverata in terapia intensiva
in coma farmacologico per due giorni.
La grave infezione sarebbe stata scatenata da una somministrazione impropria
dell’anestesia locale. La donna, ora fuori pericolo, ha raccontato agli
investigatori di essersi rivolta allo studio nella speranza di superare un
disagio personale e “non dover più ricorrere a parrucche ed extension”, convinta
di trovarsi in una struttura regolare.
Gli accertamenti hanno invece messo in luce un sistema illecito strutturato: a
eseguire gli interventi sarebbe stata una 40enne sudamericana, laureata in
medicina nel suo Paese ma con titolo non riconosciuto in Italia e non iscritta
all’Ordine. La donna operava in una stanza a lei dedicata, allestita nello
studio con postazioni e attrezzature chirurgiche sequestrate durante i
controlli. Le prestazioni venivano pagate in contanti per somme comprese tra
1.400 e 1.500 euro.
Secondo la polizia, il medico titolare dello studio, prossimo alla pensione, era
pienamente consapevole della mancanza di abilitazione della collaboratrice e
avrebbe tollerato l’attività, cercando inizialmente di assumersi da solo la
responsabilità dei fatti. I due indagati sono stati denunciati per esercizio
abusivo della professione medica e lesioni personali colpose gravissime, in
concorso. A entrambi è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini
preliminari.
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