Nelle foto apparse sui giornali sembrano una piccola tribù sbucata da un’altra
epoca: madre, padre, tre figli con gli occhi spalancati sul mondo e un rudere
fatiscente che sembra un’estensione della loro pelle. Non vengono dalle montagne
di Washington, non hanno un bus rosso scassato come quello dei Cash, ma la loro
storia – una famiglia italiana che ha deciso di vivere nel bosco di Palmoli, in
Abruzzo, lontano dal rumore ben oliato della civiltà – ha la stessa vertigine
romantica e lo stesso rischio di Captain Fantastic: costruirsi un mondo proprio
e sperare che non crolli al primo colpo di vento. Perché “i Cash italiani”,
anche se non hanno mai preteso titoli, dicono solo: volevamo respirare.
La frase, così nuda, fa quasi ridere noi che viviamo tra notifiche, traffico e
medianità permanente: respirare? In che senso? Ma allora leggi, ascolti, guardi
ciò che hanno costruito. Poi ti immergi davvero nella loro storia: un bosco
autentico, ruvido, niente glamping né amenities, niente casette pettinate da
Instagram, nessuna consolazione da weekend benestante, e all’improvviso tutto
torna. C’è quel silenzio nervoso che precede ogni scelta radicale. È il “no” che
diventa un’architettura di vita.
Nel film Captain Fantastic, la casa dei Cash è una cabina di legno
autocostruita. Non c’è elettricità, o meglio: c’è un pannello solare che
funziona quando vuole lui. La dispensa è fatta di vasetti, radici, piccoli
miracoli agricoli. I bambini studiano con libri vissuti e un programma che non
assomiglia a nessun programma ministeriale: storia, botanica, manualità,
filosofia politica, molto più del necessario per sopravvivere e giusto il
superfluo per restare umani.
I cinque ragazzini protagonisti del film si svegliano all’alba, si arrampicano
sugli alberi, sanno cacciare, distinguere i vari tipi di corteccia meglio di
quanto i coetanei distinguano tra un avverbio e un congiuntivo, e conoscono a
memoria emendamenti della Costituzione americana e al posto del natale
festeggiano “La giornata di Noam Chomsky”. Non sono ingenui. O almeno, non più
ingenui di noi, che ogni giorno ci raccontiamo di essere liberi mentre
consegniamo i nostri dati, le nostre scelte, i nostri minuti a un algoritmo.
Loro almeno hanno scelto da chi farsi tiranneggiare: la pioggia, le stagioni, il
sonno dei bambini. Hanno deciso che il costo della libertà vale la fatica della
coerenza.
Quando ascolti della famiglia di Palmoli sembra di vedere quei momenti in cui la
vita parla più delle parole. Il bosco non è una fuga. È un laboratorio, un
esperimento, e a volte, per capire meglio il mondo, può rivelarsi utile
allontanarsene. Forse quei genitori non stanno proteggendo i figli dal mondo; li
stanno soltanto preparando a entrarci. Certo, niente utopie zuccherose: le
discussioni non mancano, gli imprevisti nemmeno. Il bosco è bello finché non è
ostile, e lo diventa spesso: pioggia che entra dalle assi, freddo che spezza le
dita, solitudine che chiede conto di ogni scelta.
L’avvocato della famiglia del bosco si è ritirato sostenendo che i genitori
avessero rifiutato aiuti e lavori al casolare, ma i due replicano di non aver
capito le proposte per via della barriera linguistica. Nel clima di accuse e
fraintendimenti emerge il tema dell’unschooling: Catherine, la mamma, rivendica
un’educazione libera, centrata sulla natura, convinta che i bambini non
subiscano alcun danno, ma la legge italiana richiede comunicazioni formali ed
esami annuali. Nathan, rimasto solo nella casa di Palmoli dopo l’allontanamento
dei figli, continua a non capire il motivo della loro situazione. Intanto un
ristoratore ha offerto loro un altro casolare, privo di servizi essenziali, che
il padre sembra guardare con interesse.
“Ho fatto un errore bellissimo ma un errore”, dice Viggo Mortensen-Ben Cash nel
film. La famiglia del bosco, quell’ombra la conoscono bene: ogni scelta radicale
ha una parte di follia, quella che la società considera minaccia ma che a volte
è solo il tentativo di restare vivi. Rallentare, guardarsi in faccia, vivere a
contatto con le cose invece che con l’illusione delle cose. La loro storia
ricorda ciò che ci ostiniamo a dimenticare: non esiste la vita giusta, esistono
momenti in cui bisogna scegliere. A volte scegli la strada asfaltata. A volte
scegli il bosco. E a volte, se sei abbastanza coraggioso da ascoltare quel
rumore interno che insiste, ti accorgi che la strada asfaltata eri tu.
L'articolo Nelle foto della famiglia nel bosco rivedo lo stesso romanticismo e i
rischi di Captain Fantastic proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Abruzzo
I genitori della “famiglia nel bosco”, Nathan e Catherine, hanno accettato un
immobile offerto gratuitamente da un privato cittadino che permetterà loro di
riunirsi dopo l’allontanamento dei tre figli minori disposto dal Tribunale per i
minori dell’Aquila verso una struttura protetta dove i bambini sono rimasti con
la madre. La decisione arriva pochi giorni dopo che i coniugi avevano negato con
forza di aver rifiutato aiuti e supporto da enti pubblici o privati per una
sistemazione alternativa, ribadendo che era “assolutamente falso” quanto si
diceva in merito a un loro presunto rifiuto di aiuto. I legali della coppia, gli
avvocati Marco Femminella e Danila Solinas, hanno reso noto tramite comunicato
che l’accettazione dell’immobile è stata presa “pur di ovviare alle criticità
igienico sanitarie riscontrate”.
I due genitori hanno definito la mossa non un “passo indietro, ma un passo
avanti che consente di tornare a vivere secondo il proprio credo e la propria
voglia di libertà”. L’alloggio accettato è un casolare appena ristrutturato nel
bosco di Palmoli, offerto in comodato gratuito da Armando Carusi, un ristoratore
di Ortona., che ha concesso all’Ansa le foto dell’immobile. Il padre, Nathan, ha
visitato la residenza autonoma – dotata di almeno due ampie stanze, cucina, un
pozzo per l’acqua, bagno a secco e locali per gli animali – ed è rimasto
“affascinato” dalla struttura che rispecchia il loro stile di vita, tanto da
essere colpito anche da alcuni antichi attrezzi in legno presenti. I coniugi
hanno depositato nei giorni scorsi un reclamo avverso l’ordinanza di
allontanamento, il cui fine dichiarato era la salvaguardia e la tutela del
benessere psicofisico dei bambini.
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Il casolare offerto gratuitamente
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Il casolare offerto gratuitamente
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Il casolare offerto gratuitamente
In relazione alle dinamiche difensive, gli attuali legali hanno invece precisato
l’avvicendamento con il precedente difensore, l’avvocato Giovanni Angelucci.
Attraverso un comunicato, Femminella e Solinas hanno chiarito che “non vi è
stata alcuna rinuncia, ma revoca”. Hanno spiegato che i loro assistiti hanno
deciso di revocare il precedente difensore a causa di “criticità legate ad una
puntuale interpretazione di segmenti processuali”. Secondo i legali, se tali
segmenti fossero stati correttamente individuati e chiariti, avrebbero potuto
condurre “sin da subito, ad un approdo diverso”. L’auspicio finale dei nuovi
difensori è che, chiuso il capitolo delle dichiarazioni definite illegittime,
l’attenzione possa limitarsi alla convergenza di forze per ottenere il
ricongiungimento familiare.
A preoccupa ancora è invece l’atteggiamento contro la magistratura. Il
presidente facente funzione della Corte di appello di Firenze, Isabella Mariani,
ha espresso “seria preoccupazione” per quello che ha definito un “attacco così
strumentale e così violento” alla magistratura. Mariani ha sottolineato come i
minori vengano allontanati non solo dalla ‘famiglia del bosco’, ma da famiglie
di diverse etnie e da famiglie italiane in generale, se sussistono i
presupposti. La magistrata ha criticato duramente il fatto che il Guardasigilli
Carlo Nordio abbia minacciato ispezioni e procedimenti disciplinari “sulla base
di zero dati” e senza aver letto gli atti, pur essendo l’organo che per primo
dovrebbe essere neutrale e a difesa dell’indipendenza dei giudici. Ha inoltre
definito la rappresentazione del caso fatta dai media, con titoli come “bambini
nel bosco,” come un “effetto mediatico” che non traspare dalle carte, ricordando
e denunciando l'”attacco così violento, così disinformato” a cui è stata
sottoposta una collega, componente di un collegio di cinque.
L'articolo La famiglia nel bosco accetta l’immobile offerto da un privato:
“Rispetta il nostro stile”. Ecco dove vivranno – Foto proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Il litorale è quello della celebre Costa dei Trabocchi, uno dei tratti di costa
più suggestivi dell’Adriatico, lungo la quale corre la pista ciclabile chiamata
“Via Verde”, a pochi metri dal mare, appena dentro la Riserva Naturale Punta
Aderci. E’ qui, in località Torre Sinello, che la società C-Naturae di Pescara
ha presentato un progetto per un “eco-resort” da realizzare su un’area di quasi
39mila metri quadri. Al posto del vigneto, dell’incolto e delle alberature a
filari destinate all’ombreggiature delle piazzole di un ex campeggio, oltre
6.700 mq di “Unità complementari fisse” e oltre 19.700 mq di “Unità abitative
mobili e piscine”. Tra le realizzazioni previste anche un “edificio wellness“.
Il progetto, spiega la relazione illustrativa, “nasce dall’idea di creare un
servizio di qualità che vada a misurarsi con l’ineccepibile bellezza del luogo
immerso nella natura mediterranea e nei vigneti locali che fanno di punta Aderci
un luogo unico”.
Al Comune di Vasto piace. Alle associazioni ambientalistiche e di cittadini
Italia Nostra, Forum H2O e Gruppo Fratino risulta “scriteriato”. “E’ l’ultimo
episodio di una incontrollata pressione sulla costa dei trabocchi”, sostiene
Massimo Palladini, presidente di Italia Nostra Pescara. “Le nostre contrarietà
non sono assolutamente di tipo, per così dire, protezionistico. Ma riteniamo
sbagliato lo sviluppo economico proposto attraverso progetti come quello di
Punta Aderci. Uno sviluppo che cannibalizza il territorio naturale, piuttosto
che valorizzarlo”. Per Augusto De Sanctis – del Forum H2O – il progetto dà
“indicazioni contraddittorie” a partire dalla localizzazione. “In una tavola
vengono riportati i limiti della Riserva naturale, ma senza l’inserimento delle
diverse strutture. Invece, almeno una parte delle opere sarà realizzata
all’interno della Riserva”. Secondo De Sanctis per localizzazione e imponenza
dell’intervento “non possono bastare le due procedure attivate dal Comune” (cioè
Valutazione ambientale strategica e Valutazione di incidenza ambientale), perché
sono prive della fase pubblica per le osservazioni. “Sarebbe stato necessario
che il Comune avesse attivato una Valutazione di Impatto ambientale” chiarisce
il rappresentante del Forum.
L’area del progetto è in parte compresa all’interno della Riserva Naturale,
oltre che all’interno del perimetro della Zona Speciale di Conservazione
“Aderci-Punta della Penna”. Ma anche “interamente interessata” sia dal vincolo
idrogeologico che da quello archeologico. Inoltre, secondo il Piano di Assetto
Naturalistico e come previsto dal Piano Regolatore Generale, la gran parte
dell’area del progettato intervento è “destinata a campeggi ed attrezzature
turistiche”. Infine una porzione, anche se ridotta, ricade nella “zona agricola
di interesse paesaggistico all’interno della Riserva”, e un’altra di estensione
superiore, in “zona agricola di interesse paesaggistico ricadente in fascia di
protezione”.
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ABRUZZO. PUNTA ADERCI. FOTO A. DE SANCTIS
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ABRUZZO. PUNTA ADERCI4. FOTO A. DE SANCTIS
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ABRUZZO. PUNTA ADERCI2. FOTO A. DE SANCTIS
Per Stefano Taglioli del Gruppo Fratino di Vasto, “a parte il rigoroso rispetto
delle procedure, bisognerà fare delle considerazioni di carattere generale
sull’impatto naturalistico e ambientale che tipi di intervento hanno su un’area
protetta”. Alle preoccupazioni si aggiunge una proposta. “Il nostro auspicio
sarebbe quello che l’area venisse rinaturalizzata. Oppure in alternativa che ci
fosse nuovamente un camping. Ma non il resort del progetto”, spiega Davide
Aquilano di Italia Nostra Vasto. “In ogni caso, avrebbero dovuto almeno
richiedere il parere del comitato di gestione della Riserva”.
“Presenterò un esposto per procurato allarme!” è la risposta che affida a
ilfattoquotidiano.it Francesco Menna, sindaco di Vasto dal 2016. “Gli
eco-talebani ambientalisti – dice – definiscono un mostro quel che nella realtà
è bellissimo. Un progetto eco-sostenibile ed eco-compatibile. Che contribuirà a
valorizzare ambiente e turismo. Peraltro presentato da una delle aziende più
importanti in Europa per accoglienza, turismo e sostenibilità ambientale. Il
resort diventerà un motivo di orgoglio per l’intera città”. Sulle criticità
evidenziate dalle associazioni ambientaliste il sindaco sostiene si tratti di
“una questione tecnica che riguarda le procedure, ma conoscendo l’azienda e i
dirigenti del Comune di Vasto, sono sicuro che adotteranno tutti i pareri del
caso. Per adesso attendiamo la Valutazione d’incidenza”. A Vasto, comune nel
quale nel 2024 secondo l’Ispr, si sono consumati 1058 ettari di suolo, sono
tutti con il fiato sospeso. In attesa di sapere se a Punta Aderci l’eco-resort
si farà.
L'articolo Un resort nella Riserva naturale sulla Costa dei Trabocchi. Rivolta
delle associazioni. Il sindaco: “Eco-talebani, li denuncio” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Con il passare dei giorni emergono nuovi particolari sulla famiglia che viveva
nel bosco di Palmoli (Chieti). Un anno fa la mamma dei tre bambini lascò
l’abitazione e fuggì a Bologna facendo perdere le tracce a investigatori e
servizi sociali che stavano cercando di intervenire sul caso dopo che i piccoli
erano rimasti intossicati ed erano state valutate le condizioni di vita in una
specie di capanna, senza luce e senza acqua. Il Quotidiano Il Centro racconta
che la decisione della donna era maturata per il timore che gli assistenti
sociali potessero intervenire sulla famiglia e allontanare i figli, così come
poi successo proprio in questi giorni. Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila,
dopo un anno di osservazione e valutazione, ha sospeso temporaneamente la
potestà genitoriale e collocato i bambini, di 6 e 8 anni, in una comunità.
Sulla vicenda venne aperto anche un fascicolo giudiziario che racconta, passo
passo, la fuga della donna con i bambini. L’unico ad essere rimasto nel casolare
di Palmoli era stato il papà, che comunque copriva la moglie fornendo
informazioni fuorvianti agli investigatori. In un caso disse che la donna era
tornata in Inghilterra insieme con i figli mentre lui era rimasto per “risolvere
la situazione”. A metà novembre era stata lei a mettersi in contatto con i
carabinieri, dicendo che non avrebbe “rivelato assolutamente la posizione” a
causa della “minaccia che ci portino via i nostri figli”.
A questa mail ne seguirono altre, fino a quando, ad inizio dicembre, un avvocato
consigliò alla famiglia di “non nascondersi alle istituzioni“. Appello che
rimase comunque inascoltato. Solo il giorno di Natale si fece di nuovo viva,
questa volta con una mail alla polizia in cui svela l’indirizzo esatto dove si
trova insieme con i figli: Valsamoggia, Bologna. Il rientro a Palmoli non
avrebbe potuto comunque bloccare un iter che stava proseguendo come previsto
dalle norme che tutelano i minori.
L'articolo “Quando la mamma dei bimbi nel bosco scappò nel Bolognese per
nascondersi e il padre coprì la fuga” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Troppe pressanti ingerenze esterne hanno incrinato la fiducia tra avvocato e
cliente“. Così Giovanni Angelucci, il legale della famiglia del bosco in Abruzzo
finita sui giornali degli ultimi giorni, ha spiegato perché ha deciso di
rimettere il suo mandato che gli avevano conferito i coniugi Nathan Trevallion e
Catherine Birmingham. Una scelta a cui è arrivato, dice, “dopo attenta
riflessione” e “non senza difficoltà“. “Mi sono visto costretto ad una simile
scelta estrema, che è l’ultima che un professionista serio vorrebbe adottare,
dal momento che negli ultimi giorni i miei assistiti hanno ricevuto troppe
pressanti ingerenze esterne che hanno incrinato la fiducia posta alla base del
rapporto professionale che lega avvocato e cliente” sottolinea.
La decisione è maturata in seguito agli ennesimi rifiuti da parte dei coniugi
alle proposte suggerite dal legale. “Ieri avrei dovuto incontrarlo nuovamente
nel pomeriggio per eseguire insieme il sopralluogo di un’abitazione distante
pochi chilometri dalla loro, messa a disposizione a titolo gratuito da un
imprenditore nel campo della ristorazione di Ortona originario di Palmoli. Tale
soluzione si aggiungeva a quella proposta dal sindaco Masciulli. Tuttavia –
scrive l’avvocato -, nessuna delle due ipotesi pare andasse bene ai coniugi
Trevallion-Birmingham, tanto che nessun incontro vi è stato nella giornata di
ieri”. Angelucci aggiunge anche un altro elemento. Sempre ieri avrebbe infatti
dovuto raccogliere anche un’altra firma da Trevallion per il deposito al genio
civile di un progetto di ristrutturazione straordinaria dell’immobile. “Ma per
quanto riferitomi dagli interessati – riferisce ancora l’avvocato – simili
lavori sarebbero stati per loro troppo invasivi ed impattanti, sicché hanno
ritenuto di non firmare né acconsentire al deposito del progetto già predisposto
dal tecnico di fiducia. Peraltro, sempre nella mattinata di ieri un geometra del
posto che si era messo in contatto con il sottoscritto avvocato, si è recato
presso la ‘casa del bosco’ insieme ad un rappresentante della ditta Ssap San
Salvo Appalti Spa disposta ad eseguire i lavori di ristrutturazione a sue cure e
spese: tuttavia pare che pure questa offerta sia stata respinta dal signor
Trevallion”.
L'articolo Famiglia della casa nel bosco, l’avvocato rimette il mandato:
“Rifiutano sistemazioni alternative e ristrutturazioni” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
“Duecento dollari per una lettura energetica. Letture da 40 – 50 minuti: offerta
minima 100 dollari o 100 euro. Guarigioni, pulizie domestiche, animali smarriti:
minimo 50 euro”. Sono alcune delle offerte che appaiono nel sito di Catherine
Birmingham, la donna che insieme al marito Nathan Trevallion e ai suoi tre figli
di otto e sei anni, viveva in una piccola casa in un bosco, in provincia di
Chieti, in Abruzzo.
Il sito ora è stato reso privato, ma ilfattoquotidiano.it è riuscito ad
accedervi in tempo. Perché la tesi secondo cui la famiglia con la casa nel bosco
vive solo “di ciò che la piccola fattoria produce, senza bisogno d’altro”, è una
fiaba che incanta soltanto chi questa storia la usa per farne la propria
bandiera. I giudici del tribunale per i minorenni dell’Aquila, con un’ordinanza
del 20 novembre scorso, hanno disposto l’allontanamento dei tre bambini dai
genitori. I figli sono stati collocati temporaneamente in una casa – famiglia
dove resteranno per un periodo di osservazione, insieme alla madre.
E per capire che la realtà è ben diversa dalla favola bucolica basta leggere
l’ordinanza. “Il servizio sociale – scrivono i giudici – aveva segnalato la
condizione di sostanziale abbandono in cui si trovavano i minori, in situazione
abitativa disagevole e insalubre e privi di istruzione e assistenza sanitaria;
la famiglia viveva in un rudere fatiscente e privo di utenze e in una piccola
roulotte. I minori non avevano pediatra e non frequentavano la scuola”. E
ancora, una situazione di “preoccupante negligenza genitoriale, con particolare
riguardo all’istruzione dei figli e alla vita di relazione degli stessi,
conseguente alla mancata frequentazione di istituti scolastici e all’isolamento
in cui vivevano”. Il ministero è subito intervenuto per dire che “risulta
regolarmente espletato l’obbligo scolastico attraverso l’educazione
domiciliare”, ma restano tutte le altre contestazioni.
Il marito ha sempre sostenuto che la moglie lavorasse in smart working. Infatti.
Nel sito di lei ci sono tutte le attività che Catherine Birmingham, dietro
richiesta di pagamento, offriva. “La tua offerta – si legge – è destinata
all’intera tribù qui nel nostro Tempio di Guarigione dell’Amore e della Natura,
dove stiamo crescendo i nostri tre splendidi bambini”. E ancora “se desiderate
visitarci o soggiornare. Se desiderate partecipare a sessioni di guarigione
online o via email con Catherine potete leggere di più sulla pagina delle
letture energetiche”.
Ed è estremamente curioso come chi professi l’immersione totale nella natura,
sciogliendo le catene dalle sovrastrutture consumistiche e tecnologiche di cui
siamo schiavi, arrivi a proporre sessioni online a pagamento, attivi canali
YouTube, fotografi il tutto e si faccia pure remunerare tramite pagamenti
digitalizzati. “Per una lettura energetica – scrive Birmingham – tieni presente
che ho ricevuto 200 dollari per una sessione di 45 minuti. Queste richiedono una
enorme quantità della mia energia”. Inoltre si propone come sensitiva. Se hai
animali, oggetti, o persone smarriti che vuoi ritrovare, “con una foto e il
nome, mi sintonizzo con l’energia o la coscienza della cosa – animale smarriti e
cerco di localizzarlo”. Per le letture energetiche da 40, 50 minuti si parte da
un minimo di 100 dollari – euro. Ma puoi anche “fare un’offerta di importo
maggiore”. “Viviamo fuori dalla rete – scrive Birmingham – e stiamo tornando
alla preziosa vita semplice”.
L'articolo “Duecento dollari per una lettura energetica”. Catherine Birmingham,
la “mamma del bosco” si offriva anche come sensitiva proviene da Il Fatto
Quotidiano.
“Sono scossi, ma vivono la situazione in maniera forte e positiva, perché sanno
di essere nel giusto e i genitori li hanno sempre messi al corrente di tutto”.
Sono le parole dell’avvocato Giovanni Angelucci che descrivono lo stato d’animo
dei tre bambini della famiglia anglo-australiana di Palmoli, in Abruzzo,
trasferiti giovedì scorso in una struttura protetta dal Tribunale dei Minori
dell’Aquila.
I bambini, separati temporaneamente dalla mamma e sistemati in una stanza tutta
per loro, saranno visitati e sottoposti a controlli pediatrici, sarà verificata
lo stato vaccinale e sarà offerto supporto psicologico, attività finora
impossibili a causa delle scelte dei genitori. Il sindaco di Palmoli, Giuseppe
Masciulli, sottolinea che la misura è stata necessaria anche perché alcune
prestazioni erano state rifiutate dai genitori (compreso un alloggio dotato
ovviamente di energia elettrica e acqua), citando in particolare Nathan, il
padre, che in passato aveva dichiarato pubblicamente in maniera provocatoria di
voler chiedere 50mila euro per ogni bambino da sottoporre a visita medica.
Il Tribunale per i minorenni di L’Aquila ha disposto la sospensione della
potestà genitoriale a padre e madre nei confronti dei tre figli minori. I
piccoli, una bambina di 8 anni e due gemelli di 6, in un rudere fatiscente e
privo di utenze e in una roulotte nel bosco a Palmoli. Il caso ha innescato una
polemica politica, ma anche la reazione dell’Associazione nazionale magistrati.
“L’ordinanza è stramotivata, è lunga dieci pagine – ha dichiarato Rocco Maruotti
– È da ieri che Salvini e tutto un arco politico si scagliano contro il giudice.
Il Csm e l’Anm servono anche a difendere i magistrati quando vengono
inopportunamente attaccati dalla politica. Leggete i provvedimenti prima di
attaccare a occhi chiusi un giudice, perché un giudice prima di emettere un
provvedimento esercita una funzione molto delicata, che è quella di decidere
sulla vita delle persone e lo fa con grandissimo scrupolo“.
Nonostante le tensioni, la famiglia mantiene contatti con i bambini: Nathan è
andato nella struttura già venerdì mattina per portare frutta e vestiti,
restando con loro fino al pomeriggio. La madre segue i figli secondo le
prescrizioni del Tribunale. La comunità di Palmoli, piccolo borgo di poco più di
800 abitanti, segue con apprensione la vicenda, mostrando vicinanza alla
famiglia e interesse per il destino dei bambini. Il caso vicenda ha anche acceso
un ampio dibattito online. Diverse le petizioni a sostegno della famiglia hanno
raccolto migliaia di firme: la più nota, “Salviamo la famiglia nel bosco”,
lanciata l’11 novembre, ha superato le 78mila adesioni, con un’impennata di
circa 23 mila firme nelle ultime 12 ore. Altre sette iniziative chiedono il
ricongiungimento dei bambini con i genitori o denunciano l’allontanamento come
ingiusto, mentre alcune raccolgono centinaia di firme a sostegno della famiglia.
L'articolo Bimbi nel bosco, l’avvocato: “Scossi, ma sono forti”. Saranno
visitati e verificate le vaccinazioni proviene da Il Fatto Quotidiano.
La famiglia è cara alla destra, specie in campagna elettorale. Dunque il governo
Meloni ha tutta l’intenzione di approfondire il caso dei 3 bambini allontanati
dai genitori e dalla loro dimora nel bosco di Palmarosi, provincia di Chieti, in
Abruzzo. La storia della madre e del padre – gli angloamericani Nathan e
Catherine – in cerca di una vita all’insegna della natura distante dalla città,
ha diviso l’Italia e scosso la politica. Il ministro della Giustizia Carlo
Nordio ha annunciato “approfondimenti”, dopo un colloquio con Meloni senza
escludere ispezioni in Tribunale. Anche Matteo Salvini si è schierato contro la
decisione dei giudici, esprimendo l’intenzione di incontrare la madre e il
padre. Per il ministro, si tratta di “un sequestro” di bambini. Dure critiche
alla decisione del Tribunale arrivano anche dall’Associazione nazionale per la
Tutela dei diritti dell’Infanzia e dall’Osservatorio sui diritti dei minori.
Mentre si diffondono petizioni online a sostegno dei genitori.
NORDIO: “STRAPPARE UN BAMBINO ALLA FAMIGLIA ATTO ESTREMAMENTE DOLOROSO”
“È prematura qualsiasi considerazione procedurale, certo faremo accertamenti
profondi”, ha dichiarato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in
un’intervista al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci. “Bisogna vedere se”
vivere allo stato di natura “compromette o meno l’educazione dei bambini, però
penso che i genitori siano i primi a essere consapevoli dei loro doveri”, ha
proseguioto il Guardasigilli. “Strappare un bambino a una famiglia è un atto
estremamente doloroso, quindi bisognerà approfondire”, ha concluso il ministro.
Ieri la premier Giorgia Meloni aveva valutato la possibilità di ispezioni
ministeriali al Tribunale dei minori dell’Aquila, in un colloquio con il
ministro della Giustizia. I magistrati, giovedì scorsi, hanno ordinato
l’allontanamento dei tre bambini dai genitori anglo-australiani, Nathan e
Catherine, per essere trasferiti in una casa protetta.
Per Matteo Salvini, la decisione è “un sequestro di tre bambini portati via da
una mamma e da un papà in maniera indegna, preoccupante, pericolosa e
vergognosa. Sono impegnato ad andare fino in fondo e se serve anche a parlare
con il giudice del tribunale dei minori”. Il ministro vuole incontrare i
genitori, ma anche alimentare la propaganda a favore della riforma della
giustizia: “Andrò in Abruzzo la settimana prossima. Giudice e assistenti sociali
d’Abruzzo non rompano le scatole – ha aggiunto -. Anche questa storia dimostra
che una profonda, sana e giusta riforma della giustizia che non funziona sarà
fondamentale”.
L’Associazione nazionale magistrati (Anm) invita alla cautela e a rispettare i
magistrati. La decisione “si fonda su valutazioni tecniche e su elementi
oggettivi: sicurezza, condizioni sanitarie, accesso alla socialità, obbligo
scolastico. Ed è stato assunto nel rispetto delle norme vigenti e con finalità
esclusivamente protettive”, ammoniscono la toghe. Che respingono al mittente la
propaganda dei partiti: “Le strumentalizzazioni di certa politica appaiono a
nostro avviso in netto contrasto col rispetto dei diritti dei minori”.
IL PADRE: “NESSUNA CI IMPEDIRÀ DI VIVERE NELLA NATURA”
Il padre dei bambini si difende, rivendica la scelta di vita e attacca la
decisione dei magistrati, in un’intervista a Repubblica. “Non sono matto, parlo
cinque lingue e ho vissuto in sei Paesi. In Europa e in Asia. Ho studiato e
compreso qual è il modo migliore per essere felici. Ho deciso, insieme a mia
moglie, di vivere dentro la natura, nessuno ce lo potrà impedire”., dice Nathan
Trevallion. Racconta di aver conosciuto la moglie Catherine a Bali, in
Indonesia: “Cercavamo una nuova vita. Lei è di famiglia benestante, una
cattolica fervente. È una maestra di equitazione e ha scritto un libro di
coaching con la prefazione della regina di Danimarca. Catherine, di lingue, ne
parla sei. Crediamo, io e Catherine, in una vita senza contaminazioni, concrete
e spirituali. Un’amica di mia moglie le aveva parlato dell’Abruzzo come di una
terra speciale, e ancora pura”.
Intanto, il sindaco di Palmoli in provincia di Chieti ha annuncia i prossimi
passi che i bimbi dovranno compiere. “Svolgeranno una serie di attività e visite
mediche con pediatra, verifica delle vaccinazioni, colloquio psicologico che non
è stato possibile effettuare fino ad ora”, ha dichiarato il primo cittadino
Giuseppe Masciulli. “I genitori per alcune attività non si erano resi
disponibili – aggiunge Masciulli – come confermato anche da Nathan (il padre,
ndr) che di recente, in maniera provocatoria, aveva dichiarato pubblicamente di
voler chiedere 50 mila euro per ogni bambino da sottoporre a visita medica”. Il
padre si è recato già da ieri mattina nella struttura per portare frutta e
vestiti alla famiglia rimanendo con loro fino al pomeriggio. La comunità del
piccolo borgo di Palmoli, di poco più di 800 abitanti, segue con il fiato
sospeso la vicenda della famiglia nel bosco ed è loro molto vicina”, ha concluso
il sindaco.
LE PETIZIONI ONLINE CONTRO LA DECISIONE DEL TRIBUNALE
Nuove petizioni online sono state lanciate nelle ultime ore a sostegno della
famiglia. Il primo appello dell’11 novembre, “Salviamo la famiglia nel bosco”,
ha superato le 78 mila firme, con un’impennata di circa 23 mila adesioni nelle
ultime 12 ore. Almeno altre sette petizioni sono state avviate dopo il
provvedimento giudiziario: tra queste, “Liberate i bambini della famiglia nel
bosco”, “Per i bambini del bosco appello al tribunale dell’Aquila per riunire la
famiglia”, e “Vicini a Nathan e Catherine, la famiglia che vive nel bosco”.
Altri appelli raccolgono centinaia di firme per richiedere il ricongiungimento o
per denunciare l’allontanamento come ingiusto: “Proteggiamo una famiglia felice”
ha ottenuto 5.055 firme dallo scorso 2 novembre.
L’OSSERVATORIO SUI DIRITTI DEI MINORI: “CAMBIARE LA LEGGE, ALTRO CHE SEPARAZIONE
DELLE CARRIERE”
Anche l’Osservatorio si diritti dei minori ha criticato duramente la decisione
del Tribunale. “Ad uscire malissimo da questa vicenda sono le istituzioni, dalle
quali l’opinione pubblica è orientata a tenersi sempre più alla larga”, ha
dichiarato il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio.
“Se i magistrati hanno applicato rigidamente la legge, allora è da cambiare
immediatamente la legge, e non è il primo segnale che si ha circa la necessità
di rivedere l’ufficio degli allontanamenti dei figli dalle famiglie”, dice
Marziale. È componente dell’Osservatorio nazionale sulla Famiglia della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, resuscitato con Meloni a palazzo Chigi
grazie al decreto ministeriale del 11 maggio 2023. Dal 2016 è Garante per
l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria. Nel capoluogo è docente a
contratto di sociologia presso l’Università degli Studi Mediterranea. Marziale
sollecita “Governo e Parlamento” a dare “priorità ad una riforma della giustizia
non circoscritta alla separazione delle carriere, ma orientata alla tutela dei
diritti dei cittadini, soprattutto se minorenni”.
Marziale non è sicuro che l’allontanamento dei bambini fosse un atto dovuto da
parte dei magistrati, in applicazione della legge: “Se, invece, fosse rientrata
nelle loro prerogative un minimo di elasticità, bisognerebbe capire le ragioni
per cui non l’abbiano tenuta in considerazione”. L’esperto sottolinea il
decisivo aspetto dell’istruzione dei bimbi: “Se a determinare la decisione (…)
fosse la mancata frequentazione delle aule scolastiche, occorrerebbe ricordare a
chi detiene il potere decisionale che esiste l’istituto dell’istruzione
parentale, la cui applicazione sarebbe stata molto meno traumatica
dell’allontanamento. Da qualunque altra prospettiva la si voglia osservare,
questa bruttissima vicenda segna la debacle del sistema istituzionale”.
Per il presidente dell’Osservatorio, “l’allontanamento dai genitori ha ragion
d’essere in ben altre situazioni, come quando i bimbi sono a rischio di
incolumità personale, per via di genitori psichicamente disturbati, che come
purtroppo è spesso accaduto arrivano ad ucciderli, seppur le istituzioni
preposte abbiano decretato che non ci sarebbe stato alcun rischio”.
“L’allontanamento – conclude il sociologo – dovrebbe costituire l’estrema ratio,
ma in questa vicenda di estremo si può solo ed esclusivamente ravvisare un
sistema legislativo e giudiziario alla frutta”.
L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER LA TUTELA DEI DIRITTI DELL’INFANZIA:
“ALLONTANAMENTI DEI MINORI? UN BUSINESS DA 2 MILIARDI”
In una lettera aperta all’indirizzo di Matteo Salvini, il presidente Antonio
Borromeo denuncia le storture del sistema. Prima di tutto gli interessi
economici legati all’allontanamento dei minori: “un volume d’affari stimato in
circa due miliardi di euro per le comunità, più un ulteriore miliardo per le
consulenze psicologiche e psichiatriche”, dice Borromeo. Secondo l’Associazione
nazionale per la Tutela dei diritti dell’Infanzia, sarebbero oltre 32 mila i
minori allontanati annualmente per presunta inidoneità genitoriale, spesso sulla
base di “valutazioni soggettive o formulate da operatori ancora in formazione”.
Al leader leghista, il presidente Borromeo ha chiesto di “non limitarsi a
iniziative mediatiche”, come al richiesta dell’incontro con i genitori, ma di
utilizzare il ruolo di governo per avviare una riforma organica del sistema.
“Serve un intervento legislativo urgente”, ha ammonito Borromeo.
L'articolo Bimbi allontanati dalla famiglia nel bosco, Nordio: “Grave togliere i
figli, faremo accertamenti”. Salvini: “Sequestrati” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
I tre figli della coppia che vive nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti,
devono vivere in una comunità perché la scelta di vita dei loro genitori rischia
di ledere il diritto alla vita di relazione, articolo 2 della Costituzione,
“produttiva di gravi conseguenze psichiche ed educative a carico del minore”. Su
questo si basa l’ordinanza cautelare del Tribunale per i minorenni di L’Aquila,
non sul pericolo di lesione del diritto dei minori all’istruzione, con la quale
i giudici hanno disposto la sospensione della potestà genitoriale a padre e
madre nei confronti dei tre figli minori.
I piccoli, una bambina di 8 anni e due gemelli di 6, con i quali vivevano in un
rudere fatiscente e privo di utenze e in una roulotte nel bosco a Palmoli. Il
Tribunale ha disposto l’allontanamento dei bambini dalla dimora familiare e il
loro collocamento in una casa famiglia, dove andrà anche la madre, e nominato un
tutore provvisorio dei minori, l’avvocata Maria Luisa Palladino.
Secondo il Tribunale “la deprivazione del confronto fra pari in età da scuola
elementare può avere sullo sviluppo del bambino”, che “si manifestano sia in
ambito scolastico che non scolastico”. È necessario allontanare i minori
dall’abitazione familiare, si legge ancora, “in considerazione del pericolo per
l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da
parte dei genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari
obbligatori per legge”.
Inoltre, “l’assenza di agibilità e pertanto di sicurezza statica, anche sotto il
profilo del rischio sismico e della prevenzione di incendi, degli impianti
elettrico, idrico e termico e delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità
dell’abitazione, comporta la presunzione ex lege dell’esistenza del periodo di
pregiudizio per l’integrità e l’incolumità fisica dei minori”.
L'articolo “A rischio relazioni e l’incolumità fisica”: ecco perché i bambini
che vivevano nel bosco sono stati allontanati dai genitori proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Il fiume Saline, che scorre per dieci chilometri in una valle intensamente
urbanizzata e sfocia in mare tra Città Sant’Angelo e Montesilvano, continua ad
essere inquinato da decenni come dimostra, tra l’altro l’abbandono dell’Oasi
faunistica della foce del Saline gestita dal WWF. Le cause? Documentate. Gli
sversamenti “abusivi e anomali, pericolosissimi”, ai quali si aggiunge il
percolato proveniente dall’ex discarica di Villa Carmine, realizzata proprio in
vicinanza del corso del fiume. Discarica, chiusa nel 1994 ma ancora in attesa di
essere bonificata. Per questo sequestrata per la seconda volta in nove anni agli
inizi di novembre in una inchiesta con sei indagati per omessa bonifica.
La storia del corso d’acqua che nelle relazioni del Ministero dell’ambiente, ma
anche di Arpa ed Arta (Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente) è definito
come “la discarica lineare più lunga d’Italia”, con i rifiuti interrati fino a
cinque metri di profondità, ma anche sversanti lungo il suo corso, in
particolare nel tratto terminale, è annosa e articolata. Preoccupante, se a
marzo 2003 il Ministero dell’ambiente inserisce il “Fiumi Saline-Alento”
nell’elenco dei siti d’interesse nazionale (SIN), ai fini della bonifica, e poi
a gennaio 2013 tra quelli a rilevanza regionale (SIR).
Nulla di nuovo. Il 18 novembre 1997 il Sostituto procuratore della Pretura di
Pescara, Pasquale Firmiani, in Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo
dei rifiuti e sulle attività illecite connesse, afferma che “la situazione del
Saline è gravissima”. Situazione causata dal depuratore consortile di
Montesilvano nel quale si documentano “continui, scarichi cosiddetti anomali,
altamente pericolosi, che superavano la potenzialità dell’impianto costringendo
ad aprire quest’ultimo e, quindi, a far confluire gli scarichi direttamente nel
fiume”.
In 28 anni si sono succedute, oltre che stanziamenti statali e regionali,
indagini, relazioni e denunce da parte degli Enti competenti. Naturalmente
progetti. Ma nessuna azione concreta. Nonostante l’Arta nel 2006 accerti la
presenza a valle dell’ex discarica, di percolato, aumento di solfati, notevole
aumento di cromo, nichel e sostanze organiche. Mentre nel 2009 Arta verifichi
nei fondali prospicenti la foce fluviale il superamento dei limiti previsti per
il piombo, il nichel, il cadmio e il mercurio. La situazione non migliora.
Cosi ad aprile 2016 il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di
Pescara pone sotto sequestro la discarica da 300mila metri cubi ed estesa su
21mila metri quadrati, nata alla fine degli anni Settanta. Cresciuta abbancando
i rifiuti “sulla nuda terra”, così dicono i documenti amministrativi, “senza
alcuna impermeabilizzazione”. Sequestro ritenuto necessario “perché lo stato dei
luoghi ha evidenziato una cattiva gestione della discarica che ha provocato un
grave degrado, con danni all’ambientale circostante: il percolato, in notevole
quantità sulla parte destra dell’alveo del fiume, a causa della pendenza del
suolo, si unisce al corso principale del Saline, defluendo direttamente in
mare”. A giugno 2016 vengono attribuiti dal Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020
dieci milioni di euro per la Conclusione della caratterizzazione, messa in
sicurezza permanente e bonifica del SIT “Fiumi Saline e Alento” e di quello
“Chieti scalo”.
Ancora a luglio 2017 l’Arpa rilevi la fuoriuscita di percolato dalla scarpata a
valle del sito di discarica. A gennaio 2018 viene inviato al Ministero il
Cronoprogramma aggiornato dei relativi interventi. A febbraio 2018 la Regione
adotta la proposta progettuale Proposta di messa in sicurezza. “Ho voluto qui la
mia prima iniziativa di sostegno alla candidatura di Marco Marsilio alla
presidenza della Regione Abruzzo, alla foce del fiume Saline a Montesilvano, per
parlare di un tema concreto”, sostiene a dicembre 2018 Giorgia Meloni.
Aggiungendo: “Questo è un grande simbolo dello sviluppo possibile e dello
sviluppo negato di una terra come l’Abruzzo, territorio bellissimo che vive
un’emergenza ambientale drammatica”.
I 10 milioni di euro del 2016 a giugno 2021 sono ritenuti insufficienti per
provvedere alle due bonifiche dal Servizio Gestione Rifiuti della Regione. A
febbraio 2024 la Giunta regionale assegna alla “Messa in sicurezza permanente
della ex discarica pubblica Villa Carmine ricompreso nel SIR Fiumi Saline e
Alento” 14.559.776,00 dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2021-2027, con una
spesa prevista, nel 2025 di 1.019.184,32 e di 4.367.932,80 nel 2027. Ma i lavori
non hanno inizio. In attesa della bonifica la Regione ad ottobre 2023 finanzia
con 1.832.350 milioni di euro il lavori per l’adeguamento di un impianto di
pompaggio e smaltimento delle acque sotterranee. Lavori iniziati lo scorso
marzo.
Si arriva all’epilogo, per ora. L’inchiesta della Procura di Pescara sulle
presunte omissioni nella bonifica della discarica dismessa di Villa Carmine a
Montesilvano e sull’inquinamento ambientale. Inchiesta che, dopo la relazione
della Guardia costiera porta al sequestro dell’area e a sei avvisi di garanzia.
Indagati, oltre che funzionari della Regione e dell’Arap (Azienda regionale
attività produttive), il vicepresidente della giunta regionale, con delega
all’Agricoltura, all’Ambiente e al Ciclo idrico integrato, Emanuele Imprudente
della Lega, il consigliere regionale, con delega ai Rifiuti, Nicola Campitelli
di FdI. Entrambi, contattati da ilfattoquotidiano.it per esprimere la loro
posizione sulla vicenda, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Intanto
l’inquinamento prosegue. Indisturbato.
L'articolo Abruzzo, il fiume Saline sempre più inquinato: dagli sversamenti
abusivi al percolato dell’ex discarica proviene da Il Fatto Quotidiano.