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Nelle foto della famiglia nel bosco rivedo lo stesso romanticismo e i rischi di Captain Fantastic
Nelle foto apparse sui giornali sembrano una piccola tribù sbucata da un’altra epoca: madre, padre, tre figli con gli occhi spalancati sul mondo e un rudere fatiscente che sembra un’estensione della loro pelle. Non vengono dalle montagne di Washington, non hanno un bus rosso scassato come quello dei Cash, ma la loro storia – una famiglia italiana che ha deciso di vivere nel bosco di Palmoli, in Abruzzo, lontano dal rumore ben oliato della civiltà – ha la stessa vertigine romantica e lo stesso rischio di Captain Fantastic: costruirsi un mondo proprio e sperare che non crolli al primo colpo di vento. Perché “i Cash italiani”, anche se non hanno mai preteso titoli, dicono solo: volevamo respirare. La frase, così nuda, fa quasi ridere noi che viviamo tra notifiche, traffico e medianità permanente: respirare? In che senso? Ma allora leggi, ascolti, guardi ciò che hanno costruito. Poi ti immergi davvero nella loro storia: un bosco autentico, ruvido, niente glamping né amenities, niente casette pettinate da Instagram, nessuna consolazione da weekend benestante, e all’improvviso tutto torna. C’è quel silenzio nervoso che precede ogni scelta radicale. È il “no” che diventa un’architettura di vita. Nel film Captain Fantastic, la casa dei Cash è una cabina di legno autocostruita. Non c’è elettricità, o meglio: c’è un pannello solare che funziona quando vuole lui. La dispensa è fatta di vasetti, radici, piccoli miracoli agricoli. I bambini studiano con libri vissuti e un programma che non assomiglia a nessun programma ministeriale: storia, botanica, manualità, filosofia politica, molto più del necessario per sopravvivere e giusto il superfluo per restare umani. I cinque ragazzini protagonisti del film si svegliano all’alba, si arrampicano sugli alberi, sanno cacciare, distinguere i vari tipi di corteccia meglio di quanto i coetanei distinguano tra un avverbio e un congiuntivo, e conoscono a memoria emendamenti della Costituzione americana e al posto del natale festeggiano “La giornata di Noam Chomsky”. Non sono ingenui. O almeno, non più ingenui di noi, che ogni giorno ci raccontiamo di essere liberi mentre consegniamo i nostri dati, le nostre scelte, i nostri minuti a un algoritmo. Loro almeno hanno scelto da chi farsi tiranneggiare: la pioggia, le stagioni, il sonno dei bambini. Hanno deciso che il costo della libertà vale la fatica della coerenza. Quando ascolti della famiglia di Palmoli sembra di vedere quei momenti in cui la vita parla più delle parole. Il bosco non è una fuga. È un laboratorio, un esperimento, e a volte, per capire meglio il mondo, può rivelarsi utile allontanarsene. Forse quei genitori non stanno proteggendo i figli dal mondo; li stanno soltanto preparando a entrarci. Certo, niente utopie zuccherose: le discussioni non mancano, gli imprevisti nemmeno. Il bosco è bello finché non è ostile, e lo diventa spesso: pioggia che entra dalle assi, freddo che spezza le dita, solitudine che chiede conto di ogni scelta. L’avvocato della famiglia del bosco si è ritirato sostenendo che i genitori avessero rifiutato aiuti e lavori al casolare, ma i due replicano di non aver capito le proposte per via della barriera linguistica. Nel clima di accuse e fraintendimenti emerge il tema dell’unschooling: Catherine, la mamma, rivendica un’educazione libera, centrata sulla natura, convinta che i bambini non subiscano alcun danno, ma la legge italiana richiede comunicazioni formali ed esami annuali. Nathan, rimasto solo nella casa di Palmoli dopo l’allontanamento dei figli, continua a non capire il motivo della loro situazione. Intanto un ristoratore ha offerto loro un altro casolare, privo di servizi essenziali, che il padre sembra guardare con interesse. “Ho fatto un errore bellissimo ma un errore”, dice Viggo Mortensen-Ben Cash nel film. La famiglia del bosco, quell’ombra la conoscono bene: ogni scelta radicale ha una parte di follia, quella che la società considera minaccia ma che a volte è solo il tentativo di restare vivi. Rallentare, guardarsi in faccia, vivere a contatto con le cose invece che con l’illusione delle cose. La loro storia ricorda ciò che ci ostiniamo a dimenticare: non esiste la vita giusta, esistono momenti in cui bisogna scegliere. A volte scegli la strada asfaltata. A volte scegli il bosco. E a volte, se sei abbastanza coraggioso da ascoltare quel rumore interno che insiste, ti accorgi che la strada asfaltata eri tu. L'articolo Nelle foto della famiglia nel bosco rivedo lo stesso romanticismo e i rischi di Captain Fantastic proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Abruzzo
La famiglia nel bosco accetta l’immobile offerto da un privato: “Rispetta il nostro stile”. Ecco dove vivranno – Foto
I genitori della “famiglia nel bosco”, Nathan e Catherine, hanno accettato un immobile offerto gratuitamente da un privato cittadino che permetterà loro di riunirsi dopo l’allontanamento dei tre figli minori disposto dal Tribunale per i minori dell’Aquila verso una struttura protetta dove i bambini sono rimasti con la madre. La decisione arriva pochi giorni dopo che i coniugi avevano negato con forza di aver rifiutato aiuti e supporto da enti pubblici o privati per una sistemazione alternativa, ribadendo che era “assolutamente falso” quanto si diceva in merito a un loro presunto rifiuto di aiuto. I legali della coppia, gli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas, hanno reso noto tramite comunicato che l’accettazione dell’immobile è stata presa “pur di ovviare alle criticità igienico sanitarie riscontrate”. I due genitori hanno definito la mossa non un “passo indietro, ma un passo avanti che consente di tornare a vivere secondo il proprio credo e la propria voglia di libertà”. L’alloggio accettato è un casolare appena ristrutturato nel bosco di Palmoli, offerto in comodato gratuito da Armando Carusi, un ristoratore di Ortona., che ha concesso all’Ansa le foto dell’immobile. Il padre, Nathan, ha visitato la residenza autonoma – dotata di almeno due ampie stanze, cucina, un pozzo per l’acqua, bagno a secco e locali per gli animali – ed è rimasto “affascinato” dalla struttura che rispecchia il loro stile di vita, tanto da essere colpito anche da alcuni antichi attrezzi in legno presenti. I coniugi hanno depositato nei giorni scorsi un reclamo avverso l’ordinanza di allontanamento, il cui fine dichiarato era la salvaguardia e la tutela del benessere psicofisico dei bambini. ‹ › 1 / 9 CASOLARE_PALMOLI_01 Il casolare offerto gratuitamente ‹ › 2 / 9 CASOLARE_PALMOLI_09 Il casolare offerto gratuitamente ‹ › 3 / 9 CASOLARE_PALMOLI_08 Il casolare offerto gratuitamente ‹ › 4 / 9 CASOLARE_PALMOLI_07 Il casolare offerto gratuitamente ‹ › 5 / 9 CASOLARE_PALMOLI_06 Il casolare offerto gratuitamente ‹ › 6 / 9 CASOLARE_PALMOLI_05 Il casolare offerto gratuitamente ‹ › 7 / 9 CASOLARE_PALMOLI_04 Il casolare offerto gratuitamente ‹ › 8 / 9 CASOLARE_PALMOLI_03 Il casolare offerto gratuitamente ‹ › 9 / 9 CASOLARE_PALMOLI_02 Il casolare offerto gratuitamente In relazione alle dinamiche difensive, gli attuali legali hanno invece precisato l’avvicendamento con il precedente difensore, l’avvocato Giovanni Angelucci. Attraverso un comunicato, Femminella e Solinas hanno chiarito che “non vi è stata alcuna rinuncia, ma revoca”. Hanno spiegato che i loro assistiti hanno deciso di revocare il precedente difensore a causa di “criticità legate ad una puntuale interpretazione di segmenti processuali”. Secondo i legali, se tali segmenti fossero stati correttamente individuati e chiariti, avrebbero potuto condurre “sin da subito, ad un approdo diverso”. L’auspicio finale dei nuovi difensori è che, chiuso il capitolo delle dichiarazioni definite illegittime, l’attenzione possa limitarsi alla convergenza di forze per ottenere il ricongiungimento familiare. A preoccupa ancora è invece l’atteggiamento contro la magistratura. Il presidente facente funzione della Corte di appello di Firenze, Isabella Mariani, ha espresso “seria preoccupazione” per quello che ha definito un “attacco così strumentale e così violento” alla magistratura. Mariani ha sottolineato come i minori vengano allontanati non solo dalla ‘famiglia del bosco’, ma da famiglie di diverse etnie e da famiglie italiane in generale, se sussistono i presupposti. La magistrata ha criticato duramente il fatto che il Guardasigilli Carlo Nordio abbia minacciato ispezioni e procedimenti disciplinari “sulla base di zero dati” e senza aver letto gli atti, pur essendo l’organo che per primo dovrebbe essere neutrale e a difesa dell’indipendenza dei giudici. Ha inoltre definito la rappresentazione del caso fatta dai media, con titoli come “bambini nel bosco,” come un “effetto mediatico” che non traspare dalle carte, ricordando e denunciando l'”attacco così violento, così disinformato” a cui è stata sottoposta una collega, componente di un collegio di cinque. L'articolo La famiglia nel bosco accetta l’immobile offerto da un privato: “Rispetta il nostro stile”. Ecco dove vivranno – Foto proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cronaca
Bambini
Abruzzo
Tribunale dei Minori
Un resort nella Riserva naturale sulla Costa dei Trabocchi. Rivolta delle associazioni. Il sindaco: “Eco-talebani, li denuncio”
Il litorale è quello della celebre Costa dei Trabocchi, uno dei tratti di costa più suggestivi dell’Adriatico, lungo la quale corre la pista ciclabile chiamata “Via Verde”, a pochi metri dal mare, appena dentro la Riserva Naturale Punta Aderci. E’ qui, in località Torre Sinello, che la società C-Naturae di Pescara ha presentato un progetto per un “eco-resort” da realizzare su un’area di quasi 39mila metri quadri. Al posto del vigneto, dell’incolto e delle alberature a filari destinate all’ombreggiature delle piazzole di un ex campeggio, oltre 6.700 mq di “Unità complementari fisse” e oltre 19.700 mq di “Unità abitative mobili e piscine”. Tra le realizzazioni previste anche un “edificio wellness“. Il progetto, spiega la relazione illustrativa, “nasce dall’idea di creare un servizio di qualità che vada a misurarsi con l’ineccepibile bellezza del luogo immerso nella natura mediterranea e nei vigneti locali che fanno di punta Aderci un luogo unico”. Al Comune di Vasto piace. Alle associazioni ambientalistiche e di cittadini Italia Nostra, Forum H2O e Gruppo Fratino risulta “scriteriato”. “E’ l’ultimo episodio di una incontrollata pressione sulla costa dei trabocchi”, sostiene Massimo Palladini, presidente di Italia Nostra Pescara. “Le nostre contrarietà non sono assolutamente di tipo, per così dire, protezionistico. Ma riteniamo sbagliato lo sviluppo economico proposto attraverso progetti come quello di Punta Aderci. Uno sviluppo che cannibalizza il territorio naturale, piuttosto che valorizzarlo”. Per Augusto De Sanctis – del Forum H2O – il progetto dà “indicazioni contraddittorie” a partire dalla localizzazione. “In una tavola vengono riportati i limiti della Riserva naturale, ma senza l’inserimento delle diverse strutture. Invece, almeno una parte delle opere sarà realizzata all’interno della Riserva”. Secondo De Sanctis per localizzazione e imponenza dell’intervento “non possono bastare le due procedure attivate dal Comune” (cioè Valutazione ambientale strategica e Valutazione di incidenza ambientale), perché sono prive della fase pubblica per le osservazioni. “Sarebbe stato necessario che il Comune avesse attivato una Valutazione di Impatto ambientale” chiarisce il rappresentante del Forum. L’area del progetto è in parte compresa all’interno della Riserva Naturale, oltre che all’interno del perimetro della Zona Speciale di Conservazione “Aderci-Punta della Penna”. Ma anche “interamente interessata” sia dal vincolo idrogeologico che da quello archeologico. Inoltre, secondo il Piano di Assetto Naturalistico e come previsto dal Piano Regolatore Generale, la gran parte dell’area del progettato intervento è “destinata a campeggi ed attrezzature turistiche”. Infine una porzione, anche se ridotta, ricade nella “zona agricola di interesse paesaggistico all’interno della Riserva”, e un’altra di estensione superiore, in “zona agricola di interesse paesaggistico ricadente in fascia di protezione”. ‹ › 1 / 3 ABRUZZO. PUNTA ADERCI. FOTO A. DE SANCTIS ‹ › 2 / 3 ABRUZZO. PUNTA ADERCI4. FOTO A. DE SANCTIS ‹ › 3 / 3 ABRUZZO. PUNTA ADERCI2. FOTO A. DE SANCTIS Per Stefano Taglioli del Gruppo Fratino di Vasto, “a parte il rigoroso rispetto delle procedure, bisognerà fare delle considerazioni di carattere generale sull’impatto naturalistico e ambientale che tipi di intervento hanno su un’area protetta”. Alle preoccupazioni si aggiunge una proposta. “Il nostro auspicio sarebbe quello che l’area venisse rinaturalizzata. Oppure in alternativa che ci fosse nuovamente un camping. Ma non il resort del progetto”, spiega Davide Aquilano di Italia Nostra Vasto. “In ogni caso, avrebbero dovuto almeno richiedere il parere del comitato di gestione della Riserva”. “Presenterò un esposto per procurato allarme!” è la risposta che affida a ilfattoquotidiano.it Francesco Menna, sindaco di Vasto dal 2016. “Gli eco-talebani ambientalisti – dice – definiscono un mostro quel che nella realtà è bellissimo. Un progetto eco-sostenibile ed eco-compatibile. Che contribuirà a valorizzare ambiente e turismo. Peraltro presentato da una delle aziende più importanti in Europa per accoglienza, turismo e sostenibilità ambientale. Il resort diventerà un motivo di orgoglio per l’intera città”. Sulle criticità evidenziate dalle associazioni ambientaliste il sindaco sostiene si tratti di “una questione tecnica che riguarda le procedure, ma conoscendo l’azienda e i dirigenti del Comune di Vasto, sono sicuro che adotteranno tutti i pareri del caso. Per adesso attendiamo la Valutazione d’incidenza”. A Vasto, comune nel quale nel 2024 secondo l’Ispr, si sono consumati 1058 ettari di suolo, sono tutti con il fiato sospeso. In attesa di sapere se a Punta Aderci l’eco-resort si farà. L'articolo Un resort nella Riserva naturale sulla Costa dei Trabocchi. Rivolta delle associazioni. Il sindaco: “Eco-talebani, li denuncio” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Ambiente
Abruzzo
“Quando la mamma dei bimbi nel bosco scappò nel Bolognese per nascondersi e il padre coprì la fuga”
Con il passare dei giorni emergono nuovi particolari sulla famiglia che viveva nel bosco di Palmoli (Chieti). Un anno fa la mamma dei tre bambini lascò l’abitazione e fuggì a Bologna facendo perdere le tracce a investigatori e servizi sociali che stavano cercando di intervenire sul caso dopo che i piccoli erano rimasti intossicati ed erano state valutate le condizioni di vita in una specie di capanna, senza luce e senza acqua. Il Quotidiano Il Centro racconta che la decisione della donna era maturata per il timore che gli assistenti sociali potessero intervenire sulla famiglia e allontanare i figli, così come poi successo proprio in questi giorni. Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila, dopo un anno di osservazione e valutazione, ha sospeso temporaneamente la potestà genitoriale e collocato i bambini, di 6 e 8 anni, in una comunità. Sulla vicenda venne aperto anche un fascicolo giudiziario che racconta, passo passo, la fuga della donna con i bambini. L’unico ad essere rimasto nel casolare di Palmoli era stato il papà, che comunque copriva la moglie fornendo informazioni fuorvianti agli investigatori. In un caso disse che la donna era tornata in Inghilterra insieme con i figli mentre lui era rimasto per “risolvere la situazione”. A metà novembre era stata lei a mettersi in contatto con i carabinieri, dicendo che non avrebbe “rivelato assolutamente la posizione” a causa della “minaccia che ci portino via i nostri figli”. A questa mail ne seguirono altre, fino a quando, ad inizio dicembre, un avvocato consigliò alla famiglia di “non nascondersi alle istituzioni“. Appello che rimase comunque inascoltato. Solo il giorno di Natale si fece di nuovo viva, questa volta con una mail alla polizia in cui svela l’indirizzo esatto dove si trova insieme con i figli: Valsamoggia, Bologna. Il rientro a Palmoli non avrebbe potuto comunque bloccare un iter che stava proseguendo come previsto dalle norme che tutelano i minori. L'articolo “Quando la mamma dei bimbi nel bosco scappò nel Bolognese per nascondersi e il padre coprì la fuga” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cronaca
Minorenni
Chieti
Abruzzo
Famiglia della casa nel bosco, l’avvocato rimette il mandato: “Rifiutano sistemazioni alternative e ristrutturazioni”
“Troppe pressanti ingerenze esterne hanno incrinato la fiducia tra avvocato e cliente“. Così Giovanni Angelucci, il legale della famiglia del bosco in Abruzzo finita sui giornali degli ultimi giorni, ha spiegato perché ha deciso di rimettere il suo mandato che gli avevano conferito i coniugi Nathan Trevallion e Catherine Birmingham. Una scelta a cui è arrivato, dice, “dopo attenta riflessione” e “non senza difficoltà“. “Mi sono visto costretto ad una simile scelta estrema, che è l’ultima che un professionista serio vorrebbe adottare, dal momento che negli ultimi giorni i miei assistiti hanno ricevuto troppe pressanti ingerenze esterne che hanno incrinato la fiducia posta alla base del rapporto professionale che lega avvocato e cliente” sottolinea. La decisione è maturata in seguito agli ennesimi rifiuti da parte dei coniugi alle proposte suggerite dal legale. “Ieri avrei dovuto incontrarlo nuovamente nel pomeriggio per eseguire insieme il sopralluogo di un’abitazione distante pochi chilometri dalla loro, messa a disposizione a titolo gratuito da un imprenditore nel campo della ristorazione di Ortona originario di Palmoli. Tale soluzione si aggiungeva a quella proposta dal sindaco Masciulli. Tuttavia – scrive l’avvocato -, nessuna delle due ipotesi pare andasse bene ai coniugi Trevallion-Birmingham, tanto che nessun incontro vi è stato nella giornata di ieri”. Angelucci aggiunge anche un altro elemento. Sempre ieri avrebbe infatti dovuto raccogliere anche un’altra firma da Trevallion per il deposito al genio civile di un progetto di ristrutturazione straordinaria dell’immobile. “Ma per quanto riferitomi dagli interessati – riferisce ancora l’avvocato – simili lavori sarebbero stati per loro troppo invasivi ed impattanti, sicché hanno ritenuto di non firmare né acconsentire al deposito del progetto già predisposto dal tecnico di fiducia. Peraltro, sempre nella mattinata di ieri un geometra del posto che si era messo in contatto con il sottoscritto avvocato, si è recato presso la ‘casa del bosco’ insieme ad un rappresentante della ditta Ssap San Salvo Appalti Spa disposta ad eseguire i lavori di ristrutturazione a sue cure e spese: tuttavia pare che pure questa offerta sia stata respinta dal signor Trevallion”. L'articolo Famiglia della casa nel bosco, l’avvocato rimette il mandato: “Rifiutano sistemazioni alternative e ristrutturazioni” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cronaca
Bambini
Chieti
Abruzzo
Infanzia
“Duecento dollari per una lettura energetica”. Catherine Birmingham, la “mamma del bosco” si offriva anche come sensitiva
“Duecento dollari per una lettura energetica. Letture da 40 – 50 minuti: offerta minima 100 dollari o 100 euro. Guarigioni, pulizie domestiche, animali smarriti: minimo 50 euro”. Sono alcune delle offerte che appaiono nel sito di Catherine Birmingham, la donna che insieme al marito Nathan Trevallion e ai suoi tre figli di otto e sei anni, viveva in una piccola casa in un bosco, in provincia di Chieti, in Abruzzo. Il sito ora è stato reso privato, ma ilfattoquotidiano.it è riuscito ad accedervi in tempo. Perché la tesi secondo cui la famiglia con la casa nel bosco vive solo “di ciò che la piccola fattoria produce, senza bisogno d’altro”, è una fiaba che incanta soltanto chi questa storia la usa per farne la propria bandiera. I giudici del tribunale per i minorenni dell’Aquila, con un’ordinanza del 20 novembre scorso, hanno disposto l’allontanamento dei tre bambini dai genitori. I figli sono stati collocati temporaneamente in una casa – famiglia dove resteranno per un periodo di osservazione, insieme alla madre. E per capire che la realtà è ben diversa dalla favola bucolica basta leggere l’ordinanza. “Il servizio sociale – scrivono i giudici – aveva segnalato la condizione di sostanziale abbandono in cui si trovavano i minori, in situazione abitativa disagevole e insalubre e privi di istruzione e assistenza sanitaria; la famiglia viveva in un rudere fatiscente e privo di utenze e in una piccola roulotte. I minori non avevano pediatra e non frequentavano la scuola”. E ancora, una situazione di “preoccupante negligenza genitoriale, con particolare riguardo all’istruzione dei figli e alla vita di relazione degli stessi, conseguente alla mancata frequentazione di istituti scolastici e all’isolamento in cui vivevano”. Il ministero è subito intervenuto per dire che “risulta regolarmente espletato l’obbligo scolastico attraverso l’educazione domiciliare”, ma restano tutte le altre contestazioni. Il marito ha sempre sostenuto che la moglie lavorasse in smart working. Infatti. Nel sito di lei ci sono tutte le attività che Catherine Birmingham, dietro richiesta di pagamento, offriva. “La tua offerta – si legge – è destinata all’intera tribù qui nel nostro Tempio di Guarigione dell’Amore e della Natura, dove stiamo crescendo i nostri tre splendidi bambini”. E ancora “se desiderate visitarci o soggiornare. Se desiderate partecipare a sessioni di guarigione online o via email con Catherine potete leggere di più sulla pagina delle letture energetiche”. Ed è estremamente curioso come chi professi l’immersione totale nella natura, sciogliendo le catene dalle sovrastrutture consumistiche e tecnologiche di cui siamo schiavi, arrivi a proporre sessioni online a pagamento, attivi canali YouTube, fotografi il tutto e si faccia pure remunerare tramite pagamenti digitalizzati. “Per una lettura energetica – scrive Birmingham – tieni presente che ho ricevuto 200 dollari per una sessione di 45 minuti. Queste richiedono una enorme quantità della mia energia”. Inoltre si propone come sensitiva. Se hai animali, oggetti, o persone smarriti che vuoi ritrovare, “con una foto e il nome, mi sintonizzo con l’energia o la coscienza della cosa – animale smarriti e cerco di localizzarlo”. Per le letture energetiche da 40, 50 minuti si parte da un minimo di 100 dollari – euro. Ma puoi anche “fare un’offerta di importo maggiore”. “Viviamo fuori dalla rete – scrive Birmingham – e stiamo tornando alla preziosa vita semplice”. L'articolo “Duecento dollari per una lettura energetica”. Catherine Birmingham, la “mamma del bosco” si offriva anche come sensitiva proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cronaca
Chieti
Abruzzo
L’Aquila
Bimbi nel bosco, l’avvocato: “Scossi, ma sono forti”. Saranno visitati e verificate le vaccinazioni
“Sono scossi, ma vivono la situazione in maniera forte e positiva, perché sanno di essere nel giusto e i genitori li hanno sempre messi al corrente di tutto”. Sono le parole dell’avvocato Giovanni Angelucci che descrivono lo stato d’animo dei tre bambini della famiglia anglo-australiana di Palmoli, in Abruzzo, trasferiti giovedì scorso in una struttura protetta dal Tribunale dei Minori dell’Aquila. I bambini, separati temporaneamente dalla mamma e sistemati in una stanza tutta per loro, saranno visitati e sottoposti a controlli pediatrici, sarà verificata lo stato vaccinale e sarà offerto supporto psicologico, attività finora impossibili a causa delle scelte dei genitori. Il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, sottolinea che la misura è stata necessaria anche perché alcune prestazioni erano state rifiutate dai genitori (compreso un alloggio dotato ovviamente di energia elettrica e acqua), citando in particolare Nathan, il padre, che in passato aveva dichiarato pubblicamente in maniera provocatoria di voler chiedere 50mila euro per ogni bambino da sottoporre a visita medica. Il Tribunale per i minorenni di L’Aquila ha disposto la sospensione della potestà genitoriale a padre e madre nei confronti dei tre figli minori. I piccoli, una bambina di 8 anni e due gemelli di 6, in un rudere fatiscente e privo di utenze e in una roulotte nel bosco a Palmoli. Il caso ha innescato una polemica politica, ma anche la reazione dell’Associazione nazionale magistrati. “L’ordinanza è stramotivata, è lunga dieci pagine – ha dichiarato Rocco Maruotti – È da ieri che Salvini e tutto un arco politico si scagliano contro il giudice. Il Csm e l’Anm servono anche a difendere i magistrati quando vengono inopportunamente attaccati dalla politica. Leggete i provvedimenti prima di attaccare a occhi chiusi un giudice, perché un giudice prima di emettere un provvedimento esercita una funzione molto delicata, che è quella di decidere sulla vita delle persone e lo fa con grandissimo scrupolo“. Nonostante le tensioni, la famiglia mantiene contatti con i bambini: Nathan è andato nella struttura già venerdì mattina per portare frutta e vestiti, restando con loro fino al pomeriggio. La madre segue i figli secondo le prescrizioni del Tribunale. La comunità di Palmoli, piccolo borgo di poco più di 800 abitanti, segue con apprensione la vicenda, mostrando vicinanza alla famiglia e interesse per il destino dei bambini. Il caso vicenda ha anche acceso un ampio dibattito online. Diverse le petizioni a sostegno della famiglia hanno raccolto migliaia di firme: la più nota, “Salviamo la famiglia nel bosco”, lanciata l’11 novembre, ha superato le 78mila adesioni, con un’impennata di circa 23 mila firme nelle ultime 12 ore. Altre sette iniziative chiedono il ricongiungimento dei bambini con i genitori o denunciano l’allontanamento come ingiusto, mentre alcune raccolgono centinaia di firme a sostegno della famiglia. L'articolo Bimbi nel bosco, l’avvocato: “Scossi, ma sono forti”. Saranno visitati e verificate le vaccinazioni proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cronaca
Minorenni
Abruzzo
Bimbi allontanati dalla famiglia nel bosco, Nordio: “Grave togliere i figli, faremo accertamenti”. Salvini: “Sequestrati”
La famiglia è cara alla destra, specie in campagna elettorale. Dunque il governo Meloni ha tutta l’intenzione di approfondire il caso dei 3 bambini allontanati dai genitori e dalla loro dimora nel bosco di Palmarosi, provincia di Chieti, in Abruzzo. La storia della madre e del padre – gli angloamericani Nathan e Catherine – in cerca di una vita all’insegna della natura distante dalla città, ha diviso l’Italia e scosso la politica. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha annunciato “approfondimenti”, dopo un colloquio con Meloni senza escludere ispezioni in Tribunale. Anche Matteo Salvini si è schierato contro la decisione dei giudici, esprimendo l’intenzione di incontrare la madre e il padre. Per il ministro, si tratta di “un sequestro” di bambini. Dure critiche alla decisione del Tribunale arrivano anche dall’Associazione nazionale per la Tutela dei diritti dell’Infanzia e dall’Osservatorio sui diritti dei minori. Mentre si diffondono petizioni online a sostegno dei genitori. NORDIO: “STRAPPARE UN BAMBINO ALLA FAMIGLIA ATTO ESTREMAMENTE DOLOROSO” “È prematura qualsiasi considerazione procedurale, certo faremo accertamenti profondi”, ha dichiarato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in un’intervista al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci. “Bisogna vedere se” vivere allo stato di natura “compromette o meno l’educazione dei bambini, però penso che i genitori siano i primi a essere consapevoli dei loro doveri”, ha proseguioto il Guardasigilli. “Strappare un bambino a una famiglia è un atto estremamente doloroso, quindi bisognerà approfondire”, ha concluso il ministro. Ieri la premier Giorgia Meloni aveva valutato la possibilità di ispezioni ministeriali al Tribunale dei minori dell’Aquila, in un colloquio con il ministro della Giustizia. I magistrati, giovedì scorsi, hanno ordinato l’allontanamento dei tre bambini dai genitori anglo-australiani, Nathan e Catherine, per essere trasferiti in una casa protetta. Per Matteo Salvini, la decisione è “un sequestro di tre bambini portati via da una mamma e da un papà in maniera indegna, preoccupante, pericolosa e vergognosa. Sono impegnato ad andare fino in fondo e se serve anche a parlare con il giudice del tribunale dei minori”. Il ministro vuole incontrare i genitori, ma anche alimentare la propaganda a favore della riforma della giustizia: “Andrò in Abruzzo la settimana prossima. Giudice e assistenti sociali d’Abruzzo non rompano le scatole – ha aggiunto -. Anche questa storia dimostra che una profonda, sana e giusta riforma della giustizia che non funziona sarà fondamentale”. L’Associazione nazionale magistrati (Anm) invita alla cautela e a rispettare i magistrati. La decisione “si fonda su valutazioni tecniche e su elementi oggettivi: sicurezza, condizioni sanitarie, accesso alla socialità, obbligo scolastico. Ed è stato assunto nel rispetto delle norme vigenti e con finalità esclusivamente protettive”, ammoniscono la toghe. Che respingono al mittente la propaganda dei partiti: “Le strumentalizzazioni di certa politica appaiono a nostro avviso in netto contrasto col rispetto dei diritti dei minori”. IL PADRE: “NESSUNA CI IMPEDIRÀ DI VIVERE NELLA NATURA” Il padre dei bambini si difende, rivendica la scelta di vita e attacca la decisione dei magistrati, in un’intervista a Repubblica. “Non sono matto, parlo cinque lingue e ho vissuto in sei Paesi. In Europa e in Asia. Ho studiato e compreso qual è il modo migliore per essere felici. Ho deciso, insieme a mia moglie, di vivere dentro la natura, nessuno ce lo potrà impedire”., dice Nathan Trevallion. Racconta di aver conosciuto la moglie Catherine a Bali, in Indonesia: “Cercavamo una nuova vita. Lei è di famiglia benestante, una cattolica fervente. È una maestra di equitazione e ha scritto un libro di coaching con la prefazione della regina di Danimarca. Catherine, di lingue, ne parla sei. Crediamo, io e Catherine, in una vita senza contaminazioni, concrete e spirituali. Un’amica di mia moglie le aveva parlato dell’Abruzzo come di una terra speciale, e ancora pura”. Intanto, il sindaco di Palmoli in provincia di Chieti ha annuncia i prossimi passi che i bimbi dovranno compiere. “Svolgeranno una serie di attività e visite mediche con pediatra, verifica delle vaccinazioni, colloquio psicologico che non è stato possibile effettuare fino ad ora”, ha dichiarato il primo cittadino Giuseppe Masciulli. “I genitori per alcune attività non si erano resi disponibili – aggiunge Masciulli – come confermato anche da Nathan (il padre, ndr) che di recente, in maniera provocatoria, aveva dichiarato pubblicamente di voler chiedere 50 mila euro per ogni bambino da sottoporre a visita medica”. Il padre si è recato già da ieri mattina nella struttura per portare frutta e vestiti alla famiglia rimanendo con loro fino al pomeriggio. La comunità del piccolo borgo di Palmoli, di poco più di 800 abitanti, segue con il fiato sospeso la vicenda della famiglia nel bosco ed è loro molto vicina”, ha concluso il sindaco. LE PETIZIONI ONLINE CONTRO LA DECISIONE DEL TRIBUNALE Nuove petizioni online sono state lanciate nelle ultime ore a sostegno della famiglia. Il primo appello dell’11 novembre, “Salviamo la famiglia nel bosco”, ha superato le 78 mila firme, con un’impennata di circa 23 mila adesioni nelle ultime 12 ore. Almeno altre sette petizioni sono state avviate dopo il provvedimento giudiziario: tra queste, “Liberate i bambini della famiglia nel bosco”, “Per i bambini del bosco appello al tribunale dell’Aquila per riunire la famiglia”, e “Vicini a Nathan e Catherine, la famiglia che vive nel bosco”. Altri appelli raccolgono centinaia di firme per richiedere il ricongiungimento o per denunciare l’allontanamento come ingiusto: “Proteggiamo una famiglia felice” ha ottenuto 5.055 firme dallo scorso 2 novembre. L’OSSERVATORIO SUI DIRITTI DEI MINORI: “CAMBIARE LA LEGGE, ALTRO CHE SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” Anche l’Osservatorio si diritti dei minori ha criticato duramente la decisione del Tribunale. “Ad uscire malissimo da questa vicenda sono le istituzioni, dalle quali l’opinione pubblica è orientata a tenersi sempre più alla larga”, ha dichiarato il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio. “Se i magistrati hanno applicato rigidamente la legge, allora è da cambiare immediatamente la legge, e non è il primo segnale che si ha circa la necessità di rivedere l’ufficio degli allontanamenti dei figli dalle famiglie”, dice Marziale. È componente dell’Osservatorio nazionale sulla Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, resuscitato con Meloni a palazzo Chigi grazie al decreto ministeriale del 11 maggio 2023. Dal 2016 è Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria. Nel capoluogo è docente a contratto di sociologia presso l’Università degli Studi Mediterranea. Marziale sollecita “Governo e Parlamento” a dare “priorità ad una riforma della giustizia non circoscritta alla separazione delle carriere, ma orientata alla tutela dei diritti dei cittadini, soprattutto se minorenni”. Marziale non è sicuro che l’allontanamento dei bambini fosse un atto dovuto da parte dei magistrati, in applicazione della legge: “Se, invece, fosse rientrata nelle loro prerogative un minimo di elasticità, bisognerebbe capire le ragioni per cui non l’abbiano tenuta in considerazione”. L’esperto sottolinea il decisivo aspetto dell’istruzione dei bimbi: “Se a determinare la decisione (…) fosse la mancata frequentazione delle aule scolastiche, occorrerebbe ricordare a chi detiene il potere decisionale che esiste l’istituto dell’istruzione parentale, la cui applicazione sarebbe stata molto meno traumatica dell’allontanamento. Da qualunque altra prospettiva la si voglia osservare, questa bruttissima vicenda segna la debacle del sistema istituzionale”. Per il presidente dell’Osservatorio, “l’allontanamento dai genitori ha ragion d’essere in ben altre situazioni, come quando i bimbi sono a rischio di incolumità personale, per via di genitori psichicamente disturbati, che come purtroppo è spesso accaduto arrivano ad ucciderli, seppur le istituzioni preposte abbiano decretato che non ci sarebbe stato alcun rischio”. “L’allontanamento – conclude il sociologo – dovrebbe costituire l’estrema ratio, ma in questa vicenda di estremo si può solo ed esclusivamente ravvisare un sistema legislativo e giudiziario alla frutta”. L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER LA TUTELA DEI DIRITTI DELL’INFANZIA: “ALLONTANAMENTI DEI MINORI? UN BUSINESS DA 2 MILIARDI” In una lettera aperta all’indirizzo di Matteo Salvini, il presidente Antonio Borromeo denuncia le storture del sistema. Prima di tutto gli interessi economici legati all’allontanamento dei minori: “un volume d’affari stimato in circa due miliardi di euro per le comunità, più un ulteriore miliardo per le consulenze psicologiche e psichiatriche”, dice Borromeo. Secondo l’Associazione nazionale per la Tutela dei diritti dell’Infanzia, sarebbero oltre 32 mila i minori allontanati annualmente per presunta inidoneità genitoriale, spesso sulla base di “valutazioni soggettive o formulate da operatori ancora in formazione”. Al leader leghista, il presidente Borromeo ha chiesto di “non limitarsi a iniziative mediatiche”, come al richiesta dell’incontro con i genitori, ma di utilizzare il ruolo di governo per avviare una riforma organica del sistema. “Serve un intervento legislativo urgente”, ha ammonito Borromeo. L'articolo Bimbi allontanati dalla famiglia nel bosco, Nordio: “Grave togliere i figli, faremo accertamenti”. Salvini: “Sequestrati” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“A rischio relazioni e l’incolumità fisica”: ecco perché i bambini che vivevano nel bosco sono stati allontanati dai genitori
I tre figli della coppia che vive nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti, devono vivere in una comunità perché la scelta di vita dei loro genitori rischia di ledere il diritto alla vita di relazione, articolo 2 della Costituzione, “produttiva di gravi conseguenze psichiche ed educative a carico del minore”. Su questo si basa l’ordinanza cautelare del Tribunale per i minorenni di L’Aquila, non sul pericolo di lesione del diritto dei minori all’istruzione, con la quale i giudici hanno disposto la sospensione della potestà genitoriale a padre e madre nei confronti dei tre figli minori. I piccoli, una bambina di 8 anni e due gemelli di 6, con i quali vivevano in un rudere fatiscente e privo di utenze e in una roulotte nel bosco a Palmoli. Il Tribunale ha disposto l’allontanamento dei bambini dalla dimora familiare e il loro collocamento in una casa famiglia, dove andrà anche la madre, e nominato un tutore provvisorio dei minori, l’avvocata Maria Luisa Palladino. Secondo il Tribunale “la deprivazione del confronto fra pari in età da scuola elementare può avere sullo sviluppo del bambino”, che “si manifestano sia in ambito scolastico che non scolastico”. È necessario allontanare i minori dall’abitazione familiare, si legge ancora, “in considerazione del pericolo per l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori per legge”. Inoltre, “l’assenza di agibilità e pertanto di sicurezza statica, anche sotto il profilo del rischio sismico e della prevenzione di incendi, degli impianti elettrico, idrico e termico e delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità dell’abitazione, comporta la presunzione ex lege dell’esistenza del periodo di pregiudizio per l’integrità e l’incolumità fisica dei minori”. L'articolo “A rischio relazioni e l’incolumità fisica”: ecco perché i bambini che vivevano nel bosco sono stati allontanati dai genitori proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Abruzzo, il fiume Saline sempre più inquinato: dagli sversamenti abusivi al percolato dell’ex discarica
Il fiume Saline, che scorre per dieci chilometri in una valle intensamente urbanizzata e sfocia in mare tra Città Sant’Angelo e Montesilvano, continua ad essere inquinato da decenni come dimostra, tra l’altro l’abbandono dell’Oasi faunistica della foce del Saline gestita dal WWF. Le cause? Documentate. Gli sversamenti “abusivi e anomali, pericolosissimi”, ai quali si aggiunge il percolato proveniente dall’ex discarica di Villa Carmine, realizzata proprio in vicinanza del corso del fiume. Discarica, chiusa nel 1994 ma ancora in attesa di essere bonificata. Per questo sequestrata per la seconda volta in nove anni agli inizi di novembre in una inchiesta con sei indagati per omessa bonifica. La storia del corso d’acqua che nelle relazioni del Ministero dell’ambiente, ma anche di Arpa ed Arta (Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente) è definito come “la discarica lineare più lunga d’Italia”, con i rifiuti interrati fino a cinque metri di profondità, ma anche sversanti lungo il suo corso, in particolare nel tratto terminale, è annosa e articolata. Preoccupante, se a marzo 2003 il Ministero dell’ambiente inserisce il “Fiumi Saline-Alento” nell’elenco dei siti d’interesse nazionale (SIN), ai fini della bonifica, e poi a gennaio 2013 tra quelli a rilevanza regionale (SIR). Nulla di nuovo. Il 18 novembre 1997 il Sostituto procuratore della Pretura di Pescara, Pasquale Firmiani, in Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite connesse, afferma che “la situazione del Saline è gravissima”. Situazione causata dal depuratore consortile di Montesilvano nel quale si documentano “continui, scarichi cosiddetti anomali, altamente pericolosi, che superavano la potenzialità dell’impianto costringendo ad aprire quest’ultimo e, quindi, a far confluire gli scarichi direttamente nel fiume”. In 28 anni si sono succedute, oltre che stanziamenti statali e regionali, indagini, relazioni e denunce da parte degli Enti competenti. Naturalmente progetti. Ma nessuna azione concreta. Nonostante l’Arta nel 2006 accerti la presenza a valle dell’ex discarica, di percolato, aumento di solfati, notevole aumento di cromo, nichel e sostanze organiche. Mentre nel 2009 Arta verifichi nei fondali prospicenti la foce fluviale il superamento dei limiti previsti per il piombo, il nichel, il cadmio e il mercurio. La situazione non migliora. Cosi ad aprile 2016 il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pescara pone sotto sequestro la discarica da 300mila metri cubi ed estesa su 21mila metri quadrati, nata alla fine degli anni Settanta. Cresciuta abbancando i rifiuti “sulla nuda terra”, così dicono i documenti amministrativi, “senza alcuna impermeabilizzazione”. Sequestro ritenuto necessario “perché lo stato dei luoghi ha evidenziato una cattiva gestione della discarica che ha provocato un grave degrado, con danni all’ambientale circostante: il percolato, in notevole quantità sulla parte destra dell’alveo del fiume, a causa della pendenza del suolo, si unisce al corso principale del Saline, defluendo direttamente in mare”. A giugno 2016 vengono attribuiti dal Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020 dieci milioni di euro per la Conclusione della caratterizzazione, messa in sicurezza permanente e bonifica del SIT “Fiumi Saline e Alento” e di quello “Chieti scalo”. Ancora a luglio 2017 l’Arpa rilevi la fuoriuscita di percolato dalla scarpata a valle del sito di discarica. A gennaio 2018 viene inviato al Ministero il Cronoprogramma aggiornato dei relativi interventi. A febbraio 2018 la Regione adotta la proposta progettuale Proposta di messa in sicurezza. “Ho voluto qui la mia prima iniziativa di sostegno alla candidatura di Marco Marsilio alla presidenza della Regione Abruzzo, alla foce del fiume Saline a Montesilvano, per parlare di un tema concreto”, sostiene a dicembre 2018 Giorgia Meloni. Aggiungendo: “Questo è un grande simbolo dello sviluppo possibile e dello sviluppo negato di una terra come l’Abruzzo, territorio bellissimo che vive un’emergenza ambientale drammatica”. I 10 milioni di euro del 2016 a giugno 2021 sono ritenuti insufficienti per provvedere alle due bonifiche dal Servizio Gestione Rifiuti della Regione. A febbraio 2024 la Giunta regionale assegna alla “Messa in sicurezza permanente della ex discarica pubblica Villa Carmine ricompreso nel SIR Fiumi Saline e Alento” 14.559.776,00 dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2021-2027, con una spesa prevista, nel 2025 di 1.019.184,32 e di 4.367.932,80 nel 2027. Ma i lavori non hanno inizio. In attesa della bonifica la Regione ad ottobre 2023 finanzia con 1.832.350 milioni di euro il lavori per l’adeguamento di un impianto di pompaggio e smaltimento delle acque sotterranee. Lavori iniziati lo scorso marzo. Si arriva all’epilogo, per ora. L’inchiesta della Procura di Pescara sulle presunte omissioni nella bonifica della discarica dismessa di Villa Carmine a Montesilvano e sull’inquinamento ambientale. Inchiesta che, dopo la relazione della Guardia costiera porta al sequestro dell’area e a sei avvisi di garanzia. Indagati, oltre che funzionari della Regione e dell’Arap (Azienda regionale attività produttive), il vicepresidente della giunta regionale, con delega all’Agricoltura, all’Ambiente e al Ciclo idrico integrato, Emanuele Imprudente della Lega, il consigliere regionale, con delega ai Rifiuti, Nicola Campitelli di FdI. Entrambi, contattati da ilfattoquotidiano.it per esprimere la loro posizione sulla vicenda, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Intanto l’inquinamento prosegue. Indisturbato. L'articolo Abruzzo, il fiume Saline sempre più inquinato: dagli sversamenti abusivi al percolato dell’ex discarica proviene da Il Fatto Quotidiano.
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