“Sono in conflitto di interesse, ma vi dico chiaramente che se c’è un momento in
cui bisogna investire sulla difesa, è questo perché non sta finendo la guerra,
sta iniziando la guerra nuova“. Parola di Roberto Cingolani, amministratore
delegato di Leonardo, campione nazionale nel settore difesa e aerospazio. L’ex
ministro della Transizione Ecologica nel governo Draghi (sponsorizzato al tempo
da Beppe Grillo) ha perorato l’acquisto di armi e strumenti di difesa durante la
presentazione del Michelangelo Dome, una tecnologia basata sull’intelligenza
artificiale. Nel contesto della guerra in Ucraina, Cingolani ha citato “18.000
casi di attacco ibrido all’anno nelle grandi nazioni”, prima di mettere in
guardia: “I prossimi anni di pace apparente potrebbero essere gli anni necessari
a chi attacca da sempre per sviluppare armi che sono difficili da
neutralizzare”, aggiunge.
Cingolani l’ha detto in premessa: “sono in conflitto di interessi”. Lunedì
scorso Leonardo ha ceduto in borsa il 2,2%, ma non è stata la sola. L’indice del
settore, lo Stoxx Aerospace & Defence, ha iniziato la settimana perdendo l’1,7%,
dopo il -3% di venerdì, toccando i minimi da fine agosto. Il pressing degli
Stati uniti per chiudere il conflitto in Ucraina ha rallentato la corsa dei
titoli della difesa europei. L’indice europeo in una settimana è arretrato del
7,8 per cento. Ma giova ricordare come l’indice Stoxx Europe Total Market
Aerospace & Defense, resta su livelli superiori di quasi il 200% rispetto a
quelli precedenti l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022.
Nel suo discorso, Cingolani ha ricordato come “la pace va difesa, ma ha un
costo, non è gratuita”. Se in futuro “il discorso diventasse serio, quello che
temono ali servizi segreti, dovremo essere pronti a proteggere i nostri paesi,
lo standard della vita occidentale”, ha proseguito il manager di Leonardo. Che a
un certo punto ha virato su toni apocalittici: secondo Cingolani l’Occidente
dovrà unire le forze per realizzare delle tecnologie adeguate, “sennò ci
sterminano“. Il motivo, secondo il manager? L’assenza di scrupoli del nemico.
“Noi abbiamo ancora dei vincoli etici che vogliamo rispettare e non
sacrificheremo mai mille giovani al giorno – ha dichiarato l’amministratore
delegato di Leonardo – mentre i nostri avversari se ne fregano”. Dunque,
conclude Cingolani, “se noi intendiamo rispettare le regole di etica della
civiltà occidentale, noi dobbiamo mettere su queste tecnologie, sennò ci
sterminano“. Eppure non viene mai nominata la Russia.
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buon momento per investire sulla difesa. Altrimenti ci sterminano” proviene da
Il Fatto Quotidiano.
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“Dichiarare nulli i contratti stipulati da Leonardo Spa e le sue controllate con
lo Stato di Israele, relativamente alla vendita e alla fornitura di armi
all’IDF, le forze armate dello Stato d’Israele“. Con questo obiettivo, lo scorso
29 settembre un gruppo di ong – AssoPacePalestina, A Buon Diritto, ATTAC Italia,
ARCI, ACLI, Pax Christi, Un Ponte Per – e la dottoressa Hala Abulebdeh o Abu
Lebdeh, cittadina palestinese (rappresentate e difese dagli Avvocati Luca
Saltalamacchia e Veronica Dini, affiancati dagli Avvocati Michele Carducci e
Antonello Ciervo), hanno depositato al Tribunale civile di Roma un atto di
citazione notificato a Leonardo ed allo Stato italiano. “Abbiamo ribattezzato la
nostra campagna ‘In nome della legge’. Giù le armi, Leonardo” perché per noi
questo ricorso è una richiesta di obbedienza. Noi abbiamo l’articolo 11 della
Costituzione, una legge sul commercio delle armi, la 185/1990, ancora in vigore
seppur sotto attacco. E c’è la normativa internazionale. Bisogna che tutti
rispettino queste norme. Difendiamo il diritto di giustizia, l’unico potere di
chi il potere non ce l’ha”, ha rivendicato Raffaella Bolini, vicepresidente
Arci, nel corso di una conferenza stampa a Roma.
Secondo quanto denunciato dalle associazioni, la vendita e la fornitura di armi
a Israele da parte di Leonardo Spa sarebbe in contrasto anche con quanto
previsto nei Codici etici e negli strumenti di due diligence della stessa
Leonardo Spa: “Sul sito web della Leonardo viene anche chiarito che l’azienda
non solo si impegna a rispettare i codici etici, ma anche che è pronta ad
assumersi le proprie responsabilità nel caso in cui siano infranti. Siamo qui
per sfidare Leonardo e il governo italiano, dato che il ministero dell’Economia
e delle Finanze è azionista di maggioranza, con una partecipazione del 30%:
vediamo le carte”, rivendica Marco Bersani di ATTAC Italia. E ancora: “Se per
qualcuno nel nostro governo il diritto internazionale ‘vale fino a un certo
punto‘, per noi vale sempre. E questo ricorso è un modo per dire che esistono
ancora delle regole”.
Un atto necessario, secondo le associazioni, di fronte agli oltre 70mila morti a
Gaza e a un “genocidio che è in corso tutt’ora”, come ha rivendicato Luisa
Morgantini, di AssoPace Palestina. E di fronte a quanto avviene in Cisgiordania.
“Se il Tribunale civile di Roma riconoscerà la nullità dei contratti di
fornitura di armi, Leonardo e lo Stato italiano non potranno più garantire
sostegno militare ad Israele”, spiegano i ricorrenti. Allo stesso modo viene
così richiesto alla magistratura che sia vietata la futura vendita di armi e di
tecnologie militari a Israele, in particolare “quelle ad oggi utilizzate nelle
operazioni di terra e di cielo contrarie al diritto internazionale, condotte
contro la popolazione palestinese”. “Abbiamo individuato una serie di contratti
che, pur non essendo pubblici sul piano documentale, ci risultano essere quelli
collegati alle azioni militari portate avanti dall’IDF a Gaza come in
Cisgiordania”, ha precisato l’avvocato Ciervo, a margine della conferenza. In
particolare, ha sottolineato il legale Luca Saltalamacchia, “parliamo sia di
veicoli, come aerei o elicotteri, sui quali vengono addestrati piloti che poi
salgono sugli F35 ed F16 per bombardare la Striscia, ma non solo”. Perché le
associazioni ricorrenti sottolineano quali siano gli ordini che Leonardo ha
verso Israele: “Finora disponiamo di documenti relativi a componenti per
velivoli F-35 prodotti principalmente attraverso la filiale britannica di
Leonardo. Allo stesso modo Leonardo continuerà a effettuare riparazioni e a
fornire pezzi di ricambio per la flotta di velivoli M-346. Poi ci sono i radar
di difesa a corto raggio e anti-drone: nel luglio 2022, Leonardo ha acquisito la
società israeliana RADA Electronic Industries, che ha partecipato allo sviluppo
di “Iron Fist”, un sistema di protezione attiva montato sui nuovi veicoli
corazzati da combattimento (AFV) dell’IDF, gli Eitan a otto ruote”.
E ancora, precisa il team legale, “Leonardo. attraverso le sue controllate con
sede negli Stati Uniti, supporta la mobilità dei veicoli pesanti dell’IDF
fornendo speciali autocarri a due assi. E ci sono anche i cannoni navali 76/62
Super Rapido MF prodotti negli stabilimenti della controllata OTO Melara a La
Spezia, in Italia, utilizzati per armare le nuove corvette della Marina
israeliana. Ma soprattutto i componenti per bombe GBU-39: ovvero le alette che
si dispiegano dopo il lancio, consentendo alla bomba GBU-39 di essere guidata
con estrema precisione verso il suo obiettivo”. Di fronte a quanto dichiarato
dall’ad di Leonardo Roberto Cingolani, che aveva minimizzato sui contratti
pregressi e bollato come “false le accuse a Leonardo sulle forniture a Israele”,
Saltalamacchia ha replicato: “Leonardo si difende dicendo ‘io ho avuto
un’autorizzazione quindi lo faccio, se questa cosa non si poteva fare doveva
pensarci lo Stato’. Ma nonostante ci siano delle autorizzazione amministrative,
non è detto che quello che viene autorizzato non possa essere annullato da un
magistrato nel caso vengano violati i diritti soggettivi di terzi soggetti”. E
ancora: “Rispetto alla responsabilità di Leonardo sulle sue controllate, dire
come ha fatto l’ad di non poter fare nulla perché soggiace a leggi di altri
ordinamenti è vero in parte, perché anche in Italia esistono regole che
governano i gruppi societari. Ci sono obblighi della capogruppo, considerati in
modo dettagliato anche nel codice etico di Leonardo. È una scusa che non regge”.
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Israele”: il ricorso delle Ong contro la vendita di armi proviene da Il Fatto
Quotidiano.