Il Consiglio dell’Ue ha formalmente adottato il Programma per l’industria
europea della difesa (EDIP), uno strumento concepito per rafforzare la prontezza
dell’Europa in materia di difesa puntando sulla competitività e la reattività
della Base industriale tecnologica della difesa europea (EDTIB). L’adozione
segna la fase finale della procedura legislativa e consentirà la tempestiva
attuazione del programma, che eroga 1,5 miliardi di euro in sovvenzioni per il
periodo 2025-2027. Di questo importo, 300 milioni di euro sono destinati a uno
specifico Strumento di Sostegno all’Ucraina, uno strumento fondamentale e unico
nel suo genere, volto a modernizzare e sostenere l’industria della difesa
ucraina e a promuoverne l’integrazione nel più ampio ecosistema industriale
europeo della difesa. L’EDIP prevede inoltre potenziali ulteriori rinforzi di
bilancio in futuro, ad esempio tramite contributi finanziari volontari da parte
degli Stati membri o di terzi.
Nell’ambito del programma, l’Ue finanzierà azioni di appalto comuni svolte da
almeno tre paesi (di cui almeno due devono essere Stati membri), anche per la
creazione e il mantenimento di pool di prontezza industriale per la difesa;
azioni di rafforzamento industriale, consistenti in attività volte ad aumentare
la capacità produttiva di prodotti di difesa critici. A questo si aggiungono il
lancio dei Progetti Europei di Difesa di Interesse Comune, progetti industriali
collaborativi volti a contribuire allo sviluppo delle capacità militari degli
Stati membri, fondamentali per gli interessi di sicurezza e difesa dell’Unione;
azioni di sostegno, comprese attività volte ad aumentare l’interoperabilità e
l’intercambiabilità, e attività volte a facilitare l’accesso al mercato della
difesa per PMI, imprese a media capitalizzazione e start-up.
Per salvaguardare e rafforzare l’industria della difesa dell’Europa, pur
mantenendo la cooperazione con partner internazionali che condividono gli stessi
principi, il regolamento adottato oggi contiene una clausola in base alla quale
i componenti provenienti da paesi terzi rispetto all’Ue e ai paesi associati
(Stati SEE), nonché dall’Ucraina per l’Ukraine Support Instrument, non devono
superare il 35% del costo totale dei componenti del prodotto finale. Nessun
componente può provenire da paesi non associati che siano in conflitto con gli
interessi di sicurezza e difesa dell’UE o degli Stati membri. Infine, il
regolamento istituisce anche il primo quadro di sicurezza
dell’approvvigionamento a livello UE, progettato per rafforzare la resilienza
della catena di approvvigionamento della difesa e migliorare la capacità dell’UE
di rispondere rapidamente in caso di crisi.
L'articolo Via libera dell’Europa al programma per aumentare la Difesa: c’è
anche lo “Strumento di sostegno all’Ucraina” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Arriva a una svolta la catena di inchieste per corruzione nell’Agenzia per gli
appalti della Nato (Nspa), di cui il Fatto ha dato conto nei giorni scorsi. Il
gigante della difesa israeliana, Elbit Systems, è stata sospesa dalla Nato a
causa di un’indagine per corruzione. Inoltre un italiano di sessant’anni
strettamente legato a Elbit è nel mirino di un mandato di arresto internazionale
per il suo presunto ruolo nella corruzione di dipendenti della Nspa. Lo ha
rivelato la testata online olandese Follow The Money (Ftm), che sta conducendo
una inchiesta giornalistica con le testate partner La Lettre, Le Soir e Knack.
La Nato Support and Procurement Agency (Nspa) è da tempo al centro di un vasto
scandalo di corruzione, con personale attuale ed ex funzionari sotto inchiesta
in Belgio e Lussemburgo, dove l’agenzia ha sede, mentre due indagini condotte
negli Usa sono state improvvisamente e inspiegabilmente archiviate a luglio,
sollevando dubbi su interferenze politiche. Diversi sospettati sono stati
arrestati a maggio durante raid della polizia in sette Paesi, tra cui Belgio e
Stati Uniti. Si presume che alcune aziende del settore della difesa abbiano
pagato tangenti per un valore potenziale di milioni per assicurarsi contratti
tramite l’Nspa per la fornitura all’alleanza militare e ai suoi 32 Stati membri.
Ftm ora ha ottenuto documento che mostrano che Elbit, uno dei principali
fornitori della Nato, è stata sospesa dalla Nspa il 31 luglio. Diversi dei suoi
contratti in corso sono sospesi e l’azienda non può più competere per nuove gare
d’appalto.
Secondo Ftm una figura chiave associata a Elbit, un cittadino italiano
identificato come Eliau Eluasvili, uno dei consulenti di Elbit che al momento
non è indagata, è ricercato a livello internazionale per il suo presunto ruolo
nella corruzione del personale della Nspa. Eliau E. è proprietario o direttore
di diverse società di consulenza nel settore della difesa: Elar Systems Corp
negli Stati Uniti, Eral Systems UAB in Lituania e Arelco Europe Management
Consultancies in Grecia.
La Procura federale belga ha confermato che il 30 settembre è stato emesso
tramite l’Interpol un mandato di arresto internazionale nei confronti di Eliau
E. per le ipotesi di reato di corruzione e associazione a delinquere. Il
ricercato è ancora latitante e si suppone che abbia cambiato identità. Il 31
luglio la Nspa ha sospeso Elbit e Orion Advanced Systems, una delle sue
controllate: secondo fonti a conoscenza della situazione, tra gli appalti Nato
vinti da Elbit che sono stati sospesi ci sono contratti per la fornitura di
obici montati su camion, sistemi di artiglieria missilistica mobile e sistemi di
difesa per aerei ed elicotteri militari e detonatori esplosivi della Orion
Advanced Systems.
Elbit è il più grande produttore di armi di Israele, con un fatturato di quasi 7
miliardi di dollari nel 2024. L’azienda, che ha sede a Haifa, produce droni,
carri armati e munizioni, tra le altre attrezzature militari, ed è al 25° posto
nella classifica delle 100 più grandi aziende di difesa mondiali secondo i
rapporti dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri).
Nell’ultimo decennio, Elbit ha venduto alla Nato equipaggiamenti militari per un
valore di decine di milioni di euro, tra cui munizioni, visori notturni e
sistemi antimissile per aerei, ma il valore totale potrebbe essere molto più
alto, poiché molti contratti militari e le somme di denaro coinvolte non vengono
mai resi pubblici. Un portavoce di Elbit ha dichiarato che l’azienda non è stata
in grado di commentare le accuse.
Due persone vicine all’inchiesta hanno affermato a Ftm che Eliau E. era in
stretto contatto con Guy M., il principale sospettato dell’indagine belga:
secondo gli inquirenti quest’ultimo avrebbe gestito tangenti per un valore
complessivo di 1,9 milioni di euro. Si tratta di un ex funzionario della difesa
belga ed ex dipendente della Nspa, che ha iniziato a lavorare come consulente
dopo aver lasciato l’agenzia nel 2021. Guy M. è stato arrestato all’aeroporto di
Bruxelles il 12 maggio scorso con l’accusa di appartenenza a un’organizzazione
criminale, corruzione e riciclaggio di denaro. Il sessantenne ha trascorso circa
sei mesi in custodia cautelare prima di essere rilasciato il mese scorso con un
braccialetto elettronico. Secondo una persona vicina alle indagini, Eliau E. e
Guy M. sono stati presentati dal turco Ismail Terlemez, un altro ex dipendente
della Nspa. Ora dirige Arca, una delle aziende di difesa in più rapida crescita
in Turchia, di cui è anche comproprietario. Terlemez è stato arrestato anche in
Belgio a maggio. Il 43enne avrebbe dovuto essere estradato negli Stati Uniti,
dove era in corso un’indagine parallela sulla corruzione negli appalti della
Nato. Ma quando l’indagine fu bruscamente interrotta a luglio, la richiesta di
estradizione decadde e Terlemez fu rilasciato.
L'articolo Scandalo appalti Nato, nel mirino il colosso israeliano Elbit
Systems: mandato d’arresto per un italiano proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il decreto era stato inserito martedì mattina all’ordine del giorno del pre
consiglio dei ministri: proroga per tutto il 2026 degli aiuti militare
all’Ucraina. Ma dopo ore di discussioni e liti interne alla maggioranza di
governo, la norma ora è in forte bilico: secondo quanto risulta al Fatto,
potrebbe non entrare nell’ordine del giorno e quindi non andare nel Consiglio
dei ministri di giovedì.
Il motivo sarebbero le rimostranze della Lega di Matteo Salvini che ancora
martedì ha ribadito di voler chiedere all’Unione Europea di non mettere i
bastoni tra le ruote nelle trattative di pace tra Ucraina, Stati Uniti e Russia.
Nei giorni scorsi Salvini aveva anche ribadito di essere contrario a nuovi invii
di armi per evitare di “alimentare la corruzione” a Kiev. Un’escalation
comunicativa che ha messo in imbarazzo il governo.
Un mistero che in queste ore sta provocando uno scontro nell’esecutivo di
Giorgia Meloni. Martedì mattina il decreto che proroga gli aiuti all’Ucraina per
tutto il 2026 è stato messo nell’ordine del giorno del pre-Consiglio dei
ministri, cioè la riunione tecnica dei capi di gabinetto e capi legislativi dei
ministeri che precede le riunioni del governo. Diversi dirigenti leghisti però
hanno fatto sapere di non essere stati avvertiti del decreto e si sarebbe
attivato lo stesso Salvini per evitare uno scontro in Consiglio dei ministri: se
non c’è accordo meglio rinviare, sarebbe stato il senso dei suoi ragionamento.
Il senatore leghista Claudio Borghi al Fatto spiega chiaramente che non voterà
il decreto quando arriverà in Parlamento: “Ho detto l’anno scorso che quello
sarebbe stato l’ultimo decreto di invio armi che avrei votato, vista la
situazione le motivazioni che avevo espresso l’anno scorso non solo sono ancora
valide ma sono rafforzate. Da allora l’Ucraina ha perso solo vite e territori e
qualcuno ci ha guadagnato. Avevamo ragione su tutto”.
Dall’altra parte il ministro della Difesa Guido Crosetto – che la scorsa
settimana al Copasir per presentare il dodicesimo pacchetto aveva frenato sul
nuovo decreto – ha deciso di accelerare pensando addirittura di fare le
comunicazioni in aula sul provvedimento entro Natale e di convertirlo a inizio
anno in Parlamento. Con ogni probabilità però alla fine il decreto non sarà
approvato giovedì in Consiglio dei ministri.
L'articolo Le armi all’Ucraina e il no della Lega, il decreto per il 2026 ora è
in bilico: rischia di non andare in cdm proviene da Il Fatto Quotidiano.
Finora l’Ufficio nazionale (Nabu) e la Procura specializzata in materia di
anticorruzione (Sapo) non hanno mosso accuse formali nei suoi confronti. La
scorsa settimana Rustem Umerov, capo del Consiglio nazionale per la Sicurezza e
la Difesa dell’Ucraina, è stato interrogato come testimone nell’inchiesta
“Midas” che ruota attorno alla figura di Timur Mindich, ex socio di Volodymyr
Zelensky e considerato leader di un’organizzazione che ha incassato tangenti per
100 milioni di dollari. Il presidente ha scelto Umerov come capo delegazione nei
colloqui con gli Stati Uniti al posto di Andriy Yermak, capo dell’ufficio
presidenziale rimosso dopo la perquisizione subita nell’ambito della stessa
indagine. Anche Umerov, però, compare nelle carte dei magistrati per una vicenda
che risale al periodo in cui ricopriva la carica di ministro della Difesa.
Martedì 11 novembre il nome di Umerov è stato fatto da Serhiy Savytskyy,
inquirente della Procura specializzata anticorruzione, dinanzi all’Alta Corte
d’appello penale chiamata a decidere misure cautelari nei confronti di alcuni
indagati. “Nel corso del 2025, i fatti relativi alle attività criminali di
Mindich sono stati accertati (…) nel settore della difesa, attraverso la sua
influenza sul ministro della Difesa Umerov”.
Poche ore dopo Umerov, che ha guidato il dicastero fino al rimpasto di governo
di luglio quando è stato nominato segretario del Consiglio per la Sicurezza
Nazionale, ha ammesso su Facebook di aver incontrato Mindich: “In qualità di
ministro, ho incontrato regolarmente produttori e fornitori di attrezzature e
armi, nonché lobbisti e altri soggetti interessati. In particolare, c’è stato un
incontro con Timur Mindich, durante il quale è stata sollevata la questione dei
giubbotti antiproiettile. Alla fine, il contratto è stato risolto a causa della
non conformità del prodotto e nessuna consegna è stata effettuata”.
La vicenda è racchiusa in un’intercettazione dell’8 luglio 2025. Mindich parla
con Umerov e insiste perché l’Operatore statale della logistica, l’ente
responsabile delle forniture delle forze armate, accetti una partita di
giubbotti antiproiettile che non avevano superato i controlli di qualità. “Per
favore, non te ne andare… i giubbotti antiproiettile sono un sacco di soldi!”,
dice Mindich. “Fai solo in modo che firmino la ricezione, tutto qui. Per te è
solo una chiamata… Basta che dici: ‘non voglio più sentire Timur parlare dei
giubbotti, e io lo incontro due volte a settimana’”. “Risolvila, ti prego,
altrimenti sarà un casino”, insiste Mindich preoccupato per aver investito
nell’affare “metà dei miei soldi”. Umerov a quel punto sembra accettare: “Ho
capito… richiamerò e dirò di nuovo: ‘guardate, cosa devo fare perché lo
facciate?'”.
La “firma della ricezione” era fondamentale per Mindich perché senza il via
libera dell’Operatore della logistica le consegne non sono formalmente
riconosciute e non possono essere pagate. I giubbotti in questione sono prodotti
da un’azienda israeliana e il contratto, si legge sul sistema elettronico
nazionale per gli appalti pubblici, aveva un valore di “224.990.000,00 grivne”,
circa 4,6 milioni di euro. Secondo l’indagine, al 20 agosto la merce non era
stata consegnata e il 29 agosto l’Operatore ha informato l’azienda distributrice
che il contratto era stato annullato.
“Il contratto è stato annullato e poi risolto perché i rappresentanti del
Ministero della Difesa si sono rifiutati di accettare i giubbotti a causa della
loro scarsa qualità“, ha scritto il 19 novembre su Telegram Yuriy Gudymenko,
capo del Consiglio pubblico anticorruzione del ministero della Difesa, organo
creato nel 2023 per monitorare la regolarità delle forniture militari. Ora, ha
aggiunto Gudymenko, “serve un’indagine separata e più approfondita per fare luce
sulla condotta di alcuni rappresentanti dell’Operatore e del ministero della
Difesa, che potrebbero aver aiutato Mindich nei suoi tentativi di appropriarsi
dei contratti”.
L'articolo Ucraina, Umerov al posto di Yermak alla guida dei negoziati:
nell’inchiesta Midas è intercettato mentre parla di un appalto con il “capo”
della banda delle tangenti proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Sono in conflitto di interesse, ma vi dico chiaramente che se c’è un momento in
cui bisogna investire sulla difesa, è questo perché non sta finendo la guerra,
sta iniziando la guerra nuova“. Parola di Roberto Cingolani, amministratore
delegato di Leonardo, campione nazionale nel settore difesa e aerospazio. L’ex
ministro della Transizione Ecologica nel governo Draghi (sponsorizzato al tempo
da Beppe Grillo) ha perorato l’acquisto di armi e strumenti di difesa durante la
presentazione del Michelangelo Dome, una tecnologia basata sull’intelligenza
artificiale. Nel contesto della guerra in Ucraina, Cingolani ha citato “18.000
casi di attacco ibrido all’anno nelle grandi nazioni”, prima di mettere in
guardia: “I prossimi anni di pace apparente potrebbero essere gli anni necessari
a chi attacca da sempre per sviluppare armi che sono difficili da
neutralizzare”, aggiunge.
Cingolani l’ha detto in premessa: “sono in conflitto di interessi”. Lunedì
scorso Leonardo ha ceduto in borsa il 2,2%, ma non è stata la sola. L’indice del
settore, lo Stoxx Aerospace & Defence, ha iniziato la settimana perdendo l’1,7%,
dopo il -3% di venerdì, toccando i minimi da fine agosto. Il pressing degli
Stati uniti per chiudere il conflitto in Ucraina ha rallentato la corsa dei
titoli della difesa europei. L’indice europeo in una settimana è arretrato del
7,8 per cento. Ma giova ricordare come l’indice Stoxx Europe Total Market
Aerospace & Defense, resta su livelli superiori di quasi il 200% rispetto a
quelli precedenti l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022.
Nel suo discorso, Cingolani ha ricordato come “la pace va difesa, ma ha un
costo, non è gratuita”. Se in futuro “il discorso diventasse serio, quello che
temono ali servizi segreti, dovremo essere pronti a proteggere i nostri paesi,
lo standard della vita occidentale”, ha proseguito il manager di Leonardo. Che a
un certo punto ha virato su toni apocalittici: secondo Cingolani l’Occidente
dovrà unire le forze per realizzare delle tecnologie adeguate, “sennò ci
sterminano“. Il motivo, secondo il manager? L’assenza di scrupoli del nemico.
“Noi abbiamo ancora dei vincoli etici che vogliamo rispettare e non
sacrificheremo mai mille giovani al giorno – ha dichiarato l’amministratore
delegato di Leonardo – mentre i nostri avversari se ne fregano”. Dunque,
conclude Cingolani, “se noi intendiamo rispettare le regole di etica della
civiltà occidentale, noi dobbiamo mettere su queste tecnologie, sennò ci
sterminano“. Eppure non viene mai nominata la Russia.
L'articolo Cingolani (Leonardo) si lecca i baffi: “La guerra non sta finendo,
buon momento per investire sulla difesa. Altrimenti ci sterminano” proviene da
Il Fatto Quotidiano.
Il pressing degli Stati Uniti per chiudere il conflitto in Ucraina affonda i
titoli della difesa europei. L’indice del settore, lo Stoxx Aerospace & Defence,
alle 12 perde il 3,4% dopo il -3% di venerdì, toccando i minimi da fine agosto.
Washington come è noto ha presentato a Kyiv un piano in 28 punti che recepisce
diverse richieste russe, tra cui la cessione a Mosca di Crimea, Luhansk e
Donetsk e un limite all’espansione delle forze armate ucraine. Volodymyr
Zelensky ha detto di essere pronto a lavorarci “in maniera costruttiva e
onesta”, ma senza cedere sugli interessi ucraini. Nel fine settimana la Ue ha
poi avanzato una controproposta con condizioni migliori per l’Ucraina, che
aderirebbe all’Unione e a cui non sarebbe precluso l’accesso alla Nato.
L’indice europeo del settore in una settimana ha lasciato sul terreno il 7,6%.
Lunedì l’italiana Leonardo cede il 2,5%, Hensoldt il 3,85%, Rheinmetall il 4,3%,
il fornitore di componenti per la difesa Renk altrettanto. A Londra, Bae Systems
perde oltre il 2%, la svedese Saab oltre il 3%, la francese Thales il 2,6%.
Va però ricordato che lo Stoxx Europe Total Market Aerospace & Defense, che
comprende titoli come Airbus, Safran, Bae Systems e la stessa Leonardo, resta su
livelli superiori di quasi il 200% rispetto a quelli precedenti l’invasione
russa dell’Ucraina nel febbraio 2022. All’epoca era intorno agli 850 punti, oggi
viaggia sui 2.500. Il comparto, evidenziano gli osservatori, ha fondamentali
solidi e in un contesto geopolitico sempre più teso ci sono tutte le premesse
perché le quotazioni tornino a salire. Gerry Fowler, strategist di UBS, parlando
con Reuters sottolinea che i titoli della difesa restano “la parte più costosa e
affollata del mercato”, fattore che aumenta la volatilità.
In una nota, la settimana scorsa, JP Morgan ha definito l’ondata di vendite un
“punto d’ingresso interessante” nel comparto. In pratica, per gli analisti i
prezzi sono scesi abbastanza da rendere convenienti nuovi acquisti. Per la banca
d’affari il piano americano non è accettabile per Kyiv né per gli alleati
europei. E se Washington riuscisse comunque a imporlo, ipotesi giudicata
improbabile, equivarrebbe a una vittoria per Mosca, con l’effetto di spingere la
spesa militare europea ancora più su e più rapidamente del previsto.
L'articolo I piani di pace per l’Ucraina affossano i titoli europei della
difesa. Ma da febbraio 2022 l’indice europeo è salito del 200% proviene da Il
Fatto Quotidiano.
La risposta del governo di Giorgia Meloni alla contrarietà di Matteo Salvini ai
nuovi aiuti all’Ucraina era arrivata con un annuncio: il 2 dicembre il ministro
della Difesa, Guido Crosetto, presenterà al Copasir il 12° pacchetto di armi a
Kiev. E la conferma della posizione arriva al termine Consiglio supremo di
difesa: “Pieno sostegno italiano all’Ucraina nella difesa della sua libertà. In
questo senso si inquadra il dodicesimo decreto di aiuti militari“, si legge nel
comunicato del Quirinale al termine della riunione presieduta dal Presidente
della Repubblica, Sergio Mattarella.
La riunione dell’organo di rilevanza costituzionale che si occupa dei temi
riguardanti la sicurezza e la difesa nazionale è durata 3 ore. Seduti attorno al
tavolo con Mattarela c’erano la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il
ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il ministro dell’Interno, Matteo
Piantedosi, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, il ministro dell’Economia,
Giancarlo Giorgetti; il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso
e il Capo di Stato maggiore della difesa, generale Luciano Portolano. Come da
prassi erano anche presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio,
Alfredo Mantovano; il segretario generale della presidenza della Repubblica, Ugo
Zampetti e il consigliere del presidente della Repubblica per gli Affari del
Consiglio supremo di difesa, Francesco Saverio Garofani. Salvini, da ministro
delle Infrastrutture, non fa parte del Consiglio supremo di difesa: unico
leghista presente era pertanto Giorgetti.
Al termine della riunione è stato sottolineato che “il conflitto in Ucraina non
mostra segnali di distensione”. Così il Consiglio “osserva con preoccupazione
l’accanimento della Russia nel perseguire, ad ogni costo, i propri obiettivi di
annessione territoriale“, ricordando che “Kiev resta bersaglio di continui
bombardamenti contro infrastrutture critiche e civili, con gravi interruzioni
energetiche e numerose vittime” e che “il prezzo sostenuto dalla popolazione è
sempre più pesante e iniquo”. Da qui la conferma del dodicesimo pacchetto di
aiuti militari per l’Ucraina oltre che la fondamentale “partecipazione alle
iniziative dell’Unione Europea e della Nato di sostegno a Kiev e il lavoro per
la futura ricostruzione del Paese”.
Confermata anche la politica del riarmo. “Il conflitto ha mostrato una
trasformazione nella condotta delle azioni militari soprattutto per quanto
riguarda l’impiego di droni, che la Russia utilizza anche violando lo spazio
areo della Nato e dei Paesi dell’Unione Europea”, si legge nel comunicato. “Se
da un lato tali azioni hanno confermato la prontezza dell’Alleanza Atlantica,
dall’altro – viene aggiunto – evidenziano anche la necessità per l’Europa di
adeguare le capacità ai nuovi scenari attraverso la definizione di progetti
d’innovazione come quelli contenuti nel Libro bianco per la difesa 2030“.
Al centro del vertice anche la situazione in Medioriente. Il Consiglio “valuta
positivamente il raggiungimento del cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli
ostaggi”, si legge nella nota finale. “Desta grande preoccupazione il perdurare
di episodi di violenza che causano un alto numero di vittime tra i civili” e
viene precisato che “va ribadito che i sentimenti suscitati dagli avvenimenti a
Gaza non possono confluire in quello ignobile dell’antisemitismo che oggi appare
talvolta riaffiorare”. Si sottolinea anche che “una pace duratura nella regione
è possibile solo attraverso il riconoscimento e la realizzazione della soluzione
‘due popoli due Stati'”, affermando che “un interlocutore fondamentale per
l’Italia e la Comunità internazionale” è ” l’Autorità nazionale palestinese”. Il
Consiglio denuncia anche “il ripetersi di inaccettabili attacchi da parte
israeliana al contingente di Unifil, attualmente a guida italiana”. Infine è
stato anche valutato che “le potenziali minacce derivanti da presenze ostili nel
Mediterraneo meritino attenta considerazione anche da parte della Nato”.
L'articolo Il Consiglio supremo di difesa conferma: “Pieno sostegno dell’Italia
a Kiev e via al dodicesimo decreto di aiuti militari” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Volodymyr Zelensky continua a lavorare per consolidare l’appoggio, militare e
non, degli alleati europei all’Ucraina. Il capo del governo di Kiev ha
confermato che domani a Parigi sarà firmato uno “storico” accordo con la Francia
per rafforzare l’aviazione e la difesa aerea. Lo scrivono i media ucraini fra
cui l’Ukrainska Pravda, citando il discorso mattutino del presidente, che è nel
frattempo arrivato in Grecia, dove è volato per finalizzare un accordo per la
fornitura di gas all’Ucraina.
“È stato preparato un accordo storico con la Francia: ci sarà un significativo
rafforzamento della nostra aviazione da combattimento, della difesa aerea e di
altre capacità di difesa. Secondo il programma, la mia visita (in Francia) avrà
luogo lunedì”, ha spiegato Zelensky in un video postato sui social. Commentando
l’accordo, sul quale non ha fornito molti dettagli, il presidente ucraino ha
detto: “Questo è ciò che aiuta veramente l’Ucraina a difendersi e a raggiungere
i suoi obiettivi”.
Zelensky ha parlato anche della visita in Spagna, che farà parte dello stesso
tour che include Atene e Parigi: “Un altro Paese forte che si è unito ai partner
nelle iniziative che ci aiutano davvero”, ha detto. “Le nostre massime priorità
oggi sono la difesa aerea, i sistemi e i missili per la difesa aerea. E dopo
ogni attacco russo, garantiamo la ricostituzione delle nostre forze. Non è
facile, ma ci stiamo riuscendo”, ha aggiunto.
L'articolo Ucraina, Zelensky: “Domani accordo con la Francia per rafforzare la
difesa aerea” proviene da Il Fatto Quotidiano.