di Carmelo Zaccaria
Una lezione che si può apprendere dalla politica è che non basta essere
ottimisti per vincere, bisogna anche meritarselo. Trovare il modo per restare in
connessione con le persone, innescare i loro desideri, accendere nuovi pensieri,
essere certi della coerenza con gli impegni presi. Come diceva Stefano Benni:
bisogna somigliare a quello che si dice.
Nel tentare la “remuntada” la sinistra, nel suo insieme, deve essere non solo
convincente ma soprattutto “conveniente”. L’elettore deve avere la percezione
che il suo voto è davvero essenziale, decisivo e che la sua scelta lo farà stare
meglio. E dovrà sentire nell’intimo il privilegio di trovarsi in buona
compagnia, di appartenere ad un unico e promettente destino, alla visione di un
futuro più fecondo e coinvolgente. Al di là della qualità dei singoli candidati
sarebbe necessaria una scossa o, come la chiama Elias Canetti, una “scarica”,
che colpisce allo stesso modo i componenti della massa che, all’unisono, si
liberano delle loro differenze sentendosi eguali.
La sinistra dopo tre anni di opposizione sarà capace di suscitare una scarica?
Meriterà di essere votata? Ad ascoltare i mugugni e i sussurri smozzicati
qualcosa si muove, ma ancora non basta. L’impressione è che non sono i temi o i
programmi che disuniscono e tengono distanti i partiti di sinistra, quanto i
continui distinguo, le titubanze linguistiche, le esacerbanti manfrine e
punzecchiature che animano il dibattito del campo largo che, strano che non si
capisca, non suscitano particolare interesse nel proprio elettorato. E questo
nonostante della sinistra ci sia un gran bisogno in un mondo così diseguale, per
retribuzioni e patrimonio.
La metà più povera della popolazione mondiale possiede una ricchezza irrisoria,
mentre il 10% più ricco ne possiede quasi l’80%. Che altro serve alla sinistra
per compattarsi di fronte al dilagare di ricchezze “smodate”, alla prepotente
ascesa di un sistema finanziario profondamente ingiusto fondato sul profitto e
l’accumulazione di capitale che lascia poco spazio al welfare, e continua a
prosperare a scapito di una riduzione degli spazi democratici? La sinistra si
accorge di non rappresentare più gli ultimi ma neanche più i penultimi, quelli
smarriti e umiliati dalla storia, quelli privi di caratura sociale, deprezzati e
messi forzatamente ai margini a cui la convenienza ad andare a votare è vicina
allo zero.
Essere convenienti non significa voler “solo” tassare i superprofitti, ma fare
proposte concrete di revisione per arginare lo strapotere di un neoliberalismo
avido di rendite e nemico giurato di una più equa distribuzione del reddito. Ed
è pur vero che il costo dell’energia è la più alta del mondo, questo lo sa
benissimo chi paga le bollette, ma l’elettore vuole essere certo che saranno
adottate misure pubbliche stringenti per evitare rialzi ingiustificati, a costo
di dover intervenire sulle lobby dell’energia intente a cavalcare qualsiasi
evenienza pur di arraffare corposi e arbitrari dividendi.
E’ sicuro che la sinistra al governo farà pagare ai balneari un prezzo giusto
per delle concessioni acquisite e conservate quasi a titolo gratuito? Riuscirà a
tutelare le spiagge libere e la semplice fruizione del mare diventato quasi
inaccessibile anche alla vista? E tanto ancora, naturalmente. Per avere un
rimbalzo elettorale bisogna farsi percepire come una forza che risolve i
problemi e non li perpetui, e neanche li tollera o li nasconde. E non si tratta
di avere più centro o più radicalità nella coalizione, come appare inutile
concionare su chi debba guidare le truppe all’assalto della destra, se prima non
si arruolano armigeri e si sventolano nuovi vessilli su territori abbandonati da
tempo.
Più che un campo largo servirebbe recuperare unitariamente più persone per
costruire un blocco sociale più largo e compatto. Ma per farlo bisogna fermarsi
a capire assumendo una postura politica che richiede sacrificio, passione e
intransigenza, oltre che sapienza tattica.
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L'articolo Per la ‘remuntada’ della sinistra serve una scarica: qualcosa si
muove, ma ancora non basta proviene da Il Fatto Quotidiano.