Vuoi andare a vivere negli Usa ma la procedura per ottenere il visto è troppo
lunga? Nessun problema, basta comprare una carta speciale alla modica cifra di 1
milione di dollari. L’amministrazione del presidente Donald Trump ha appena
lanciato un nuovo programma di visti, la Trump Gold Card, un percorso per
ottenere più rapidamente il visto per vivere negli States. Una notizia che fa
discutere, dopo l’obbligo di giustificare la propria attività social per chi
vuole recarsi nel Paese.
Chi è interessati può visitare il sito web “Trumpcard.gov” e cominciare la
procedura: sulla homepage si legge “Sblocca la vita in America”, sotto sono
elencati i vantaggi speciali per le persone e le aziende che aderiscono alla
Trump Gold Card oppure alla Trump Platinum Card – ancora in fase di sviluppo.
Per quanto riguarda la Gold Card, il primo passaggio per “ottenere la residenza
negli Stati Uniti in tempi record” è il pagamento non rimborsabile di una
commissione di 15mila dollari al Dipartimento della sicurezza interna
statunitense. Dopo aver superato i controlli dei Servizi per la cittadinanza e
l’immigrazione, bisognerà mettere mano al portafogli. Per poi ottenere la carta
color oro che ritrae il presidente Trump con la sua firma, la Statua della
Libertà e la bandiera Usa.
Secondo quanto affermato dal Segretario al commercio Howard Lutnick, circa
10mila persone hanno già sottoscritto la Gold Card durante il periodo di
preregistrazione. “Mi aspetto che col tempo venderemo migliaia di queste card e
raccoglieremo miliardi, miliardi di dollari“, ha dichiarato il segretario in
un’intervista. Si tratta di un programma che sottolinea le contraddizioni delle
politiche migratorie della seconda presidenza Trump: se da un lato
quest’amministrazione si è distinta per la repressione ai confini e i rimpatri
delle popolazioni indesiderate, dall’altro lato invoglia le classi sociali più
ricche a venire negli Usa.
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Usa proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Immigrazione
“Il sospetto in custodia è uno straniero che è entrato nel nostro Paese
dall’Afghanistan, un inferno sulla Terra. È arrivato sotto l’amministrazione
Biden nel 2021, su quei famigerati voli di cui tutti parlavano. Nessuno sapeva
chi stesse arrivando. Nessuno sapeva niente. Il suo status è stato rinnovato in
base a una legge firmata da Biden, un presidente disastroso, il peggiore nella
storia del nostro Paese”. Questa notte Donald Trump ha parlato alla nazione per
fare il punto sull’agguato di ieri sera alla Guardia Nazionale a Washington.
Almeno cinque colpi di arma da fuoco sono stati esplosi, nelle strade attorno
alla Casa Bianca. Due soldati, colpiti alla testa, sono ricoverati in condizioni
critiche (dopo essere stati dati per morti in serata).
Anche l’aggressore è stato colpito: secondo l’Fbi, e sono le stesse informazioni
che ha dato il presidente, si tratta di un 29enne cittadino afghano entrato
negli Stati Uniti nel 2021, durante l’operazione Allies Welcome. Si trattava di
un programma dell’amministrazione Biden per evacuare e reinsediare decine di
migliaia di afghani dopo il ritiro americano dal Paese. L’iniziativa portò negli
Stati Uniti circa 76.000 persone, molte delle quali avevano lavorato come
interpreti e traduttori al fianco delle truppe e dei diplomatici statunitensi.
E, stando alle prime informazioni, anche il responsabile dell’attacco avrebbe
avuto, in passato, contatti con varie agenzie del governo Usa, Cia compresa.
L’operazione fu ed è ancora molto criticata da parte di Trump e dei
repubblicani, oltre che da alcuni organi di controllo del governo per le lacune
nel processo di verifica e la velocità delle ammissioni; dall’altro lato, i
sostenitori affermano che abbia offerto un’àncora di salvezza alle persone a
rischio di rappresaglie talebane. Il sospettato, residente nello Stato di
Washington, è stato identificato dalle forze dell’ordine come Ramanullah
Lakanwal, ma le autorità stanno ancora lavorando per confermare la sua storia
precedente. Una volta entrato negli Stati Uniti, si sarebbe stabilito a
Bellingham, una città 127 km a nord di Seattle, con la moglie e i loro cinque
figli. “Se non sanno amare il nostro Paese, non li vogliamo“, ha affermato Trump
aggiungendo che la sparatoria è stata “un crimine contro l’intera nazione”. Per
ora sono sconosciuti i motivi del gesto. L’uomo, raccontano i testimoni, sarebbe
“arrivato da dietro l’angolo” e avrebbe aperto il fuoco contro i militari. Al
vaglio degli inquirenti ci sono i video delle telecamere di sorveglianza.
La sparatoria contro membri della Guardia Nazionale, il giorno prima del
Ringraziamento, è avvenuta mentre la presenza delle truppe nella capitale e in
altre città è da mesi un tema scottante, che alimenta un ampio dibattito
pubblico sull’uso dell’esercito da parte dell’amministrazione Trump per
combattere quello che alcuni funzionari definiscono un problema di criminalità
fuori controllo. E infatti in serata sono stati immediatamente inviati a
Washington altri 500 membri della Guardia nazionale. Secondo l’ultimo
aggiornamento del governo, attualmente circa 2.200 soldati sono assegnati alla
task force congiunta che opera in città.
Ma, come detto, l’attacco è stato utilizzato dal presidente anche per criticare
nuovamente il suo predecessore Biden e scagliarsi contro l’immigrazione. “Nessun
Paese può tollerare un rischio simile per la propria sopravvivenza”, ha detto
Trump. Nelle sue dichiarazioni, in un video pubblicato sui social media, è
chiara l’intenzione di rivedere il sistema di ingresso negli Stati Uniti e di
intensificare i controlli sui migranti già presenti. Stanotte, Trump ha messo in
mezzo il Minnesota, e le “centinaia di migliaia di somali” che stanno “facendo a
pezzi quello che un tempo era uno Stato grandioso”. Il Minnesota ospita la più
grande comunità somala del Paese, circa 87.000 persone. Molti sono arrivati come
rifugiati nel corso degli anni. Nessuno di loro c’entra nulla con la sparatoria
a Washington.
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2021: Trump dà la colpa a Biden. Ancora gravi i due militari colpiti proviene da
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