Tesla ha chiuso il mese di novembre con un forte calo delle immatricolazioni in
molti dei principali mercati europei, confermando una tendenza negativa che
prosegue ormai da mesi. Nonostante l’arrivo delle versioni aggiornate della
Model Y, il marchio di Elon Musk fatica a contenere la perdita di quota in una
piazza dove la concorrenza cresce rapidamente e la sensibilità dei consumatori
verso l’elettrico sta cambiando.
I dati diffusi dai vari enti nazionali parlano chiaro: in Francia le
immatricolazioni sono scese del 58%, in Svezia del 59%, in Danimarca del 49%,
nei Paesi Bassi del 44%, in Portogallo del 47% e in Spagna del 9%. Un quadro
ampio e coerente, che mostra una frenata generalizzata. A riequilibrare
parzialmente il bilancio di novembre sono arrivate solo due eccezioni: in
Norvegia le immatricolazioni sono quasi triplicate, raggiungendo 6.215 unità e
superando con un mese d’anticipo il record annuale del marchio, mentre in Italia
Tesla ha segnato un +58% su base mensile, pur restando in negativo sul totale
dell’anno.
Nel complesso, la quota di mercato europea di Tesla tra gennaio e ottobre è
scesa all’1,6% dal 2,4% dell’anno precedente. Il rallentamento si era già
manifestato alla fine del 2023, alimentato anche dalle prese di posizione
pubbliche di Musk, che avevano generato proteste e reazioni politiche in diversi
Paesi.
Gli analisti indicano diversi fattori nel calo europeo: una gamma che comincia a
mostrare i segni dell’età, la crescente aggressività dei concorrenti (in
particolare quelli cinesi) e una percezione dei clienti meno favorevole rispetto
al passato. In un recente sondaggio, molti consumatori affermano che l’“effetto
novità” di Tesla si stia esaurendo e che il marchio sia meno competitivo su
design, qualità e appeal emotivo. Allo stesso tempo, l’Europa sta vivendo un
ritorno verso le ibride e le plug-in, categorie in cui Tesla non è presente,
mentre rivali come BYD stanno registrando balzi a tre cifre nelle
immatricolazioni di novembre.
Il restyling della Model Y, infine, non ha ancora dato i frutti sperati: poche
unità della versione più economica sono arrivate nel continente a fine mese e le
vendite del modello sono in calo quasi ovunque, con l’unica eccezione della
solita Norvegia.
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Il mercato automobilistico italiano resta fermo anche a novembre, mese che si
chiude con 124.222 immatricolazioni, praticamente identiche a quelle del 2024
(-0,04%). Un risultato che non indica una ripresa reale e che risulta sostenuto
in modo determinante dagli incentivi per le auto elettriche, attivati il 22
ottobre e subito prenotati per 55.680 veicoli. Senza questo contributo,
l’andamento sarebbe stato analogo alla debolezza dei mesi precedenti.
Nel periodo gennaio-novembre le immatricolazioni salgono a 1.417.621 unità, in
calo del 2,43% sull’anno precedente e ancora lontane dai livelli pre-pandemia:
rispetto al 2019, il mercato perde oltre il 20%. Neppure il 2025 sembra
destinato a segnare un’inversione di tendenza: secondo il Centro Studi Promotor,
l’anno prossimo si dovrebbe chiudere con 1.506.000 immatricolazioni, un volume
decisamente modesto per un Paese con la tradizione automobilistica dell’Italia.
L’unico dato in forte accelerazione è quello delle auto elettriche (BEV), che in
novembre raggiungono una quota intorno al 12,3% rispetto al 5% di ottobre,
superando le 15.000 unità. Un balzo che conferma l’impatto degli incentivi,
senza i quali tale exploit non sarebbe stato possibile, mentre nel cumulato la
presenza delle elettriche resta molto più contenuta, al 5,8%, ancora lontana
dalla media europea. In generale, le vetture ricaricabili (BEV + PHEV) aumentano
del 127% sul mese e rappresentano il 19,3% del mercato, mentre le PHEV
raggiungono il 7%. Prosegue invece la flessione di benzina e diesel,
rispettivamente in calo del 23% e del 34,1%, mentre le ibride leggere e full
hybrid consolidano la loro predominanza con una quota del 42,5%.
Il quadro è appesantito dal peggioramento del clima di fiducia. L’indice ISTAT
relativo ai beni durevoli – categoria che comprende anche l’automobile – scende
da -55,5 a -58,1, segnalando un atteggiamento sempre più cauto da parte dei
consumatori. Anche la percezione degli operatori non è incoraggiante:
nell’indagine del CSP, l’83% dei concessionari definisce bassa la raccolta
ordini di novembre e il 42% prevede un ulteriore indebolimento nei prossimi
mesi. Sul settore pesa inoltre l’attesa delle nuove proposte della Commissione
Europea sul percorso di transizione energetica, attese per il 10 dicembre, in un
contesto che negli ultimi anni ha già provocato un calo della produzione e
l’invecchiamento del parco auto circolante.
Dal punto di vista delle tipologie, i suv continuano a dominare e rappresentano
il 56,1% del mercato di novembre: crescono i piccoli, mentre compatti e medi
arretrano. Le utilitarie e superutilitarie pesano per il 30,4% e risultano in
leggero calo (-1,1%).
In controtendenza il mercato dell’usato, che registra 475.875 trasferimenti di
proprietà, in aumento dell’1,1%. Dall’inizio dell’anno i passaggi superano i 5,2
milioni, confermando come molti italiani preferiscano ancora soluzioni più
economiche in una fase di transizione complessa e di incertezza sulla direzione
futura del settore. Anche perché il potere d’acquisto resta, purtroppo,
limitato.
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ferme nonostante gli incentivi proviene da Il Fatto Quotidiano.