“La situazione è drammatica perché le persone in mare continuano a morire,
continuano ad essere catturate e portate in Libia e nessuno dei governi si
prende la responsabilità di salvare queste vite”, lo ha dichiarato Rossella
Miccio, presidente di Emergency, a margine della conferenza stampa in Senato 10
anni di soccorso in mare nel Mediterraneo centrale, in cui sono stati presentati
numeri e analisi dell’ultimo decennio.
Dal 2015 a oggi, la flotta civile delle Organizzazioni umanitarie, impegnate in
attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale sono state salvate
oltre 180mila persone in pericolo di vita in mare. Dieci anni in cui le ong, di
fronte al progressivo disimpegno dalle operazioni di soccorso in mare degli
Stati costieri e dell’Unione Europea e alla loro decisa virata su politiche di
esternalizzazione delle frontiere, hanno esercitato una funzione sussidiaria e
sono diventate garanti dell’obbligo di prestare assistenza alle persone in
pericolo di vita in mare sancito dal diritto internazionale marittimo. A oggi
con 15 navi, 7 imbarcazioni a vela e 4 aerei, continuano a operare nel
Mediterraneo centrale che si conferma una delle rotte migratorie più letali al
mondo: il numero delle persone morte o disperse dal 2015 a oggi ha superato la
drammatica soglia di 22mila, di cui 1184 solo nel 2025. Le persone tratte in
salvo riferiscono con frequenza agli operatori umanitari di aver tentato senza
successo di ottenere un visto regolare e di essere state costrette a partire per
sfuggire a conflitti, violenze, persecuzioni, gravi violazioni dei diritti
umani, insicurezza alimentare o calamità naturali. Molte di loro raccontano
inoltre di aver subìto estorsioni, sfruttamento e diverse forme di violenza
lungo tutto il percorso migratorio.
A margine della conferenza stampa Rossella Miccio ha commentato anche la
consegna alla Corte penale internazionale, da parte della Germania, di
el-Hishri, braccio destro di Almasri: “Per fortuna c’è ancora qualcuno che
rispetta il diritto internazionale in Europa, noi rimaniamo fiduciosi perché
quello che noi facciamo è all’insegna del diritto internazionale”. Per Valentina
Brinis di Open Arms: “L’Italia si assumerà le proprie responsabilità, quello che
è certo è che la Libia non è un paese sicuro. Lui e’ uno dei protagonisti che ha
reso quel paese insicuro gestendo tutti i traffici di persone e in molti casi
intervenendo nelle violenze procurate alle persone migranti che transitavano”.
Per contrastare la tratta “bisognerebbe prima di tutto salvare le vite umane in
mare come paradigma della politica europea nel Mediterraneo e quindi investire
in cooperazione, una missione Sar europea, creare vie legali per i migranti e
supportare le Ong che sono di supporto alle persone migranti che attraversano il
Mediterraneo”.
L'articolo Ong, 10 anni di lavoro nel Mediterraneo “per il diritto alla vita”:
“Salvate 180mila persone, ma si continua a morire” proviene da Il Fatto
Quotidiano.