“Sparire il più possibile“. Questo crede si debba fare Leonardo DiCaprio e lo
spiega molto bene al TIME parlando del look che, immancabilmente, sceglie per le
uscite non ufficiali: occhiali e cappellino. Talmente tante volte lo abbiamo
visto ‘nascosto’ dietro un berretto da baseball che ormai potrebbe quasi essere
una divisa, da replicare come travestimento carnevalesco. Lui la spiega così: “È
un equilibrio che ho cercato di mantenere per tutta la mia vita adulta, eppure
non sono ancora un esperto. Penso che la mia semplice filosofia sia quella di
uscire e fare qualcosa solo quando hai qualcosa da dire o da mostrare.
Altrimenti, sparisci il più possibile”. E DiCaprio sulla faccenda, ha ragionato
molto: d’altronde, qualsiasi personaggio ambisca a restare il più a lungo
possibile nel ‘gioco’ dello show business deve sapere esattamente quando e come
scendere in campo ma anche come e quando stare in panchina, e persino come
quando ritirarsi. “Mi sono chiesto: ‘OK, come posso avere una lunga carriera?’
Perché amo quello che faccio e penso che il modo migliore per avere una lunga
carriera sia quello di non farsi notare dalla gente“, le parole di DiCaprio.
TIME ha nominato l’attore 51enne Entertainer of the Year dal TIME: d’altronde la
sua è una carriera splendida che non si ferma dal 1993 e che ora si è arricchita
di un nuovo capitolo con One Battle After Another di Paul Thomas Anderson: per
presentare questo film a Città del Messico, DiCaprio si è presentato a volto
scoperto in piena coerenza con la sua scelta. Solo quando deve presentare al
pubblico qualcosa si mostra, altrimenti preferisce “sparire il più possibile”.
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qualcosa da dire, per il resto sparire, non farsi notare”: Leonardo DiCaprio
parla del look con occhiali e cappellino proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Leonardo DiCaprio
La BBC comincia a dare i numeri… da Oscar. I critici Nicholas Barber e Caryn
James hanno provato ad anticipare alcuni attori e film che potrebbero diventare
quelli vincenti nella notte del 15 marzo 2026. Intanto un nome, anzi un nome e
un cognome: Jessie Buckley. L’interpretazione di Agnes, la moglie di William
Shakespeare, in Hamnet, varrebbe per la 36enne irlandese un Oscar letteralmente
a mani basse. Facciamo fatica a non vedere Emma Stone nuovamente davanti a tutte
le sue colleghe per il livello di assoluta straordinarietà profuso in Bugonia,
ma Buckley, come scrivono Barber e James, non solo ha messo d’accordo i gruppi
di critici che votano in anticipo per le nomination agli Oscar, ma proviene dal
solido gruppo produttivo Universal-Amblin (Spielberg) e soprattutto Hamnet è di
un’amatissima, e sopravvalutatissima, autrice come Chloé Zhao, oscarizzata per
il disperso Nomadland.
I critici della BBC vedono bene, come migliore attrice non protagonista,
nientemeno che Ariana Grande per Wicked for Good, il secondo capitolo di una
alquanto perdibile serie che, siamo sicuri, ci allieterà schermi e sale per
chissà quanti anni con sequel e reboot (a quel punto pensiamo a un bell’Oscar
alla carriera, no?). In quota afroamericana, il duo della critica britannica si
chiede: ma l’Academy ignorerà ancora Ryan Coogler? La risposta sarebbe “sì, è
altamente probabile”, ma diamo pur retta ai nostri due eroi ricordando che
Coogler non dovrebbe essere dimenticato agli Oscar dopo un’interpretazione come
quella nel vampiresco Sinners.
Altro signorino mica da ridere è Timothée Chalamet, candidato tra i protagonisti
maschili già due volte (A Complete Unknown e Chiamami col tuo nome), sembra in
rampa di lancio per Marty Supreme – gradita anteprima europea in queste ore al
Torino Film Festival 2025. Il suo personaggio è basato su una figura realmente
esistita, un campione di ping-pong degli anni ’50, Marty Mauser. Timmy lo
interpreta con “i baffi disegnati a matita e gli occhiali da sfigato”, dopo otto
anni di esercizio al ping pong per risultare credibile (e l’AI niente?).
Citiamo sempre dall’articolo della BBC: “Come si fa a non amare un film in cui
Leonardo DiCaprio corre in accappatoio, cercando in modo esilarante di ricordare
la password che permetterebbe a un gruppo rivoluzionario di salvare la figlia
rapita? Un dramma comico-d’azione con una spiccata tematica politica, Una
battaglia dopo l’altra è uno dei migliori film dell’anno e sta dominando il
dibattito sui premi”. Barber e James sottolineano anche che “queste due cose non
sempre vanno d’accordo”. Quindi attenzione: Una battaglia dopo l’altra potrebbe
ricevere un lungo elenco di nomination ma forse portare a casa pochino (Paul
Thomas Anderson “misteriosamente” non ha mai vinto un Oscar, ndr).
Quando invece il duo della BBC apre il capitolo di Frankenstein, non possiamo
nemmeno più essere ironici e specificare con forza che abbiamo visto due film
completamente diversi. Per noi questo film, più che essere accostato alla Notte
degli Oscar, dovrebbe bypassare direttamente la cerimonia ed essere accostato al
risveglio del giorno dopo senza niente in mano. Barber e James comunque sono
convinti: “Se Guillermo del Toro è specializzato in spettacoli sontuosi,
Frankenstein è il più sontuoso di tutti”. Poi però eccoli trovare un escamotage:
è destinato a essere un candidato agli Oscar per la scenografia, i costumi, il
trucco e le acconciature. Fermiamoci qui. Sarebbe già grasso che cola.
Infine una previsione che condividiamo appieno: Un semplice incidente di Jafar
Panahi va non solo nominato ma premiato nella categoria come Miglior film
internazionale. Poi se ci scappa anche qualche altra nomination, ancora meglio.
Le nomination agli Oscar saranno annunciate il 22 gennaio 2026.
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