La BBC comincia a dare i numeri… da Oscar. I critici Nicholas Barber e Caryn
James hanno provato ad anticipare alcuni attori e film che potrebbero diventare
quelli vincenti nella notte del 15 marzo 2026. Intanto un nome, anzi un nome e
un cognome: Jessie Buckley. L’interpretazione di Agnes, la moglie di William
Shakespeare, in Hamnet, varrebbe per la 36enne irlandese un Oscar letteralmente
a mani basse. Facciamo fatica a non vedere Emma Stone nuovamente davanti a tutte
le sue colleghe per il livello di assoluta straordinarietà profuso in Bugonia,
ma Buckley, come scrivono Barber e James, non solo ha messo d’accordo i gruppi
di critici che votano in anticipo per le nomination agli Oscar, ma proviene dal
solido gruppo produttivo Universal-Amblin (Spielberg) e soprattutto Hamnet è di
un’amatissima, e sopravvalutatissima, autrice come Chloé Zhao, oscarizzata per
il disperso Nomadland.
I critici della BBC vedono bene, come migliore attrice non protagonista,
nientemeno che Ariana Grande per Wicked for Good, il secondo capitolo di una
alquanto perdibile serie che, siamo sicuri, ci allieterà schermi e sale per
chissà quanti anni con sequel e reboot (a quel punto pensiamo a un bell’Oscar
alla carriera, no?). In quota afroamericana, il duo della critica britannica si
chiede: ma l’Academy ignorerà ancora Ryan Coogler? La risposta sarebbe “sì, è
altamente probabile”, ma diamo pur retta ai nostri due eroi ricordando che
Coogler non dovrebbe essere dimenticato agli Oscar dopo un’interpretazione come
quella nel vampiresco Sinners.
Altro signorino mica da ridere è Timothée Chalamet, candidato tra i protagonisti
maschili già due volte (A Complete Unknown e Chiamami col tuo nome), sembra in
rampa di lancio per Marty Supreme – gradita anteprima europea in queste ore al
Torino Film Festival 2025. Il suo personaggio è basato su una figura realmente
esistita, un campione di ping-pong degli anni ’50, Marty Mauser. Timmy lo
interpreta con “i baffi disegnati a matita e gli occhiali da sfigato”, dopo otto
anni di esercizio al ping pong per risultare credibile (e l’AI niente?).
Citiamo sempre dall’articolo della BBC: “Come si fa a non amare un film in cui
Leonardo DiCaprio corre in accappatoio, cercando in modo esilarante di ricordare
la password che permetterebbe a un gruppo rivoluzionario di salvare la figlia
rapita? Un dramma comico-d’azione con una spiccata tematica politica, Una
battaglia dopo l’altra è uno dei migliori film dell’anno e sta dominando il
dibattito sui premi”. Barber e James sottolineano anche che “queste due cose non
sempre vanno d’accordo”. Quindi attenzione: Una battaglia dopo l’altra potrebbe
ricevere un lungo elenco di nomination ma forse portare a casa pochino (Paul
Thomas Anderson “misteriosamente” non ha mai vinto un Oscar, ndr).
Quando invece il duo della BBC apre il capitolo di Frankenstein, non possiamo
nemmeno più essere ironici e specificare con forza che abbiamo visto due film
completamente diversi. Per noi questo film, più che essere accostato alla Notte
degli Oscar, dovrebbe bypassare direttamente la cerimonia ed essere accostato al
risveglio del giorno dopo senza niente in mano. Barber e James comunque sono
convinti: “Se Guillermo del Toro è specializzato in spettacoli sontuosi,
Frankenstein è il più sontuoso di tutti”. Poi però eccoli trovare un escamotage:
è destinato a essere un candidato agli Oscar per la scenografia, i costumi, il
trucco e le acconciature. Fermiamoci qui. Sarebbe già grasso che cola.
Infine una previsione che condividiamo appieno: Un semplice incidente di Jafar
Panahi va non solo nominato ma premiato nella categoria come Miglior film
internazionale. Poi se ci scappa anche qualche altra nomination, ancora meglio.
Le nomination agli Oscar saranno annunciate il 22 gennaio 2026.
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certezze e qualche abbaglio proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Se Netflix compra la Warner per il cinema sarà un disastro”. Terminator James
Cameron mette nel mirino Ted Sarandos. In un’intervista con Matt Belloni sul
podcast The Town, alla domanda sull’attuale tentativo di Netflix di acquisire
Warner Bros, il re del cinema mondiale, non si è di certo risparmiato. “Penso
che Paramount sia la scelta migliore. Netflix sarebbe un disastro”, ha spiegato
il regista dei film che hanno incassato di più nella storia del cinema. “Scusa
Ted, ma che diamine! Sarandos ha dichiarato pubblicamente che i film al cinema
sono morti”.
Di recente il CEO di Netflix aveva dichiarato letteralmente che l’esperienza
cinematografica tradizionale fosse “un’idea obsoleta” e che Netflix in realtà
stesse “salvando Hollywood”. Insomma, in fatto a ego i due fanno parecchio a
gara. Con la differenza che Cameron ha fatto la storia, sia produttiva che
commerciale del cinema, mentre Sarandos usando le tracce di quella propulsione
industriale se n’è inventato una versione a portata di schermo portatile e in
streaming. Nel podcast quando Belloni ha riferito che se Sarandos acquisisse la
Warner comprerebbe molte sale cinematografiche per le proiezioni classiche dei
film, Cameron ha risposto lapidario: “È una trappola.
La sua strategia è: “Lasceremo il film in sala per una settimana o 10 giorni e
ci qualificheremo per l’Oscar”. Vedi, penso che sia (questo modello industriale
ndr) fondamentalmente marcio fino al midollo. Un film dovrebbe essere fatto come
un film per il cinema, e gli Academy Awards non significano nulla per me se non
sono pensati per il cinema”. Quando è stato chiesto a Cameron di spiegare se
Netflix dovrebbe essere autorizzata a far competere i suoi film per gli Oscar,
il regista ha risposto di non credere che ciò sia possibile, a meno che non
cambi la sua strategia di distribuzione: “Dovrebbero essere autorizzati a
competere se distribuiscono il film in modo significativo in 2.000 sale per un
mese”. Insomma, la guerra tra un solido passato e un fluido presente
dell’industria cinematografica è a un passo dall’essere scritta e probabilmente
rivoluzionata. Nel frattempo Avatar Fire and ash, il terzo capitolo della saga,
uscirà il 17 dicembre 2025.
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Bros solo per competere agli Oscar. Per il cinema sarà un disastro”: l’affondo
di James Camero proviene da Il Fatto Quotidiano.