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Lecce, secondo suicidio in carcere in meno di un mese: “Condizioni drammatiche di sovraffollamento”
È notte fonda. Mentre il compagno di cella dorme, un detenuto costruisce un cappio rudimentale con un lenzuolo e lo usa per togliersi la vita. Succede a Lecce, una manciata di giorni fa, protagonista un uomo originario del barese che scontava la sua pena nel carcere di Borgo San Nicola. Sabato mattina, alle 10, le volontarie e i volontari del penitenziario hanno organizzato un sit-in davanti ai cancelli dell’istituto. Le condizioni della casa circondariale sono state spesso considerate difficili, ma nell’ultimo periodo la situazione è diventata “drammatica”, come racconta a Ilfattoquotidiano.it Davide Piccirillo, avvocato e attivista che da tempo collabora con Antigone Puglia. Il 2024 è stato già l’annus horribilis delle carceri italiane, con 91 suicidi. Sono scesi a poco più di 70 nel 2025. Nel carcere di Lecce sono stati due solo nell’ultimo mese, qualche settimana fa era toccato a un ragazzo senegalese. Antigone dice che questo mese sarebbe in realtà “il terzo, se contiamo anche quello di una persona che è poi morta in ospedale”. Il penitenziario di Lecce – che è il più grande della Puglia, la regione col tasso di affollamento (160,5%) più alto d’Italia con 4.500 detenuti a fronte di circa 2.900 posti – “dovrebbe e potrebbe ospitare massimo 800 detenuti, 798 per la precisione, ma ce ne sono anche sopra i 1.400. E a inizio dell’anno, nel 2025, erano 1.200″. E col sovraffollamento si generano problemi “qualitativi e quantitativi” come “carenza di spazio, la carenza di trattamenti, la carenza di agenti, la carenza di personale generale, la carenza di personale medico e psichiatrico”, dice Piccirillo. Nelle carceri italiane stanno tornando di moda per via del sovraffollamento anche i letti a castello a tre. Si dorme “alle volte a 20 centimetri, anche a 15 centimetri dal soffitto”. Il problema “è sistemico, è chiaro, ma è un problema anche di sentire comune” cioè – sostiene – di come la gente vuole e chiede venga represso un crimine. E con il decreto Sicurezza e le nuove pene, esiste il rischio che il sovraffollamento peggiori. Nonostante le nuove carceri da costruire previste dal governo, che probabilmente non basteranno perché “ora siamo a circa 64.000 detenuti, ci sono quasi 20.000 detenuti in più di quelli che ci dovrebbero essere, quindi nel 2027 ci saranno 10.000 posti in più, se va bene, e ce ne sarebbero comunque 10.000 in sopra organico”, spiega Piccirillo. Antigone, e associazioni simili, non sono state le uniche a denunciare la situazione. Infatti, secondo la Sappe – il sindacato degli agenti penitenziari – il carcere salentino starebbe vivendo “il momento più drammatico e critico della sua storia” proprio a causa del sovraffollamento. Il suicidio dell’uomo sarebbe avvenuto, dalla ricostruzione sindacale, con un solo poliziotto a controllo della sezione, un reparto precauzionale che ne richiederebbe almeno due. Questo dipenderebbe dalle poche unità del carcere leccese in cui “per 1.400 ristretti risultano amministrate circa 570 unità, da cui depennare le decine e decine di poliziotti a disposizione dell’ospedale militare”, e ciò comporterebbe ritmi di lavoro “impressionanti, per 12 ore ed oltre al giorno”. Il sindacato ha inviato una lettera al prefetto di Lecce, alla sindaca Adriana Poli Bortone e ai parlamentari e senatori eletti nel territorio salentino, ma dice di non aver ricevuto nessuna risposta. Non è chiaro se il sit-in di domani mattina vedrà la partecipazione anche di agenti o rappresentanti della polizia penitenziaria. Ci sarà di sicuro la garante comunale dei diritti delle persone private della libertà personale, Maria Mancarella, e sarà un evento aperto alla cittadinanza e a ogni associazione. Antigone Puglia ha fatto sapere che parteciperà e la sua presidente, Maria Pia Scarciglia, ha dichiarato – come riporta Lecceprima – che “se in una città come quella di Lecce si fossero suicidate tre persone in un solo mese e mezzo, qualcuno sicuramente si sarebbe fatto qualche domanda sulle possibili cause. E invece assistiamo a un silenzio assordante, anche da parte delle istituzioni locali”. L'articolo Lecce, secondo suicidio in carcere in meno di un mese: “Condizioni drammatiche di sovraffollamento” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Nordio: “I suicidi in carcere? Non sono legati al sovraffollamento, che anzi li frena perché è una forma di controllo”
Ala Camera discutono di carcere, perfino con Carlo Nordio in veste di oratore per quella che viene presentata come una sua “lectio magistralis”. Lui subodora subito il rischio assicurato dello sfottò e piglia le distanze da se stesso. “No no, la mia non sarà una lectio magistralis…”. E allora perché non ha evitato prima che fosse annunciata così nel mini incontro per ricordare i 50 anni della legge sull’ordinamento giudiziario? Ma poiché le coincidenze sono malandrine, stavolta c’è di peggio che presentarsi come un “professore”. Perché giusto negli stessi minuti in cui Nordio parla, e tiene la sua “lectio”, chi si occupa di carcere, come il segretario generale del sindacato Uilpa della polizia penitenziaria Gennarino De Fazio, è alle ricerca di dettagli su come è morto, nel carcere Torre del Gallo di Pavia, l’ennesimo detenuto, che porta il numero 69 del 2025. Aveva 30 anni. E come scrive la Provincia pavese, “si è impiccato nel locale delle docce”. Sarà perché, dice De Fazio, “su 46.500 posti disponibili i detenuti oggi sono 63.500. E proprio nel carcere di Pavia ce ne sono 725 detenuti, ma i posti disponili sono solo 515”. Nordio, ovviamente, non ne parla affatto. E per il rispetto dovuto a una vita che non c’è più, nonché per il ruolo che ricopre, dovrebbe farlo. Magari non lo sa neppure. Certo fa di peggio quando ripete un’assurdità che aveva già detto: “I suicidi non sono legati al sovraffollamento, che anzi è una forma di controllo, tant’è che molti suicidi sono stati frenati proprio dal sovraffollamento”. Ma Nordio ha ben altri scopi legislativi, tant’è che ripete uno dei suoi slogan, il carcere ci vuole solo per i reati che comportano grave allarme sociale, quindi per i tossici e gli stranieri. Corrotti e corruttori no. Tant’è che lui ha il serbo il colpo gobbo della revisione della custodia cautelare, niente nel caso della reiterazione del reato. Le carceri resteranno piene lo stesso, anzi di più, ma tanto di poveracci e immigrati non importa niente a nessuno. L'articolo Nordio: “I suicidi in carcere? Non sono legati al sovraffollamento, che anzi li frena perché è una forma di controllo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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