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“Via l’obbligo di querelare scippatori e ladri”: la destra dice no all’esame urgente della proposta M5s. Conte: “Assurdo”
A parole la sicurezza dei cittadini è una bandiera della destra, i fatti – spesso – dicono il contrario. È successo anche giovedì, quando l’Aula della Camera ha respinto la richiesta di esame urgente di una proposta di legge del deputato M5s Federico Cafiero De Raho (ex magistrato e procuratore nazionale Antimafia) che prevede il ritorno alla perseguibilità d’ufficio di una serie di reati “di particolare allarme sociale”, per cui la riforma Cartabia del 2021 ha imposto la necessità di querela: lesioni personali, sequestro di persona, violenza privata, violazione di domicilio e furto aggravato. Sembra una questione tecnica, ma la ricaduta è molto pratica: la procedibilità a querela obbliga a liberare i delinquenti arrestati in flagranza se la vittima non può (o non vuole) denunciarli entro 48 ore, come accade spesso ai turisti vittime di borseggio nelle grandi città. E in ogni caso, senza la querela, né indagini né processi possono andare avanti. Un autentico salvacondotto per ladri e scippatori, che hanno imparato persino a denunciare i cittadini se li bloccano, visto che nessun privato può trattenere una persona per un reato non procedibile d’ufficio. I casi clamorosi di impunità dovuta alla nuova legge sono stati moltissimi e hanno riguardato furti negli alberghi, sottrazioni di energia elettrica, rapimenti e persino rappresaglie di mafia. La Lega ha già chiesto al governo di cambiare la legge, ma finora l’unica modifica è stata l’eliminazione dell’obbligo di querela per i reati ad aggravante mafiosa e terroristica (incredibilmente compresi nella norma). La proposta De Raho consentirebbe di risolvere il problema, ma evidentemente per la maggioranza il tema non è una priorità: la proposta di attribuire al provvedimento carattere d’urgenza – per accelerarne l’iter – è stata bocciata con 115 voti del centrodestra contro i 78 dell’opposizione. Così il leader 5 stelle Giuseppe Conte può infierire sui social: “Quel che è successo poco fa in Parlamento è abbastanza assurdo. Mentre imperversano borseggi e aumentano furti e rapine nelle nostre strade, la maggioranza Meloni ha detto no all’esame urgente della legge a firma del nostro De Raho che obbligherebbe lo Stato a intervenire anche senza denuncia della vittima in caso di furti e altri gravi reati. Continuano a fischiettare di fronte all’insicurezza dei cittadini. Nel frattempo grazie a Nordio e Meloni fanno scappare presunti criminali avvertendoli dell’arresto (grazie alla legge Nordio sull’interrogatorio preventivo, ndr) e bloccano i nostri agenti e quasi un miliardo in Albania mentre qui mancano almeno 25mila fra poliziotti e carabinieri”. Altrettanto duro il capogruppo pentastellato alla Camera, Riccardo Ricciardi: “Di fatto siamo davanti a una preoccupante combinazione tra noncuranza e incompetenza per i bisogni dei cittadini. Purtroppo ancora una volta Meloni e la sua maggioranza ci mostrano come per loro la sicurezza sia un qualcosa da sbandierare unicamente per tornaconto politico e di non essere in alcun modo interessati al crescere dei fenomeni di criminalità e violenza che stanno riguardando il Paese”. “Il centrodestra parla sempre di sicurezza come tema centrale delle politiche pubbliche ma poi quando c’è da approvare le leggi indispensabili per la tutela dei cittadini dice no, dimostrando che la sua è solo retorica“, accusa De Raho, vicepresidente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Oggi in aula alla Camera abbiamo avanzato la richiesta di esaminare con urgenza la proposta di legge a mia prima firma che obbliga lo Stato a intervenire sempre per la punizione del colpevole, senza attendere che la vittima faccia la querela, per i reati di sequestro di persona, furto, violazione di domicilio, violenza privata ed altri gravi delitti. La norma attuale, contro cui solo il M5s si oppose nel 2022 (pur votando la riforma Cartabia, ndr) impone alla vittima di esporsi con la querela e sappiamo che per vari motivi questo spesso non accade. Così i colpevoli rimangono impuniti e le vittime abbandonate. Si pensi, solo a titolo di esempio, ai borseggi, ai furti nelle abitazioni o alle auto rubate. Ebbene, la maggioranza ha bocciato la nostra richiesta gettando definitivamente la maschera. Governo e maggioranza si schierano contro la sicurezza dei cittadini e fanno solo propaganda e strumentalizzazioni. Ecco il bluff della destra che a parole predica legge e ordine ma poi nei fatti si dimostra debole e contraria alle più elementari esigenze di sicurezza”, conclude. L'articolo “Via l’obbligo di querelare scippatori e ladri”: la destra dice no all’esame urgente della proposta M5s. Conte: “Assurdo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Ddl stupro, la destra ci ripensa e salta l’accordo Meloni-Schlein: “Servono nuove audizioni e correzioni”
Stop al Senato all’approvazione del ddl sul “consenso libero e attuale” in materia di violenza sessuale. L’accordo, dopo la trattativa che ha coinvolto Elly Schlein e la premier Giorgia Meloni, c’era e l’auspicio delle opposizioni e dello stesso presidente del Senato era quello di approvare oggi, senza modifiche, il disegno di legge in occasione della Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ma la destra ci ripensa con la presidente della Commissione Giustizia, la leghista Giulia Bongiorno, che chiede correzioni e un nuovo ciclo di audizioni. Un a mossa che ha provocato la reazione delle opposizioni, con i senatori di centrosinistra che hanno abbandonato la riunione in segno di protesta. “Siamo molto amareggiati e sorpresi. Una legge che aveva oggi la possibilità di celebrare un momento alto del Parlamento, è stata di fatto affossata. Come opposizioni abbiamo lasciato i lavori. Stringersi la mano con questa destra non vale niente”, hanno detto i senatori dem abbandonando i lavori. E dall’altro ramo del Parlamento i deputati di opposizione hanno chiesto una sospensione del ddl Femminicidio. La Camera ha respinto a maggioranza la richiesta avanzata in primis da Avs e a cui si sono associati Iv, Pd e M5s. Bisogna “sospendere il provvedimento fino a quando la ministra Roccella non chiarirà insieme ai capigruppo di maggioranza del Senato cosa sta accadendo”, “se c’è ancora un accordo” sul tema delle violenze di genere tra maggioranza e opposizione, ha detto Marco Grimaldi di Avs. “Farò un ciclo di audizioni che sia mirato e breve su alcuni aspetti tecnici segnalati e poi si proseguirà. Essendo arrivato oggi in commissione, è erroneo e fuorviante dire che ci sono ritardi. Certamente il provvedimento andrà avanti”, ha dichiarato Giulia Bongiorno che è anche relatrice del ddl sulla violenza sessuale e il consenso. La senatrice della Lega ha confermato che nel merito, i dubbi riguardano un comma che disciplina i casi di “minore gravità” per cui i senatori del centrodestra hanno chiesto di specificare cosa si intende per minore gravità. Ma ha ribadito che si tratta di “un provvedimento importantissimo e utile perché è come se in Italia una giurisprudenza esalta il consenso e poi il singolo giudice si attiene al testo normativo. Quindi bisogna garantire omogeneità”. L'articolo Ddl stupro, la destra ci ripensa e salta l’accordo Meloni-Schlein: “Servono nuove audizioni e correzioni” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Nordio: “I suicidi in carcere? Non sono legati al sovraffollamento, che anzi li frena perché è una forma di controllo”
Ala Camera discutono di carcere, perfino con Carlo Nordio in veste di oratore per quella che viene presentata come una sua “lectio magistralis”. Lui subodora subito il rischio assicurato dello sfottò e piglia le distanze da se stesso. “No no, la mia non sarà una lectio magistralis…”. E allora perché non ha evitato prima che fosse annunciata così nel mini incontro per ricordare i 50 anni della legge sull’ordinamento giudiziario? Ma poiché le coincidenze sono malandrine, stavolta c’è di peggio che presentarsi come un “professore”. Perché giusto negli stessi minuti in cui Nordio parla, e tiene la sua “lectio”, chi si occupa di carcere, come il segretario generale del sindacato Uilpa della polizia penitenziaria Gennarino De Fazio, è alle ricerca di dettagli su come è morto, nel carcere Torre del Gallo di Pavia, l’ennesimo detenuto, che porta il numero 69 del 2025. Aveva 30 anni. E come scrive la Provincia pavese, “si è impiccato nel locale delle docce”. Sarà perché, dice De Fazio, “su 46.500 posti disponibili i detenuti oggi sono 63.500. E proprio nel carcere di Pavia ce ne sono 725 detenuti, ma i posti disponili sono solo 515”. Nordio, ovviamente, non ne parla affatto. E per il rispetto dovuto a una vita che non c’è più, nonché per il ruolo che ricopre, dovrebbe farlo. Magari non lo sa neppure. Certo fa di peggio quando ripete un’assurdità che aveva già detto: “I suicidi non sono legati al sovraffollamento, che anzi è una forma di controllo, tant’è che molti suicidi sono stati frenati proprio dal sovraffollamento”. Ma Nordio ha ben altri scopi legislativi, tant’è che ripete uno dei suoi slogan, il carcere ci vuole solo per i reati che comportano grave allarme sociale, quindi per i tossici e gli stranieri. Corrotti e corruttori no. Tant’è che lui ha il serbo il colpo gobbo della revisione della custodia cautelare, niente nel caso della reiterazione del reato. Le carceri resteranno piene lo stesso, anzi di più, ma tanto di poveracci e immigrati non importa niente a nessuno. L'articolo Nordio: “I suicidi in carcere? Non sono legati al sovraffollamento, che anzi li frena perché è una forma di controllo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Ora c’è anche la panna, grande risultato per la nazione”: l’intervento ironico di Giachetti sul gelato alla Camera
Il gelato alla Camera dei deputati, novità di cui si parla da diversi giorni, irrompe anche nella discussione in Aula. A parlarne è il deputato di Italia viva, Roberto Giachetti, che in un intervento ironico esordisce con delle “scuse” al questore Paolo Trancassini che “ho in qualche modo aggredito per protestare per il fatto che i gusti del gelato alla buvette non sono sufficienti perché sono soltanto sei e devo dare atto al collega che questa mia sollecitazione ha consentito che a questi sei gusti abbiamo aggiunto la panna”. “Quindi da oggi – prosegue ironico Giachetti – la notizia che possiamo dare a tutti i giornali che si occupano di questo da ormai 15 giorni è che abbiamo ottenuto un grande risultato: oltre ai sei gusti c’è anche la panna. Io penso che se faremo altri interventi sull’ordine dei lavori otterremo anche un servizio soddisfacente come il servizio in Aula. Lo dico per i giornalisti che prenderanno queste mie parole come una richiesta formale”. Giachetti continua ironico: “Anzi, anticipo che presenterò una proposta di legge per chiedere che ci sia la possibilità di fornire in Aula il gelato direttamente ai deputati e in questo caso non potrò che darne merito al questore Trancassini che, dopo non aver fatto tante cose bene come questore, ha ottenuto un grande risultato per la nazione….” L'articolo “Ora c’è anche la panna, grande risultato per la nazione”: l’intervento ironico di Giachetti sul gelato alla Camera proviene da Il Fatto Quotidiano.
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