I difensori della privacy già si preparavano a celebrare il funerale di Chat
control, il regolamento proposto dalla Commissione europea per sorvegliare tutti
i messaggi in chat di 450 milioni di cittadini europei. Invece il “Grande
fratello” è risorto più minaccioso di prima nel nuovo testo firmato dalla
Danimarca, presidente di turno del Consiglio europeo. La scansione automatica
dell’algoritmo investirà non solo i link, le foto e i video, ma anche le parole
e i testi.
LA MORTE DELLA PRIVACY IN NOME DEI MINORI
Lo scopo è combattere la piaga della pedofilia online in vertiginoso aumento.
Tecnicamente la proposta di chiama Csar, Child sexual abuse regulation. Ma
l’effetto collaterale è la “sorveglianza di massa” – per citare letteralmente il
Parlamento Ue – e la morte della privacy digitale. Di più: il controllo dei
testi apre la possibilità di equivoci drammatici e infondate accuse di
pedofilia. “Nessuna intelligenza artificiale può distinguere in modo affidabile
tra un flirt, il sarcasmo e un ‘adescamento’ criminale”, ha commentato Patrick
Breyer, giurista ed ex europarlamentare tedesco. “Immaginate che il vostro
telefono controlli ogni conversazione con il vostro partner, vostra figlia, il
vostro terapeuta e la trasmetta solo perché da qualche parte compare la parola
‘amore’ o ‘incontro’ – prosegue Breyer – Questa non è protezione dei minori, è
una caccia alle streghe digitale. Il risultato sarà un’ondata di falsi positivi,
che metterà cittadini innocenti sotto il sospetto generale ed esporrà masse di
chat e foto private, persino intime, a sconosciuti”. Dello stesso tenore le
preoccupazioni dell’europarlamentare 5 stelle Gaetano Pedullà. Secondo il
giornalista, il controllo dei testi “potrebbe portare a un’enorme quantità di
false accuse”.
Basta citare la storia di papà Mark, negli Usa, raccontata dal New York Times il
21 agosto 2022. Per una foto ai genitali del figlio, inviata al pediatra in chat
durante la pandemia, è scattata l’indagine per pedofilia: invece era solo un
problema di salute. L’algoritmo non sempre indovina, anzi. Breyer cita un dato
fornito dalla polizia tedesca: circa il 50% di tutte le segnalazioni sono
irrilevanti dal punto di vista penale. Ecco perché, secondo Pedullà, il
compromesso danese “è addirittura peggiore della versione stralciata qualche
settimana fa”. “Con la scusa della tutela dei minori, i governi vogliono
assicurarsi uno strumento potente di sorveglianza e controllo dei cittadini”,
conclude il pentastellato.
IL TRUCCO DANESE E LA “MITIGAZIONE DEL RISCHIO”
Giova ricordare: i servizi di messaggistica possono già spiare ogni chat a
caccia di pedofili, se lo vogliono. Facebook è in prima fila. La sorveglianza
avviene grazie ad una deroga europea alla tutela della privacy varata nel 2021,
rinnovata ogni anno. Prossima scadenza: aprile 2026. Anche per questo Mette
Frederiksen, premier danese socialdemocratica, aveva imposto la priorità per
chat control. La proposta di Copenaghen sembrava seppellire i timori del Grande
fratello perché aboliva l’obbligo della scansione automatica, in capo alle
piattaforme, fotografando la situazione attuale: sorveglianza sì, ma su base
volontaria e senza imposizioni per Whatsapp e gli altri: come Google, Meta,
Signal, Telegram, Proton.
Invece l’obbligo, uscito dalla finestra rientra dalla porta: “un inganno
politico di primissimo ordine”, secondo Breyer. Il trucco è all’articolo 4 del
nuovo testo, dice il giurista: i fornitori di servizi sono obbligati ad adottare
“tutte le misure appropriate di mitigazione del rischio”. Inclusa la scansione
dei messaggi privati, avvisa l’ex europarlamentare tedesco. Dunque la minaccia
per la privacy resta intatta.
Non solo. Per tutelare i minori, la verifica dell’età diventerebbe obbligatoria
prima di accedere a chat e servizi di posta elettronica. Ogni cittadino dovrebbe
fornire un documento d’identità o accettare una scansione. In pratica, “la morte
dell’anonimato online”, dice Pedullà. “Un disastro per dissidenti, giornalisti,
attivisti politici e persone in cerca di aiuto che fanno affidamento sulla
protezione dell’anonimato”, avverte Breyer.
LA MAGGIORANZA QUALIFICATA ORA È POSSIBILE
La nuova proposta è stata discussa il 12 novembre nella riunione tecnica del Law
Enforcement Working Party. Il 19 dovrebbe approdare sul tavolo degli
ambasciatori del Coreper, per preparare il voto decisivo nel Consiglio Ue. E
potrebbe essere la volta buona per la proposta di regolamento Chat control, dopo
tre anni di negoziati falliti. L’ostinazione degli Stati europei e della
Commissione Ue si spiega solo con la portata della posta in palio. La versione
danese è già stata discussa in una riunione informale degli ambasciatori
nazionali il 5 novembre. Come rivelato dalla testa Brussellese Politico, anche
la Germania sarebbe favorevole. La giravolta tedesca consentirebbe di
raggiungere la maggioranza qualificata e superare la minoranza di blocco. Ma non
è detta l’ultima parola.
L'articolo Chat control, trucco danese per resuscitare la sorveglianza di massa.
M5s: “In nome dei minori, controllano i cittadini” proviene da Il Fatto
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