Aggressioni, rapine, minacce, estorsioni e violenze ripetute, spesso contro
coetanei e persone fragili. È questo il quadro che emerge dall’indagine dei
carabinieri su un gruppo di giovani attivo tra Villa Carcina, Sarezzo e
Concesio, nella bassa e media Val Trompia (Brescia).
I fatti contestati risalgono a un arco di tempo che va da settembre 2022 a marzo
2025 e comprendono anche furti, danneggiamenti e il porto di armi o oggetti atti
a offendere. Episodi che hanno creato un clima di paura tra i ragazzi del
territorio e che hanno portato a una vasta operazione dei carabinieri in diversi
comuni della provincia di Brescia.
Otto giovani, oggi tra i 17 e i 19 anni e tutti minorenni all’epoca dei fatti,
sono stati raggiunti da misure cautelari: tre sono stati collocati in comunità,
mentre per altri cinque è stato disposto l’obbligo di restare in casa. Si tratta
di ragazzi italiani ed extracomunitari, ritenuti coinvolti a vario titolo nelle
violenze contestate. Nel corso della stessa operazione sono state effettuate 17
perquisizioni nei confronti di altri indagati, tra i 15 e i 20 anni, tre dei
quali minorenni. A tutti è stato notificato l’avviso di garanzia per gli stessi
episodi.
L’indagine è partita dopo una serie di rapine e aggressioni avvenute in Val
Trompia. I carabinieri della Stazione di Villa Carcina sono riusciti a
ricostruire i fatti grazie alle testimonianze delle vittime, alle immagini delle
telecamere di videosorveglianza e ai telefoni sequestrati durante i controlli.
Dalle indagini è emersa l’esistenza di un gruppo informale che si faceva
chiamare “069”, composto da minorenni e maggiorenni, senza una struttura
gerarchica. Secondo gli inquirenti, i componenti del gruppo avrebbero agito
insieme in più occasioni, prendendo di mira soprattutto coetanei più deboli e
persone con disabilità. L’operazione chiude un’inchiesta che aveva già portato,
il 16 settembre 2024, all’arresto di sette componenti maggiorenni del gruppo,
poi condannati a pene comprese tra i due e gli otto anni di carcere.
L'articolo Presa la baby gang “069”: violenze e rapine contro ragazzini e
fragili nella Val Trompia (Brescia) proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Stai cercando queste?!”. L’urlo di sfida, seguito dal lancio di un paio di
auricolari verso il naviglio, è stato il culmine di un’aggressione brutale
subita da un agente in pieno centro a Milano. La Polizia di Stato ha individuato
nove giovanissimi, tra i 12 e i 18 anni, ritenuti responsabili di due distinte
rapine commesse nell’arco di un solo fine settimana, con episodi di violenza e
resistenza a pubblico ufficiale.
Il primo e più violento episodio è avvenuto sabato 30 novembre, intorno alle
23:00. Un ragazzo milanese di 15 anni ha contattato il 112 dopo aver scoperto il
furto dei suoi auricolari, che aveva lasciato nella giacca in un bar. Usando il
sistema di localizzazione, ha rintracciato il dispositivo in zona Darsena, dove
ha trovato un gruppo di quattro ragazze italiane. Al momento di chiedere la
restituzione, la situazione è degenerata: una 17enne ha rotto una bottiglia di
birra contro un muro, l’ha puntata contro il 15enne e, insieme a un ragazzo poi
dileguatosi, lo ha aggredito con calci e pugni.
La violenza è continuata quando è intervenuta la Polizia. I poliziotti della
volante del Commissariato Porta Ticinese hanno individuato le ragazze e tentato
di fermarle. La 17enne ha reagito con una violenza sproporzionata, spingendo e
colpendo l’agente con calci, pugni e insulti, gridando la sua sfida: “Stai
cercando queste?!”, mentre lanciava gli auricolari rubati in direzione del
naviglio. Le quattro giovani (due di 17, una di 16, e una di 18 anni) sono state
bloccate grazie all’intervento di rinforzi. Le tre minorenni sono state
arrestate (e la 18enne indagata) per rapina in concorso e resistenza a pubblico
ufficiale. Durante il controllo della borsa di una delle ragazze, sono stati
rinvenuti un martelletto frangivetro e un tirapugni in acciaio di 10 centimetri,
a testimonianza di una pericolosa premeditazione.
La sera successiva, domenica 30, un altro episodio di rapina ha visto coinvolto
un 14enne milanese in via Raffaello Sanzio. Il giovane è stato avvicinato e
strattonato da un gruppo di circa 10 giovani, che gli hanno sottratto il
giubbotto e un paio di auricolari, fuggendo subito dopo. La perlustrazione della
Polizia ha permesso di rintracciare cinque ragazzi compatibili con le
descrizioni fornite. I cinque giovani, di origine egiziana, di età compresa tra
i 12 e i 17 anni, sono stati indagati in stato di libertà per rapina in
concorso. Anche in questo caso, gli auricolari sono stati recuperati grazie al
sistema di geolocalizzazione e riconsegnati alla vittima.
L'articolo “Stai cercando queste?”: sgominata baby gang della Darsena di Milano,
arrestati 9 ragazzini tra i 12 e 18 anni accusati di rapine e violenze proviene
da Il Fatto Quotidiano.
C’è chi dice che è “distrutto“, chi di essere “preoccupato” per la vittima, chi
che aveva il coltello – che reso invalido un ragazzo poco più grande di loro –
perché “sono stato aggredito in passato”. Si sono svolti gli interrogatori di
garanzia per i cinque giovani arrestati per la rapina e il tentato omicidio di
uno studente di 22 anni, avvenuta il 12 ottobre a Milano. Gli interrogatori, tra
carcere di San Vittore e carcere minorile Beccaria, sembrano evidenziare una
sorta di rimpallo di responsabilità tra i due maggiorenni e i tre minorenni
coinvolti nell’aggressione. Quel branco, che secondo i gip che hanno firmato le
ordinanze di custodia cautelare, hanno agito con “modalità da braco” portando a
termine “una feroce aggressione”. un “pestaggio brutale” con una “disumana
indifferenza”-
Davanti alla giudice per le indagini preliminari Chiara Valori, l’avvocata Elena
Patrucchi ha spiegato che il suo assistito, un 18enne accusato di aver fatto da
“palo”, è “davvero preoccupatissimo e sconvolto” per le condizioni della
vittima. Il giovane ha manifestato la volontà di scrivere una lettera di scuse
allo studente e alla sua famiglia, ribadendo di non aver compreso inizialmente
la gravità dell’episodio. La difesa ha chiesto alla giudice un’attenuazione
della misura cautelare, proponendo gli arresti domiciliari, decisione che Valori
dovrà valutare nei prossimi giorni. Secondo quanto emerso, il 18enne ha
sostenuto di essere rimasto “lontano dagli altri” e di essere stato
“assolutamente convinto che fosse solo una zuffa di poco conto”. Solo
successivamente ha scoperto che era stato utilizzato un coltello, rimanendo
“sconvolto” dalla violenza dell’aggressione.
L’altro maggiorenne interrogato a San Vittore, accusato di aver materialmente
inferto le due coltellate che hanno provocato lesioni permanenti allo studente,
ha raccontato di essere intervenuto solo quando la rissa era già in corso e di
non essersi reso conto dell’entità del danno provocato. Difeso dall’avvocato
Giovanni Giovanetti, anche lui ha dichiarato di essere “molto dispiaciuto” per
la vittima. Le difese dei due maggiorenni puntano a dimostrare l’assenza di
volontà di uccidere, tentando di ridurre l’accusa da tentato omicidio a
responsabilità meno grave, e a far cadere il concorso morale nella vicenda per
quanto riguarda gli altri giovani coinvolti. La vittima, aggredita anche a calci
e pugni quanto era a terra “inerme”, ha subito danni permanenti ed rimasto
paraplegico.
Gli altri tre ragazzi, tutti 17enni, interrogati nel carcere minorile Beccaria,
hanno confermato il loro dispiacere per quanto accaduto. L’avvocato Gaetano
Della Valle ha spiegato che uno dei minorenni era “distrutto, preoccupato e
dispiaciuto” e ha risposto a tutte le domande del gip. Al momento non è stata
avanzata alcuna istanza di modifica della misura cautelare per i minorenni. Gli
elementi a carico dei cinque giovani sono supportati da telecamere di
sorveglianza e da intercettazioni ambientali in Questura, ormai note, che
riproducono quasi delle confessioni spontanee e anche l’augurio che la vittima
muoia. Tra le frasi registrate: “Bro, io ho fatto così”, mimando il gesto delle
coltellate, o “Non so se si vede il video dove lo scanniamo”.
L'articolo Il rimpallo di responsabilità del branco per il pestaggio del 22enne
a Milano. Uno degli arrestati: “Non c’ho visto più” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Dopo due giorni di carcere, il clamore e la condanna unanime, forse tra i
ragazzini, arrestati per aver pestato brutalmente un studente per rapinarlo a
Milano, comincia a farsi largo un po’ di consapevolezza. “Nessuno di noi aveva
compreso la gravità del fatto” ripete in carcere, come riporta l’Ansa, uno dei
due 18enni arrestati il 18 novembre, assieme a tre 17enni, per il tentato
omicidio nella zona della movida milanese di corso Como. La vittima, uno
studente bocconiano di 22 anni, pestato con violenza e poi accoltellato, ha
lesioni permanenti.
Il ragazzo poco più che maggiorenne, italiano e con genitori di origine
egiziana, accusato di aver fatto da “palo” e detenuto come l’amico a San
Vittore, ha incontrato in carcere il suo difensore, l’avvocata Elena Patrucchi.
“Ha ripetuto più volte – ha spiegato la legale – che lui era lontano dagli altri
e che era assolutamente convinto che fosse solo una zuffa di poco conto. Quando
ha saputo, invece, dopo del tempo, che era stato usato il coltello, è rimasto
sconvolto ed è sconvolto anche ora. Ha detto ancora – ha aggiunto la legale –
che secondo lui nessuno aveva compreso la gravità del fatto”. Secondo l’accusa
il giovane sarebbe stato una sorta di palo e avrebbe partecipato quindi
all’azione. Inoltre che la vittima fosse grave emerge chiaramente dalle
intercettazioni in cui il branco di augurava la morte del ragazzo.
L’indagato risponderà venerdì alle domande della giudice per le indagini
preliminari Chiara Valori, che in mattinata a San Vittore interrogherà anche
l’altro maggiorenne, difeso da Giovanni Giovanetti, mentre i tre 17enni, anche
loro tutti residenti a Monza, assistiti dai legali Gaetano Della Valle e Luca
Favero e detenuti nel carcere minorile Beccaria, saranno sentiti dal gip del
Tribunale per i minorenni. Qualcuno degli arrestati, da quanto si è saputo, sta
pensando anche di scrivere una lettera alla famiglia della vittima
dell’aggressione.
L’altro maggiorenne, stando alla ricostruzione nelle indagini della Polizia e
del pm Andrea Zanoncelli – passata per le analisi delle telecamere, ma anche per
intercettazioni ambientali che sono, in pratica, delle confessioni – ha inferto
materialmente quelle due coltellate, che hanno causato le lesioni polmonari e
spinali al 22enne, “rimasto paraplegico”.
I tre minori, invece, sono accusati di aver sferrato calci e pugni, anche quando
il giovane era inerme a terra, ma tutti e cinque gli arrestati rispondono del
tentato omicidio. In quattro per concorso “morale”, perché avrebbero
“rafforzato” il proposito dell’accoltellatore. Anzi, si legge negli atti, non
solo hanno “abbandonato” lo studente “sanguinante” in strada, ma hanno
“proseguito la loro serata”. Nessuno “è apparso turbato” per quelle violenze
culminate “nell’accoltellamento”, manifestando così, scrivono i magistrati,
“adesione alla condotta criminosa”.
Ridevano, poi, come evidenziato sempre nelle ordinanza, quando dicevano, tra le
altre cose, che il 22enne sarebbe rimasto “paralizzato” e che speravano morisse,
con una “ilarità” che dimostra tutta la loro “disumana indifferenza”. E non
basta perché, come risulta soprattutto dalle intercettazioni ambientali in
Questura dopo le perquisizioni di fine ottobre, erano anche pronti a “cimentarsi
nuovamente”, scrive la gip Valori, nello “sfogare” quella loro violenza
“gratuita” per portarsi a casa la prossima volta più di una banconota da 50
euro.
L'articolo “Nessuno di noi aveva compreso la gravità del fatto”, uno dei ragazzi
in carcere per il pestaggio dello studente si dice “sconvolto” proviene da Il
Fatto Quotidiano.