Grossi problemi per la pornostar Bonnie Blue che sarà espulsa dall’Indonesia
dopo essere stata assolta dall’accusa di aver violato le severe leggi
anti-pornografia del Paese. È stata dichiarata colpevole di un reato minore al
codice della strada, ma è stata espulsa per violazione delle norme
sull’immigrazione, in quanto lavorava con un visto turistico.
Bali fa parte dell’Indonesia a maggioranza musulmana, che proibisce severamente
la produzione di materiale pornografico. Chiunque venga ritenuto colpevole di
violazione di queste leggi rischia fino a 12 anni di carcere e una multa di
circa 360mila dollari.
Bonnie Blue è stata condannata a pagare una multa e lascerà l’Indonesia con un
volo. Ma cosa è accaduto esattamente?La polizia di Badung ha riferito che 16
testimoni stranieri e 14 indonesiani hanno dichiarato di essere stati in uno
studio nella zona di Pererenan, Mengwi, per partecipare alla produzione di un
“reality show a tema intrattenimento“.
Poi hanno affermato che “non è stato prodotto alcun materiale indecente”. La
pornostar era tra le altre quattro persone identificate come aventi “ruoli
dominanti” nella produzione.
Bonnie Blue ha guidato a bordo del suo furgoncino per Bali durante la “settimana
degli studenti”, una tradizione australiana in cui i diplomati delle scuole
superiori vanno in vacanza dopo gli esami.
La polizia di Badung ha anche affermato che gli investigatori hanno indagato
sull’acquisto di un pick-up con i marchi “Bonnie Blue” e “Bang Bus”. Gli
investigatori hanno anche esaminato i video registrati in un hotel nella zona di
Berawa, ma “non hanno trovato elementi di pornografia o alcuna distribuzione
illegale”.
L'articolo Bonnie Blue arrestata, multata ed espulsa dall’Indonesia: la
pornostar cercava neo diplomati per girare video porno e ha violato le leggi
anti-pornografia proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Prima delle frane mortali e delle inondazioni che hanno devastato l’Indonesia
circa due settimane fa, il ranger Amran Siagian incontrava quasi ogni giorno gli
oranghi di Tapanuli sulle colline attorno al villaggio di Sipirok, nella
provincia di Nord Sumatra. “Li vedevo spesso mentre mangiavano durian e altri
frutti coltivati nelle fattorie locali”, racconta il 39enne, da cinque anni in
prima linea con l’Orangutan Information Center (OIC) per proteggere la specie
Pongo tapanuliensis, considerata in via di estinzione. Da quando la zona è stata
colpita da frane e alluvioni, però, gli oranghi sono scomparsi. Nessun
avvistamento. Nessuna traccia.
A riportarlo è la Reuters, che descrive l’impatto di un’ondata di maltempo senza
precedenti nel Sud-est asiatico. Le alluvioni hanno causato 962 morti e
centinaia di dispersi tra Indonesia, Malesia e Thailandia. Ma oltre alla
violenza degli eventi meteorologici estremi, un ruolo determinante lo ha avuto —
spiegano gli esperti — la deforestazione. A Sipirok, una delle aree più colpite,
negli ultimi mesi sono stati abbattuti molti grandi alberi per ricavarne
legname, spiega Siagian. Operazioni che hanno ulteriormente indebolito i
versanti, aumentando la vulnerabilità alle frane e spingendo gli oranghi verso
aree sempre più marginali.
Secondo Panud Hadisiswoyo, fondatore dell’OIC, in tutta la regione di South
Tapanuli vivono oggi circa 760 oranghi di Tapanuli, la grande scimmia più rara
al mondo. La perdita di habitat è la loro principale minaccia: le colline più
basse sono state convertite in terreni agricoli, piantagioni, miniere d’oro o
aree destinate a centrali idroelettriche. “Gli oranghi sono già stati costretti
a spostarsi”, spiega Hadisiswoyo a Reuters. “Le frane hanno colpito zone che
erano già state frammentate dall’intervento umano”.
Secondo il World Wildlife Fund, tra Indonesia e Malesia vivono complessivamente
circa 119.000 oranghi, appartenenti a diverse sottospecie. Ma la situazione dei
Tapanuli è particolarmente critica: la loro popolazione è limitata, vulnerabile
e confinata in un’area sempre più piccola. “Se non arriva un sostegno concreto
dal governo, potrebbero scomparire del tutto”, avverte Siagian. Le operazioni di
monitoraggio proseguono, ma al momento gli oranghi che frequentavano le colline
di Sipirok restano invisibili. Gli operatori dell’OIC sperano che abbiano
trovato rifugio in zone più alte e più sicure della foresta. Tuttavia, spiegano
gli esperti, senza un intervento deciso contro la deforestazione e senza un
piano di conservazione più efficace, ogni nuovo evento estremo rischia di
cancellare un altro pezzo di ecosistema — e gli animali che lo abitano.
L'articolo “Non si vedono più oranghi, non sappiamo se sono scappati o se sono
morti a causa delle frane e delle alluvioni. Questa specie rischia di sparire
del tutto”: l’allarme dei ranger proviene da Il Fatto Quotidiano.
A Pidie Jaya, distretto di Aceh in Indonesia occidentale, quattro elefanti di un
centro di addestramento locale aiutano le operazioni di soccorso dopo le
devastanti inondazioni. Gli elefanti utilizzano le loro proboscidi per rimuovere
tronchi e detriti, liberando veicoli bloccati e facilitando l’accesso alle
abitazioni. Secondo l’agenzia nazionale per la mitigazione dei disastri, le
inondazioni hanno causato la morte di 961 persone nel nord e nell’ovest di
Sumatra e oltre un milione di sfollati.
L'articolo Indonesia, elefanti al lavoro come ‘gru’ per rimuovere i detriti dopo
le inondazioni: il video proviene da Il Fatto Quotidiano.
L’acqua fangosa alluvionale ricopre Tapanuli, in Indonesia, dopo che le forti
piogge della scorsa settimana hanno causato devastanti inondazioni e frane
sull’isola di Sumatra. Oltre 712 persone sono morte e centinaia sono ancora
disperse.
L'articolo Alluvione in Indonesia, l’acqua fangosa ricopre l’isola di Sumatra:
si cercano i dispersi proviene da Il Fatto Quotidiano.
Almeno 1200 morti, centinaia di dispersi e milioni di sfollati. Un disastro che
ha pochi precedenti nella storia. È la fotografia del sud-est asiatico che da
giorni è flagellato dalle alluvioni. Intere giornate di forti piogge monsoniche
hanno messo in ginocchio le popolazioni in Indonesia, in Sri Lanka e Thailandia.
Il Paese più colpito è l’Indonesia, dove il bilancio è di 712 morti e 475
dispersi. I soccorritori stanno lottando per raggiungere i villaggi dell’isola
di Sumatra, dove acqua e fango ha spazzato via strade e ponti. Sono stati
dispiegati elicotteri e imbarcazioni, ma le autorità avvertono che il
peggioramento delle condizioni meteorologiche e le infrastrutture danneggiate
stanno rallentando le operazioni.
L’Agenzia di meteorologia, climatologia e geofisica (BMKG) ha dichiarato che
un’allerta precoce per il ciclone tropicale Senyar, uno dei fattori scatenanti
di inondazioni e frane in gran parte di Sumatra, era stata emessa otto giorni
prima, come ha dichiarato nella giornata di ieri 1° dicembre il direttore Teuku
Faisal Fathani.
In Sri Lanka, dove il numero delle vittime è di 410 persone, le squadre di
soccorso guidate dai militari stanno continuando a setacciare le zone devastate
alla ricerca delle 352 persone ancora disperse. Le operazioni di soccorso sono
però complicate dalle strade bloccate da frane e dal crollo di diversi ponti. La
situazione potrebbe peggiorare dal momento che il meteo prevede nuove piogge nei
prossimi giorni.
Nel sud della Thailandia, 181 vittime per ora, sono iniziate le operazioni di
pulizia delle strade e degli edifici, dopo che le massicce inondazioni hanno
colpito più di 3,9 milioni di persone. Le autorità stanno lavorando per
ripristinare le infrastrutture, compresa l’erogazione di acqua ed elettricità.
Ieri il ministero dell’Interno thailandese ha dichiarato che allestirà mense
pubbliche per fornire cibo ai residenti colpiti.
Da Ginevra, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità,
Tedros Adhanom Ghebreyesus, sottolinea come tutto questo sia “un altro
promemoria di come il cambiamento climatico stia provocando fenomeni
meteorologici sempre più frequenti ed estremi, con effetti disastrosi”. L’Oms ha
dichiarato che interverrà nei territori colpiti con il dispiegamento sul terreno
di squadre di soccorso e con la distribuzione di beni di prima necessità.
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morti tra Indonesia, Sri Lanka e Thailandia proviene da Il Fatto Quotidiano.
Una valanga di acqua e fango ha travolto l’isola indonesiana di Sumatra
provocando oltre 700 morti e almeno 500 dispersi. I soccorritori stanno lottando
per raggiungere i villaggi dell’isola, dove le strade sono state spazzate via e
i ponti sono crollati.Sono stati dispiegati elicotteri e imbarcazioni, ma le
autorità avvertono che il peggioramento delle condizioni meteorologiche e le
infrastrutture danneggiate stanno rallentando le operazioni. E bastano le
immagini aeree dei droni per capire la portata dei disastri che hanno colpito
diverse regioni del sud dell’Asia: devastanti alluvioni e frane, legate per lo
più al fenomeno stagionale dei monsoni e a una poco frequente tormenta
tropicale, che hanno funestato ampie zone di Sri Lanka, Indonesia, Thailandia e
Malesia.
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Sumatra: oltre 700 morti e centinaia di dispersi proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Una turista cinese di 25 anni è morta in seguito a un sospetto avvelenamento da
cibo presso il clandestino Ostello di Canggu a Bali. Secondo quanto ricostruito,
Deqing Zhuoga soggiornava nella struttura economica quando ha iniziato a
manifestare gravi sintomi dopo una cena comune. Sky News Australia ha riportato
che la giovane ha avuto “vomito intenso e brividi” poco prima del decesso,
avvenuto nelle prime ore del 2 settembre.
Il personale dell’ostello avrebbe verificato le sue condizioni poco prima di
mezzanotte. Il receptionist di turno ha riferito di averla accompagnata, insieme
alla sicurezza, a una clinica vicina. Secondo l’ispettore Ahmad, “Il dottore ha
provveduto per i primi trattamenti, ma per mancanza di risorse le ha solo
prescritto dei farmaci”. La donna è rientrata in ostello intorno all’1:30 e più
tardi è stata trovata priva di vita.
Le autorità locali hanno indicato come causa della morte una “gastroenterite
acuta e uno schok ipovolemico“. La Cleveland Clinic definisce la gastroenterite
come “un’infiammazione che si diffonde dallo stomaco fino all’intestino
provocando dolori, vomito e diarrea”, mentre lo shock ipovolemico è descritto
come “un serio problema che necessita di cure immediate” in quanto “tutti quei
fluidi impediscono agli organi di ottenere l’ossigeno e i nutrienti di cui
necessitano”.
La compagna di stanza della vittima, Leila Li, è stata ricoverata in terapia
intensiva per cinque giorni. Ha dichiarato al Daily Mail: “Più di 20 persone
hanno sofferto di avvelenamento di massa e almeno dieci di queste erano in
condizioni serie, di cui una è morta”. Li ha aggiunto che il suo medico le ha
riferito: “Il mio dottore mi ha confermato che l’avvelenamento è dipeso dagli
insetticidi sul cibo“, spiegando che i sintomi si ripresentavano ogni volta che
rientrava nella stanza.
La sorella maggiore di Zhuoga ha contattato l’ostello dopo non aver ricevuto
notizie dal 31 agosto e, secondo news.com.au, è stata informata in seguito che
il corpo era rimasto “immagazzinato in un freezer di un ospedale da campo per
più di 20 giorni“. Altri ospiti colpiti provenivano da Germania, Arabia Saudita,
Filippine e Cina. La stanza coinvolta è stata messa in quarantena, mentre
l’ostello risultava ancora prenotabile a un costo di circa 9 dollari a notte.
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fatale”: turista di 25 anni muore dopo un avvelenamento da cibo contaminato
proviene da Il Fatto Quotidiano.