Tag - Pornografia

Bonnie Blue arrestata, multata ed espulsa dall’Indonesia: la pornostar cercava neo diplomati per girare video porno e ha violato le leggi anti-pornografia
Grossi problemi per la pornostar Bonnie Blue che sarà espulsa dall’Indonesia dopo essere stata assolta dall’accusa di aver violato le severe leggi anti-pornografia del Paese. È stata dichiarata colpevole di un reato minore al codice della strada, ma è stata espulsa per violazione delle norme sull’immigrazione, in quanto lavorava con un visto turistico. Bali fa parte dell’Indonesia a maggioranza musulmana, che proibisce severamente la produzione di materiale pornografico. Chiunque venga ritenuto colpevole di violazione di queste leggi rischia fino a 12 anni di carcere e una multa di circa 360mila dollari. Bonnie Blue è stata condannata a pagare una multa e lascerà l’Indonesia con un volo. Ma cosa è accaduto esattamente?La polizia di Badung ha riferito che 16 testimoni stranieri e 14 indonesiani hanno dichiarato di essere stati in uno studio nella zona di Pererenan, Mengwi, per partecipare alla produzione di un “reality show a tema intrattenimento“. Poi hanno affermato che “non è stato prodotto alcun materiale indecente”. La pornostar era tra le altre quattro persone identificate come aventi “ruoli dominanti” nella produzione. Bonnie Blue ha guidato a bordo del suo furgoncino per Bali durante la “settimana degli studenti”, una tradizione australiana in cui i diplomati delle scuole superiori vanno in vacanza dopo gli esami. La polizia di Badung ha anche affermato che gli investigatori hanno indagato sull’acquisto di un pick-up con i marchi “Bonnie Blue” e “Bang Bus”. Gli investigatori hanno anche esaminato i video registrati in un hotel nella zona di Berawa, ma “non hanno trovato elementi di pornografia o alcuna distribuzione illegale”. L'articolo Bonnie Blue arrestata, multata ed espulsa dall’Indonesia: la pornostar cercava neo diplomati per girare video porno e ha violato le leggi anti-pornografia proviene da Il Fatto Quotidiano.
Storie dal Mondo
Pornografia
Indonesia
La normalizzazione della violenza contro le donne ha a che fare con la pornografizzazione della vita quotidiana
In giro per l’Italia per formazioni, dibattiti, incontri, presentazioni di libri mi capita spesso di affrontare lo sgomento, la stanchezza, la paura e l’impotenza nelle domande di donne e uomini di varie età che incontro: cosa abbiamo sbagliato? (chiedono le generazioni più anziane); come faremo a uscire dalla violenza sempre più pervasiva? (chiedono le generazioni più giovani); cambiare si può ancora, e con quali strumenti? (chiedono entrambe). Le notti di una donna che ragiona sono piene di incubi, scriveva Adrienne Rich. Ogni anno, allo scoccare del 25 novembre, si prova la disperazione della penosa conta delle donne uccise in ambito familiare, e cresce la preoccupazione per la normalizzazione della violenza maschile nella società: per l’assuefazione al linguaggio da trivio e disumanizzante, nel discorso pubblico, privato e online; per l’abitudine a sopportare comportamenti prevaricatori intesi ormai come abitudini consolidate, per la sottovalutazione, in famiglia, a scuola e nel mondo del lavoro, della crescente pornografizzazione di ogni aspetto della vita pubblica e privata. Cosa muove, che cosa autorizza migliaia di uomini considerati ‘normali’ a dare in pasto online le immagini non autorizzate dei corpi delle loro fidanzate, moglie, amiche e persino figlie, per ‘divertimento’, come fosse ovvio fare mercato dei corpi delle congiunte? Perché una donna ogni tre giorni in Italia viene uccisa da un uomo della sua cerchia affettiva? Tutti deviati predatori clinicamente malati? Troppo semplice: questa è una giustificazione che ci allontana dalla responsabilità, individuale e collettiva, ed espelle il problema fuor da noi. Chi uccide e stupra è un pazzo, è uno straniero, è un animale, non è come me. Non mi riguarda. Io no. Oltre due decenni di abuso di social, senza educazione e formazione alcuna, o pochissima, hanno normalizzato lo sguardo collettivo sui corpi, sulla sessualità, sulle relazioni fino a deformarlo, tracimando la violenza delle piattaforme del porno nel nostro quotidiano. Ricordate l’esplosione di immagini nei social di pietanze assortite postate ossessivamente gareggiando alla ricerca di consenso? Ricordate come si chiamava questo fenomeno di successo? Si chiamava food porn. Il porno si nutre di particolari, di dettagli ossessivamente minuti, perché nella pornografia il sesso non ha una storia, un contesto, una narrazione erotica complessa, ma solo dettagli genitali. E anche la prospettiva del come si guarda conta: vediamo ogni giorno serie tv e film su strumenti sempre più piccoli: dal grande schermo del cinema ci siamo ridotti a quello più domestico della tv fino a rimpicciolire lo sguardo nei pochi centimetri del telefono. La nostra attenzione è sempre più bassa, la capacità di soffermarci a pensare sempre più piccola. Ma è del soffermarsi, delle pause e persino della noia che si nutre l’intelligenza: è dalla possibilità di avere una vista ampia che germogliano le idee e le visioni. Come scrive la giovane filosofa Alessandra Lanivi sul numero 2/2025 di Marea, dedicato alla diade reale/vituale, “la virtualità non è più una parentesi limitata, ma una parte integrante e necessaria della vita quotidiana che sta cambiando l’esperienza individuale e collettiva nel segno dell’iper: iper veloce, iper connesso, iper stimolante, iper carico, iper presente, il mondo digitale è zeppo e riempie ogni momento di vita”. Non c’è nulla di piacevole in questa corsa incessante, solitaria e nevrotica, nella quale non ci sono né piacere né bellezza, ma solo competizione e mercato: la pornografizzazione della vita vince su tutto, livellando ogni desiderio ed emozione nella compulsività ossessiva della prestazione e dell’escalation. Anche i pop up che si aprono all’accesso di molti siti non porno, nelle ore serali, oltre a quelli che consigliano di investire in bitcoin o a giocare nei casinò virtuali devono alzare la posta per attirare l’attenzione. Capita ormai sempre più spesso di vedere, senza alcun filtro, immagini di questi tipo: un corpo di donna, sdraiata supina, nuda con un bersaglio da freccette sulla vulva. Cosa succede nella mente di un bambino, o di un adolescente che incappa in questa immagine, mentre per ore sta da solo davanti allo schermo del pc o del telefono? Che cosa può imparare sulla sessualità, sulle relazioni umane, sul senso del limite, sull’empatia e sul piacere, se fin da piccolo è esposto a questa forma di macelleria dei corpi delle donne? Che uomo diventerà se fin da piccolo sarà esposto all’odio incel, ai commenti vendicativi come quelli che impazzano dopo l’approvazione della norma che pone il consenso come centrale nelle relazioni sessuali? Quanto è preoccupante che centinaia di uomini di tutte le età si stiano scatenando contro il consenso, ‘minacciando’ le donne che d’ora in poi andranno solo con prostitute, confermando che è normale comprare le donne? Per indicare una situazione positiva si usa l’espressione “tutto in un clic”: in questo modo abbiamo deciso che più le cose sono veloci e meglio è. Ma il rischio è dimenticare che, nella realtà fisica, il tempo dei corpi e quello del pensiero è un tempo necessariamente lungo, talvolta lunghissimo. La pornografizzazione della vita, dei corpi e di conseguenza della sessualità trasformata in fast food si racconta nella pubblicità dei bordelli legali di Germania e Austria: per strada e online sono visibili inviti come All you can fuck, parafrasi del gastronomico All you can eat. Questo è uno dei temi più urgenti da affrontare dal mondo adulto. E’ un tema politico, educativo, culturale, per contrastare il modello sempre più diffuso che vuole le donne corpi a disposizione degli uomini. L'articolo La normalizzazione della violenza contro le donne ha a che fare con la pornografizzazione della vita quotidiana proviene da Il Fatto Quotidiano.
Blog
Diritti
Violenza sulle Donne
Pornografia
Giornata contro la violenza sulle donne
“Dietro le foto di costumi, intimo e lingerie in vendita su Vinted si nascondono contenuti porno”: l’allarme sul “lato oscuro” della piattaforma di second hand
È la più famosa app di compravendita second hand, un mercatino digitale in cui trovare qualsiasi cosa – vestiti soprattutto, ma anche libri, accessori e oggetti per la casa. Vinted ormai è entrata negli armadi di milioni di italiani, permettendo di vendere ciò che non si usa più e di comprare abbigliamento a pochi euro. La crescita dell’app, però, ha aperto la porta a usi illeciti della piattaforma, in cui si sono insinuati anche contenuti porno. Il caso è esploso in Francia dopo la denuncia dell’Alto Commissario per l’infanzia Sarah El Haïry e un’inchiesta del sito L’Informé, in cui si legge: “Con il pretesto di vendere costumi da bagno o biancheria intima, molti profili utilizzano la famosa piattaforma di seconda mano come porta di accesso ai propri account su altre applicazioni in cui vengono venduti contenuti erotici o pornografici” citando come esempi Onlyfans e Mym. Nel feed, questo tipo di contenuti si presentano come tutti gli altri: foto di lingerie, di costumi da bagno o completini. Ma scorrendo i caroselli di foto e leggendo le didascalie ci sono alcuni dettagli sospetti, come la richiesta dei venditori di essere contattati in privato o link che portano fuori dalla piattaforma verso gruppi Telegram, siti per adulti o profili Onlyfans. Il caso francese scoperchia una questione più ampia: piattaforme che, pur nate con scopi diversi, diventano porte d’accesso a contenuti pornografici. Soprattutto quando molti utenti sono adolescenti. Vinted non è l’unica piattaforma ad aver avuto problemi per questo tipo di contenuti. Il caso più recente – e più noto – è quello di Shein, il colosso cinese dell’ultra fast fashion: sulla piattaforma sono apparse bambole gonfiabili con le fattezze di bambine, ma anche armi come tirapugni e machete. Al centro del dibattito c’è la questione, urgente, della tutela dei minori e l’insufficienza delle misure di protezione messe in campo fino a questo momento. Come ha sottolineato El Haïry, “Non possiamo permettere che la protezione dei minori online dipenda dalla buona volontà delle aziende tecnologiche”. Il commissario ha avvisato la controparte lituana, Paese in cui è stato fondato Vinted e in cui ha sede la piattaforma. Sul fronte della tutela dei minori Vinted ha mostrato più volte delle crepe: un’indagine della rete di giornalismo investigativo NDR, WDR e Süddeutsche Zeitung ha scoperto gruppi Telegram a sfondo erotico in cui venivano pubblicate foto di ragazze trovate su Vinted senza il consenso delle dirette interessate. Alcuni uomini avevano infatti creato profili sull’applicazione di shopping second-hand per rubare le immagini delle ragazze che indossavano i capi, specialmente nel caso di pantaloncini, costumi da bagno e vestiti attillati. Sui social molte donne, anche italiane, hanno raccontato di approcci indesiderati in chat, di apprezzamenti volgari e di richieste pressanti di foto da parte di alcuni utenti. La piattaforma si è sempre difesa parlando di una politica di “tolleranza zero” per questo tipo di comportamenti e ricordando agli utenti la possibilità di bloccare alcuni messaggi e segnalare account fraudolenti. Misure che, in assenza di leggi chiare sugli spazi digitali, rischiano di essere cerotti su una ferita aperta. L'articolo “Dietro le foto di costumi, intimo e lingerie in vendita su Vinted si nascondono contenuti porno”: l’allarme sul “lato oscuro” della piattaforma di second hand proviene da Il Fatto Quotidiano.
Moda e Stile
Moda
Pornografia
“La verifica dell’età per i siti hard? Sarà solo una barriera per gli adulti, i ragazzini sanno cos’è una VPN e tanto altro, per loro non è la via giusta. Io penso solo al 70enne che…”: parla Max Felicitas
“La verifica della maggiore età per i siti porno? Il governo sbaglia. Sarà una barriera solo per gli adulti”. Ne è sicuro Max Felicitas, il 33enne porno performer friulano, che spopola online mostrandosi in compagnia di belle ragazze pronte a fare sesso con lui. “Sto per girare, ho pochi minuti”, spiega a FQMagazine mentre è in procinto di iniziare la sua giornata di lavoro. Max ma questa norma per vietare ai minorenni di guardare il porno online ha senso? “È una misura errata. Sarà una barriera solo per gli adulti. Solo loro avranno problemi ad accedere ai siti porno gratuiti con lo SPID o con i codici che si inventeranno da inserire. Il boomer farà fatica a capire come si fa, è eccitato, deve masturbarsi e non riesce bene a inserire le cifre. Un disastro”. Invece i minorenni sono su un altro pianeta… “Un ragazzino che va dagli 11 ai 17 anni non ha problemi, perché è nato con la tecnologia, sa cosa è una VPN, sa che la lista dei 48 siti è ridicola perché i siti porno sono un miliardo. Pensare che non vedano più porno, mi permetta, è una gran cazzata”. Eppure il divieto inserito in un decreto legge del settembre 2023 nacque sull’onda dei fatti di cronaca di Caivano… “Guardi, spesso gli adulti tendono a dare le colpe al porno per le violenze sessuali. Ma il problema sa qual è? Molti psicologi lo dicono chiaramente:gli atteggiamenti violenti derivano dai comportamenti che il proprio padre ha con la madre, quindi da quello che i ragazzi vedono in casa tutti i giorni. Ovvio che anche certi tipi di porno possono portare a vedere il sesso in maniera deviante. Se ragazzino apre dei video rough, sono quelli dove si recita lo stupro, pensa che il sesso sia quello”. Insomma, tutto parte dalle mura domestiche… “Se gli adulti non parlano di sesso ai ragazzi è ovvio che nasce un problema. Un ragazzino non sa poi come leggere quello che vede e deve fare autoinformazione.Vede, la prima forma di educazione non è vietare qualcosa. Invece se vieti aumenti la possibile violenza. Chi sta facendo queste cose non pone attenzione al dialogo, mette un muro, un paraocchi ai ragazzini che tanto i video hard li vedono lo stesso. Un ragazzino di 14 anni è più sveglio di me col porno”. La sua strategia di marketing per vendere i suoi video porno è quella di mostrarsi con una bella ragazza e annunciare cosa ci sarà fra voi due, ma solo dopo verificato la maggiore età e concesso i dati della carta di credito. È difficile del resto trovare sue perfomance online nei siti porno gratuiti. “Pur essendo consapevole che i minorenni vedono il porno sono sempre stato molto attento a come gestire i miei prodotti. Tutti a 16 anni si sono masturbati. È normale. Sarebbe da stupidi dire che i minori non vedono i porno. Certo, il materiale visibile sul mio sito è visibile solo ai maggiorenni a pagamento. Ma ricordiamoci che c’è chi ruba la carta di credito al padre per sbirciare. Non si andavano a rubare i giornaletti porno di padri, fratelli e cugini minorenni quando non c’era il web? Ma scusate cose vogliamo fare? Impedire ai minori di farsi le seghe?”. Se la Meloni le telefonasse chiedendo aiuti ad un esperto del settore, quale soluzione suggerirebbe? “Il dialogo. Spiegare ai ragazzi che il porno è una forma di intrattenimento per adulti, lontana dalla realtà, con tagli e inquadrature specifiche, che non rispecchia la vita sessuale normale. Una volta che glielo si spiega le cose miglioreranno. Vi ricordate quando eravamo ragazzini e in un film c’era due che si baciavano e i genitori cambiavano canale? A casa mia succedeva. Che grande errore. Se in famiglia il sesso lo si affronta così i giovani diventeranno più curiosi e ossessionati. Qualsiasi cosa trasgressiva incuriosisce di più l’uomo, si sa. Insomma, il decreto del governo Meloni è totalmente sballato? “Han messo delle barriere a siti usati solo dagli adulti. È ridicolo. Io continuo a pensare a quel povero 70enne che vuole farsi l’ultima sega. Non capisce come cazzo si entra, conosce solo tre siti e si dispera”. L'articolo “La verifica dell’età per i siti hard? Sarà solo una barriera per gli adulti, i ragazzini sanno cos’è una VPN e tanto altro, per loro non è la via giusta. Io penso solo al 70enne che…”: parla Max Felicitas proviene da Il Fatto Quotidiano.
Trending News
Pornografia
Il meccanismo di riconoscimento dell’età sui siti porno? “Alcuni lo aggirano piazzando una foto di un adulto davanti alla webcam” e in molti vanno su siti poco sicuri. Cosa accade nei Paesi in cui il ‘blocco’ è in vigore
E anche questa volta la verifica dell’accesso dei minorenni ai siti porno si fa la prossima volta. È slittato di tre mesi l’obbligo di mostrare un documento d’identità per accedere a Pornhub, Youporn, XHamster, Xvideos e altri quarantaquattro siti che mostrano video porno online gratuiti. Era stata l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) a compilare l’elenco nella delibera 96/25/CONS. Delibera che aveva reso concreta l’attuazione di una parte del decreto Caivano (settembre 2023) dove, tra le altre cose, veniva vietato l’accesso ai minori a contenuti pornografici online. La data operativa era stata posta al 12 novembre 2025, ma nelle ore immediatamente successive alla mezzanotte del 12 e per tutta la giornata del 13 tutti i 48 siti segnalati erano accessibili senza alcun tipo di barriera in entrata. Come spiegato nelle scorse ore dall’Agcom i siti porno che non hanno sede giuridica in Italia (praticamente tutti) hanno ottenuto altri tre mesi di tempo per adeguarsi all’obbligo di verificare la maggiore età degli utenti. Insomma, se ne riparla l’1 febbraio 2026. PORNHUB: “PROTEZIONE DEI MINORI MA ANCHE DELLA PRIVACY DEGLI ADULTI” “Mentre si stanno valutando importanti questioni relative all’attuazione della legge in Italia, sosteniamo che i cittadini italiani meritino una regolamentazione che impedisca ai minori di accedere a contenuti per adulti e che possa essere applicata in modo efficace”, spiegano dal quartier generale italiano di Pornhub a FQMagazine. “I cittadini italiani meritano altresì che la loro privacy e i loro dati sensibili siano protetti. Riteniamo che l’approccio attuale affronti sfide significative nel raggiungimento di questi importanti obiettivi”. Già, protezione dei minori e protezione della privacy degli adulti. Qui sta il problema più grosso per Pornhub e soci. Perché è soprattutto la fuga degli adulti, timorosi che si il web posso diventare un libro aperto sui propri dati anagrafici e di navigazione, a preoccupare i colossi del porno gratuito online. Si tratta di oscillazioni tra il 70% e il 90% degli utenti over 18 come registrato nel Regno Unito dopo poche ore dall’entrata in vigore della mannaia della riconoscibilità dell’età in entrata nel luglio 2025. COSA ACCADE NEI PAESI DOVE È IN VIGORE LA RICONOSCIBILITA’ DELL’ETA’ I dati di traffico online segnalano infatti che chi fugge da Youporn, XHamster&Co. si getta senza troppo pensarci in sitarelli di seconda mano, spesso poco sicuri, ovviamente che non rispettano le leggi del paese dove sono scattate le restrizioni. È qui che scatta l’opzione in massa dell’uso delle VPN (Virtual Private Network). Si tratta di reti private virtuali che mascherano l’indirizzo IP dell’utente, facendolo connettere al web grazie a un finto ID che parte da un altro paese dove non vigono le stesse leggi. Come riporta ilPost nella settimana successiva allo stop britannico i servizi VPN hanno registrato aumenti tra il 1000per cento a 1.800 per cento in pochi giorni: “Secondo una ricerca condotta dal sito specializzato Cybernews, nella prima metà del 2025 (quindi ancor prima che le nuove regole entrassero in vigore) i britannici che hanno scaricato l’app di un servizio VPN sono stati oltre 10,7 milioni”. In Francia, dove la verifica dell’età è entrata in vigore tra le proteste a giugno scorso si parla di un aumento della richiesta di servizi VPN del 874 per cento. COME FUNZIONA (DAVVERO) IL SISTEMA DI AUTENTICAZIONE Secondo quanto spiegato da Agcom la verifica dell’età non verrà effettuata direttamente dai siti porno, ma da “soggetti terzi certificati” che consentano il “doppio anonimato” ovvero l’azienda che effettua la verifica della maggiore età non sa a quale sito l’utente vuole accedere e il sito porno non conosce l’identità dell’utente che vuole visitarlo. Ovviamente sarebbe proibito anche profilare a fini pubblicitari gli utenti che si registrano. Detto questo, in Italia non serviranno né SPID né carta d’identità elettronica; per accedere ai siti porno si sceglierà tra due metodi di verifica come sta accadendo oltralpe e oltremanica. Nel primo caso si utilizza la webcam del computer o dello smartphone per scattare un selfie o registrare un video che verrà analizzato da un’intelligenza artificiale. Questa emetterà il verdetto sulla maggiore età. Come riporta sempre ilPost il sito francese 20 minutes ha compiuto varie prove verificando che il meccanismo è aggirabile “piazzando una foto o un breve video di un adulto davanti alla telecamera”. Un altro sistema consiste invece nel registrare un video-selfie con la videocamera del pc e successivamente caricare un documento di identità. In questo caso l’AI effettuerà un confronto tra le due fonti e darà, oppure no, l’ok all’accesso del maggiorenne. L'articolo Il meccanismo di riconoscimento dell’età sui siti porno? “Alcuni lo aggirano piazzando una foto di un adulto davanti alla webcam” e in molti vanno su siti poco sicuri. Cosa accade nei Paesi in cui il ‘blocco’ è in vigore proviene da Il Fatto Quotidiano.
Trending News
Pornografia