Il 4 agosto del 1962 veniva trovata morta a soli 36 anni, riversa sul suo letto
nella casa di Brentwood (Los Angeles), l’icona del cinema americano Marilyn
Monroe. La presenza di scatole di farmaci sul comodino e una bottiglia vuota del
sonnifero Nembutal sul pavimento hanno portato la polizia a chiudere il caso
come suicidio.
Da allora e per tutti questi anni, sino ad oggi, si sono moltiplicate però le
ipotesi sulla sua morte. Una delle tesi più famose riguarda le presunte
frequentazioni pericolose della celebre attrice con alti esponenti politici e
della mafia. “La Monroe è stata uccisa a causa delle sue relazioni”, così il
giallista James Patterson che espone proprio questa tesi nel suo nuovo libro
“The Last Days of Marilyn Monroe: A True Crime Thriller”, co-firmato dalla
scrittrice britannica Imogen Edwards-Jones e in uscita il primo dicembre.
“Penso che navigasse in acque molto pericolose – ha detto l’autore a Hollywood
Reporter –. Aveva queste incredibili relazioni con il presidente J.F. Kennedy,
con il fratello Robert Kennedy, con Frank Sinatra e con figure della mafia.
Gente che le confidava cose di cui lei teneva traccia. Marilyn era a conoscenza
di cose che erano potenzialmente pericolose”.
“Non sapevo molto della morte, dell’autopsia che non fu completa – ha affermato
l’autore -, come avrebbe dovuto essere, e che uno dei detective arrivati sul
posto si convinse di trovarsi davanti a una messa in scena. La chiave è: molte
persone sapevano qualcosa di lei, ma non molto“.
E ancora: “Tanta gente non ne conosce la storia. Anch’io non sapevo molte cose
prima di cominciare”. Tra le ‘scoperte’ del giallista le undici famiglie a cui
da bambina l’allora Norma Jean Mortensen venne data in affido e il fatto che da
piccola fosse balbuziente.
L'articolo “Marilyn Monroe uccisa per le sue relazioni pericolose con i fratelli
Kennedy, Frank Sinatra e alcuni mafiosi. Sapeva cose pericolose”: lo rivela
James Patterson proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - John Kennedy
Nel 62° anniversario dell’assassinio di John F. Kennedy (22 novembre 1963), la
nipote Tatiana Schlossberg ha scelto di condividere con il mondo la sua
condizioni di malata di un cancro terminale. In un lungo articolo pubblicato sul
New Yorker, la giornalista ambientalista racconta una vicenda che è insieme
personale, familiare e politica perché sceglie di attaccare direttamente le
politiche anti scientifiche dello zio Robert Kennedy jr, ministro della Sanità
dell’amministrazione Trump.
LA DIAGNOSI
Tatiana, figlia di Caroline Kennedy e di Edwin Schlossberg, ha 34 anni e una
diagnosi che la pone davanti a un anno di vita stimato: leucemia mieloide acuta
con una rara mutazione, una forma di cancro che colpisce prevalentemente persone
anziane. La scoperta è arrivata nel maggio del 2024, subito dopo la nascita del
suo secondo figlio, quando il medico ha notato un numero anomalo di globuli
bianchi. Da allora, la sua vita si è trasformata in un susseguirsi di cicli di
chemioterapia, trapianti di cellule staminali — il primo da sua sorella, il
secondo da un donatore non imparentato — e sperimentazioni cliniche: “Avrebbe
potuto tenerla in vita per un anno, forse”, racconta, citando le parole del suo
medico durante l’ultima sperimentazione. “Per tutta la vita ho cercato di essere
buona, di essere una brava studentessa, una brava sorella e una brava figlia, di
proteggere mia madre e di non farla mai arrabbiare o turbare. Ora ho aggiunto
una nuova tragedia alla sua vita, alla vita della nostra famiglia, e non c’è
niente che io possa fare per impedirlo”.
L’ATTACCO ALLO ZIO NO VAX
L’esperienza di malattia si intreccia però con un conflitto familiare che va ben
oltre il dolore personale. Tatiana non ha esitato a criticare apertamente il
cugino: “Mentre trascorrevo sempre più tempo della mia vita sotto le cure di
medici, infermieri e ricercatori che si impegnavano per migliorare la vita degli
altri, ho visto Bobby tagliare quasi mezzo miliardo di dollari destinati alla
ricerca sui vaccini a mRNA, una tecnologia che potrebbe essere utilizzata contro
alcuni tipi di cancro”. È una denuncia dura e personale, che evidenzia come le
decisioni politiche possano avere conseguenze dirette sulla vita dei malati.
Caroline Kennedy, madre di Tatiana, ha già espresso la sua preoccupazione: “Ho
esortato i senatori a respingere la nomina di mio cugino alla guida del
Dipartimento alla Salute e ai Servizi Umani”, ha dichiarato. La rabbia e il
dolore si fondono con la paura di non poter vedere crescere i propri figli, di
non poter continuare la vita condivisa con il marito George Moran, e con il peso
del dolore dei genitori e dei fratelli, che cercano di mascherare la sofferenza
ma che Tatiana percepisce ogni giorno. In questo contesto, la malattia assume
una dimensione quasi simbolica: pubblicare la rivelazione nel giorno in cui si
ricorda l’assassinio di JFK non è un caso. Tatiana si inserisce in una storia
familiare segnata da tragedie ricorrenti, una lunga serie di lutti, incidenti e
malattie che hanno alimentato la narrativa della “maledizione dei Kennedy”. La
nipote di John F. Kennedy diventa così, suo malgrado, l’ultima di una
generazione a portare il peso di un destino crudele, che intreccia vita privata
e storia pubblica.
Tuttavia, l’articolo di Tatiana non è solo un racconto di dolore. È anche una
testimonianza di coraggio, di lucidità e di denuncia. Le sue parole mettono in
luce un legame profondo tra scienza, politica e vita quotidiana, ricordando che
le decisioni pubbliche possono letteralmente determinare il destino dei malati.
L'articolo “Ho un cancro terminale e ho visto mio zio Bobby tagliare mezzo
miliardo alla ricerca”, l’attacco della nipote di JFK allo zio Robert jr
proviene da Il Fatto Quotidiano.