A Torino e in Piemonte anche i giornali si sono accorti del disastro della
sanità piemontese, delle inchieste giudiziarie che svelano ciò che in tanti
potevano vedere anche prima. Gli scandali stanno diventando una valanga che
nessuno riesce più ad arrestare e che finirà per travolgere anche un’opposizione
inconsistente. Prima di aggiungere altra carne al fuoco (lo farò nella seconda
parte di questo post) voglio riassumere i termini del disastro, perché non è una
questione locale.
Alla Città della Salute di Torino (Molinette) si susseguono delibere di scorporo
di parti del complesso ospedaliero che sembrano più destinate a costruire
carriere che a razionalizzare e migliorare il servizio sanitario. Dopo aver
passato vent’anni ad accorpare servizi e strutture ospedaliere, con due pagine
mal scritte se ne minano le fondamenta senza indicare costi e carichi, solo
lauti incarichi.
Il commissario straordinario Schael è stato defenestrato ad agosto perché “si
rifiutava di firmare il bilancio 2024 senza verifica”, il successore Tranchida
l’ha subito fatto con la penna fortunata dell’assessore… per essere smentito una
settimana dopo dagli atti che accompagnano i rinvii a giudizio di 16 dirigenti
degli ultimi 10 anni. Le carte di questa maxi-inchiesta rivelano un quadro a dir
poco spaventoso della gestione delle Molinette, mentre l’Università se ne sta
zitta, come se non fosse anche affar suo. Storie di delibere adottate e non
applicate, di intramoenia allegra che nel 2024 è costata all’Azienda 402.633,32
euro più dei ricavi, con contributi dovuti ma mai chiesti ai medici e da questi
mai corrisposti.
Non basta, perché restano ancora da raccontare i capitoli importanti, ad esempio
quello del rapporto fra cliniche private, assicurazioni e rimborsi regionali. È
emersa una perla rara in questi giorni: i vertici delle Molinette hanno appena
deliberato un premio di 82mila euro ai dirigenti per gli ottimi risultati
ottenuti nel 2023: al direttore sanitario (che ha anche firmato la delibera)
17mila euro; al Direttore Generale fino a marzo 2025 La Valle 21mila, è la
stessa persona oggi indagata per falso in bilancio, contro il quale la Regione e
l’Azienda si sono appena costituiti parte civile.
Poi c’è l’edilizia sanitaria: fiumi di denaro per gare eterne, consulenze a
go-go spesso per certificare ciò che era già agli atti, tutte cose di cui ho
dato puntualmente conto negli anni passati senza cogliere alcun sussulto.
Intanto Novara aspetta la sua Città della Salute e Torino anche. A ogni passo
avanti corrispondono rinvii e di nuovi ospedali veri neanche l’ombra. Cirio –
governa da 8 anni – e la sua giunta propongono scenari e deliberazioni ogni
volta diverse, nel tentativo di mascherare il fallimento e rimandare ogni cosa
ai successori in attesa che maturino i loro presupposti per carriere lontano da
Torino, così tutto passerà nel dimenticatoio. Ci sono anche gli scandali per i
maltrattamenti dei pazienti, le manovre della parente di Ghiglia e molte altre
storie che finalmente vengono raccontate.
Di tutto questo ci siamo occupati e ancora ci occuperemo. Il plurale maiestatis
è d’obbligo: chi conosce le fatiche dello studio e dell’analisi documentale, sa
che i risultati non vengono da una persona sola. C’è una rete di umarel 2.0,
pensionati e non, che guardano e analizzano le “carte”, con una preferenza per
la sanità (l’età…), forti dell’esperienza di tanti anni di gestione e di
direzione, spesso presi a calci nei denti dalla politica. Molte mie info vengono
da lì: c’è sempre qualcuno che ti aiuta a trovare il bandolo, perché è lì,
davanti al “cantiere”, che osserva critica e giudica. Spesso individuando a
colpo sicuro il punto debole o dove colpisce la mazzetta. Sono loro, gli umarel
2.0, che mi hanno illuminato sul tema che segue: per un po’ non ne parlerà
nessuno, poi esploderà in tutta la sua dirompenza.
Come si costruiscono gli indicatori della buona gestione di strutture
ospedaliere? Io ho fatto così: ho acquisito i dati relativi al bilancio 2024 di
cinque importanti Aziende Ospedaliere Universitarie italiane, ne ho calcolato
l’indice di efficienza comparando i trasferimenti regionali dal F.S.R. con i
ricavi derivanti dalla attività prodotte. Il rapporto fra queste due grandezze
produce il ricavo per ogni euro investito. Ebbene, in cima alla classifica si
colloca l’Umberto I di Roma con un indice di efficienza del 3,022 (€ ricavati
per ogni € investito); segue il Sant’Orsola di Bologna col 2,52, poi l’Ospedale
Maggiore di Novara col 2,21, il San Luigi di Orbassano (TO) con l’1,90. A
seguire la Città della Salute/Molinette con l’1,45, maglia nera il Niguarda di
Milano con l’1,35 (ristrutturazione in corso nel 2024, quindi forte riduzione
dell’attività).
L’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino ha registrato a fine 2024 una
perdita di esercizio superiore a 54 milioni di euro. Tanto, ma la perdita “vera”
sarebbe di circa 200 milioni di euro se la Regione non fosse stata
particolarmente “generosa” (403 mln di euro), trasferendole in percentuale più
fondi che all’AOU San Luigi di Orbassano (306 mln) e dell’AOR Maggiore di Carità
di Novara (263 mln). Siccome le risorse per la sanità regionale sono stabilite a
livello nazionale, quella “bruciate” dalla Città della Salute torinese sono
state “sottratte” alle altre ASL e ASO del Piemonte.
Il mio non è accanimento ideologico. Questo settore “spende” ogni anno risorse
pubbliche per quasi 10 miliardi, il 5,8% del Pil della Regione. I dati e le
evidenze sembrano dimostrare che una sanità pubblica gestita così male
costituisce un freno al progresso. Da tempo orma i il Piemonte non è più uno dei
vertici del triangolo industriale del Nord, con questa gestione della sanità
rischia di diventare anche un’emergenza nazionale.
L'articolo Il disastro della sanità piemontese ora è valanga: 10 miliardi di
risorse per un settore inefficiente proviene da Il Fatto Quotidiano.