La nazionale rischia di rimanere fuori dai Mondiali per la terza volta di fila.
A fine marzo la doppia sfida contro Irlanda del Nord (in casa), e poi – si spera
– lo spareggio finale da giocare in trasferta contro la vincente tra Galles e
Bosnia rappresenta lo snodo decisivo per il futuro del pallone italiano.
Probabilmente un punto di non ritorno, perché rimanere fuori un’altra volta dai
Mondiali significherebbe davvero sparire in maniera quasi definitiva dal
panorama calcistico internazionale. Uno scenario da brividi che in qualsiasi
Paese normale porterebbe all’azzeramento immediato del sistema. Ma in
Federcalcio il presidente Gabriele Gravina mette già le mani avanti e fa capire
di non avere alcuna intenzione di dimettersi: “Non c’è una norma che lo
prevede”, risponde quasi provocatoriamente a chi gli chiede se il suo futuro è
legato al risultato degli spareggi.
Incredibile, ma fino a un certo punto. La notizia è che chi pensa che con una
sconfitta a marzo ci libereremmo automaticamente del peggior governo della
storia del calcio italiano, probabilmente si illude. Gravina ha già dimostrato
in passato di non avere alcuna vergogna dei risultati conseguiti sotto la
propria gestione, e di essere capace di andare avanti in sprezzo dell’opinione
pubblica e della decenza. È successo dopo la figuraccia contro la Macedonia del
Nord, archiviata con un’alzata di sopracciglia, mentre il suo predecessore
Tavecchio fu costretto a dimettersi dopo la Svezia. O la scorsa estate, agli
Europei 2024, dopo l’eliminazione agli ottavi con la Svizzera, forse il punto
più basso della nazionale in una grande manifestazione per come arrivò quella
sconfitta, ma comunque insufficiente a indurlo a farsi da parte.
Proprio quest’ultimo precedente viene chiamato in causa da Gravina nel suo
ragionamento: “Se n’era già parlato dopo la Svizzera, al nostro interno vige un
principio di democrazia sancito e dettato dalle norme federali, e la risposta è
stata un 98% di consenso. Quindi evidentemente c’è qualcosa che non torna”.
Gravina fa riferimento alle ultime elezioni, che nonostante risultati disastrosi
su tutti i fronti gli hanno riconfermato il mandato con percentuali bulgare.
Perché sa che la stessa situazione si riproporrà anche a marzo, comunque vada in
campo: l’intero sistema è nelle sue mani grazie ad una rete di potere
inscalfibile, ad oggi non esiste un’opposizione in grado di sfiduciarlo. Sa che
all’interno non corre pericoli. Forse soltanto un forte movimento d’opinione
pubblica o un’azione politica potrebbero mettere in discussione il suo potere,
ma fin qui non è successo.
Gravina del resto non ha alcuna intenzione di mollare la poltrona e anzi è
pronto a rilanciare, come dimostrano le sue ultime mosse. Dall’inchiesta che la
procura federale sta chiudendo sul presidente dell’Aia, Antonio Zappi, che
sembra propedeutica a mettere le mani sul mondo arbitrale, con la creazione di
un nuovo soggetto per i fischietti di élite (la cosiddetta PGMOL, Professional
Game Match Officials Limited, sul modello inglese). All’assurdo progetto di
riforma dei campionati col taglio delle promozioni e retrocessioni, per
conquistarsi ulteriormente il favore dei club, anche a costo di dare il colpo di
grazia definitivo alla competitività del calcio italiano. Prima però c’è
l’incognita dei playoff a marzo, e per questo lascia solo una porticina aperta
quando parla di “riflessioni da fare, legate più ad una scelta di responsabilità
personale”: lo stesso bluff dello scorso anno, quando aveva confidato a destra e
manca di averne abbastanza, salvo poi ripresentarsi più forte di prima alle
urne. Infatti subito aggiunge: “Parlarne aprioristicamente mi sembra fuori
luogo. Soprattutto perché io per natura sono ottimista: andremo ai Mondiali”. Se
ne è convinto lui…
X: @lVendemiale
L'articolo Italia fuori dai Mondiali? Gravina mette già le mani avanti: “Nessuna
norma mi impone le dimissioni” proviene da Il Fatto Quotidiano.